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Autore Discussione: DIARIO VENETO (1)  (Letto 99346 volte)
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« Risposta #75 inserito:: Ottobre 02, 2008, 01:49:49 pm »

Vicenza, il sindaco si rivolta allo stop del referendum


È arrivato in treno da Roma direttamente in piazza, nella piazza della protesta, a spron battuto, il sindaco di Vicenza Achille Variati. Proprio «da Roma» da dove è arrivato in mattinata lo stop al referendum sui destini delle aree che il progetto Dal Molin impegna per la costruzione della base militare Usa. E in piazza il sindaco contesta, anzi ribalta questo verdetto che viene «da Roma», cioè dal Consiglio di Stato.

Dice, arrivando: «Voglio parlare ai miei concittadini direttamente, in piazza, esercitando una volta di più quel diritto democratico e pacifico ad esprimere un punto di vista su materie decisive per il nostro futuro. Un diritto che le decisioni di Roma hanno cercato oggi, una volta di più, di negare».

In piazza Variati sfida l'ordinanza del Consiglio di stato e invita, domenica prossima, ad andare al voto lo stesso. Il referendum ci sarà, dice. Prendendo la parola nella centrale piazza dei Signori davanti a circa seimila manifestanti scesi in strada per protestare contro la decisione del massimo organo giudicante amministrativo, Variati, dopo aver indossato la fascia tricolore ha assicurato i presenti della sua partecipazione al voto referendario. «Questa fascia me l'avete data voi - ha urlato - e davanti a voi la indosso perché Vicenza non può essere imbavagliata». In ogni caso secondo il sindaco «chi ha bloccato la consultazione non è amico degli americani».

Stavolta però i dirigenti della Lega Nord non hanno gradito il richiamo del sindaco pd che paragona l'annullamento amministrativo della consultazione popolare a  una «violenta sopraffazione di uno stato sordo e lontano». No no, stavolta Variati viene ammonito dalla Lega al governo, impegnata nel federalismo e nelle compatibilità di Palazzo Chigi.

«È ora che il sindaco di Vicenza Variati ritorni sui suoi passi e ammetta gli errori commessi: il suo atteggiamento ostinato ha solo danneggiato la città - è la sgridata che arriva da il vicepresidente dei deputati della Lega Nord, la vicentina Manuela Dal Lago -. Ormai - continua -non ci sono più scusanti per nessuno. Come ha sancito il Consiglio di Stato, la consultazione è inutile avendo per oggetto un "auspicio  irrealizzabile", ossia fa parte del libro dei sogni di Variati, mentre un amministratore dovrebbe essere molto concreto e oculato». «Doveva ascoltare Berlusconi, ha sbagliato», fanno eco altri del Pdl.


Ma Variati tira a dritto. Dopo aver attaccato il presidente del Veneto Giancarlo Galan  («non rappresenta né il cuore né gli interessi dei veneti») e la Lega Nord («chi ha professato da sempre sentimenti d'autonomia giura a Pontida e tradisce a Vicenza») il sindaco ha ricordato che «53 erano i seggi previsti, 53 saranno i punti di raccolta davanti alle scuole dove si potrà votare dalle 8 alle 21». Sottolineando che in ogni gazebo sarà presente almeno un consigliere comunale Variati ha indicato che il voto «è riservato solo ai cittadini di Vicenza perchè per codardia - ha detto - altri comuni non hanno accettato questa sfida». Nonostante la decisione del Consiglio di Stato nelle tv private vicentine questa sera hanno proseguito la programmazione le pubblicità del Comune sul referendum. Inserzioni che invitano ad andare a votare «dove si vota abitualmente» e «a visitare il sito del Comune».


L'agenda del movimento No Dal Molin propone per giovedì la visione del film-documentario "Storia di pasticci e risvegli". Sottotitolo: "La città dei No Dal Molin", presso una sala delle Opere Parrocchiali San Carlo.

Proprio mercoledì il sindaco Variati era ad una manifestazione insieme ad altri sindaci e dirigenti del Pd come Calearo dal titolo «il nostro federalismo» in Emilia. E Massimo Calearo lo difende: «Proprio mentre  sono scesi a Roma centinaia di sindaci per chiedere più autonomia - dice Calearo - ai cittadini di Vicenza, della mia città, viene impedito di esprimere la loro opinione su un tema che li riguarda da vicino. Non è una questione di essere a favore o contro la base. È semplicemente, e drammaticamente - conclude 'esponente del Pd - una questione di democrazia». 


Pubblicato il: 02.10.08
Modificato il: 02.10.08 alle ore 10.09   
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« Risposta #76 inserito:: Ottobre 02, 2008, 01:54:43 pm »

Base Usa a Vicenza, il Consiglio di Stato boccia il referendum.

I No Dal Molin: lo faremo lo stesso

 
VICENZA (1 ottobre) - Il Consiglio di Stato ha bocciato il referendum sulla base Usa a Vicenza, previsto domenica prossima nella città veneta, per chiedere il parere dei cittadini sull'acquisto dell'area demaniale destinata alla base. Lo ha reso noto l'avvocato Pierantonio Zanettin, legale del comitato favorevole all'ampliamento della base statunitense.

Il referendum è stato bocciato perché «ha per oggetto un auspicio del comune di Vicenza al momento irrealizzabile», si legge nell'ordinanza, resa nota da Zanettin, nella quale il massimo organo della giustizia amministrativa spiega che «irrealizzabile» è il progetto «di acquisire un'area sulla cui sdemanializzazione si sono pronunciate in senso sfavorevole le autorità competenti».

Nessun trionfalismo ma «viva soddisfazione» tra gli attivisti del comitato Sì Dal Molin che si erano rivolti al Consiglio di Stato per bloccare il referendum. «Pensiamo di aver fatto una cosa giusta per la città - spiega Roberto Cattaneo, portavoce del comitato - per quelle migliaia di cittadini che ci sono vicini. Riteniamo che ora sia il momento per tutti di fare un passo indietro e discutere sulle compensazioni e sul ritorno economico che Vicenza si aspetta dalla nuova struttura». Sull'ordinanza del maggiore organo della giustizia amministrativa Cattaneo rileva che «si tratta di una sentenza chiara e limpida che stabilisce una volta per tutte che l'annunciata consultazione era falsa».

