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Autore Discussione: La morte sociale è un fatto.  (Letto 7606 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Giugno 15, 2020, 11:39:52 pm »


Uccisa nel 1994, oggi Ilaria Alpi avrebbe compiuto 59 anni.
Perché le istituzioni preposte non arrivano alla verità e dunque alla giustizia?

24.05.2020 - Articolo 21

Uccisa nel 1994, oggi Ilaria Alpi avrebbe compiuto 59 anni. Perché le istituzioni preposte non arrivano alla verità e dunque alla giustizia?

Ogni 24 maggio, compleanno di Ilaria, Luciana e Giorgio Alpi insieme e poi Luciana da sola si recavano al Cimitero a portare delle rose bianche a Ilaria e parlavano con lei.

Questo 24 maggio è il secondo senza nessuno dei due. Ci andranno Anna l’amata sorella di Luciana, con suo figlio Pino.

Linguaggi diversi hanno raccontato Ilaria: cinema, libri d’inchiesta, speciali servizi giornalistici, teatro, poesia, musica, letteratura.

Quel 24 maggio 2014, venti anni dopo che Ilaria fu uccisa insieme a Miran a Mogadiscio in un agguato organizzato e ben preparato, grazie al lavoro di Davide Dalla Libera, un “giovane produttore di rose” (come lui stesso si definisce) viene presentata una rosa dedicata a Ilaria: “è una rosa arbustiva bianca, che si tinge di rosa poco prima di sfiorire…”  Fiorisce in questi giorni: l’ho vista sbocciare e crescere quest’anno “grazie” al confinamento. E ho ripensato a quei giorni, a quanto fu felice Luciana per questa rosa chiamata Ilaria: “Quando Davide mi ha scritto che avrebbe dedicato una rosa a Ilaria, mi sono commossa. In questi vent’anni sono state tante le piazze, le scuole, le biblioteche, i parchi dedicati a Ilaria: è sempre stato un piacere sapere che tante persone volessero ricordare Ilaria e chiedere giustizia e verità insieme a noi.

Dedicarle una rosa “mi è parso un gesto molto poetico e originale”, che le parole di Davide confermano: ” la rosa e Ilaria…quel profumo che va via col vento ci fa ricordare il suo spirito libero…” Così come quelle del prof. Carlo Blasi, direttore dell’Orto Botanico di Roma: “…Che il sacrificio di una grande giornalista possa essere ricordato nel tempo con una rosa moderna nel roseto di un Orto Botanico storico di importanza internazionale, penso sia veramente un fatto fondamentale per la sua famiglia e per tutti coloro che hanno a cuore la storia e il sorriso di Ilaria, così ben identificabile con la fioritura della rosa a lei dedicata”.

Ho pensato che una rosa è bellezza; che “bellezza è verità e verità è bellezza” come scrive John Keats; che tutti conosciamo la verità di Ilaria e che in tantissimi continuiamo ad emozionarci e a indignarci sentendo la sua storia tragica.

Ma allora perché le istituzioni preposte non arrivano alla verità e dunque alla giustizia?
Ho pensato a tre persone: Giorgio Alpi, Giovanni Falcone e Roberto Morrione.
Giorgio, il papà di Ilaria, diceva spesso con amarezza: “c’è un filo che lega l’uccisione di Ilaria e Miran con le stragi italiane fin da Portella della Ginestra e rifletto sulla continuità di certi meccanismi di potere che impediscono di assicurare alla giustizia i responsabili di questi crimini”.

“Menti raffinatissime” è un’espressione di Giovanni Falcone pronunciata in una dichiarazione subito dopo l’attentato fallito dell’Addaura (1989).

Roberto Morrione, è un esempio per tutti i giornalisti e i tanti giovani che vogliono mantenere accesa la luce dell’informazione pulita e coraggiosa. Un esempio anche per chi giornalista non è ma è impegnato per un’Italia e un mondo migliori. Di quel “menti raffinatissime” Roberto dava una sintetica interpretazione: gli assassinii che avevano liquidato la classe dirigente non solo siciliana, a partire almeno dagli ultimi anni ’70 non potevano avere la mafia come unica regia.

