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Autore Discussione: Riflessioni di un vecchio Darwin.  (Letto 1496 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Luglio 11, 2020, 09:42:25 pm »

Riflessioni di un vecchio Darwin.
 
Bisogna avere una bella faccia tosta, sia il politico che il giornalista.
Andiamo indietro nel tempo, è il 20 agosto 2018 e ad Agorà un giornalista chiede a Salvini " "la norma, votata anche da lei, fu un errore.".
Con una bella faccia tosta, lui i fatti dovrebbe conoscerli perché quella norma l'ha votata, Salvini risponde “Se è così, sicuramente. Però - ha aggiunto - da parte di chi ha governato per anni e anni, e ha firmato e verificato le concessioni, un buon silenzio sarebbe opportuno".
Leggete bene la frase "firmato e verificato le concessioni".

COME VEDREMO LUI HA APPROVATO LA NORMA CHE PREVEDE IN OGNI CASO IL PAGAMENTO DI UNA PENALE AI BENETTON PER 20 MILIARDI DI EURO. LA CONCESSIONE DA LUI FIRMATA EX LEGE NON SI PUÒ MODIFICARE FINO AL 2042.

Ecco cosa accadde nella realtà.
Partiamo dalla interessante deliberazione della Corte dei Conti in data 18 Dicembre 2019.
Siamo al 2006, riprendo dal testo: "2. Gli effetti negativi della proroga
Sulla convenzione prorogata con Autostrade, l’Autorità per la vigilanza sui contratti
pubblici di lavori, servizi e forniture (Avcp) espresse un giudizio assai severo,
rilevando che, “nel periodo 1997-2005, per il quale i piani finanziari prevedevano
investimenti per circa 4,1 miliardi, si sono avuti investimenti per circa 2,2 miliardi”; peraltro,
secondo Aiscat, “tale scostamento ha avuto origine da cause in larga parte indipendenti dalla
società stessa”44; il concedente “non risulta aver esercitato un’attività di stimolo e controllo
preordinata a una più sollecita realizzazione del piano finanziario, né sollecitato una revisione
del piano al fine di eventuali spostamenti degli investimenti su interventi di presumibile più
pronta realizzazione”; le circostanze che hanno determinato il ritardo nell’attuazione del
piano finanziario erano note “all’atto del subentro nella concessione; sicché non può
obiettivamente escludersi un’imputabilità dell’adempimento”, risultando “indubbio che il
normale afflusso degli introiti concessionali, a fronte della ridotta effettuazione degli
investimenti, abbia creato, di fatto, consistenti disponibilità finanziarie presso la
concessionaria”. Perciò, “la gestione si può definire a ‘ciclo invertito’, per cui la società realizza
le proprie entrate di cassa (derivanti dai ricavi tipici) prima del sostenimento dei costi (sia quelli
d’esercizio che quelli per investimenti)”. In tale contesto, fu chiesto di rinegoziare il
rapporto per assicurare una più sicura tutela della finanza pubblica, del corretto
svolgimento del pubblico servizio e dell’interesse degli utenti, suggerendo di: “a)
prevedere un sistema graduale di misure sanzionatorie (penali convenzionali, ecc.) che
permettano forme più stringenti di controllo sui singoli investimenti, dal momento che la
misura estrema della decadenza dell’intera concessione è logicamente legata a una valutazione
complessiva del comportamento della concessionaria che può essere difficile sopportare e che,
sul piano economico e della generale politica dei trasporti autostradali, può essere, di fatto,
frenata da considerazioni di opportunità connesse all’esigenza di non generare ricadute
negative eccedenti gli effetti positivi che si vorrebbe perseguire; b) prevedere, per il caso di
inerzia del concedente, interventi sostitutivi da parte di un’autorità pubblica; c) riesaminare la
congruità delle percentuali, pressoché irrisorie, che la concessionaria è tenuta a corrispondere
allo Stato sui pedaggi autostradali (1 per cento) e sui proventi della subconcessione a terzi del
suolo demaniale e sulla pubblicità (2 per cento); ciò tenuto anche conto che la l. 28 aprile 1971,
n. 287, abrogata dalla l. 24 dicembre 1993, n. 537, aveva previsto l’obbligo di devolvere allo
Stato gli utili d’esercizio oltre il limite di remunerazione del capitale sociale dell’8 per cento
(…) g) prevedere meccanismi per i quali l’interesse pubblico alla corretta gestione e al
potenziamento della rete autostradale non venga subordinato all’interesse privato”.
Simili considerazioni furono fatte su altre otto concessioni, monitorate per il periodo
2000-2005. Lo stesso Ministero delle infrastrutture rilevò numerose criticità, tali da rendere
necessario un V atto aggiuntivo alla convenzione con Autostrade per l’Italia: “Si
potrebbe cogliere l’occasione per rivedere completamente la concessione, che, a suo tempo, fu
fatta in house, e che lo Stato forniva ad Anas in quanto ente pubblico. Tale concessione era a
tal punto in house, che non si è tenuto conto di tante prescrizioni di garanzia e salvaguardia
del bene pubblico”; il piano previsto di investimenti non è stato realizzato, “tant’è vero
che vi è un credito di investimenti di 2 miliardi in capo a tale società, che si giustifica asserendo
che la responsabilità non è sua, non essendole stata concessa l’autorizzazione. Quello che, però,
non è corretto è che essa abbia mantenuto tali fondi per utilizzarli in finanza speculativa o mera
finanza”"
COSI' IL GOVERNO PRODI DECIDE DI OPERARE UN RIFORMA DEL SISTEMA DELLE CONCESSIONI.
