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Autore Discussione: JOHN LEWIS ha scritto questo breve saggio, due giorni prima di morire, ...  (Letto 1536 volte)
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« inserito:: Agosto 02, 2020, 05:52:27 pm »

ApprofondimentoStati Uniti - Usa

Le ultime parole di John Lewis: "Continuate a lottare per una vera democrazia"

31 LUGLIO 2020

Il leader americano della lotta per diritti civili, scomparso il 17 luglio, ha scritto questo breve saggio per il New York Times due giorni prima di morire, perché venisse pubblicato il giorno del suo funerale


DI JOHN LEWIS

ORA che il mio tempo qui è giunto al termine, voglio che sappiate che negli ultimi giorni e ore della mia vita siete stati ragione di ispirazione per me. Mi avete riempito di speranza sul prossimo capitolo della grande storia dell’America, quando avete usato il vostro potere per cambiare le cose nella nostra società. Milioni di individui motivati semplicemente dalla compassione umana hanno deposto il fardello della divisione. In tutto il Paese e in tutto il mondo avete accantonato le differenze di razza, classe sociale, età, lingua e nazionalità per chiedere rispetto per la dignità umana.
 
Per questo ho sentito il dovere di visitare la Black Lives Matter Plaza a Washington, anche se dovevo entrare in ospedale il giorno seguente. Dovevo a tutti i costi vedere con i miei occhi, percepire direttamente che la verità, dopo tanti anni di testimonianza silenziosa, è ancora in marcia. Emmett Till è stato il mio George Floyd. È stato il mio Rayshard Brooks, la mia Sandra Bland, la mia Breonna Taylor. Aveva 14 anni quando fu ucciso, e io all’epoca ne avevo soltanto 15. Non dimenticherò il momento in cui capii con estrema chiarezza che avrei potuto tranquillamente essere io al suo posto. A quei tempi, la paura ci teneva a freno come una prigione immaginaria, e le sbarre erano gli inquietanti pensieri di potenziali brutalità commesse senza nessuna ragione comprensibile.
 
Anche se ero circondato da due genitori amorevoli, da uno stuolo di fratelli, sorelle e cugini, il loro amore non poteva proteggermi dalla spaventosa oppressione in agguato appena al di fuori di quella cerchia familiare. Una violenza senza freni e senza controlli e il terrore autorizzato dallo Stato avevano il potere di trasformare una semplice passeggiata fino all’emporio per comprare un po’ di caramelle o un’innocente corsetta mattutina per una solitaria strada di campagna in un incubo. Se vogliamo sopravvivere come un’unica nazione, dobbiamo scoprire che cos’è che mette radici così facilmente nei nostri cuori e che ha potuto portare via alla chiesa Mother Emanuel nella Carolina del Sud i suoi fedeli migliori, sparare contro gli inermi spettatori di un concerto a Las Vegas e soffocare a morte i sogni e le speranze di un violinista di talento come Elijah McClain.
 
Come tanti giovani oggi, cercavo una via d’uscita – o una via d’entrata, potrebbe dire qualcuno – e poi sentii la voce di Martin Luther King Jr. su una vecchia radio. Parlava della filosofia e della disciplina della nonviolenza. Diceva che siamo tutti complici quando tolleriamo l’ingiustizia. Diceva che non è abbastanza dire che le cose miglioreranno poco a poco. Diceva che ognuno di noi ha il dovere morale di alzarsi in piedi, di alzare la voce, di dire le cose come stanno. Quando vedi qualcosa che non è giusto, devi dire qualcosa. Devi fare qualcosa. La democrazia non è una condizione. È un’azione, e ogni generazione deve fare la sua parte per contribuire a costruire quella che abbiamo chiamato la Comunità Amata, una nazione e una società mondiale in pace con se stessa.

Persone comuni con una visione fuori dal comune possono riscattare l’anima dell’America mettendosi nei guai, i guai buoni, i guai necessari, come li chiamo io. Votare e partecipare al processo democratico è fondamentale. Il voto è il più potente agente di cambiamento nonviolento che avete in una società democratica. Dovete usarlo, perché non è garantito. Potete perderlo. Dovete anche studiare e imparare le lezioni della storia, perché è da moltissimo tempo che l’umanità è impegnata in questa straziante lotta esistenziale. In ogni continente ci sono persone che sono state nei vostri panni, anche se decenni e secoli prima di voi. La verità non cambia, ed è per questo che risposte elaborate molto tempo fa possono aiutarvi a trovare soluzioni alle sfide del nostro tempo. Continuate a costruire unità fra movimenti che abbracciano tutto il pianeta, perché non dobbiamo più essere disposti a trarre profitto dallo sfruttamento di altri.
 
Anche se forse non sarò qui con voi, vi esorto a rispondere alla chiamata del vostro cuore e a battervi per quello in cui credete veramente. Nella mia vita ho fatto tutto quello che posso per dimostrare che la via della pace, la via dell’amore e della nonviolenza è la via migliore. Ora tocca a voi far riecheggiare la libertà. Quando gli storici prenderanno in mano le loro penne per scrivere la storia del XXI secolo, facciamo in modo che dicano che è stata la vostra generazione a deporre finalmente il pesante fardello dell’odio e che la pace finalmente ha trionfato sulla violenza, sull’aggressione e sulla guerra. Perciò vi dico, camminate con il vento, fratelli e sorelle, e lasciate che lo spirito della pace e il potere dell’amore eterno siano la vostra guida.

Copyright New York Times 2020 https://www.nytimes.com/2020/07/30/opinion/john-lewis-civil-rights-america.html  Traduzione di Fabio Galimberti
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