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Autore Discussione: Le epidemie ci costringono ad alzare gli occhi da noi stessi come individui.  (Letto 3502 volte)
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« inserito:: Luglio 19, 2020, 06:57:22 pm »

Intervista Coronavirus
Gallo: "L’Hiv insegna che dalle pandemie si esce solo insieme"

17 LUGLIO 2020

È come se una forza aliena avesse invaso la Terra: per batterla serve restare uniti. Il vaccino?
Non lo abbiamo e non credo ci arriveremo presto

DI ELENA DUSI

Pandemia viene dal greco tutto. Vuol dire che va affrontata tutti insieme, o non se ne esce».
Robert Gallo è stato uno dei due scopritori del virus dell’Hiv nel 1982 e dirige l’istituto di virologia umana all’università del Maryland, negli Usa. «Ho 83 anni, età in cui c’è il rischio di morte, se si viene infettati». Si rende conto che «un virus non scompare in America o in Italia finché non è scomparso in Mali o in America Latina». Per questo nel 2011 ha fondato il Global Virus Network, rete di laboratori in 35 paesi che studia i microbi più insidiosi del mondo.

Le epidemie ci costringono ad alzare gli occhi da noi stessi come individui. A guardarci come collettività. Sono un problema medico, ma anche una sfida sociale?
«Le epidemie possono essere vinte solo se c’è il contesto sociale giusto. Non c’è spazio per i nazionalismi quando un virus infuria ovunque. Dobbiamo immaginare che una forza aliena invisibile abbia invaso la Terra per distruggere l’umanità, e che solo unita la nostra specie possa farvi fronte. È lo spirito con cui abbiamo fondato il Global Virus Network, che mette insieme paesi come Russia, Cina, Messico, Indonesia. Non so se l’attacco informatico russo per il vaccino sia reale. Ma ho ottimi collaboratori in quel Paese. Nessuno metterebbe il nazionalismo al di sopra della scienza».

Alcuni dei farmaci contro il Covid furono messi a punto per l’Aids. Molti di voi medici e scienziati impegnati contro il coronavirus siete esperti di Hiv. C’è un filo rosso che unisce le due epidemie?
«Nell’81 ci trovammo di fronte a una malattia totalmente nuova e ignota. Cercare di capirla fu uno sforzo enorme. Ma più che dal punto di vista scientifico, l’Aids ci ha offerto delle lezioni dal punto di vista sociale. Abbiamo imparato a riconoscere le differenze nella sessualità e a curare le aree più povere del mondo. Poi, però, abbiamo dimenticato».

Cosa?
«Che le epidemie tornano. Il governatore di New York Andrew Cuomo ha detto che il coronavirus verrà ricordato per sempre. Non è vero. Passato qualche anno, messo a punto un farmaco o un vaccino, dimenticheremo anche stavolta».

Ma l’Aids ci ha lasciato molto. L’idea che i farmaci vadano dati ai Paesi poveri. Le leggi sui brevetti in emergenza. Ong come Cepi o Gavi per distribuire a tutti il vaccino.
«Quale vaccino? Non abbiamo un vaccino contro il coronavirus e non credo che con gli approcci attuali ci arriveremo presto. Chi ci lavora è generoso nel fare annunci, ma è facile dire che viene stimolata la risposta immunitaria. Quello che dobbiamo sapere è quanto dura, questa risposta. E non ci vorrà meno di un anno. Il problema va risolto dalla scienza, non dalle ong. Prima facciamolo, questo vaccino. Rendiamolo facile da produrre e poi vedremo che darlo a tutti non sarà così difficile. Non capisco a cosa serva oggi una Gavi che si impegna a distribuire un prodotto che non c’è».

Anche a contrastare una politica Usa che vuole anticipare gli altri nell'acquisto dei vaccini?
«La politica negli Usa è eterogenea. Trump è una persona e a gennaio non ci sarà più. Diversamente da lui, molti americani sanno quanto è importante la responsabilità sociale. E se gli Stati Uniti non rappresentano un esempio nobile, chi potremmo citare? La Cina forse? Francia e Germania parlano bene, ma decine di miliardi di dollari per aiutare l’Africa vengono dagli Usa. George W. Bush non era un presidente popolare in America o in Europa. Ma in Africa, per le strade, tanti lo ricordano».

Perché gli Usa, che sono un faro per la scienza del Covid, hanno perso il controllo dell’epidemia?
«Bella domanda. Non lo so. Personalmente non mi fido dei consigli del governo e mi oriento sugli studi del nostro Network o sulla letteratura medica. Credo che sia importante stare distanti e all'aria aperta, finché il clima lo permette».

Oggi la scienza sul coronavirus sta facendo un buon lavoro?
«Mi aspettavo di più. Dopo sei mesi siamo ancora fermi a vecchi farmaci come remdesivir o idrossiclorochina. Con l’Hiv siamo diventati bravi a progettare antivirali, che hanno permesso ai malati di tornare a una vita normale. Oggi il governo interviene troppo nella ricerca. Dà miliardi a vaccini che non andranno lontano e nulla per una pillola da 10 centesimi che potrebbe salvare delle vite già oggi. Penso al vaccino orale contro la polio per stimolare il sistema immunitario».

Il progetto in cui lei è impegnato.
«Eppure non riesco a ottenere i fondi per portarlo avanti nel mio Paese. Per ora ci lavorano altre nazioni».

Come all’epoca dell’Aids, c’è chi nega la realtà delle epidemie.
«Non potei andare in Sudafrica per via di Thabo Mbeki, il presidente, che negava l’esistenza del virus. Eravamo accusati di averlo creato noi».

Se lei non ha fiducia nel vaccino, come pensa che tutto questo finirà?
«Impossibile dirlo. Solo Socrate sa, quando dice di non sapere».

Da - https://rep.repubblica.it/pwa/intervista/2020/07/17/news/gallo_l_hiv_insegna_che_dalle_pandemie_si_esce_solo_insieme_-262233953/
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