Ancora dalla deliberazione della Corte dei Conti.
"3. La riforma del 2006 e l’approvazione per legge delle convenzioni
Il regime fu riformato dal d.l. 3 ottobre 2006, n. 262, conv. dalla l. 24 novembre 2006,
n. 286, con l’introduzione della convenzione unica, da stipularsi entro un anno dal
primo aggiornamento del piano finanziario o alla prima revisione della convenzione,
precisando l’allocazione dei rischi, la remunerazione dei capitali investiti e le modalità
di adeguamento tariffario. Furono, altresì, ampliati i poteri di vigilanza e controllo,
di direttiva e di ispezione del concedente e introdotto un sistema di sanzioni
proporzionato all’entità delle violazioni.
La rinegoziazione, avvenuta pur in presenza di un rilevantissimo contenzioso
pendente, subì, tuttavia, una battuta d’arresto poiché la convenzione più importante,
quella con Autostrade per l’Italia del 12 ottobre 2007, non superò il vaglio del Nucleo
di consulenza per l’attuazione delle linee guida per la regolazione dei servizi di
pubblica utilità (Nars), in quanto difforme rispetto ai principi e criteri generali di
regolazione economica."
LA COMPRA VENDITA DEL SENATORE DI GREGORIO FA CADERE IL GOVERNO PRODI ED ARRIVA IL GOVERNO BERLUSCONI, LEGA, MELONI.
Riprendo dalla deliberazione.
"Nondimeno, la l. 6 giugno 2008, n. 101, di conversione del d.l. 8 aprile 2008, n. 59,
approvò ex lege tutti gli schemi di convenzione sottoscritti a quella data tra Anas e le
concessionarie, pur in assenza della conoscenza del loro numero e degli elementi utili
a valutare i rischi e le condizioni gravanti sulla parte pubblica per la loro convalida.
L’Autorità garante della concorrenza e del mercato, sulla convenzione con
Autostrade per l’Italia, espresse un giudizio negativo, sottolineando gli effetti
distorsivi derivanti dalla modalità di regolamentazione delle tariffe e l’esigenza di
lasciare spazio alla concorrenza almeno per le tratte non ancora realizzate e per
l’ampliamento della rete. "
Potete trovare qui il testo dei rilievi della Corte dei Conti. https://www.corteconti.it/Download
CHI HA FIRMATO E CONTROLLATO LA CONVENZIONE?
LA CONVENZIONE FU APPROVATA EX LEGE IL 6 GIUGNO 2008 ED E' VALIDA FINO AL 2042.
Cosa prevede la legge del governo Berlusconi Lega per inadempienza del concessionario?
Tra gli obblighi previsti per il Concessionario (cioè Autostrade per l’Italia) all’articolo 3, comma 1, lettera b), c’è quello del “mantenimento della funzionalità delle infrastrutture concesse attraverso la manutenzione e la riparazione tempestiva delle stesse”.
I poteri del concedente (cioè lo Stato) sono stabiliti dall’articolo 7: può richiedere informazioni ed effettuare controlli, “con poteri di ispezioni, di accesso, di acquisizione della documentazione e delle notizie utili in rispetto degli obblighi” di Autostrade per l’Italia. Nella lettera d) del comma 1 si legge che lo Stato, in caso di inosservanza da parte del Concessionario degli obblighi stabiliti o in caso di una sua mancata ottemperanza alle richieste di informazioni e i documenti acquisiti non siano veritieri, può irrogare, “salvo che il caso costituisca reato”, sanzioni amministrative pecuniarie non inferiori a 25mila euro e non superiori a 150 milioni. Nel testo si aggiunge anche che “in caso di reiterazione delle violazioni” lo Stato ha la facoltà di “proporre al ministro competente la sospensione o la decadenza della concessione”.
Con l’articolo 8 della convenzione viene previsto che nel caso in cui lo Stato accerti che si sia verificato un grave inadempimento riguardo gli obblighi stabiliti, provvederà a comunicare gli elementi dell’accertamento effettuato stabilendo “un congruo termine” entro il quale Autostrade per l’Italia dovrà provvedere, “in ordine degli accertamenti”, fornendo le proprie giustificazioni. Se il tempo stabilito trascorrerà senza che Autostrade abbia presentato i chiarimenti e giustificazioni richiesti, oppure se quest’ultime non vengano accettate dallo Stato, allora il concedente può avviare il procedimento che porterà alla decadenza dalla concessione.
La decadenza è regolata dall’articolo 9 della convenzione e viene dichiarata nel caso in cui “perdura la grave inadempienza” da parte del Concessionario, cioè Autostrade per l’Italia, degli obblighi previsti.
Al termine del procedimento di decadenza, lo Stato dovrà comunque pagare ad Autostrade per l’Italia un importo corrispondente al valore attuale netto dei ricavi della gestione, “prevedibile dalla data del provvedimento di scadenza sino alla scadenza della concessione, al netto dei relativi costi, oneri, investimenti ed imposte prevedibile nel medesimo periodo” (il testo di come stabilire l’importo continua prevedendo anche altra clausole).
Nell'articolo 9 bis del contratto si trova poi scritto che "fermo restando quanto previsto dall'articolo 9", Autostrade per l'Italia "avrà diritto, nel rispetto del principio dell'affidamento, a un indennizzo/risarcimento" che lo Stato dovrà pagare nel caso di "recesso, revoca, risoluzione, anche per inadempimento del Concedente, e/o comunque cessazione anticipata del rapporto di Convenzione pur indotto da atti e/o fatti estranei alla volontà" della Stato, anche "di natura straordinaria e imprevedibile".

