Admin
Utente non iscritto
|
|
« Risposta #2 inserito:: Dicembre 21, 2007, 08:18:33 am » |
|
IL CASO RAI
Le nuove conversazioni
«Silvio e la mappa segreta»
Il commercialista a Saccà: è stato garbato ma brutale
ROMA — Non sono solo le telefonate tra Silvio Berlusconi e Agostino Saccà a raccontare il progetto di far cadere il governo Prodi attraverso il «cambio di casacca» di alcuni senatori. Quello che per la Procura di Napoli è stato un tentativo di corruzione emerge — per l'accusa — da altri colloqui intercettati del direttore di Raifiction ora autosospeso dall'incarico. Conversazioni registrate nell'ambito dell'inchiesta a carico di Saccà, anche se a volte considerate poco o per nulla rilevanti in quel procedimento, nelle quali si parla delle preoccupazioni del «presidente» e del suo piano. «La priorità», come la definisce Saccà con Giuliano Urbani nell'agosto scorso.
L'operazione è descritta quasi alla lettera nella telefonata serale del 18 settembre tra Saccà e il commercialista milanese Pietro Pilello, il quale nel pomeriggio era stato ricevuto ad Arcore da Berlusconi. L'appuntamento gliel'aveva procurato lo stesso Saccà, una settimana prima. Da altre intercettazioni si comprende che l'incontro doveva servire a organizzare l'avvicinamento del senatore italo-australiano Randazzo, uno dei «candidati» dell'ex premier a passare dalla sua parte, proprio attraverso Pilello, il quale ha un cugino titolare di una catena di ristoranti in Australia che conosce Nino Randazzo.
«Com'è andata?», esordisce il dirigente Rai. «Molto affabile, molto garbato, molto attento», risponde Pilello, e Saccà conferma: «Affettuoso... Hai visto com'è diverso da come appare...». Pilello descrive l'attesa di dieci minuti («mi ha mandato il suo assistente, che poi è un parlamentare, per intrattenermi... »), e poi passa al racconto. «Lui ha tutta una mappa di situazioni... Mi ha fatto vedere una tabella che ha preparato e mi ha fatto un ragionamento molto essenziale. Dice "non basta che cada... che vada sotto il governo per uno o due voti, ci deve andare in modo clamoroso, di un numero di voti significativo, altrimenti faranno un governicchio tecnico e chissà quanto tempo perderemo... Quindi dobbiamo dare un segnale forte", dice. "Io mi sto dando da fare, ha visto la dichiarazione di Dini oggi, ho altri quattro-cinque senatori che sono in linea con noi, aspettano il momento buono per... Ma io voglio raggiungere un risultato di un numero molto alto di senatori che votano contro, per cui la ringrazio per tutto quello che potrà fare"».
Pilello, secondo il suo stesso racconto, non vuole ringraziamenti, anche lui vorrebbe far cadere Prodi.
Spiega come può contattare Randazzo ma aggiunge: «Non mi sono mosso perché volevo capire come impostare la cosa, perché non vorrei farle danno». Timori respinti con fermezza da Berlusconi, tanto che il commercialista riferisce a Saccà: «Lui è stato brutale, ha detto "guardi, non possono fare nessun danno di nessuna natura, già loro hanno corteggiato deputati e senatori della mia parte, se io ne corteggio dei loro ho il diritto di farlo... Non mi preoccupa affatto questo problema"». Ed ecco l'input del «presidente» riferito da Pilello a Saccà: «Lei vada e dica tranquillamente che nella prossima campagna elettorale li prendiamo tutti noi, perché questa volta scenderemo tutti con la lista "Italiani nel mondo" (il movimento fondato dal senatore De Gregorio, altro transfuga nel centrodestra, ndr), e non succederà più quello che è successo nel passato. Quindi l'unica cosa, se questo si allinea per tempo, gli prometto, glielo faccio anche per iscritto se non gli basta la mia parola, che lo ricandidiamo e lo rieleggiamo».
Oltre a Randazzo, nei piani di Berlusconi rientrava un altro senatore il cui nome è già circolato nei giorni scorsi, Pietro Fuda (ex di Forza Italia passato nel centrosinistra al seguito di Agazio Loiero), calabrese e amico di Saccà. A lui sembra riferirsi il dirigente Rai parlando con l'ex ministro del centrodestra Giuliano Urbani il 5 agosto: «Sono stato col nostro amico», racconta alludendo a Berlusconi, e poi: «Lui voleva parlare con me soprattutto di una persona, un senatore amico mio che sta qui in Calabria che...». Urbani mostra di aver capito: «Ah... quella cosa che mi accennavi... importante». Saccà conferma e s'intuisce che, riferendo il colloquio col «presidente», parla del tentativo di far tornare Fuda nello schieramento di Berlusconi: «E' la cosa a cui teneva di più, e quindi ho dovuto dare un resoconto, la cosa non è facile ma nemmeno impossibile».
Nell'ora di colloquio Saccà avrebbe voluto affrontare altre questioni, tra cui probabilmente il piano di produzioni televisive «Pegasus» che interessava anche Urbani, ma c'era Cicchitto che aspettava e Bonaiuti che entrava in continuazione: una situazione «sincopata », sintetizza il dirigente Rai, «e la sua attenzione era concentrata sulla priorità... Io incontrerò un paio di volte il mio amico ma credo che la possibilità di un riabboccamento c'è, che è la cosa più importante, perché quello non voleva più vederlo né incontrarlo. Non voleva saperne». Operazione possibile, dunque, secondo Saccà. Il quale un mese prima, l'11 luglio, sulla scia della richiesta di Berlusconi di far lavorare l'attrice Elena Russo («è una cortesia che fai a me direttamente... io poi ti ricambierò... mi impegno a darti un grande sostegno... »), aveva chiamato il produttore televisivo Guido De Angelis. In quel colloquio chiede notizie di un'altra attrice: «La Sonia Aquino l'avete già contrattualizzata o no?».
A De Angelis che sostiene che sono al punto di «contrattare il fax» Saccà risponde: «No, fermala, ferma, ferma la cosa... Che io voglio far fare un provino alla Russo Elena, che ha la stessa fisionomia, e che ci aiuta a farci un grande alleato, capito?». «So tutto», risponde De Angelis. «Me lo ha detto anche a me».
Giovanni Bianconi 21 dicembre 2007
da corriere.it
|