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Autore Discussione: Giuseppe Culicchia, ... Dizionario della nostra stupidità  (Letto 2347 volte)
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« inserito:: Giugno 05, 2020, 05:35:29 pm »

26 aprile 2016
Culicchia: dizionario dei luoghi comuni
 
Tamara Baris
Giuseppe Culicchia , Mi sono perso in un luogo comune, Dizionario della nostra stupidità, Einaudi, 2016
.

 
« Quando la si finirà con la vuota metafisica e i luoghi comuni? Tutti i guai vengono dalla nostra gigantesca ignoranza. Ciò che dovrebbe essere studiato è creduto senza discussione. Invece di osservare, si afferma!». Gustave Flaubert ˗ Mi scusi: è stato già detto siamo nati per soffrire? Massimo Lopez, In principio era il Trio, Funerale.

 
L’illustrazione di Beppe Giacobbe sulla copertina di Mi sono perso in un luogo comune, Dizionario della nostra stupidità, di Giuseppe Culicchia, pubblicato da Einaudi, ha catturato la mia attenzione durante la solita passeggiata in libreria. Quando, avvicinandomi, ho letto che quel maiale rosso che pioveva dal cielo era associato a un «Dizionario della nostra stupidità» ed era forse un bel luogo comune che piombava addosso al malcapitato in tutta la sua pesantezza e bruttezza, allora ho comprato il libro. Ho sempre avuto una spiccata allergia ai luoghi comuni; ho sempre odiato i luoghi comunisti; ho sempre detestato il luogocomunario che regge tanti discorsi che si sentono in giro. Culicchia raccoglie in questo testo, divertente e pungente, molte delle idee, delle associazioni, delle bizzarrie che ascoltiamo chissà quante volte nella nostra vita, che doppiano i pensieri che fuoriescono da cervelli che non si sforzano di pensare.

 
«Siamo fatti di carne ed ossa, signori. /Anch’io, grazie».

 
Molte volte, sono andata a riguardare la scena esilarante del Funerale tratta da In principio era il Trio, come antidoto, di ritorno da tristissime conversazioni. Il luogocomunismo è un partito politico senza idee, che vive delle idee degli altri. Per fare un congresso basta poco. Basta che si trovino insieme, in un bar, per dire, quattro o cinque luogocomunisti. Si capisce che il miliardesimo Congresso locale dei Luogocomunisti è partito dopo qualche minuto di conversazione. Se vi trovate lì per caso, e non sapevate del Congresso, ve lo beccate in pieno, vi investe, vi cade addosso – e non si sa come ne uscirete – come il maiale rosso e grasso della copertina di Culicchia.

 
« STUDIARE Non serve. Contano solo le conoscenze. Osservare: Quelli che hanno fatto il Grande Fratello non sapevano far niente e sono diventati famosi. Se qualcuno obietta che la celebrità è durata meno del canonico quarto d’ora, ribattere: Beh non importa».

 
Non te la prendi un po’ con l’istruzione? Con questi giovani d’oggi, con lo studio? Ma la modernità e le loro libertà? Il Congresso potrebbe avere una certa connotazione politica, qualcuno potrebbe iniziare a parlare di: «Settantasette Citare il movimento e Andrea Pazienza ma parlarne sempre e solo come della degenerazione del Sessantotto. Cogliere al volo l’occasione per celebrare ancora una volta il Sessantotto. Vedi Sessantotto ».

Il Congresso dei Luogocomunisti potrebbe proseguire, ma prendendo un’altra piega: «Sessantottini Oggi quasi tutti avvocati, notai, direttori di testate giornalistiche, o in genere professionisti». Vedi cambiare le espressioni sul volto dei relatori. Un tizio seduto un po’ in disparte sta per dare il suo contributo: negli occhi, nella smorfia sul suo viso, nel gesto appena accennato del suo braccio, nella sua rassegnazione e nella sua rabbia mascherata da saggezza c’è scritta solo una cosa: « Politici Tutti ladri. Vengono protetti dai poliziotti». Sai che solo una cosa può salvare la tua pausa giornaliera, quel tuo caffè che volevi prendere in pace, e – in fondo – anche tu in qualche momento della tua vita sei stata, devi esserlo stata per forza, perché un salvagente serve a tutti, perché a volte sono i luoghi comuni che possono attivare il canale, e scatenare le conversazioni, così, blocchi il 'Politici. Tutti ladri’ che sta per generare: i partiti non esistono più; non conta essere di destra e di sinistra, e trovi un appiglio nel tempo, basta guardare fuori dalla finestra e dire: - Certo che in questo periodo non sai proprio come vestirti, eh. Il Congresso diventa meteorologico, con qualche possibile deriva omeopatica, e con una forte componente nostalgica, ma siamo salvi perché poteva essere l’« APOCALISSE Imminente. Da sempre». Un discorso di quelli che, quando ero bambina, si sarebbe soffermato a lungo su « Albanesi . Tutti delinquenti. Dire sempre: Quelli onesti non fanno notizia. Vedi Arabi ».