“…Non mi si vorrà far credere che alcuni gruppi politici non si siano alleati a Cosa nostra – per un’evidente convergenza di interessi – nel tentativo di condizionare la nostra democrazia, ancora immatura, eliminando personaggi scomodi per entrambi. …” Sono parole scritte da Giovanni Falcone in dialogo con Marcelle Padovani nel libro/intervista “Cose di Cosa nostra” 1991, sei mesi prima della strage di Capaci. È con queste parole che Roberto chiude un suo articolo “Mafia e politica” il 23 maggio del 2010.

“Menti raffinatissime”: possiamo sostenere che sono state in azione fin dai primi giorni dopo l’uccisione premeditata di Ilaria e Miran il 20 marzo 1994 a Mogadiscio: l’omissione di soccorso, la sparizione dei bloc notes e di alcune cassette video, la non effettuazione dell’autopsia, la violazione dei sigilli dei bagagli, la costruzione “persistente” della tesi della casualità …mentre si sa che è stata un’esecuzione.

Sono ancora in azione con evidenza: Il tribunale di Perugia ha stabilito che Hashi Omar Hassan è stato in carcere per 17 anni ma era innocente e ne ha disposto la scarcerazione immediata nel gennaio 2016. Le motivazioni della sentenza saranno pubblicate un anno dopo, il 17 gennaio 2017: vi leggiamo anche, a chiare lettere, che c’è stato depistaggio fin dai primi giorni e forse ancora in atto.

La Procura di Roma ha chiesto per tre volte l’archiviazione dell’inchiesta sull’esecuzione, richieste sempre respinte, fin dalla prima, con la sentenza del dottor Cersosimo nel 2007 (”…omicidio su commissione …per impedire che le notizie …in ordine ai traffici di armi e di rifiuti tossici …venissero diffuse…”) che disponeva di indagare su 26 punti a partire dalla vicenda Hashi!

“In Italia il corso della giustizia è accidentato, gli assassini e chi li copre possono contare sul fatto che le tracce si dissolveranno, che i reperti scompariranno (…) fino all’accreditamento ufficiale di una falsa versione, a una manipolazione dei fatti reali …”

Sono parole di Francesco Rosi che riceve il Leone d’oro alla carriera nel 2012: si riferisce a casi affrontati nei suoi film (a partire da Salvatore Giuliano) ma possiamo sostenere che è quello che è accaduto per Ilaria e Miran e per tutte le stragi che hanno insanguinato il nostro paese.

Infiniti sono stati i tentativi di chiudere questo caso in tutti questi anni. Incessante è stato l’impegno di Giorgio e Luciana Alpi, della comunità di #NoiNonArchiviamo e del mondo della cultura, delle moltissime scuole, istituzioni, delle decine di migliaia di cittadine e cittadini che si sono impegnati anche col sigillo della loro firma: per questo il caso è ancora apertissimo.

E noi siamo ancora qui perché attendiamo, dal nuovo capo della Procura di Roma, con vigile fiducia e con trepidazione un “gesto” che ripristini ed esalti “il senso della verità dello Stato” condizione necessaria per avere giustizia: è questo il nostro rinnovato impegno che accompagna, cara Ilaria, gli auguri per

Questo 24 maggio: ti sentiamo sempre accanto, ti abbracciamo con affetto e riconoscenza.
Mariangela Gritta Grainer

#NoiNonArchiviamo
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Qui l'articolo originale sul sito del nostro partner
Categorie: Cultura e Media, Europa, Opinioni
Tags: giornalismo d'investigazione, Ilaria Alpi, memoria, Miran, Mogadiscio, uccisione di Ilaria Alpi