Gli attivisti del No Dal Molin, che questa sera scenderanno in piazza a Vicenza per protestare, non si arrendono, e sono intenzionati a dare ugualmente vita al referendum domenica prossima. «La campagna per il voto prosegue - spiega Francesco Pavin, uno dei portavoce del comitato - e domenica sarà comunque il giorno del voto. Una decisione ufficiale deve essere ancora presa, ma l'intenzione è di procedere lo stesso con la consultazione, con l'allestimento dei gazebo». Sulla manifestazione di questa sera Pavin sottolinea che ci sarà una «fiaccolata che si concluderà con un'assemblea davanti alla prefettura e con l'attivazione di un presidio con tende e sacchi a pelo per tutta la notte».

Agnoletto: «Atto di regime». «Siamo di fronte a un golpe con cui si cancella la democrazia»: duro il commento di Vittorio Agnoletto, eurodeputato Prc/Sinistra Unitaria Europea. Da Vicenza, dove si trova con una delegazione di eurodeputati su invito del presidio No Dal Molin, Agnoletto dichiara: «Il Consiglio di Stato rinuncia a svolgere il suo ruolo d'istituzione autonoma dall'esecutivo e si appiattisce sulla linea del governo. E anzi, ha fatto sue nelle motivazioni esattamente le stesse dichiarazioni rilasciate in questi giorni da Berlusconi e La Russa contro il referendum». «Ci troviamo di fronte a un vero e proprio atto di regime - prosegue il deputato europeo - con il quale si cancella un diritto previsto dalla Costituzione che garantisce alla popolazione di esprimere liberamente la propria opinione».

Ferrero: «Ci mobiliteremo». «La decisione di sospendere il referendum consultivo è gravissima. Con questo atto si impedisce di conoscere l'opinione e l'orientamento di una intera comunità. Dopo tanta retorica atlantista, si ha paura di sapere cosa pensano veramente i vicentini». È quanto afferma Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista. «Questa sospensione è un vulnus alla democrazia - prosegue - e considera i vicentini come sudditi e non come cittadini. Di fatto si avalla l'idea dell'extraterritorialità della base addirittura sottraendola alla discussione e al confronto democratico del popolo italiano. Siamo un Paese a sovranità limitata e le basi militari straniere sono lì proprio a ricordarcelo». «Da parte nostra continueremo la mobilitazione - prosegue Ferrero - al fianco dei comitati e del movimento pacifista non ci piegheremo certamente di fronte a questo atto antidemocratico. Il Dal Molin rientra dentro lo scenario di guerra permanente che gli Stati Uniti hanno dichiarato all'umanità. Nella manifestazione unitaria della sinistra e dei movimenti contro la politica di Berlusconi dell'11 di ottobre - conclude Ferrero - la contestazione alla base di Vicenza avrà ancora più centralità. È un motivo in più per scendere in tanti e tante a Roma per chiedere un'altra politica per un'altra Italia».

La soddisfazione di Galan. «Il Veneto del no è un Veneto minoritario, perdente e sfortunato. A questo Veneto piccolo piccolo appartiene la debolissima giunta del sindaco Variati», ha detto il presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan, commentando soddisfatto la bocciatura del referendum.


da ilmessaggero.it
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« Risposta #77 inserito:: Ottobre 05, 2008, 12:42:17 am »

Vicenza la giunta si autotassa per il referendum sulla base


Toni Fontana


I vicentini si recheranno domenica alla urne per partecipare al referendum autogestito. Si voterà dalle 8 alle 21 in 32 gazebi allestiti in città nei pressi delle scuole e degli edifici pubblici che avrebbero dovuto ospitare i seggi del referendum "ufficiale", promosso dall'amministrazione comunale.

Martedì scorso il Consiglio di Stato, con un tempismo sorprendente, ha bloccato la consulazione quando ormai le schede erano state stampate ed erano stati allestiti i seggi. Secondo i giudici amministrativi la consultazione sarebbe stata «inutile e sbagliata» perché avrebbe proposto ai cittadini un obiettivo «irrealizzabile». Il comune intende acquisire l'area del Dal Molin per realizzare un parco pubblico, piste ciclabili e parcheggi per bus ecologici. Di fronte al diktat del Consiglio di Stato, parlando mercoledì sera davanti a circa 10mila persone, il sindaco Achille Variati ha annunciato la decisione di tenere comunque la consultazione in forma autogestita.

I 25 consiglieri della maggioranza (Pd e liste civiche) e i 10 assessori si sono autotassati per permettere l'iniziativa che sarà finanziata anche dai cittadini con offerta libera ai gazebi. Parlando sabato con Giuseppe Giulietti, portavoce dell'associazione Articolo 21, Variati ha detto che la città non accetta il bavaglio imposto dalla sentenza del Consiglio di Stato che mette in pericolo appunto l'articolo 21 della Costituzione che assicura a tutti il diritto di esprimersi.

La destra ha invitato gli elettori a disertare la consultazione popolare. Gli elettori vicentini sono 77mila, nel referendum ufficiale il quorum era stato fissato al 50% più uno. Domenica non sarà richiesto, perché il referendum non avrà - ha spiegato il sindaco - un valore istituzionale, ma fortemente politico sì. Berlusconi ha inviato a Variati, nelle scorse settimane, una lettera invitandolo a desistere dalla consultazione.


Pubblicato il: 04.10.08
Modificato il: 04.10.08 alle ore 20.51   
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« Risposta #78 inserito:: Ottobre 06, 2008, 10:52:31 pm »

Vince il sì al referendum di protesta per l'acquisizione della zona dell'aeroporto

Oltre 17mila al voto. Il sindaco: "Straordinario esempio di democrazia"

Vicenza dice no alla base Usa "Dal Molin dev'essere della città"

 

VICENZA - La consultazione autogestita a Vicenza è per il sì all'acquisizione dell'area dell'aeroporto Dal Molin a uso della città anziché a base Usa. L'esito del voto - a spoglio in corso - secondo gli organizzatori appare scontato. La consultazione, del tutto priva di ufficialità, si è tenuta per protesta dopo che un referendum, indetto dalla giunta guidata dal sindaco Achille Variati, è stato bocciato dal Consiglio di Stato.

Al voto - secondo l'ultimo rilevamento del pomeriggio - si erano recati, degli 84.349 aventi diritto, in oltre 17.000. Le operazioni si sono tenute in 32 gazebo nei pressi di quelli che avrebbero dovuto essere i seggi ufficiali. I cittadini hanno trovato urne e schede del tutto uguali a quelle fatte stampare, inutilmente, dal comune. A controllare le operazioni di voto circa 500 volontari tra scrutatori e presidenti di seggio.