 
Ibiza. A volte ci vorrebbe una vacanza dal luogo comune, oppure una vacanza in un luogo comune: «IBIZA. Vi si va a ballare. È molto scaduta. È di nuovo in auge. Recarvisi in vacanza almeno una volta nella vita in età compatibile con l’ingresso alle discoteche dell’isola per ubriacarsi e drogarsi usando tutti gli alcolici e le sostanze stupefacenti reperibili. Durante il giorno frequentare le spiagge dove si tengono gli after. Finire il denaro contante e farsi rapinare mentre si cerca di prelevare al bancomat da ubriachi e/o drogati. Chiamare casa per farsi mandare altri soldi dai genitori. Al ritorno, giurare a sé stessi di non mettere mai più piede sull’isola. Tornarci l’estate successiva. Più in là con gli anni passare a Formentera». Roba da « Giovani Sempre affetti da disagio giovanile e dunque oggetto di attenzioni da parte di Crepet».

 
E-Mail. Una vacanza? Magari, ma quando mai? Poi oggi è impossibile, con queste e-mail che ti seguono dappertutto. « E-MAIL controllarle compulsivamente. Lamentarsi con tutti a causa del tempo che si perde per via dell’enorme numero delle medesime».

 
Autoironia. Ce ne vorrebbe molta, dovremmo sempre portarla in tasca, ma potrebbe tornare utile anche un Dizionario come quello di Culicchia, da tirare fuori non appena si percepisce nell’aria l’arrivo dell’ennesimo Congresso di luogocomunisti, o anche solo una loro semplice assemblea: se ne fanno dappertutto. Sul tram. Sul treno. Al bar. Accade purtroppo anche tra giovani, nelle aule universitarie. E il luogocomunismo crea dipendenza (e quante vittime!). Avete provato a difendervi, quindi, con autoironia? « Autoironia Sostenere pubblicamente di averne moltissima. Se qualcuno fa una battuta sul vostro conto, chiedere spiegazioni ed eventualmente querelare. Vedi Ironia ». «Ironia Sostenere pubblicamente di averne molta. Se qualcuno fa una battuta sul vostro conto, chiedere spiegazioni e se è il caso di querelare. Vedi autoironia».

 
Frammenti di un discorso arcinoto. In questo libro, in questi lemmi che sono frammenti delle nostre vite, c’è un discorso che conosciamo benissimo e continueremo a conoscere nel corso delle nostre esistenze. Un discorso che Culicchia ha scucito e ricucito nella forma dizionario. Ci ha elencato la nostra stupidità in ordine alfabetico, per rendere più agevole la consultazione dei nostri difetti o degli appigli, forniti da questo armamentario, alle conversazioni difettose.

 
In epigrafe:

Dizionario Riderne. È fatto solo per gli ignoranti. Gustave Flaubert.

da treccani.it
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« Risposta #1 inserito:: Luglio 11, 2020, 09:34:42 pm »

9 Luglio 2020

Una volta, nei “bei tempi antichi” (si fa per dire), la mente umana appariva ben strutturata e ordinata, con un conflitto tra desideri e razionalità, che, ovviamente, un Controllo Sociale accurato nella sua pressione esterna (stato, religione, scuola, servizio militare, famiglia, cultura ecc.) un po’ faceva introiettare e, per il resto, delegava al braccio secolare di gendarmi e giudici, il mantenimento dello status quo. I riottosi e i marginali se intellettuali diventavano le avanguardie, narcisisticamente isolate, se poveretti riempivano carceri e manicomi.

In questo panorama, la psicoanalisi, frutto proprio delle avanguardie intellettuali e del mito del trionfo scientifico, si permetteva di fare delle ipotesi un po’ troppo sconvolgenti, subito annacquate nel vasto mercato medico-sanitario della cura. Ma la cosa più interessante era il fatto, per noi del mestiere, rassicurante, che il quadro dei disturbi psichici e delle tecniche terapeutiche fosse ben consolidato e soprattutto unitario. Ed una mano, anche se esplicitamente negandolo, ce la davano i nostri cugini psichiatri con l’uso di psicofarmaci. E quando qualcuno, vedi Basaglia, cercava di far capire, sia pure confusamente, che c’erano anche altri modi di essere meno regolari nelle malattie mentali, l’ideologia di matrice marxiana costringeva a rientrare nei ranghi della lotta anticapitalistica. A tal punto che qualche neofita antipsichiatra può avere pensato anche di fare la rivoluzione iniziando proprio dai poveri degenti, come facevano i Vichinghi che si diceva che mettessero i matti furiosi nelle prime file dei loro reparti da combattimento. E poi? E poi è tutto cambiato, anche se con grande nostalgia di qualcuno, non dico solo conservatore, ma addirittura rivoluzionario, che pensava allora, che poche ideologie, ben costruite potevano controllare il disordine del mondo.