Articolo 21


Da - https://www.pressenza.com/it/2020/05/uccisa-nel-1994-oggi-ilaria-alpi-avrebbe-compiuto-59-anni-perche-le-istituzioni-preposte-non-arrivano-alla-verita-e-dunque-alla-giustizia/
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« Risposta #1 inserito:: Luglio 11, 2020, 09:36:56 pm »


Nel gruppo: - Atti e Fatti da segnalare al GIORNALISMO D'INCHIESTA -

 invito a farmi compagnia (inutilmente) nel sollecitare inchieste su fatti e atti antidemocratici e su depravazioni dei nostri diritti sociali.
Se si riuscisse a fare davvero gruppo potremmo tentare di farci ascoltare, ...  ma tra Italiani, uhm.
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« Risposta #2 inserito:: Luglio 11, 2020, 09:38:34 pm »

Prima di riconvertire l’industria del petrolio, della plastica, delle auto o dell’allevamento intensivo, dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare!

La Democrazia è ottimismo!
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« Risposta #3 inserito:: Luglio 11, 2020, 09:39:45 pm »

Se isoliamo la cattiveria, lasciamo cadere l'infamia delle loro falsità, ignoriamo le loro provocazioni all'Odio, Il Bello abbatterà il brutto dei “guastatori” della pace in Italia.

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« Risposta #4 inserito:: Agosto 07, 2020, 09:24:57 pm »

Internazionale: I veleni nelle acque del Veneto

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Internazionale: I veleni nelle acque del Veneto

https://www.internazionale.it/reportage/marina-forti/2020/08/05/vento-inquinamento-pfas

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« Risposta #5 inserito:: Settembre 06, 2020, 04:44:34 pm »

Omicidio Vassallo, la rabbia del fratello: "In un libro racconto la verità negata"

Dario non ha mai smesso di battersi per conoscere i nomi dei mandanti e degli assassini: "Sono ancora tra noi e vivono nelle istituzioni"

Di DARIO DEL PORTO
05 settembre 2020

Omicidio Vassallo, la rabbia del fratello: "In un libro racconto la verità negata"
“Il tempo delle schermaglie è finito. Adesso abbiamo il dovere di dare un nome all’assassino. E’ ancora tra di noi e vive nelle istituzioni”. Dieci anni sono passati e Dario Vassallo è ancora qua, sul porto di Acciaroli, a battersi per conoscere la verità sull’omicidio del fratello Angelo, il sindaco pescatore di Pollica ucciso il 5 settembre 2010 con nove colpi di pistola. Un delitto irrisolto sul quale Dario, medico da anni trasferito a Roma insieme all’altro fratello Massimo, ha scritto due libri. L’ultimo, redatto a quattro mani con il giornalista del Fatto Vincenzo Iurillo, si intitola La verità negata. “Per chi sa leggere, in quelle pagine si può capire chiaramente chi ha ucciso Angelo", afferma Dario Vassallo.

Secondo lei chi è stato?
“Non una persona sola. Erano almeno in tre. Spero che la magistratura italiana legga questo libro, perché lì viene evidenziato come un gruppo di appartenenti allo Stato abbia tenuto in questi anni comportamenti non idonei al ruolo. All'autorità giudiziaria chiedo di accertare anche un’altra cosa”.

Quale?
“Voglio sapere se questi uomini delle istituzioni hanno agito da soli, oppure insieme. Io penso che un sistema abbia depistato le indagini. Ma è una mia idea, tocca a giudici e Pm accertarlo".

Omicidio Vassallo, la rabbia del fratello: "In un libro racconto la verità negata"
Nelle indagini sono stati coinvolti più appartenenti all’Arma dei carabinieri. Alcuni sono stati ascoltati come testi, altri sono stati indagati e poi la loro posizione è stata archiviata. Un ex sottufficiale, Lazzaro Cioffi, è stato l’ultimo in ordine di tempo ad essere messo sotto inchiesta e l’esito di questo filone non è ancora conosciuto. Che cosa le ha detto il comandante generale Giovanni Nistri quando l’ha incontrata assieme a suo fratello Massimo?
“Ci ha ricevuto cordialmente, abbiamo parlato a lungo. Quanto accaduto in questi anni non incrina assolutamente la nostra fiducia nell’Arma che è al nostro fianco. Se altri con la divisa hanno tenuto comportamenti sbagliati, dovrà accertarlo la magistratura".