Alle 12 ai gazebo si erano presentati in 8.812 pari al 10,45%, saliti a 17.411 (20,64%) alle 17 con grande soddisfazione degli organizzatori. Tra i primi ad essere contenti Cinzia Bottene, consigliere comunale e leader dei "No Dal Molin", che ha detto che il voto è stata "un'ottima risposta di partecipazione e democrazia a chi voleva imporre con l'autoritarismo scelte che riguardano il futuro della comunità locale vicentina".

Per Variati, che si è presentato al gazebo di prima mattina, così come un'anziano da poco divenuto centenario, il voto è stato "uno straordinario esempio di democrazia". L'afflusso al voto, per il sindaco, ha dimostrato la volontà di esprimersi dei vicentini sui destini della propria città. E' un messaggio, per Variati, che è andato oltre Vicenza e si è rivolto "all'intero Paese" facendo capire "quanto sia sbagliato non permettere alla gente di esprimersi su ciò che li riguarda".

"Il quesito - ha sottolineato Variati - mette al centro non problemi di natura militare o legati a patti internazionali ma il destino di un'area verde che riguarda una città". "Uno spazio di pregio ambientale - conclude - a ridosso di Vicenza che è il più grande del genere in Italia".

Il presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan, ha criticato invece l'iniziativa e ha parlato di "scorrettezze politiche sostenute dal sindaco Variati e dal 'No dal Molin'" sottolineando che "dalla trappola dell'imbroglio referendario si è tenuta lontana la stragrande maggioranza della cittadinanza vicentina".

Pressoché in silenzio i favorevoli alla base Usa. A intervenire è stato solo Silvano Giometto, del Comitato "Si al Dal Molin" che, bocciato il "referendino fatto in casa", ha chiesto ai cittadini di attivarsi per sfiduciare il sindaco anche alla luce dei "costi inutili" e degli "sprechi della consultazione" bocciata dal Consiglio di Stato.

(5 ottobre 2008)

da repubblica.it
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« Risposta #79 inserito:: Ottobre 06, 2008, 10:54:20 pm »

Vicenza, voto su Dal Molin: dichiarazione di Claudio Fava
 
VICENZA - VOTO SU BASE DAL MOLIN

DICHIARAZIONE ON. CLAUDIO FAVA
Coordinatore Nazionale Sinistra Democratica
 

Il  Referendum autogestito sull’ampliamento della base militare Usa,  è una vittoria della democrazia, contro un governo che pretende silenzi ed obbedienza.

Lo afferma l'on. Claudio Fava, coordinatore nazionale di Sinistra Democratica, sul Referendum autogestito svoltosi a Vicenza sull'ampliamento della base Dal Molin.

Il voto di Vicenza  - prosegue il leader di SD -  dimostra che questo Paese conserva ancora il gusto delle proprie idee e dei propri valori, nonostante Berlusconi.
 
Roma, 6 ottobre 2008

da sinistra-democratica.it
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« Risposta #80 inserito:: Ottobre 12, 2008, 09:55:05 am »

LA PECORA NERA DELLA DINASTY


Svende i capolavori di famiglia e li sostituisce con delle copie


E' stato denunciato per furto aggravato un imprenditore di 65 anni di San Donà del Piave, accusato di aver rubato e svenduto i capolavori della collezione di famiglia, maestri del '900 italiano e appartenenti all'anziana madre malata. Per poter trafugare i quadri, sostituiti con delle copie, l'imprenditore aveva proposto ai suoi tre fratelli di "fare da badante" alla madre.

Durante le notti trascorse nella lussuosa villa di San Donà, l'uomo aveva fotografato tutti i 53 quadri, per poi farne eseguire delle copie in Ungheria e in Cecoslovacchia. Appese le copie sui muri, gli originali erano stati messi sul mercato dei ricchi collezionisti trevigiani e delle gallerie del nord Italia, grazie alla mediazione di due trevigiani esperti del settore. Svenduti, più che venduti, per un ricavato di 500 mila euro rispetto ai 4 milioni della valutazione ufficiale.

Soldi finiti sui tavoli da gioco del Casinò di Nova Gorica, di cui l'imprenditore - che già aveva ricevuto e dilapidato la sua parte di eredità, era un accanito frequentatore. I tre fratelli e la madre non avevano sospettato nulla. Fino a quando in villa non si era presentato uno storico d'arte, che stava organizzando una mostra sul '900 veneto. All'esperto era bastata un'occhiata per gelare i suoi ospiti: "Ma queste sono croste".

I sospetti, imbarazzanti e dolorosi, erano caduti subito sul fratello maggiore, il "badante" di mamma. Ma come fare? Solo dopo giorni di tormento uno dei fratelli, in partenza per Londra dall'areoporto di Treviso, incontrato un agente della Polaria suo conoscente, decise di raccontare tutta la storia. Da qui, era il luglio scorso, le indagini. Che ora hanno portato a recuperare 43 delle 53 opere scomparse e alla denuncia della "pecora nera". Difficile però dire se i quadri torneranno nella villa di san Donà.

Gli acquirenti erano infatti in buona fede. E attorno al futuro delle tele si annuncia una difficile partita legale. 

(11 ottobre 2008)
 
da tribunatreviso.repubblica.it
 
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« Risposta #81 inserito:: Novembre 01, 2008, 12:31:21 pm »

Vincoli per le ville ma non per l'ambiente circostante.

Interviene anche Bondi

«Auto e fabbriche, così Palladio muore»

La denuncia del Giornale dell'Arte: i capolavori del grande architetto soffocati da cemento e svincoli stradali



MILANO — «Così l'Italia ha massacrato Palladio» è il titolo senza sconti dell'inchiesta realizzata da Edek Osser per «The Art Newspaper» e per «Il giornale dell'Arte» in occasione delle celebrazioni in corso per i 500 anni dalla nascita dell'architetto più global della storia. La tesi dell'inchiesta è che il contesto in cui sorgono parte delle 4.270 ville sulle quali ha competenza l'Istituto regionale delle Ville venete, delle quali una trentina sono state progetta da Palladio, sia stato stravolto negli ultimi decenni e sia a tutt'oggi sottoposto a improprie trasformazioni del territorio.

Le ville sono soffocate da industrie, svincoli stradali, capannoni, cave e attività al limite del lecito. Duemila di queste ville non sono vincolate e, in assenza di piani paesistici, «restano in un cono d'ombra», scrive Osser. Le opere del Palladio sono criticamente incomprensibili al di fuori del contesto naturale nel quale l'architetto le ha realizzate. Ne sono convinti Mario Botta, che in un recente convegno ha definito Palladio «un contraltare degli attuali archistar che costruiscono con indifferenza al contesto» e ne è convinto anche Vittorio Sgarbi che nel recente libro «Palladio. La luce della ragione» parla di «opere chiaramente distinte dalla natura e dal paesaggio eppure ad essi legate da un rapporto indissolubile».