Lorenzo Salvia sul Corriere della Sera scrive che “considerato che nell’ultimo anno gli utili di Autostrade per l’Italia sono stati pari quasi a un miliardo di euro, 968 milioni” e la scadenza prevista della concessione per il 2042, l’indennizzo che lo Stato dovrà pagare si aggirerebbe intorno ai 20 miliardi di euro. Questa calcolo viene riportato anche dal Sole 24 ore e dal Fatto Quotidiano. https://www.valigiablu.it/autostrade-convenzione-genova/
DETTO IN PAROLE SEMPLICI, ANCHE SE CI SONO GRAVI INADEMPIENZE LO STATO DOVRÀ PAGARE AI BENETTON 20 MILIARDI, PERCHÉ COSI' E' PREVISTO DALLA NORMA APPROVATA DAL SENATORE SALVINI.
COSA DICE ALLORA FALSAMENTE IL SENATORE SALVINI?
LUI HA FIRMATO EX LEGE LA CONCESSIONE E LUI HA STABILITO LA VALIDITÀ FINO AL 2038 CON QUELLE CLAUSOLE.
SI RENDE CONTO IL SENATORE SALVINI DELLE BUGIE CHE AFFERMA PER PRENDERE IN GIRO I CITTADINI?
SOLO, FORSE, CON L'ESITO DEL PROCESSO PENALE, SI POTRÀ PROCEDERE ALLA REVOCA SENZA INCORRERE IN GRAVISSIME PENALI.

Da Fb del 8 luglio 2020
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« Risposta #1 inserito:: Luglio 11, 2020, 11:06:53 pm »

Arturo Infante

A volte si ha l'impressione di vivere in un paese ferrovecchio.

Dal 1° luglio 2018 lo stipendio può essere erogato solo su conto corrente, quindi ogni azienda ha l'Iban per ogni suo dipendente! Come mai partono richieste con Iban sbagliati? Aziende davvero malmesse. Perché se l'INPS non ha l'Iban come fa a pagare? Anche le regioni ci mettono del loto. Se arriva un flusso di dati dalle aziende allora è facile rigirare i dati all'INPS in modo corretto se i dati sono presenti fra quelli raccolti dalle regioni. Certamente i dati INPS sono ben rintracciabili fra quelli che servono a gestire un dipendente. Invece è un caos. Sarebbe il caso che le applicazioni che gestiscono dati che devono finire all'amministrazione centrale siano unificate togliendole dalla confusione delle diverse gestioni regionali. E non ci vorrebbe nulla per automatizzare tutto il discorso. L'INPS sa chi è dipendente di ogni azienda o meglio dovrebbe sapere perché le aziende non aggiornano mai i dati in tempo reale, necessario nel XXI secolo, basta chiedere un estratto conto all'INPS. I ritardi sfiorano spesso l'anno, per vari motivi facilmente immaginabili. Bastava un flusso semplice, codice azienda e Iban per ogni dipendente. Invece magari molte aziende avranno dovuto aggiornare prima i dati verso l'INPS: Molte aziende hanno dichiarato "Ci chiedono i contributi", magari sono quelli dell'anno scorso e mai versati. VIZI, VIZI, VIZI antichi e non solo della politica.
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