Pensa anche lei che la chiave dell’omicidio vada ricercata nel tentativo di suo fratello di opporsi allo spaccio di droga ad Acciaroli?
“Quello è il punto di partenza. Con la droga si fanno soldi facili. E tanti. Questo porta con sé investimenti, speculazioni. Basta guardarsi intorno. Acciaroli oggi non è quella che voleva mio fratello. Ma noi, come fondazione, restiamo vigili e faremo di tutto per difendere quello che Angelo aveva creato, evitando ad esempio che i beni comuni finiscano nelle mani dei privati”.

CRONACA
Angelo Vassallo, dieci anni dopo: la morte senza colpevoli del "sindaco pescatore"
DI DARIO DEL PORTO

Da quando suo fratello è stato ucciso, lei non ha mai smesso di esporsi in prima persona. Ha mai avuto paura di ritorsioni o di azioni legali?
“Gesù è morto in croce, non di freddo. E io non voglio portare questa croce sulle spalle per altri dieci anni. Per cercare la verità ho sacrificato la famiglia, ma non ci sto a passare per un vigliacco. Le minacce non mi hanno mai spaventato. E non mi riferisco alle querele”.

Che intende?
“Una notte sono entrati in casa mia, hanno rovistato fra le mie cose senza prendere nulla. Ho dovuto depositare davanti a un notaio il resoconto di una conversazione che ho avuto con un magistrato, perché ne restasse traccia se dovesse capitarmi qualcosa. Ma non mi fermo. Nessuno può comprare la mia dignità. Finché avrò voce, continuerò a chiedere giustizia per l’omicidio di mio fratello”.
 
Da - https://www.repubblica.it/cronaca/2020/09/05/news/omicidio_vassallo_la_rabbia_del_fratello_in_un_libro_racconto_la_verita_negata_-266133198/
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« Risposta #6 inserito:: Settembre 06, 2020, 10:37:27 pm »

“Il Pm Mescolini fu nominato a Reggio grazie ad un accordo tra correnti”, la verità di Antonio Leone

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https://www.ilriformista.it/il-pm-mescolini-fu-nominato-a-reggio-grazie-ad-un-accordo-tra-correnti-la-verita-di-antonio-leone-152831/
 
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« Risposta #7 inserito:: Novembre 18, 2020, 09:33:59 pm »

MicroMega 7/2020: “I crimini coloniali dell’Italia in Africa” - Presentazione e sommario

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ggiannig <ggianni41@gmail.com>
mar 17 nov, 18:30 (1 giorno fa)
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http://temi.repubblica.it/micromega-online/micromega-72020-ci-crimini-coloniali-dell-italia-in-africa-presentazione-e-sommario/#.X7QIi6Zq5-o.gmail
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« Risposta #8 inserito:: Febbraio 20, 2021, 11:11:03 pm »

Ci sono personaggi, azioni e testate di giornali che gli antichi romani avrebbero dichiarato "hostes pubblici".
Noi non vogliamo "liste di Proscrizione Sillane" e non vogliamo dittature, ma ricordarci dei fetenti che ci circondano è doveroso verso i più semplici e creduloni tra noi.

Inoltre da ieri i Cittadini Differenti dalla Massa devono attivarsi anche per proteggere "Draghi e i suoi Tecnici" dalla perfidia politica, con cui è stato costretto coabitare dalla situazione orrenda in siamo scivolati per errori grossolani, compiuti da una parte di noi, in elezioni recenti e passate.

ciaooo


« Ultima modifica: Febbraio 20, 2021, 11:13:36 pm da Admin » Registrato

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« Risposta #9 inserito:: Marzo 10, 2021, 09:21:02 pm »

Le temute infiltrazioni propagandistiche (una russa ma non sola) con intenti espansionistici e la complicità di gruppi-ancelle italiani, non sono attivi da oggi e non riguardano soltanto i vaccini.