L'accusa di distruzione del contesto è sostenuta da varie testimonianze. Il geografo Francesco Vallerini parla di «disastro urbanistico che ha annullato il paesaggio». Lionello Puppi, storico dell'architettura, afferma che «villa Zeno a Cessalto è a rischio estremo, disabitata e chiusa e che la barchessa palladiana di Villafranca padovana non esiste nemmeno più: il colonnato cade a pezzi». Il problema, commenta Guido Beltramini, che con Howard Burns della Normale di Pisa è il curatore della mostra sui 500 anni dall'architetto vicentino (Palazzo Barbaran da Porto di Vicenza) è «che il paesaggio costruito intorno è stato consumato dallo sviluppo industriale».

Davanti alla Malcontenta c'è un guardrail; villa Onesti Magrin a Grisignano è strozzata dalle strade; intorno a villa Valmarana dei Nani (affrescata da Tiepolo) e a Villa Chiericati sono sorti capannoni che alterano il contesto ben più delle villette di Monticchiello denunciate, tempo fa, da Asor Rosa.

La fabbrica della Mira Lanza incombe da tempo minacciosa sulla villa di Mira mentre strutture industriali danneggiano il cono ottico di Villa Pesaro a Este (Collegio Manfredini) dell'altro grande maestro Baldassarre Longhena. Italia Nostra denuncia anche l'impatto della nuova autostrada A31 della Valdastico e altri l'impatto dell'ampliamento della caserma Dal Molin definito da Puppi, con una certa enfasi catastrofista, «cataclisma territoriale». Insomma, un brutto biglietto da visita sul quale è difficile intervenire.

Le ville sono quasi tutte private, nelle mani di grandi famiglie (Valmarana, Foscari, Dalle Ore, Innocenti, Piovene...); e sono anche ben conservate.

Ma sui contesti doveva, o dovrebbero, intervenire i comuni con i piani urbanistici. «Di tutte le ville in pericolo c'è quella di Cerato, per la quale è intervenuta anche la procura e la barchessa di villa Trissino di Meledo», afferma il presidente della Ville Venete Nadia Qualarsa. L'istituto ha concesso mutui per oltre 125 milioni di euro a favore di 1.750 ville. «Dal 2000 al 2008 siamo intervenuti su 9 ville tra le 24 protette dall'Unesco per totale di 4,5 milioni di euro». Insomma, lo sforzo sugli immobili è stato fatto dai proprietari e da chi li sostiene. Ma il territorio circostante non è stato tutelato.
Chiude Beltramini: «Qualche provincia ha iniziato a chiederci consulenze per la salvaguardia del contesto, ma prima degli anni Settanta la cultura del restauro considerava solo gli edifici e non l'insieme. Ora il ministro Bondi, all'inaugurazione della mostra su Palladio, ha dichiarato che si finanzieranno anche progetti di tutela del paesaggio ».

Ma salvo che si vogliano operare demolizioni, stando all'inchiesta siamo ormai fuori tempo massimo.

Pierluigi Panza
01 novembre 2008

da corriere.it
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« Risposta #82 inserito:: Novembre 16, 2008, 10:04:56 am »

16/11/2008 (7:52) - I SINDACI SCERIFFI

Venezia tartassa i turisti last minute
 
Sconti a chi prenota, prezzi più alti nelle giornate di folla

ANNA SANDRI
VENEZIA


Febbre alta da turismo, e Venezia risponde con un termometro: quando la colonnina segnerà rosso, e accadrà spesso, meglio tenersi alla larga dalla laguna. Si chiama Venice connected ed è il nuovo progetto - forse anche l’ultima spiaggia - per cercare di contenere l’assalto di turisti che soffoca la città.

L’idea è del vicesindaco Michele Vianello: sarà che è un appassionato di tutto ciò che è web, sarà che non ne può più delle pressioni che arrivano da una parte e dall’altra, perché ci sono troppi turisti ma anche tanti periodi morti, ha messo a punto una strategia grazie alla quale la città non sarà a numero chiuso, ma quasi a prenotazione obbligatoria: chi si annuncia con largo anticipo godrà di sconti interessanti (ad esempio, sul biglietto del vaporetto, su mostre e musei) e in qualche caso anche curiosi (la pipì in saldo nelle pubbliche toilette). Chi arriva senza avvisare, pagherà tutto di più, e addirittura più del prezzo normale se avrà la sventura di incappare in una giornata da bollino rosso, una delle 54 all’anno in cui Venezia, con tutta la buona volontà, non regge l’assalto. Nessuno potrà sostenere che non lo sapeva: il termometrone campeggerà, a scanso di equivoci, sulla home page del sito.

Il contenitore web è pronto, da gennaio sarà operativo e nei primi mesi dell’anno sarà presentato in tutte le fiere internazionali del turismo. La macchina operativa sarà gestita da una società del Comune; il turista intelligente potrà connettersi al sito e prenotare il proprio viaggio a Venezia scegliendo il periodo migliore. Avrà un carrello, e ci potrà mettere dentro tutto quello che vuole fare a Venezia: la visita al museo o alla mostra, l’auto in garage, il passaggio in vaporetto, la toilette e perfino l’ingresso al Casinò se ritiene.

Già a gennaio sarà possibile prenotare per tutto il 2009 e per il 2010. Da evitare, per chi non ama il caos, 54 giorni che saranno chiaramente indicati nel sito: si va da Ferragosto al Redentore, dal Carnevale a San Valentino. Non che non ci possa venire, a Venezia, in quei giorni: ma è bene sapere che tutto costerà di più e, come nei voli low cost, solo chi prenota con larghissimo anticipo avrà qualche vantaggio. Gli altri pagheranno tutto a prezzo pieno, e chi arriva all’improvviso anche di più.

