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Autore Discussione: Giampiero Rossi - Vaciago: «L’inflazione è mondiale, ma noi siamo troppo fragili  (Letto 2423 volte)
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« inserito:: Dicembre 16, 2007, 04:42:33 pm »

Vaciago: «L’inflazione è mondiale, ma noi siamo troppo fragili»

Giampiero Rossi


«Siamo un paese strutturalmente fragile, è bastato un blocco dei Tir per dimostrarci quanto. Ma l’aumento dei prezzi non è certo colpa di questo governo, ha origini più lontane, ma era comunque prevedibile». Secondo l’economista Giacomo Vaciago le cause che stanno dietro l’ennesimo “allarme prezzi” sono diverse, tutte concatenate tra loro, tutte prevedibili da molto tempo, e tutte mai affrontate sul serio.

Professor Vaciago, perché siamo di nuovo in questa situazione?

«Tanto per cominciare diciamo che l’aumento die prezzi non è di oggi ma è iniziato da tempo. Solo che mentre alcuni prodotti aumentavano altri diminuivano e c’era compensazione. Il fatto è che alcuni beni, per esempio gli alimentari, hanno maggiore rigidità di offerta. Infatti, non si può seminare più grano se aumenta la domanda, bisogna aspettare il prossimo raccolto. E lo stesso vale, più o meno, anche per il petrolio».

Ma è un problema solo italiano?

«Ma no, riguarda tutto il mondo. Sui giornali francesi o tedeschi, per stare in Europa, si parla da tempo di recessione in arrivo per il 2008. Questo è il costo della crescita, lo paga anche la Cina, solo che con quei tassi di sviluppo non lo sente più di tanto. Diciamo però che qui qualcuno ci marcia. perché non si spiega come mai il prezzo del barile di petrolio in euro non sia aumentato - per effetto dell’apprezzamento della nostra valuta - ma alla pompa continui a lievitare».

E allora eccoci al problema tutto italiano.

«È il problema del sistema italiano, fragilissimo. È bastato un blocco dei Tir a mettere a nudo questa vulnerabilità. È stato micidiale perché il nostro è un sistema che ormai non è più bastato sulle scorte, quei camion sono i veri magazzini del paese, quindi sia dei grandi ipermercati che della bottega sotto casa. In questo non c’è differenza. Se poi qualcuno comincia a gridare che non c’è più la roba negli scaffali e che presto non ci sarà più benzina, allora tutti corrono all’accaparramento e allora la frutta e la benzina finiscono davvero. Anche se bastava stare calmi e in tre o quattro giorni tutto sarebbe tornato a posto».

Quindi, riassumendo: la spinta inflazionistica c’era già ma il blocco dei Tir ha fatto saltare il tappo?

«È stata la mazzata devastante, che ha mandato in tilt un sistema fragile, ormai basato sul just in time in tutti i settori, quindi il problema è riuscire a governare una situazione così esposta. In queste condizioni un blocco simile non è sopportabile, non è tollerabile e allora deve cambiare il modo di gestirlo».

Le maniere forti?

«Non dico questo, ma ricordo che Ronald Reagan mobilitò i militari per sostituire i controllori di volo americani in sciopero, perché sapeva che per il paese la mobilità aerea era fondamentale». E anche da noi, a questo punto, abbiamo capito che la mobilità è il punto più debole per l’intera economia?

«Sì, è l’intero nostro sistema a essere esposto a rischi proprio perché da un lato le scorte non stanno più nei magazzini ma viaggiano sui camion, dall’altro la mobilità è una delle piaghe di questo nostro paese: tangenziali, ferrovie, Alitalia, Taxi, Tir, bus... Basta guardare dove sono esplodi gli ultimi scioperi per rendersi conto che stiamo parlando di un punto debole, dove peraltro permangono incrostazioni corporative difficili da rimuovere. Viviamo di merci con un alto contenuto di chilometri ma la mobilità è un disastro».

E allora come se ne esce?

«Bisogna ripensare, sottolineo ripensare, l’intero sistema di mobilità. Perché come si può pretendere di spostare merci dalla gomma al ferro se queste sono le nostre ferrovie? E dopo che sarà stato avviato questo rinnovamento ci vorranno almeno dieci anni prima che le cose funzionino bene».

Pubblicato il: 16.12.07
Modificato il: 16.12.07 alle ore 7.38   
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