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Autore Discussione: Luigi Marattin. IN COSA CONSISTE L’ ACCORDO TROVATO QUESTA MATTINA AL CONSIGLIO  (Letto 3481 volte)
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« inserito:: Luglio 21, 2020, 02:41:11 pm »

Luigi Marattin

IN COSA CONSISTE L’ ACCORDO TROVATO QUESTA MATTINA AL CONSIGLIO EUROPEO?

7 RISPOSTE PER 7 DOMANDE. PER CONOSCERE, PRIMA DI GIUDICARE.


1) COSA PUO’ FARE LA UE CHE PRIMA NON POTEVA?
Per la prima volta - escludendo somme marginali per calamità naturali - la Commissione Europea può indebitarsi sul mercato dei capitali a nome dell’Unione Europea. Lo può fare fino ad un massimo di 750 miliardi di euro (divisi tra 360 miliardi di prestiti trentennali e 390 miliardi di contributi diretti), e fino al 2026.

Finora, la possibilità di emettere debito comune era limitata a strumenti esterni il bilancio comunitario (MES, Sure, BEI). In questo modo, sebbene solo per l’emergenza Covid-19, si fa il primo vero passo verso una maggiore condivisione dei rischi e verso una politica fiscale comune.

Questo, come sempre detto, rappresenta il vero passo storico compiuto questa notte. E che negli anni prossimi dovrà evolvere, dopo aver dimostrato di funzionare.

2) COME FARA’ LA UE A RIPAGARE QUESTI TITOLI DEL DEBITO PUBBLICO EUROPEO?
Lo farà attraverso il proprio bilancio, rimborsando ogni anno al massimo 29,25 miliardi di quota capitale, più gli interessi. Fino al 31 dicembre 2058, quando questi debiti dovranno essere estinti completamente.

3) E LA UE DA DOVE LI PRENDE QUESTI SOLDI?
Da due fonti:
1) da maggiori contributi degli stati nazionali
Le risorse che ogni stato nazionale deve versare al bilancio dell’UE salgono dal 1,20% del Reddito Nazionale Lordo al 1,40%, con la possibilità di un ulteriore incremento dello 0,6% qualora sia necessario per ripagare i debiti. Per l’Italia parliamo di 3,6 miliardi ogni anno, più un eventuale 10,6 miliardi qualora fosse necessario.
2) da misure che approssimano (o anticipano) una nuova capacità fiscale della UE.
Dal 1 gennaio 2021 sarà attiva una tassa sulla plastica non riciclata pari a 0,8 euro per chilogrammo (formalmente, non potendo ancora la UE imporre tasse, immagino che si parli di tasse nazionali, così come immagino e spero se ne possa parlare molto meglio).

Inoltre, entro giugno 2021 la Commissione proporrà due nuovi strumenti in grado di produrre gettito: un meccanismo per tassare adeguatamente i beni importati la cui produzione contiene l’utilizzo del carbone, e una web-tax.

La Commissione poi annuncia - evidentemente con un grado inferiore di cogenza - di lavorare anche ad un’estensione dell’attuale Emission Trading Scheme (=il meccanismo attraverso cui ci si scambia “quote di inquinamento”) al settore aereo e marittimo, e una tassa sulle transazioni finanziarie.

4) OK, FIN QUI IL MODO ATTRAVERSO CUI LA UE OTTIENE E RIPAGA I SOLDI PRESTI A PRESTITO. MA POI, DI QUESTI 750 MILIARDI, CHE SE NE FA?
Il programma “Next Generation EU” è composto da 7 sottoprogrammi.
Quello più importante - che impiega il 90% delle risorse - è il Recovery and Resilience Facility.
In esso sono concentrati tutti i prestiti (360 mld su 360) e l’80% dei contributi diretti (312,5 mld su 390).

5) E COME FUNZIONA?
Le risorse sono assegnate agli Stati membri, entro il 2023 (i pagamenti entro il 2026). Ma il 70% dei contributi diretti devono essere impegnati entro il 2022.

I criteri di allocazione tra gli Stati rimangono quelli proposti dalla Commissione:
a) la popolazione
b) il Pil pro-capite
c) l’aumento della disoccupazione nel periodo 2015-2019
(quest’ultimo criterio, per il solo 2023, è sostituito dalla perdita cumulata di Pil reale nel biennio 2020-2021).

Gli Stati devono presentare i piani per l’utilizzo di queste risorse per il triennio 2021-2023. Questi piani saranno rivisti e approvati nel 2022, in modo da procedere all’allocazione definitiva entro il 2023.

6) E COME E’ FINITA LA STORIA SU CHI CONTROLLA, CHI DECIDE ECC?
Entro due mesi dalla presentazione del piano nazionale, la Commissione dovrà valutarlo.

Lo farà sulla base di un pre-requisito (l’aderenza alla transizione verde e digitale) e i seguenti criteri:
a) la coerenza con le raccomandazioni specifiche che la Commissione fa ogni anno ad ogni stato membro (per l’Italia in particolare fanno riferimento alla necessità di profonde riforme strutturali)
b) il rafforzamento del potenziale di crescita dell’economia

La valutazione della Commissione deve poi essere approvata dal Consiglio Europeo (dove siedono i capi di Stato e di governo) a maggioranza qualificata.

Durante l’attuazione del piano, le varie tranches di pagamenti effettivi delle risorse agli stati membri sono soggette ai seguenti step:
a) il Comitato Economico e Finanziario (composto da due membri per ogni stato, nominati tra gli alti funzionari dell’amministrazione statale e della Banca Centrale nazionale, più i funzionari della BCE) deve essere d’accordo sui progressi compiuti dallo stato membro e sulla coerenza con gli impegni presi.
b) se un qualsiasi Stato membro pensa che ci siano serie deviazioni dagli impegni presi da un altro stato, chiede la convocazione del Consiglio Europeo per discuterne. Fino a che il Consiglio non discute estensivamente il problema, la Commissione non può prendere alcuna decisione e non può procedere al pagamento.

Nell’accordo c’è scritto che questo processo impiega tre mesi, ma essendo preceduta dalla parolina magica “as a rule”, significa che tale scadenza non è vincolante.

7) E COM’E’ FINITA LA STORIA DEGLI SCONTI CHE ALCUNI PAESI AVRANNO SUI CONTRIBUTI DA PAGARE AL BILANCIO COMUNITARIO?

Nello scorso ciclo di bilancio (2014-2020), quattro paesi avevano diritto ad uno sconto sulla loro “quota di partecipazione” alla Ue.

In questo nuovo ciclo di bilancio (2021-2027) questo sconto viene massicciamente aumentato:

La Svezia passa da 185 milioni a 1,06 miliardi di sconto.
L’Austria da 10 milioni a 565 milioni di sconto.
L’Olanda da 695 milioni a 1,9 miliardi di sconto.
La Danimarca da 130 milioni a 377 milioni di sconto.

E a questi si aggiunge la Germania - che prima non aveva diritto a sconti- e che ora ne ottiene 3,6 miliardi.

A onor del vero, sparisce però il dimezzamento dell’aliquota di compartecipazione IVA (che gli stati versavano al bilancio UE) che prima valeva per Germania, Olanda e Svezia. Nel precedente bilancio, infatti, questi paesi dovevano versare solo lo 0,15% della propria base imponibile IVA, e non lo 0,3% come gli altri.

Questi sono i fatti. Ho limitato al minimo un mio commento. Perché prima bisogna conoscere, studiare, riflettere.

E poi commentare.

Da - https://www.facebook.com/luigimarattin/posts/921177288350124?__tn__=K-R
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