Il concetto di alta e bassa stagione è difficile da applicare a Venezia: a parte agosto e settembre, che hanno vistosi picchi, si va a giornate. Alcune sono talmente critiche che nelle calli serve il senso unico, e sui ponti si vedono i vigili dirigere a fatica il traffico dei turisti. Non sarà elegante applicare una discriminante economica, e far pagare di più chi vuole aggiungersi a quelle resse, ma avendo già provato tutto il resto Venezia adesso si gioca anche questa carta. E per godersi la città senza finire in bolletta? Ci sono gennaio, febbraio, in qualche misura anche dicembre; chi arriva allora, e prenotando, può godersi una Venezia con sconti sui costosissimi garage di Piazzale Roma e trovando il vaporetto addirittura a 4 euro e mezzo, cosa di cui si è persa la memoria (oggi una corsa costa 6,50 euro; chi arriva nei giorni da bollino rosso sappia che la pagherà addirittura 7 euro).

Il sistema, assicura il vicesindaco, è facilmente accessibile e può dare una svolta al problema dell’affollamento a Venezia. Ma resta il problema del turismo dei pendolari, che arrivano con i barconi, con i treni o con i pullman e che sono capaci di reggere per un’intera giornata solo con i panini portati da casa, senza nemmeno una sosta nelle toilette, senza mettere piede su un vaporetto, considerando del tutto irrilevante l’ingresso alla Basilica di San Marco, figurarsi al museo. Lo scorso anno, Venezia ha contato 21 milioni e 604 mila turisti e di questi 15 milioni erano escursionisti, i cosiddetti mordi e fuggi che arrivano al mattino e partono la sera: imbattibili artisti del low cost fai da te.

da lastampa.it
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« Risposta #83 inserito:: Novembre 16, 2008, 10:07:05 am »

16/11/2008
 
L'apologo del sindaco e i piccioni
 
 
 
 
 
LORENZO MONDO
 
Potrebbe risultarne il titolo di un apologo o di una favola animalista: «Il filosofo e i piccioni». I giornali hanno riportato con divertita sorpresa, condita da un pizzico di malizia, la sfuriata del sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, contro un gruppo di turisti. Stava passeggiando in piazza San Marco, quando ha visto delle famigliole che sminuzzavano pezzi di mollica per gli ingordi piccioni. Va ricordato che il primo cittadino ha emesso un’ordinanza che vieta di fornire cibo ai pennuti: per impedire che invadano la piazza e, al prezzo di melense fotografie, corrodano quel fior di monumenti e spandano, con i loro svolazzi, polveri moleste e germi malsani. È stata una dura battaglia, la sua, contro i venditori di semi e gli animalisti più ottusi, contro l’inerzia delle passate amministrazioni.

Così irresolute, che da più parti si invocava sarcasticamente un Tassoni (quello della Secchia rapita) che cantasse la guerra infinita, e sempre persa, contro gli uccelli. Bene, vedendo disattesa la sua ordinanza, Cacciari si è scagliato contro «quei quattro deficienti», rammentando giudiziosamente che i piccioni «ci pensano da soli a riempirsi la pancia». Intimando con il cellulare al comandante dei vigili, di mandarne «almeno uno» a sorvegliare la zona e a sanzionare le trasgressioni.

Magari se l’è presa con persone inconsapevoli, arrivate da chissà dove e rimaste appese all’immagine cartolinesca di piazza San Marco ridotta a enorme voliera. Ma l’episodio lascia trasparire la sua frustrazione per una vittoria messa in forse da pigrizia, rassegnazione, sfregio al senso di autorità e allo spirito delle leggi. Sarà l’ultima risorsa, eppure mi piace l’immagine di Cacciari che, in veste di filosofo cinico (di «cane» che all’occasione ringhia) si aggira per la città a denunciare le sue magagne.

Certo, come dicono i fautori del tutto o niente, arrampicati sulle nuvole, non sono questi i «veri» problemi. Ma averne, di primi cittadini, che si accalorino, oltreché per il guano, davanti a muri deturpati dalle bombolette spray, all’immondizia versata sulle strade, a ogni sorta di disprezzo del vivere civile... Stando a Venezia, prediligo il leone rispetto ai piccioni di San Marco e plaudo, senza ombra d’ironia, alle furie del sindaco-filosofo.

da lastampa.it
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« Risposta #84 inserito:: Novembre 19, 2008, 12:36:25 am »

CONCIA: VICENZA SUPERA 40 IMPORT E ESPORT ITALIA


(AGI) - Venezia, 18 nov. - La zona delimitata da Arzignano, Valle del Chiampo e Montebello (provincia di Vicenza) rappresenta l'enclave della concia delle pelli e detiene, ormai da anni, il primato mondiale del settore sia per la produzione sia per la qualita'. Il distretto vicentino della concia e' una complessa realta' produttiva fatta di 216 imprese che impiegano 8.737 addetti in una ventina di comuni, cinque nel veronese.

A gennaio del 2008 queste aziende incidevano sul totale delle attivita' manifatturiere vicentine per il 27,9 per cento. Il peso degli occupati del distretto conciario vicentino sul totale regionale e' del 91,1 per cento e rispetto al totale nazionale gli addetti di Vicenza risultavano essere il 34,6 per cento.

Sono solo alcune delle percentuali che l'assessore veneto all'Economia, Vendemiano Sartor, ha ricordato nel pomeriggio aprendo i lavori del convegno 'La concia, dati a confronto e strategie di sviluppo' a Villa Brusarosco di Arzignano. 'I primi dati derivanti dall'indagine Excelsior per il 2008 - ha anticipato l'assessore - evidenziano che il settore continuera' ad assumere, ma con percentuali che si spostano rispetto al passato: le piccole imprese che intendono espandere la propria base occupazionale diminuiscono, mentre sono soprattutto le grandi a programmare nuove assunzioni (75,5 per cento del totale delle imprese con piu' di 50 dipendenti)'.

Se si parla di concia, Arzignano e' la zona che presenta un volume di fatturato maggiore rispetto al resto della provincia: qui si raggiunge l'80 per centoá del fatturato prodotto nell'intera area vicentina. Per quanto riguarda il ciclo di lavorazione, le aziende impegnate nelle piu' tipiche lavorazioni conciarie, pur con una diversa struttura delle fasi produttive, rappresentano il 24 per cento del distretto, mentre oltre il 20 per cento si concentra sulle attivita' di rifinitura per la produzione finale. L'insieme, poi, delle aziende che svolgono lavorazioni funzionali alla realizzazione del ciclo rappresentano un altro 44 per cento delle imprese locali.

Infine, si rileva che quasi il 12 per cento delle aziende settoriali e' impegnato nello svolgimento prevalente di attivita' commerciali.

da - (AGI)

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« Risposta #85 inserito:: Novembre 25, 2008, 05:32:36 pm »

INTERNI

Scuola, ad Arzignano la «Barbiana» del nord est

Ad Arzignano, primo polo conciario europeo alle porte di Vicenza, gli immigrati sono il 20% della popolazione.

