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Autore Discussione: Pierluigi Castagnetti - I morti di Torino e questa politica così distante  (Letto 2856 volte)
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« inserito:: Dicembre 18, 2007, 06:33:04 pm »

I morti di Torino e questa politica così distante

Pierluigi Castagnetti


La morte del quinto operaio della ThyssenKrupp rende ancora più drammatico il bilancio dell’incidente alle acciaierie torinesi e ci costringe a una riflessione sulle condizioni della sicurezza del lavoro nelle fabbriche italiane che non deve concludersi con le emozioni di questi giorni. La scorsa settimana, nel giorno dei funerali, ho ascoltato con commozione l’omelia pronunciata dal Cardinale Poletto, l’arcivescovo di Torino. Un’omelia che ha graffiato le coscienze di chi l’ha ascoltata e che ha voluto ribadire con forza che «il lavoro è per l’uomo e non l’uomo per il lavoro», che «la salute non può essere un prodotto da vendere» e che «nessuno può cadere nel peccato di non occuparsi a sufficienza della salute dei lavoratori, perché questa è una questione sociale, anzi di più: una nuova questione etica».

Un’omelia di un vescovo che è riuscito a essere vicino agli operai più di quanto sia riuscita a farlo la politica. Sarà perché nella metà degli anni Sessanta il cardinale Severino Poletto, allora parroco di Maria SS. Assunta a Oltreponte di Casale, ha fatto l’esperienza di prete operaio e lavorava in fabbrica braccio a braccio con i suoi parrocchiani. Sarà perché la politica sembra aver travisato quella affermazione di don Milani secondo cui i poveri sono più brutti, perché segnati dalla fatica e dall’abbandono, e sembra aver deciso che poiché sono «più brutti» è meglio rimuoverli, parlarne il meno possibile. Ma loro ci sono, e non dobbiamo stupirci se poi sono loro a fischiarci e a guardarci con occhi in cui è palpabile la diffidenza, come erano quelli dei giovani che giovedì riempivano la cattedrale di Torino. Diffidenza figlia di un «tradimento». Del venir meno del bisogno di sentire cosa si pensa anche al di là dei cancelli della fabbrica, del voler comprendere quali sono i problemi, del sentirli propri. Forse figlia di una sbagliata interpretazione del concetto di autonomia sindacale che ha fatto sì che tutto questo ambito sociale sia stato delegato alle organizzazioni di categoria. E figlia anche di un complesso operaistico a rovescio, nel senso che poiché la forma lavoro è andata evolvendosi e ha assunto in modo sempre più diffuso il carattere del lavoro autonomo e comunque assai tecnologizzato e informatizzato, siamo più o meno tutti andati convincendoci che il lavoro operaio è pressoché scomparso. È un aspetto su cui dobbiamo riflettere, su cui la politica deve riflettere. Anche quella che siamo abituati a chiamare sinistra radicale sembra non avere una soluzione.

Il ministro di Rifondazione comunista Paolo Ferrero il giorno dopo i funerali ha esortato gli operai «a fermare il paese, a tornare in piazza per farsi sentire» dimostrando così una certa debolezza, nel senso di non sapere cioè interpretare le esigenze della classe operaia relegata a essere ancora una volta una parte, una delle tante lobby che pesano sul paese.

La tragedia della ThyssenKrupp, e i tanti morti sul lavoro, devono invece spingerci tutti a recuperare la fiducia persa e la credibilità di una politica che sa «conoscere» i problemi e sa risolverli, primo fra tutti quello della sicurezza e della dignità dei lavoratori manuali. Apriamo all’interno del Partito democratico un dibattito su come affrontare questa nuova questione etica. Prendiamo insegnamento dalle tesi di illustri economisti del passato e del presente. Penso a Ermanno Gorrieri che sosteneva che poiché alcuni lavori sono più duri di altri e non sono ambiti dovrebbero essere retribuiti maggiormente e che se questo non accade è perché si «gioca» sulla necessità e, quando conviene, non si hanno problemi a smentire una legge fondamentale del mercato.