Il giornalismo d'inchiesta è nella condizione di saperne di più e di farcelo sapere?

ciaooo
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« Risposta #10 inserito:: Agosto 09, 2021, 11:49:48 pm »

La morte sociale
Published on 5 febbraio 2021 Author: admin

Mauro Serio conversa con noi nella rubrica” Il morire in sociologia” sulla invalidazione dell’essere umano di funzionare in termini sociali.
Ma non esiste una statistica che misura con precisione il numero di esseri umani che affrontano morte sociale. I “socialmente morti” sono un crescente sezione della popolazione. I loro cuori battono ancora, i loro polmoni respirano ancora, quindi tecnicamente e fisicamente sono ancora vivi. Ma questo non è vivere come tale – è pura esistenza.
La morte sociale è la degradazione e l’eventuale cessazione della capacità di funzionare come essere sociale. Succede quando sei separato dal resto dell’umanità. Il senso di appartenenza a un gruppo, cultura o luogo svanisce e alla fine scompare sotto la pressione delle circostanze, mentre i ruoli nella vita, come quelli associati all’occupazione, alla famiglia e alla comunità, sono infranti. È una realtà affrontata da molti che vivono una profonda povertà, malattie croniche, senzatetto, demenza avanzata e migrazione forzata. E per sua stessa natura, è una realtà ampiamente ignorata. (Perché abbiamo bisogno di trovare una cura per la morte sociale- Jana Králová, Università di Bath)
Comunità vuol dire tante comunità. Vuol dire comunità di comunità. La comunità perfetta è utopica, non esiste e non può esistere. Assomiglia troppo al Regno di Dio. Dunque, è una meta, un traguardo, una misura infinita con cui misurare la comunità che abbiamo e che creiamo nella nostra vita.
Ma il nostro problema è non avere comunità. Non essere comunità. Avere, da secoli, messo ai margini, se non distrutto, la comunità, immaginandola come un peso e una zavorra. A tutti pensa lo Stato, a me ci penso io.
Certo, poi sì vanno bene le manifestazioni di resilienza, ai balconi, nelle riunioni ai cellulari, ma curerei molto la creatività pubblica per alzare il morale delle truppe e di tutti. Non lavorerei solo sullo Stato di polizia, le multe, le paure, le repressioni, gracchianti auto che urlano “state a casa!”, ma punterei soprattutto sullo Stato di Poesia della mia comunità. Quanta dose di bellezza, sorpresa, speranza, sorriso, illuminazione sta circolando o dovrebbe circolare tra i cittadini. E creatori e protagonisti di questa opera di aria aperta tra i rinchiusi in casa devono essere tutti, dai bambini agli anziani. Dalle associazioni alle istituzioni.
Più bellezza e poesia possibile. Non solo via social, ma nell’aria. Per le strade vuote. Nelle sere silenti. Contro il virus della morte sociale, la solitudine, la depressione e le sofferenze e le insofferenze di chi sta chiuso in casa la cura migliore è sempre quella: creare bellezza ovunque e comunque. E la bellezza più bella e la cura più efficace è creare comunità. (Creare comunità contro la morte sociale –

Claudio Bernardi

Categories: "Il morire" in sociologia, News Tags: La morte sociale
Da - http://www.unosguardoalcielo.com/la-morte-sociale/
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« Risposta #11 inserito:: Agosto 15, 2021, 03:12:10 pm »

Morte Sociale in Monicelli
Ci sono tre esempi di morte sociale che sono davvero sentiti nel cinema di Monicelli

La morte ne La grande guerra in cui la brutalità del massacro rimuove ogni componente grottesca
La morte di Pautasso ne “I compagni” che muore durante degli scontri tra scioperanti, polizia e crumiri, il cadavere suscita pietas fatta di immedesimazione e condivisione
La morte di Abacuc nell’armata Brancaleone in questo caso la diversa concezione deriva dal contesto storico, siamo in un medioevo fantastico e picaresco. L’individualismo della morte appartiene all’ordine borghese.

