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« Risposta #3 inserito:: Maggio 24, 2008, 10:37:12 pm » |
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Emendamento salva Rete4, la logica del privilegio
Giuseppe Giulietti
Il cosiddetto emendamento «salva-Rete4» metterà la parola fine a qualsiasi tentativo di dialogo tra la maggioranza e l’opposizione? Gli ultrà delle due fazioni sono già all’opera, con il rischio di oscurare la gravità di quanto sta accadendo nelle aule parlamentari e di offuscare l’efficace azioni delle opposizioni finalmente unite. Chiunque non sia afflitto da pericolose forme di infantilismo acuto non può che auspicare che, prima o poi, anche in Italia si possa mettere mano ad alcune riforme, a cominciare da quelle elettorali, rendendo questo paese un po’ più europeo e un po’ meno feudale. Nello stesso tempo chiunque non sia sprovveduto deve conservare memoria, come ha ben scritto Antonio Padellaro, di quanto è già accaduto e di quanto, purtroppo, sta già riaccadendo.
L’emendamento «salva-Rete4», sotto questo profilo è un classico dell’orrore. Il presidente del Consiglio, titolare di un irrisolto conflitto di interesse, ancora prima di affrontare la questione sicurezza per tutti gli italiani ha deciso di mettere in sicurezza e di blindare per il presente e per il futuro, le sue frequenze e il suo patrimonio privato. La vicenda è talmente grave in sé che non c’è bisogno alcuno di caricarla di altri significati. In questo momento non sono in gioco le ragioni del dialogo e neppure i rapporti di forza all’interno dell’opposizione, ma assai più concretamente e più gravemente sono state messe in discussione persino le decisioni dell’Alta Corte di giustizia europea, della Commissione Europea, e della stessa Corte Costituzionale.
Al di là dei tecnicismi l’emendamento presentato dal governo blinda la situazione attuale, consegna le frequenze ai soliti noti, cancella i diritti dei nuovi entranti e soprattutto nega a Europa7 e all’imprenditore Di Stefano il diritto ad esercitare il suo mestiere. Non si tratta solo di una norma «ad aziendam» (come pure era accaduto nel passato), ma di una vera e propria norma «contra aziendam», di una pugnalata tirata contro l’esistenza di un libero mercato anche nel settore dei media. La proclamazione dello sciopero generale questa volta spetterebbe direttamente alla Confindustria...
Quello che è capitato a Europa7 e a Di Stefano potrà accadere ad altri imprenditori, ad altri cittadini, a prescindere dalla loro appartenenza politica. Di Stefano, per esempio, non è certo un militante della sinistra radicale, ma è finito nell’occhio del ciclone solo per aver tentato di mettere il naso nel settore delle tv ed essersi permesso di sostenere le sue ragioni, in ogni forma possibile e persino nelle aule di giustizia. L’arbitrio in atto è ancora più grave perché Rete4 non sarebbe né cancellata, né oscurata, ma eventualmente, molto eventualmente, solo trasferita in modo leggermente anticipato sul digitale terrestre o sul satellitare, esattamente su quelle autostrade del futuro che rappresentano le nuove frontiere dell’innovazione e del profitto, come ci spiegavano i capi della destra quando bisognava imporre la legge Gasparri ed aggirare le sentenze della Corte Costituzionale.
Mentivano allora o mentono adesso? Sarebbe bastato pochissimo per dare un segnale di novità. Sarebbe bastato un gesto di buona volontà da parte di Berlusconi ed un pieno riconoscimento della sentenza europea. Invece, per l’ennesima volta, è prevalsa la logica della conservazione, del privilegio, dell’estremismo proprietario. Sono queste le ragioni, di metodo e di merito, che hanno indotto le opposizioni unite, Udc compresa, a contrastare con durezza una palese violazione dei più elementari diritti di libertà individuale e collettiva. Questa attenzione unitaria dovrà essere mantenuta e ulteriormente rafforzata, magari con la presentazione di una proposta organica e condivisa di materia di conflitto di interesse, di assetto dei media, e di liberazione della Rai dal giogo del controllo governativo e partitico.
L’associazione Articolo21, ha già proposto a tutti i movimenti che operano nel settore della cultura, della comunicazione, dell’audiovisivo, dell’editoria, di accompagnare l’impegno dei parlamentari con la promozione di iniziative in tutta Italia, sino ad arrivare alla convocazione di una manifestazione nazionale come ha chiesto la Tavola della pace. Tanto per cominciare consegneremo ai rappresentanti del Parlamento e della Commissione europea, dell’Alta Corte di giustizia, un documentato dossier sui fatti e sui misfatti di questi giorni. Ci resta una ultima, quasi inconfessabile speranza: ed è quella di veder comparire nell’aula della Camera dei Deputati, un Berlusconi in versione statista europeo, capace magari di stupirci con effetti speciali e di annunciare: «Una stagione è davvero finita. L’emendamento sarà subito ritirato. Le sentenze saranno rispettate, le aziende saranno considerate tutte uguali, Europa7 godrà delle stesse amorevoli attenzioni dedicate in questi anni alle mie imprese...».
Questa sarebbe davvero una svolta epocale! In attesa del lieto evento, sarà bene non mollare la presa e dialogare anche con quei milioni di donne e di uomini che non sono «antiberlusconiani» di professione che non amano i clamori di una politica sovraeccitata e, proprio per questo, mal sopportano le prepotenze commesse dai berlusconiani.
(*Portavoce Articolo 21)
Pubblicato il: 24.05.08 Modificato il: 24.05.08 alle ore 12.40 © l'Unità.
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