La scuola accoglie i loro figli. La preside: nessuna distinzione di razza come ci ha insegnato Don Milani, i nostri alunni saranno gli italiani di domani


di Toni Fontana


La piccola Devi, arrivata dall’India solo due settimane fa con i genitori, appare la più smarrita, e cela il volto quando la telecamera di Rai Educational entra nella classe. Ma anche lei sorride ai suoi compagni. Solo i bambini sanno comunicare così, con il sorriso, tenendosi per mano, giocando, anche senza parole, anche se ognuno di loro parla una lingua diversa dall’altro. «Nessuna barriera» - recita un cartellone sul quale sono dipinte mani colorate che si stringono sopra un mappamondo. Completano l'arredo alcune grandi carte geografiche che mostrano i confini dell'Asia, dell'Africa e dell’America Latina. Ciascun alunno potrebbe indicare il suo paese d'origine guardando quelle mappe.

Qui nel «corso di sostegno» della scuola media Motterle di Arzignano (Vicenza) gli alunni sono tutti stranieri. In seguito ad un accordo tra l'amministrazione comunale, guidata dal sindaco Stefano Fracasso (Pd, lista civica di centrosinistra) e le direzioni didattiche, i bambini stranieri presenti alle elementari e alle medie frequentano corsi di italiano durante gli orari di lezione al mattino e al pomeriggio. Non si tratta di classi separate per stranieri. Nel 2006 il professor Gianpiero Dalla Zuanna, demografo e analista della Fondazione Nord-Est, parlò per la prima volta ad Arzignano dei «nuovi ragazzi di Barbiana» leggendo una frase tratta dalla "lettera a una professoressa" di Don Lorenzo Milani: «...perché è solo la lingua che fa eguali. Eguale è chi sa esprimersi e intende l'espressione altrui..».

Ad Arzignano è in corso un'esperienza-pilota che molte amministrazioni di centrosinistra, a cominciare da quella di Vicenza, stanno esaminando con interesse. Grossomodo a metà strada tra Vicenza e Verona, Arzignano (25mila abitanti, 18,49% stranieri) è sede del più importante polo conciario europeo. Nelle fabbriche la percentuale di immigrati arriva al 38%. Ciò è dovuto, spiega un'indagine realizzata dal Distretto vicentino della Concia, al «processo di sostituzione» (lavoratori stranieri al posto di italiani).
In breve tempo, anche perché «i lavoratori più giovani (italiani Ndr) evidenziano una forte sensibilità per il tema della nocività ambientale» la percentuale di stranieri è raddoppiata. Le tensioni non mancano. Spiega l'indagine realizzata dal Distretto che «le opinioni dei lavoratori italiani sulla presenza degli immigrati in fabbrica e nel territorio rivelano sentimenti sociali che inclinano più verso l'avversione che verso l'apertura».
«Negli anni 90 il sistema conciario ha vissuto una fase espansiva che ora si è esaurita» - spiega il sindaco Stefano Fracasso mostrando alcuni dati. In città sono rappresentate 71 etnie. I gruppi più numerosi provengono dalla Serbia (1071) e dal Bangladesh (994). La natalità è del 100 per 1000 tra gli stranieri, del 38 tra gli italiani. Tra i nati nel 2008 il 47,88% è figlio di immigrati.

Nella scuola materna gli stranieri sono il 22,62%, il 20,69% alle elementari, il 23,02% alle superiori. «In alcuni quartieri - prosegue il primo cittadino di Arzignano - due terzi degli alunni è figlio di immigrati; per seguirli meglio e per ridurre il numero di bambini in ciascuna classe, abbiamo deciso, d'intesa anche con le scuole private cattoliche, di ridistribuire cioè di ripartire la presenza di bambini stranieri. Si tratta ovviamente di trasferimenti autorizzati e condivisi e abbiamo incontrato anche qualche rifiuto da parte delle famiglie. Molti bambini arrivano in Italia all'età di 11-13 anni e non parlano la nostra lingua. Per questo abbiamo raggiunto un accordo con le direzioni didattiche e le scuole paritarie per promuovere corsi di italiano». Nelle scuole elementari e medie vengono promossi «corsi di sostegno».

Quando arriviamo alla scuola media Motterle è l'ora della ricreazione. Si sentono lingue ed accenti di ogni parte del mondo. La Motterle è una vera e propria Babele nella quale prevale l'allegria. «Per prima cosa abbiamo puntato su un'equa distribuzione dei bambini stranieri, soprattutto per evitare ghetti - esordisce la preside Donata Albiero autrice del libro "una Barbiana per i nuovi italiani" - fin dalla scuola materna il nostro obiettivo è quello di favorire la convivenza senza distinzioni di razza.
Molti bambini arrivano in seguito ai ricongiungimenti familiari. Non potevamo e volevamo fare classi solo per loro. Questi bambini che non parlano italiano escono dalle loro classi durante le ore di italiano e matematica, ma restano invece quando si insegnano le altre materie».

«Quella che vede non è una classe differenziata - spiega Maria Pegoraro, maestra in pensione richiamata in servizio in seguito all'accordo tra Comune e Direzione didattica - nessuno tra questi bambini - aggiunge indicano la scolaresca - è nato in Italia. Alcuni sono arrivati da pochi giorni dal Brasile, dal Marocco, dalla Serbia. Alcuni parlano francese o portoghese, altri inglese, altri ancora solo arabo o un dialetto. Non sempre è possibile farli uscire mentre sono in corso le lezioni, quando si insegna francese escono quelli che già lo sanno e così con l'inglese».

Un gioco ad incastro insomma, che mette a dura prova una decina di maestre «recuperate» all'insegnamento che ricevono un compenso dall'amministrazione comunale. Quando i bambini arrivano nel corso dell'anno scolastico vengono «intervistati» - spiega la maestra Pegoraro - per saggiare la loro conoscenza della lingua italiana. Lo scorso anno, nelle scuole elementari di Arzignano, 108 bambini stranieri hanno frequentato, da ottobre a maggio, il «corso di sostegno pomeridiano». «La verità è - interviene l'assessore alla pubblica istruzione Antonio De Sanctis - che abbiamo affrontato problemi più grandi di noi e siamo stati lasciati soli. Non si può affrontare una questione come quella dell'integrazione solo con le risorse locali. Nel 2008 un bambino su 2 è figlio di stranieri...». «Non possono esistere politiche di integrazione solo comunali - conclude il sindaco Fracasso - si tratta di un tema di rilevanza nazionale, occorrono linee guida e risorse adeguate. Noi abbiamo lanciato una sfida, abbiamo deciso di coinvolgere gli insegnanti, la politica deve ascoltare la scuola e dare risposte urgenti».