Un borghese piccolo piccolo, ci mostra l’omologazione tra la città dei vivi e quella dei morti. Vediamo Roma sporca e tetra confrontata con il cimitero infernale.
In questo film Monicelli offre il tentativo di mostrare il modo in cui l’istinto omicida si manifesta in un uomo qualunque. Il film s’incentra dunque sul mostrare la banalità del male, derivazione necessaria dell’insostenibile precarietà de vivere.
Il sacerdote nel film scandisce: io invocherei il giudizio universale, una sentenza di morte generale.

Un altro grande topos monicelliano è L’esecuzione sospesa: l’"armata bracalone" sopravvive a ben due esecuzioni, peculiare in "Cari fottutissimi amici" il tentativo dei condannati a morte di ritardare l’esecuzione chiedendo una sigaretta, un prete una benda per gli occhi.

Da - https://www.tesionline.it/appunti/il-cinema-italiano-tra-gli-anni--60-e--70/morte-sociale-in-monicelli/765/13
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« Risposta #12 inserito:: Agosto 15, 2021, 03:19:13 pm »

Quindi il loro sadico pensiero consiste nel convincerci a non combattere con le armi (vaccini) che abbiamo oggi.

Rassegnarci inerti a produrre altri milioni di morti nel mondo.

Ed aspettare che il virus, finalmente senza altre varianti e senza avversari, si masturbi sino alla sua naturale e spontanea, estinzione?

ciaooo
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« Risposta #13 inserito:: Settembre 17, 2021, 09:27:42 pm »

Facebook e quei dati rubati: come scoprire se ci sono anche i tuoi

Numeri di telefono soprattutto, ma anche in alcuni casi nomi, cognomi e indirizzi email. Questo il bottino, in fatto di dati personali, che gli hacker sono riusciti a sottrarre a Facebook e a pubblicare liberamente in rete, alla mercé di curiosi, ma anche malintenzionati. 35 milioni gli account italiani coinvolti, la quasi totalità degli iscritti al social. Ecco come controllare se sei tra questi e cosa fare per evitare il peggio.

06 aprile 2021
•   contributo tecnico di
•   Paolo Lorusso
•   di
•   Luca Cartapatti
 
Sono circa 533 milioni gli account "rubati" a Facebook in tutto il mondo. 35 milioni solo in Italia: la fetta più grossa, visto che - per fare degli esempi - quelli americani sono 32 milioni e quelli britannici solo 11 milioni, e che rappresenta la quasi totalità degli iscritti nel nostro Paese al noto social network.
A rivelarlo è stata in questi giorni la stessa Facebook, precisando però che questa fuga di dati è relativa a un problema  "individuato e risolto" nel 2019. Si tratta quindi di un problema di un paio di anni fa ma che torna agli onori della cronaca ora perché proprio in questi giorni tutta questa mole di dati è stata resa pubblica (pubblicata su un sito dagli hacker) in modalità totalmente gratuita. Se è vero che già questi dati rubati erano acquistabili illegalmente da tempo, è vero anche che ora sono disponibili gratuitamente e restano alla mercé non solo di curiosi ma soprattutto di malintenzionati.
Quali dati sono stati rubati
Ma quali dati sono stati diffusi? Stiamo parlando in prevalenza dei numeri di telefono con i quali gli utenti si sono registrati al social o hanno pubblicato sui loro profili, ma in alcuni casi si parla anche di veri e propri nomi, cognomi e indirizzi email. Carta bianca quindi a chi fosse intenzionato a organizzare truffe via sms (il cosiddetto smishing) e via posta elettronica (il più classico phishing).
Come controllare se sei vittima del furto
Innanzitutto, sapere se i nostri dati fanno o no parte di quelli trafugati non ha particolari conseguenze pratiche: le procedure da mettere in atto sono le stesse e non c’è una cosa in particolare da fare se i nostri dati sono stati sottratti: è solo una questione di “voglia di sapere” o di “tranquillità”. Ma, per esempio, se negli ultimi mesi hai ricevuto svariate telefonate di spam da parte di quelle società che chiamano da numeri esteri e tentano di vendere investimenti finanziari o convincere ad aderire a iniziative di vario genere, è assai probabile che il tuo numero di telefono sia già nei database degli spammer, senza bisogno di un controllo.
In ogni caso, se vuoi toglierti ogni dubbio, è possibile controllare se il proprio numero di telefono o la propria email sono oggetto dei dati rubati attraverso il sito haveibeenpwned.com. Si tratta di un portale americano, quindi occorre inserire il prefisso internazionale dell'Italia (+39) prima del numero da controllare, e va tenuto conto che include anche altri database relativi ad altri furti. Oltre al numero di telefono è possibile controllare anche il proprio indirizzo email. Se il tuo numero o la tua email sono tra quelli in qulche modo "rubati" potrebbe apparire un messaggio come questo.
 
