BEIRUT, IL DOLORE, IL RICORDO, QUEL PIANOFORTE ED UN ANNO INFINITO
LUCIA GANGALE
8 Agosto 2020
Se pensiamo che il Novecento, in tutta la sua drammaticità, è stato soprannominato «il secolo breve», mi chiedo che razza di appellativo potremo mai inventarci per questo anno completamente folle che è il 2020, per tutto il carico di eventi funesti e luttuosi che periodicamente ci propina. «Anno infinito» potrebbe andar bene?
Teniamo duro: altri quattro mesi e finirà. Finirà anche questo anno, ma non sappiamo cos’altro ci aspetta.
Il Covid, i morti, la sua recrudescenza, i bollettini quotidiani, l’invasione delle cavallette, l’incendio della chiesa di Saint-Denis, tanto per citare giusto gli avvenimenti salienti, ed ora, come se non bastasse, l’esplosione di Beirut.
I cabalisti hanno di che sbizzarrirsi. Come ho scritto anche su una testata locale, nel numero 2020 è incluso il 22, cioè “i pazzi”, mentre la somma 2+2=4 indica l’Imperatore, cioè la materia. Come dire: caos e confusione sulla materia.
Ora, non mi sconvolgono le uscite scomposte dei politici (vedi Meloni) oppure le loro volgarità sparate a caso in Parlamento (vedi Calderoli), che forse hanno preso le sedi istituzionali per un mercato; ma mi commuove fino alle lacrime la dignità dell’anziana signora d’altri tempi, che a Beirut, in mezzo alla devastazione, si siede al pianoforte di famiglia, nella casa dove ha abitato da sempre, e suona un dolcissimo “Valzer delle candele” (Auld Lang Syne). Il testo della canzone scozzese contiene un invito a ricordare con gratitudine i vecchi tempi e viene cantata soprattutto nella notte di capodanno. Nel film “Carol”, con Cate Blanchette e Rooney Mara, accompagna la scena del romantico bacio sulle labbra tra Carol e Therèse in una camera d’albergo, dove le due donne si sono rifugiate per sfuggire alle loro vite fasulle e conformiste.
La nonna che ha suonato il pezzo si chiama May Abboud Melki ed ha 79 anni. Com’è noto, le riprese sono state fatte da sua nipote ed il video è diventato virale dopo essere stato condiviso sul profilo Instagram della top model Bella Hadid. La quale ha accompagnato il video con queste parole:
I miei occhi e il mio cuore piangono per te Libano. Oltre 150 persone morte, migliaia di feriti o dispersi … Mi dispiace che abbiate dovuto sopportare questo tipo di disastro, fratelli e sorelle … Invierò donazioni alla Croce Rossa libanese, così come a TUTTE le organizzazioni più piccole in Beirut dall’ultima diapositiva di questo post. Spero che vi unirete a me. 300.000 persone sono state sfollate e sono diventate senzatetto. Questa esplosione sta arrivando durante uno dei periodi più duri della storia per il Libano… con una crisi economica e una carestia senza precedenti, disordini politici, senzatetto, pandemia e tasso di disoccupazione che precipita, DOBBIAMO sostenere il popolo libanese. Aiutare dall’interno, attraverso queste organizzazioni più piccole, può aiutare a individuare quali sono le necessità più necessarie e dove possono essere inviate, esattamente. Dobbiamo continuare a parlare di questa crisi, #PRAYFORLEBANON ma, cosa più importante, dobbiamo sostenere collettivamente gli aiuti umanitari immediati. Alzati e stai INSIEME. Io amo voi tutti là fuori. Beirut – Ti sto avvolgendo in una coperta dorata di luce e forza. Ti vedo e ti sostengo. Mi dispiace.
Com’è noto, il mondo si è subito mobilitato per portare aiuti concreti al Libano. Vale a dire che laddove di solito non arrivano le parole dei politici, è arrivata la musica, e l’immagine dell’anziana donna che, invece di imprecare contro gli dèi o piangersi addosso, esprime con una compostezza inimmaginabile il suo dolore, ha toccato i cuori di mezzo mondo. Anche Vasco Rossi, per dirne uno tra i tanti, si è commosso ed ha postato un suo pensiero sui social.
È stato detto che quel brano è un invito alla rinascita ed a sperare in tempi migliori. La mia personalissima interpretazione, è che invece la signora abbia trovato qualche minuto di conforto nel suo passato e nella sua storia. Negli affetti di una vita, nelle gioie e nelle difficoltà di cui quella casa e quel pianoforte, dono di suo padre per le nozze, sono stati i muti testimoni, la donna ha trovato un approdo sicuro. La distruzione ci può portare via tutto, ma non i nostri ricordi più cari. Il pianoforte a coda si è salvato per miracolo. Il ricordo, la storia, il valore di quello che si è costruito, che può andare distrutto in un attimo, ma che dà e darà sempre senso a quello che facciamo. Quanto dolore per quello che si è perso. Questo esprime la signora suonando. Però i ricordi sono la cosa più importante. Non possiamo vivere senza ricordi. Non possiamo neppure immaginare un futuro senza di essi.
Da -
https://www.glistatigenerali.com/asia/beirut-il-dolore-il-ricordo-quel-pianoforte-ed-un-anno-infinito/