25 Nov 2008   

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« Risposta #86 inserito:: Novembre 28, 2008, 10:31:24 pm »

INDIA: TRE VICENTINE RIENTRATE IN ITALIA, SIAMO STATE FORTUNATE

ATTERRATE A VENEZIA


Vicenza, 28 nov. (Adnkronos)

- Sono riuscite a tornare in Italia le tre donne di Vicenza che erano rimaste coinvolte negli attentati di Mumbai in India.

Il loro volo e' atterrato poco dopo le 14 all'aeroporto Marco Polo di Venezia.

Le donne, Carla Padovan, 48 anni, Benedetta Padovan, 19enne, e Rossella Bergamo, di 29, sono scese dal velivolo e hanno subito abbracciato i parenti che hanno festeggiato il rientro stappando delle bottiglie: "siamo state fortunate" hanno detto, appena sbarcate.

Le tre erano andate in India per promuovere la loro citta' attraverso il consorzio "Vicenza E'".



« Ultima modifica: Novembre 28, 2008, 10:33:40 pm da Admin » Registrato
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« Risposta #87 inserito:: Dicembre 08, 2008, 11:40:56 pm »

Dimissioni a Verona

L'addio del giovane banchiere,

il primo a pagare in tempo di crisi

Svolta al Banco Popolare. Via Innocenzi, arriva Saviotti.

Perso in pochi giorni un terzo del valore di mercato


MILANO — Le dimissioni di Fabio Innocenzi segnano lo stop dell'ascesa di un giovane banchiere (47 anni) considerato fino a qualche tempo fa fra i più decisi e «rampanti», protagonista della fase aggregativa caratterizzata da fusioni e acquisizioni non sempre facili da realizzare e digerire.

Probabilmente la svolta in Banco Popolare non resterà un caso isolato e segna anche, con il significativo arrivo di Pierfrancesco Saviotti, 66 anni, banchiere di grande esperienza, direttore generale di Intesa fino al 2005 e di «scuola» Comit (la stessa di Lino Benassi, chiamato a capo di Italease dopo il dissesto), il ritorno di un «fare banca» più tradizionale e retail, più attento al rischio e ai risultati di lungo periodo. Il cammino di Innocenzi è già di per sé molto significativo e di «tendenza»: con lui hanno vissuto una più o meno rapida ascesa nel credito manager giovani e talvolta provenienti dal risparmio gestito. Lui la carriera la percorre quasi interamente in Unicredit: dai primi passi nell'ufficio studi fino (nel maggio 2000) alla carica di amministratore delegato di Pioneer sgr, appena acquisita negli Stati Uniti.

Quando nel luglio 2001 lo chiama Carlo Fratta Pasini, più o meno suo coetaneo (ha cinque anni in più), avvocato e presidente del gruppo Banca popolare di Verona, si è subito pensato si trattasse di una mossa pro-aggregazioni: Innocenzi, banchiere estraneo al mondo delle Popolari e ai loro «localismi» avrebbe forse favorito l'unione fra le cooperative auspicato da Banca d'Italia. E in effetti le rapide nozze fra la Verona (che ha per advisor Morgan Stanley) e la Novara («consigliata» da Mediobanca) sembra accreditare questa interpretazione. Si tratta del matrimonio che ha segnato l'affermazione di Innocenzi e, con il tempo, probabilmente quello che ne segnerà la fine. Perché con l'unione la nuova banca diventa l'azionista di riferimento (con il 30%) di Italease, istituto sul quale il giovane banchiere «investe» non poco, impegnandosi tra l'altro a fondo nella governance. Quando scoppia lo scandalo e Bankitalia, dopo una lunga ispezione, nel luglio 2007 azzera il board di Italease, esce anche Innocenzi, che comunque nell'ottobre di quest'anno è incluso fra gli indagati nell'ambito di una nuova indagine sul tracollo della società.

Ma il caso Italease, se è il più evidente, non è il solo ad aver alimentato malcontento nei confronti del top manager da parte di alcuni soci: la banca nel frattempo si unisce alla Popolare Lodi in un matrimonio che alcuni giudicano più forzato che perseguito con volontà fino in fondo. Fatto sta che Innocenzi «soffia» alla Bpm la banca che è stata di Gianpiero Fiorani. E nell'aprile di quest'anno, di fronte a una riduzione dell'utile atteso per il 2007, il presidente del consiglio di sorveglianza Carlo Fratta Pasini difende il consigliere delegato dicendo: non si tocca. Solo che i risultati dei nove mesi 2008 segnano ancora un punto pesante contro Innocenzi, perché il calo dell'utile del 6% è sottolineato da svalutazioni su Lehman e banche islandesi. I bassi coefficienti patrimoniali, il caso Italease e i tracolli in Borsa, le operazioni sulla finanza che non piacciono. E per il manager si chiudono le porte della banca.

Sergio Bocconi
08 dicembre 2008

da corriere.it
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« Risposta #88 inserito:: Dicembre 18, 2008, 12:04:39 am »

Il rilancio dell'economia.