Ora la confusione, come diceva il presidente Mao, ripreso recentemente da un esponente della vecchia guardia rossa (D’Alema), è sotto il cielo. E qui, secondo me, c’è un primo errore semantico, perché il termine confusione presuppone non solo un valore negativo ma anche la richiesta di un ristabilimento dell’ordine.

Il mondo, secondo me, non è confuso, è disarticolato in una serie di impulsi e di comportamenti con loro specificità esclusive e non più omogeneizzabili. Lo si può definire in termini di Sistema dinamico complesso di variabili eterogenee. Lo vediamo nella politica con la diversificazione di diverse mutabilità di potere sia internazionalmente che internamente. Lo vediamo nell’impossibilità di gestire grandi eventi quali le migrazioni o le pandemie o gli sbalzi climatici. Lo vediamo negli stimoli crescenti e conflittuali che investono e travolgono persone, comunità, famiglie, giovani, vecchi. Ed è proprio di questo che finalmente vorrei parlare.

La disarticolazione esterna produce una disarticolazione interna mentale, psichica che non solo colpisce persone sofferenti ma fa saltare quelle belle interiorizzazioni ideologiche (alias Controllo Sociale) che rassicuravano la maggior parte della gente, sia pure con malumore. In altri termini: il bombardamento di stimoli eterogenei dall’esterno non è più controllabile e non mi riferisco solo ai casi estremi (omicidi, femminicidi, suicidi) ma anche alla vita di ognuno. L’incapacità di costruire una gestione passabile degli stimoli esterni nel loro impatto con gli impulsi interni, con le valenze caratteriali, con l’assetto neurofisiologico ed anche psicosomatico, costringe la gente ad una ricerca affannosa di soluzioni. Basti pensare ai vari tentativi dalla droga, all’alcol, alle pratiche para-orientali,e anche a quelle religiose, accortamente ripresentate in forma attuale (basti pensare agli interventi papali…). Per noi analisti il problema è diventato terribilmente complesso a tal punto che un analista acuto, anche se eccessivamente semplicistico, come Bion, suggeriva ai colleghi di entrare in seduta, dimenticando tutto. Noi oggi siamo costretti ad adattarci per gestire quella moltitudine di stimolazioni che, chi viene da noi in analisi (e non chiamiamoli più pazienti, ma persone normali che per caso sono passate davanti ai nostri studi), ci riversa addosso.

E ce le riversa addosso in quel fenomeno di saldatura di un passato che ritorna immerso nel presente, cioè il transfert (al quale noi, spesso confusamente reagiamo con il nostro controtransfert). Cosa significa tutto questo: che dobbiamo accettare e cercare di cavarcela nel migliore dei modi possibili alla disarticolazione del mondo. Poi qualcuno può anche continuare a fantasticare sui miti giovanili. Anche questo è un rimedio.

Da - https://www.glistatigenerali.com/psicologia/la-disarticolazione-mentale-attuale/
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« Risposta #2 inserito:: Luglio 13, 2020, 12:19:14 am »

„ I voti infatti si contano, non si pesano, né può farsi diversamente in una pubblica assemblea, dove nulla è tanto ineguale che l'eguaglianza stessa. “

Gaio Plinio Cecilio Secondo lib. II, ep. 12

Numerantur enim sententiae, non ponderantur; nec aliud in publico consilio fieri potest; in quo nihil est tam ineguale quam aequalitas ipsa. Lettere (Epistolae)


Fonte: https://le-citazioni.it/frasi/179465-gaio-plinio-cecilio-secondo-i-voti-infatti-si-contano-non-si-pesano-ne-puo-f/

Da - https://le-citazioni.it/frasi/179465-gaio-plinio-cecilio-secondo-i-voti-infatti-si-contano-non-si-pesano-ne-puo-f/
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« Risposta #3 inserito:: Luglio 13, 2020, 12:23:27 am »

Forse qualcosa da rivedere ci sarebbe, visto la situazione attuale e non solo in Italia.

La possibilità di votare la si deve a tutti non sarebbe democratico non riconoscerlo, e i voti contano ma …

Ma in una vera democrazia i voti devono anche pesare, nel senso che un voto consapevole deve poter contare più di un voto inconsapevole o espresso per induzione politica indebita. 
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