Le verità taciute sono l'arma degli ignoranti per opprimere le persone.
La macchinazione maggiore per esercitare questa oppressione è il pregiudizio.
Pregiudizio: a. Idea, opinione concepita sulla base di convinzioni personali e prevenzioni generali, senza una conoscenza diretta dei fatti, delle persone, delle cose, tale da condizionare fortemente la valutazione, e da indurre quindi in errore (è sinon., in questo sign., di preconcetto): avere pregiudizî nei riguardi di qualcuno, su qualcosa; essere pieno di pregiudizî; giudicare senza (o con l’animo sgombro da) pregiudizî; molti continuano ad avere dei p. sulle capacità professionali delle donne; i suoi p. erano il risultato di un’educazione all’antica; pregiudizî di casta; p. morali, razziali, religiosi, sociali, politici; uno di quei settentrionali con la testa piena di pregiudizi, che appena scendono dalla nave-traghetto cominciano a veder mafia ovunque (Sciascia). b. Convinzione, credenza superstiziosa o comunque errata, senza fondamento: combattere contro vecchi p. popolari; è un vecchio p. che rompere uno specchio porti sfortuna. (Treccani)
Il pregiudizio si fonda, spesso, su una calunnia pura e semplice, il venticello che si diffonde facilmente per ragioni psicologiche o sociologiche.
Ascoltando Brahms, sopratutto l'ultimo Brahms, si ritrova la maestosa magnificenza della cultura tedesca, portata ad esempio della grandezza della nostra cultura.
Sono nate da questa constatazione anche aberranti false idee del mondo, di cui avvertiamo ancora oggi le cicatrici prodotte.
Ebbene, basta aprire oggi la pagina di ricerca Google per trovare la smentita a molti pregiudizi che ci perseguitano ancora oggi.
"Anton Wilhelm Amo (Axim, 1703 – Shama, 1759) è stato un filosofo ghanese naturalizzato tedesco. Docente nelle università tedesche di Halle e Jena, delle quali era stato studente, Amo era giunto nel continente europeo nel 1707, ancora bambino, portatovi dalle navi della Compagnia olandese delle Indie occidentali, ed era stato donato come regalo al duca Augusto Guglielmo di Brunswick-Lüneburg,[1] nella cui famiglia fu trattato molto bene, in particolare da Antonio Ulrico, che si occupò attivamente di lui. Fu il primo africano a frequentare un'università europea.
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A Wittenberg si addottorò in filosofia nel 1734 con una tesi (pubblicata col titolo Sull'assenza di sensazioni nella mente umana in presenza del nostro corpo vivente organico) nella quale si oppose all'idea del dualismo cartesiano in favore di un materialismo più pregnante. Egli accettava che si potesse parlare di mente e di spirito, ma sosteneva che è il corpo, più che la mente, a percepire i sentimenti.
«Qualsiasi cosa sia in grado di percepire, vive; qualsiasi cosa viva, dipende dal nutrimento; qualsiasi cosa viva e dipenda dal nutrimento, cresce; qualsiasi cosa sia di tale natura si risolve con principi base; qualsiasi cosa si risolva per principi base è complessa; ogni complesso ha delle parti costituenti; tutto ciò che è vero è costituito da un corpo divisibile. È per questo che la mente umana percepisce e segue un corpo divisibile. (Sull' Ἀπάθεια (Apatheia) della mente umana, 2.1)»
La carriera filosofica e gli ultimi anni
Amo tornò all'Università di Halle come lettore di filosofia col nome latino di Antonius Guilelmus Amo Afer. Nel 1736 fu nominato professore di quell'ateneo. Durante questo periodo, nel 1738, pubblicò l'altra sua opera di rilievo Trattato sull'arte della filosofia sobria ed accurata, nella quale ha sviluppato un'epistemologia empirica molto vicina seppur distinta da quella dei filosofi John Locke e David Hume. In quest'opera ebbe modo di esaminare le colpe della disonestà intellettuale, del dogmatismo e del pregiudizio.
Nel 1740 Amo ottenne una cattedra di filosofia all'Università di Jena, ma le cose iniziarono a peggiorare. Il duca di Brunswick-Lüneburg era morto nel 1735, evento che lo privò, così, del proprio principale protettore e patrono. Il suo successore ebbe una politica più intellettuale e moralistica e meno liberale del predecessore, abbracciando, anche se solo ufficiosamente, le tesi relative alla secolarizzazione dell'educazione e opponendosi ai diritti degli africani in Europa, contrapponendosi a coloro che, come Christian Wolff, avevano fatto attiva campagna per il mantenimento della libertà accademica.
Amo divenne oggetto di una scellerata campagna denigratoria da parte dei suoi avversari, inclusa un'opera satirica che fu rappresentata al teatro di Halle. Decise a quel punto di fare ritorno nella sua terra d'origine. Salpò a bordo di una nave della Compagnia olandese delle Indie occidentali diretto verso il Ghana, dove giunse nel 1747; suo padre ed una sorella vivevano ancora li. La sua vicenda, da questo momento, si fa più oscura. Secondo alcune fonti, sarebbe stato portato alla fortezza olandese di Fort San Sebastian a Shama, probabilmente per evitare che, tra la popolazione locale, potesse dare sfogo al suo dissenso per i torti subiti in patria. L'esatta data e il luogo della sua morte sono sconosciuti, ma con tutta probabilità tale evento ebbe luogo a Chama, nel 1759.
In tempi successivi, durante il periodo dell'idealismo tedesco e del romanticismo, l'opera filosofica di Amo fu quasi del tutto ignorata dagli altri intellettuali di Jena come Schiller, Fichte, Schelling, Hegel, Brentano e i fratelli Friedrich Schlegel e Wilhelm August von Schlegel.[3]
Nell´agosto del 2020 gli è stata dedicata una via nel distretto di Mitte, a Berlino. Sostituirà la dicitura "Mohrenstraße" ("Strada dei Mori"), che era stata all'origine di proteste cittadine da parte di chi riconosceva un'accezione razzista in quella intitolazione."
https://it.wikipedia.org/wiki/Anton_Wilhelm_AmoNon sappiamo se Anton Willhelm Amo fu ucciso per evitare una sollevazione del suo popolo contro la colonizzazione dei predatori (ed ignoranti) bianchi, avendo coscienza della propria dignità.
Quando qualcuno deride chi indica le persone provenienti dall'Africa come nostre risorse, dovrebbe affrontare anche la semplice frase riportata sopra della sua tesi. Scopriremmo che nulla sanno della nostra cultura dai tempi degli atomisti, fino alle più recenti e strabilianti scoperte scientifiche che permettono loro di utilizzare questi strumenti di comunicazione, che stiamo utilizzando in questo momento.
Ancora oggi leggiamo di persone che rifiutano di farsi visitare e curare da un medico di colore, che godono di manifestazioni di ignoranza che portano a ridicoli abbigliamenti ed atteggiamenti per "sacri prati" di una nostra regione del nord, venerando personaggi mai esistiti storicamente.
Sono loro i ridicoli, mentre l'intelligenza delle persone che provengono dall'Africa sono una risorsa per tutti noi.
da Arturo.
Cancellato da LAU per sospetto di post “disturbato” (la fonte sospetta di virus).