Punti centrali saranno la formazione e la riqualificazione del personale

Veneto, patto da 2,5 miliardi

Marco Alfieri
MILANO


Non è la soluzione della crisi, certo: ma un buon viatico per garantire sostegno al reddito dei lavoratori, facendo sistema, sicuramente.
Si tratta dell'accordo siglato l'altro giorno tra Regione Veneto e parti sociali per anticipare e spendere subito la quota che spetta al Veneto, pari a 2,5 miliardi di euro 2008-2013, di fondi sociali europei e Fas. L'Ue, vista la crisi in corso, permette agli stati membri di anticiparli sul sostegno all'economia invece che spenderli "splittati" sui prossimi sei anni. Ma devono essere le regioni ad attivare la richiesta. Il Veneto lo ha fatto, appunto, d'intesa coi sindacati. I quali, ammette Franca Porto, segretario regionale della Cisl, si dicono «molto soddisfatti della condivisione che, per la prima volta, sta attuando la giunta Galan». In particolare, il protocollo impegna la Regione a concertare col sindacato un patto per lo sviluppo che dia valore al lavoro, alle imprese e all'innovazione. Sugli ammortizzatori sociali, Venezia s'impegna ad attivarsi nei confronti del ministero del Lavoro per ottenere l'estensione garantita a tutte le tipologie di lavoratori. Tramite gli enti bilaterali del Veneto saranno poi potenziate le risorse destinate al sostegno dei redditi. E sempre al ministero sarà richiesto di assegnare risorse per gli ammortizzatori proporzionate al peso delle attività economiche venete.
Su formazione/riqualificazione, invece, una parte delle risorse dei fondi per la formazione verranno orientati per i corsi di riqualificazione dei lavoratori in mobilità e sul re-impiego in chiave di workfare, più che di vecchio welfare. Insomma un accordo che incrocia, paradossalmente, un positivo pragmatismo dei sindacati locali. Sarà che vivono in contesti a capitalismo diffuso dove il lavorare e il produrre è un tutt'uno e se non sei flessibile diventi residuale: ma in queste settimane in Veneto è più facile trovare sindacalisti relativamente ottimisti che imprenditori. Spiega sempre Franca Porto «che per ora stiamo vivendo la somma di due passaggi: da un lato l'incapacità, esplosa nel 2000, di far crescere la produttività unitaria perché in fondo restiamo i cinesi d'Europa. Dall'altro siamo andati così bene nell'ultimo triennio, qui in Veneto, che adesso è arrivato un rallentamento, almeno in parte fisiologico».
«Certo è esplosa la Cig, i dati sono preoccupanti. Ma non ci sono ancora elementi tali da farci dire che stiamo entrando in una situazione catastrofica», ragiona Bruno Anastasia, direttore di Veneto Lavoro. «Non c'è dubbio che siamo davanti ad una crisi strutturale. Ma sull'estensione e la profondità non ci sono ancora evidenze, bisogna aspettare il primo trimestre 2009». Prendiamo i licenziamenti. Veneto Lavoro sta aggiornando gli ultimi dati. La stima è che nel 2008 ce ne sono stati circa 20mila. È un numero importante, ma nel 2007 ce ne sono stati comunque 13mila. Non si partiva da zero.
«Mentre mi sembra che, mediaticamente, ci sia quasi la necessità ad evocarla, la crisi, più che monitorarla», conclude Anastasia. «Attenzione a fare terrorismo psicologico, perché le aspettative sono parte delle dinamiche economiche».

da newsletterilsole24ore.com

http://www.newsletter.ilsole24ore.com/Biz24/Articoli/2008/2008_12_17/22_C.php?uuid=cc28ae7e-cc5a-11dd-b9db-0f80caa3e4f6&DocRulesView=Libero
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« Risposta #89 inserito:: Dicembre 23, 2008, 11:21:33 am »

21/12/2008 (6:51) - IL RETROSCENA

Pd, pure Veltroni ha i suoi cacicchi

In tutta Italia «ras» di riferimento

FABIO MARTINI
ROMA


Accadde tutto una mattina di luglio del 2005 al Parco dei Principi, hotel per attrici e indossatrici, dove quel venerdì si stava svolgendo il Consiglio nazionale dei Ds. Inaspettatamente Fabio Mussi sfoderò un lessico crudissimo per denunciare «l’esistenza in Campania di veri e propri capibastone», avvertendo: «Su questi argomenti sono pronto a fare uno scandalo!». Cesare Salvi rincarò le dosi contro consulenze e commissioni speciali in terra di Campania («C’è una nuova questione morale!») e alfine il parlamentino della Quercia approvò un ordine del giorno Mussi-Salvi-Napolitano col quale si mettevano all’indice quelle regioni «governate dal centro-sinistra che moltiplicano gli incarichi amministrativi». Quattro giorni dopo il «capobastone» Antonio Bassolino, dicendosi «rattristato dal calderone», produsse questo contro-argomento: «In Campania si vince sempre dal 1993, altrove a volte si vince e si perde...».

Dunque, guai ai capibastone. Quell’invettiva deve essere rimasta nell’orecchio di Walter Veltroni e ieri mattina, tre anni dopo, il leader del Pd l’ha rilanciata con foga ed efficacia spettacolare davanti all’assemblea dei giovani democratici. E subito dopo, al cinema Capranica, si è acceso il gioco di società: a chi si riferiva Veltroni? A D’Alema? A qualche capobastone locale? A Bassolino, che da mesi ignora gli inviti mediatici del segretario a dimettersi? Certo, un eventuale allusione alla Campania rischia di diventare scivolosa. Lì già da tempo i capibastone che portano più voti e tessere non sono schierati né con Bassolino né con D’Alema, ma con Walter Veltroni. Nell’ultimo congresso provinciale di Napoli Andrea Cozzolino, il candidato di Bassolino, è stato battuto dal veltroniano Luigi Nicolais, docente universitario che insegna Tecnologie dei polimeri ed è stato eletto grazie ai voti decisivi dell’ex dc gavianeo Salvatore Piccolo («Gava ha segnato la storia politica del Paese») e di Pasquale Sommese, il «re delle preferenze» (record di 33.807 personali alle Regionali) e che - da quel che emerge nelle intercettazioni napoletane - è il consigliere regionale del Pd interpellato da Alfredo Romeo per aprire le porte della Regione Campania.

Certo, quando un leader come Veltroni platealmente annuncia piazza pulita dei porta-voti più disinvolti, difficile immaginare che possa mettersi col bilancino a discriminare tra amici e nemici. Ma cosa ha veramente in testa il segretario del Pd? In cima ai suoi pensieri, anche stavolta, c’è D’Alema e i suoi epigoni sul territorio? «Assolutamente no - sostiene il veltroniano Giorgio Tonini - è del tutto evidente che alla vigilia di una grande tornata amministrativa, il segretario intenda mettere in campo una profonda innovazione nelle candidature e nella qualità di governo». Il termine capobastone istintivamente evoca il Sud, dove alle Europee del 2004 Massimo D’Alema conquistò nientedimeno che 832.000 preferenze, anche grazie ad una rete di accordi locali con una miriade di «capibastoncini». Ma anche al Sud non mancano i sostenitori di Veltroni: due giorni fa Piero Fassino ha chiesto la fine dei «doppi incarichi» e tra questi c’è anche il capopopolo Michele Emiliano, sindaco di Bari e segretario regionale del Pd. E persino tra i giovani si fanno largo capibastone-bonsai.

Racconta Paolo Giaretta, segretario del Pd Veneto: «Dalle nostre parti non si era mai visto: alle Primarie dei giovani si sono «comprati» dei voti, offrendo una pizza o anche qualcosa in più».
da lastampa.it
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