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Autore Discussione: Giletti: "Io lasciato solo dopo aver attaccato i boss, ora vivrò sotto scorta"  (Letto 1299 volte)
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« inserito:: Agosto 11, 2020, 06:41:03 pm »

Giletti: "Io lasciato solo dopo aver attaccato i boss, ora vivrò sotto scorta"

10 AGOSTO 2020

Il provvedimento deciso dopo le parole del boss Filippo Graviano, intercettato in carcere, in merito all’uscita dalla detenzione di 300 mafiosi per l’emergenza coronavirus. "Devo cambiare abitudini e sono un po’ preoccupato,
ma ho capito che l’inchiesta sulle scarcerazioni era stata importante"

DI SILVIA FUMAROLA


Roma — «Mi hanno lasciato solo, ecco perché è finita così». Massimo Giletti da 15 giorni è sotto scorta. Alla base del provvedimento, le minacce rivolte al giornalista dal boss Filippo Graviano, intercettato in carcere, dopo l’uscita dalla detenzione di 300 mafiosi per l’emergenza coronavirus: nel mirino, in particolare, la puntata del 10 maggio di Non è l’arena su La7, in cui il conduttore lesse i nomi dei detenuti usciti di prigione. Delle minacce di Graviano, contenute nel libro di Lirio Abbate U siccu, Giletti aveva saputo da Repubblica a luglio.
Giletti, com’è andata?
«Non posso entrare nei dettagli: mi hanno comunicato che avrei avuto la scorta. So che ormai devo affrontare un nuovo modo di vivere, che mi piaccia o no».
La prima reazione, all’idea di vivere scortato?
«Preoccupazione. Ma ho pensato che il lavoro sulle scarcerazioni dei boss era stato importante. Chi non ha nulla da perdere non ti perdona. Devi vivere senza pensarci, se no diventi prigioniero di un labirinto dal quale rischi di non uscire».
Ci riesce?
«No. Però il sole aiuta e c’è sempre il cielo stellato sopra di me».
Non fa il magistrato, non è uomo dello Stato; è finito sotto scorta per un’inchiesta televisiva
«Ho fatto capire che qualcosa non tornava nelle scarcerazione dei mafiosi, un’inchiesta che ha portato alle dimissioni del capo del Dap Francesco Basentini, per il rilascio di Pasquale Zagaria. Il Dap fece un errore inaudito, lo dimostrammo carte alla mano. Da lì sono iniziati i problemi».
Però intervenne Di Matteo
«Ci fu la famosa telefonata del procuratore Di Matteo in diretta in trasmissione che smentì la versione data dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Abbiamo fatto il nostro lavoro cercando i parenti di Raffaele Cutolo, quando siamo andati sotto casa di Cataldo Franco: il carceriere del piccolo Giuseppe Di Matteo, il bambino sciolto nell’acido, era ai domiciliari per il Covid 19. Fare servizi di questo tipo non è come inseguire i politici sul caso dei vitalizi. Credo di pagare la solitudine televisiva di questa inchiesta».
Che vuol dire?
«Che se fossimo stati in tanti ad affrontare con forza questi argomenti, non sarei diventato un obiettivo. Pago il fatto di essere stato solo. Però mi ha fatto piacere che Urbano Cairo mi abbia chiamato e mi abbia detto: “Io sono sempre con lei”».
Chi l’ha delusa?
«Ho provato molta tristezza quando ho sentito Marco Travaglio definire la mia trasmissione “un covo di mitomani”. Ho ospitato magistrati come Nino Di Matteo, Catello Maresca, per me è inaccettabile. Quando Filippo Graviano, intercettato a maggio in un carcere di massima sicurezza, dice: “Giletti ha scassato la minchia, dando fastidio al ministro che fa solo il suo lavoro” non ho visto un atto di solidarietà pubblico. Graviano è l’uomo più intelligente della mafia, non è un boss qualsiasi. È intollerabile che un ministro non risponda. Sono sotto scorta anche per questo».
Ora cambierà qualcosa?
«Continuerò a fare il mio lavoro. Voglio che si parli di me per le inchieste, non perché sono sotto scorta. Farò quello che ritengo giusto, come quando abbiamo raccontato, con l’inviato di Repubblica Salvo Palazzolo, il caso delle sorelle Napoli di Mezzojuso, nel mirino della mafia. Non le abbiamo lasciate sole, come non lascio soli i magistrati e gli uomini delle forze dell’ordine».
Ci sono tanti giornalisti sotto scorta, non è una bel segnale.
«È il segnale della debolezza di questo Paese. Ho fatto solo il mio lavoro, per otto puntate di seguito. Oggi si parla di me perché sono conosciuto, ma penso a tanti giovani minacciati che raccontano cosa succede in certe aree del territorio. Mi sono mosso perché un paese civile non può far tornare a casa uomini al 41 bis. Ho sofferto attacchi personali pesanti da colleghi che stimavo come Travaglio. Colorare come “matrice salvinista” la mia battaglia non fa giustizia alla sua intelligenza. Ho fatto un’inchiesta su documenti».
Quando tornerà in onda con “Non è l’Arena”?
«A fine settembre e proseguirò su questa linea, non faccio un passo indietro. Ma dovrò affrontare un processo: Basentini mi ha querelato, un altro rammarico».

Da https://rep.repubblica.it/pwa/intervista/2020/08/10/news/giletti_io_lasciato_solo_ora_sono_sotto_scorta_per_le_minacce_dei_boss_-264354718/?ref=nl-rep-a-bgr

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