Penso a Joseph Stiglitz che non esita a scrivere che «la legislazione non può prevedere che la flessibilità del lavoro si accompagni a salari più bassi; paradossalmente, maggiore è la probabilità di essere licenziati, minori sono i salari, quando dovrebbe essere l’opposto». È la legge del mercato o, ancora una volta, poiché conviene, è esattamente il suo contrario?

vice presidente della Camera dei Deputati

Pubblicato il: 18.12.07
Modificato il: 18.12.07 alle ore 8.57   
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« Risposta #1 inserito:: Dicembre 21, 2007, 06:32:09 pm »

Thyssen, la strage commuove l’Italia. I sei operai morti notizia dell’anno

Massimo Solani


«I morti sul lavoro non fanno notizia», si sente dire troppo spesso nelle redazioni giornalistiche. Eppure la tragedia della ThyssenKrupp di Torino, in cui hanno perso la vita sei operai, ha commosso l’Italia intera, tanto da essere considerata la notizia più importante di questo 2007. Lo rivela il sondaggio d’opinione commissionato per il quarto anno consecutivo da Sky Tg24 all’Ispo di Renato Mannheimer e i cui risultati sono stati illustrati ieri alla presenza del direttore della testata all news del gruppo di Rupert Murdoch Emilio Carelli. E su un campione di mille persone l’88,9% ha indicato il rogo delle acciaierie torinesi quale notizia più rilevante dell’anno che si sta chiudendo, davanti allo sciopero dei Tir che ha messo in ginocchio il paese e alla morte dell’ispettore Raciti negli scontri del derby fra Catania e Palermo. Altra sorpresa: la top ten rilevata dall’Ispo è interamente dominata dalle notizie di cronaca e la politica sembra sempre più marginale nella coscienza degli italiani. Tanto che la prima notizia «istituzionale» è all’11° posto e riguarda l’abolizione dei costi di ricarica dei telefonini. Il pubblico, infatti, sembra molto più interessato alle vicende che hanno rilevanza «pratica» sulla vita di ogni giorno: e infatti nella classifica delle notizia prettamente politiche al primo posto troviamo gli sgravi sull’Ici (65%) davanti alla nuova emergenza carceri dopo l’indulto (64,9%) e all’approvazione della Finanziaria con il conseguente fallimento del tentativo di spallata da parte dell'opposizione. Al quinto posto il «V-Day« di Beppe Grillo. Per quanto riguarda invece le notizie di cronaca dal mondo, secondo il campione intervistato dall’Ispo per Sky Tg 24, la più importante sarebbe il ritiro ad opera della Mattel di migliaia di giocattoli tossici, davanti al ciclone che in Bangladesh ha provocato quasi dieci mila morti. Soltanto al terzo posto l’approvazione della moratoria sulla pena di morte all’Onu.

Ma che la politica interessi sempre di meno gli italiani lo dimostra anche un altro dato estratto dal sondaggio Ispo: fra i dualismi più importanti dell’anno, infatti, il «duello» fra Romano Prodi e Silvio Berlusconi è soltanto al terzo posto della classifica, dietro alla lotta fra Ferrari e Mc Laren per il titolo di Formula 1 e addirittura alle liti fra Loretta Gocci e Mike Bongiorno sul palco dell’Ariston a San Remo. È invece la morte di Enzo Biagi il lutto più doloroso dell’anno, seguito dall’addio a Luciano Pavarotti e da quello a don Oreste Benzi.

E non è un politico nemmeno l’uomo dell’anno 2007: secondo gli intervistati dall’Ispo, infatti, la palma spetta a Papa Benedetto XVI (64%) che precede Giorgio Napolitano e i monaci buddisti protagonisti della rivolta nell’ex Birmania. Decimo posto per Romano Prodi, dodicesimo per Silvio Berlusconi. Preceduti da Walter Veltroni (settimo), dalla nuova 500 (nono posto) e persino da Beppe Grillo (sesto posto). Che è invece l’uomo dell’anno 2007 secondo il sondaggio condotto dal sito internet di Sky Tg 24, dove gli internauti hanno votato come videonotizia dell’anno i funerali di Gabriele Sandri.

Pubblicato il: 21.12.07
Modificato il: 21.12.07 alle ore 8.16   
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