Meglio controllare su Facebook
C’è invece un controllo che suggeriamo di fare assolutamente su Facebook. Apri il menu delle impostazioni e apri la sezione “Protezione e accesso”. Qui, nella sezione “Dove hai effettuato l’accesso”, saranno elencati i dispositivi da cui è stato effettuato l’accesso al tuo account Facebook. Se ne vedi qualcuno che non riconosci, significa che qualcuno sta accedendo a Facebook usando le tue credenziali.
In questo caso clicca sui tre pallini a fianco del dispositivo non riconosciuto e clicca su "Esci" (in questo modo disconnetterai quel dispositivo). Se sei sicuro che altre persone non autorizzate hanno avuto accesso al tuo Facebook, diventa importantissimo cambiare password e attivare anche la protezione a due fattori.
Quando esegui questo controllo, oltre al tipo di dispositivo vedrai anche un’identificazione geografica del luogo di accesso; non fare troppo caso a questa indicazione, dato che è spesso troppo imprecisa per dare certezze: quello che conta è il tipo di dispositivo e l’ora in cui ha avuto accesso.
 
Dati rubati: come proteggersi
Riguardo a questo specifico furto di dati, non c’è molto da fare. È un furto vecchio, i dati sono già stati trafugati e venduti, soltanto che ora gireranno ancora di più. È bene aspettarsi che siano usati per tentativi di phishing, ovvero è probabile che riceverai (se non è già capitato) email molto simili a quelle vere o sms molto credibili che ti invitano a cliccare su un link. In questo caso sono sempre validi tutti i consigli pratici per difendersi dal phishing, la cui regola più importante resta sempre la stessa: evita di cliccare sui link dubbi, che arrivano via mail o anche messaggio privato, anche se sembrano arrivare dalla tua banca o da conoscenti.
Che i tuoi dati siano stati trafugati o no, per i siti più delicati (che magari hanno a che fare con transazioni di denaro come ad esempio Paypal), per gli acquisti online (per esempio Amazon), ma anche per l'accesso al tuo provider di email o ai principali social network, è bene avere password forti e che vengano utilizzate solo per un determinato sito.
Infine, là dove è possibile, vale la pena attivate la protezione a due fattori, evitando di usare come conferma proprio il numero di telefono rubato a Facebook; meglio preferire app di autenticazione dedicate, come Microsoft Authenticator o Google Authenticator.

Da - https://www.altroconsumo.it/hi-tech/internet-telefono/news/facebook-dati-rubati
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« Risposta #14 inserito:: Settembre 25, 2021, 06:24:12 pm »

Nella disfida fra Pasquino e Cassese sulla democrazia scelgo Amartya Sen | HuffPost

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ven 27 ago, 07:57
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https://www.huffingtonpost.it/entry/nella-disfida-fra-pasquino-e-cassese-sulla-democrazia-scelgo-amartya-sen_it_61273fb5e4b0f562f3da7e77
 
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