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Autore Discussione: RENATO FIORETTI - Commissione Colao: la politica attraverso la tecnica  (Letto 1144 volte)
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« inserito:: Giugno 23, 2020, 05:42:17 pm »

RENATO FIORETTI - Commissione Colao: la politica attraverso la tecnica

 Iniziative per il rilancio: “Italia 2020/2022”, il documento prodotto dalla Commissione Colao – cui il Premier Conte aveva affidato l’incarico di redigere le linee programmatiche per la “ricostruzione” del Paese, dopo l’emergenza Covid-19 – rappresenta l’ennesima conferma del principio secondo il quale non esiste alcuna “tecnica” da potersi definire asettica ed imparziale!

Esistono modalità diverse attraverso le quali osservare la realtà e altrettanti strumenti per produrre analisi e numeri a supporto di eventuali proposte; ma ciò avviene sempre – a mio parere – in ossequio a una logica “di parte”; cui corrispondono, comunque, interessi di carattere eminentemente politico.
In questo senso, considero oltremodo appropriata l’analogia – che qualcuno avverte – esistente tra la task force presieduta dall’ex Ad di Vodafone e quel “CIR” (Comitato interministeriale della ricostruzione1) istituito al fine di elaborare le linee guida per la ripresa economica e sociale dell’Italia del secondo dopoguerra.
Quegli anni, infatti, tra la politica di moderazione salariale promossa dalla Dc e la cocente sconfitta del Fronte democratico popolare (comunisti e socialisti) alle elezioni politiche del 1948, videro l’affermarsi del blocco centrista e l’isolamento del movimento operaio nelle fabbriche, nelle campagne, nel paese2.
Opero questo parallelo poiché, come tenterò di dimostrare, il combinato disposto tra il contenuto dei testi elaborati dal gruppo di esperti presieduto da Colao e le cose di cui, a mio avviso, si avverte la mancanza, ha finito con il produrre una proposta che, complessivamente, pare ripropone il classico schema liberista affermatosi, negli ultimi anni, nel nostro Paese: un capitalismo che guarda alla rendita e alla finanza piuttosto che all’innovazione e agli investimenti; al (sempre più esasperato) contenimento del costo del lavoro piuttosto che alla crescita dimensionale delle aziende e professionale dei lavoratori.

Ma come si rilancia l’Italia?
La strategia elaborata per “Un’Italia più forte, resiliente ed equa” prevede sei grandi aree di intervento: Imprese e lavoro; Infrastrutture e ambiente; Turismo, arte e cultura; Pubblica amministrazione; Istruzione, ricerca e competenze; Individui e famiglie.
Naturalmente, lo spazio disponibile e, soprattutto, la pazienza del lettore, non consentono una disamina completa delle 53 pagine del Rapporto e delle 121 dedicate alle schede; mi limiterò a esporre qualche considerazione di merito rispetto ad alcuni importanti temi; con particolare attenzione al primo capitolo che, personalmente, considero meritevole di particolare approfondimento.
A onore del vero, l’incipit non è proprio confortante. Si prevede, infatti, di escludere il contagio Covid-19 dalla responsabilità penale del datore di lavoro per le imprese non sanitarie e questo, nel Paese in cui, prima dell’attuale pandemia, si registrava una media di oltre tre morti sul lavoro, per ciascuna giornata lavorativa, non pare rappresentare un bell’esordio ai fini di una “rinascita”.
Assolutamente irricevibile la richiesta di una deroga, seppure temporanea, ai limiti di durata massima dei contratti di lavoro a tempo determinato previsti dall’ex decreto Dignità del 2018.

Non condivisibile, invece, il mix di meccanismi di premialità e sanatoria (fiscale e contribuiva) per le aziende con lavoratori “in nero”; soprattutto se in totale assenza di provvedimenti (dissuasivi, di controllo e di contrasto) tesi a contrastare un fenomeno dalle proporzioni vastissime.
Non sorprende la proposta di dotare le aziende di uno “scudo penale” in caso di reati di natura fiscale. Oggi, in effetti, a fronte di irregolarità fiscali, le aziende sono sottoposte anche a un’azione di carattere penale. L’ipotesi Colao prevede, invece, che, in caso di future contestazioni non scatterebbero più le sanzioni penali.
Ciò che, però, appare insopportabile e, a mio parere, inficia alla base il lavoro della Commissione - compromettendone la credibilità - è la rituale previsione di un nuovo condono.
Per l’occasione, la task force di Colao ricorre all’ennesimo inglesismo - voluntary disclosure - per proporre, in sostanza, una sanatoria sull’emersione del contante (con benefici premiali in ambito penale) e altri valori derivanti da redditi non dichiarati (anche se connessi al lavoro nero).
Il tutto a fronte del pagamento di un’imposta sostitutiva e dell’impiego di una parte dell’emerso in attività funzionali alla ripresa3.
Naturalmente, come prevedibile, da parte di un gruppo di lavoro “tecnico” presieduto da un noto manager privato, alle suddette ipotesi va aggiunta una serie di interventi - dal rinvio delle imposte 2019 e acconto 2020 alle agevolazioni “a pioggia”, a favore di settori produttivi diversi - votati quasi esclusivamente a soddisfare le esigenze delle imprese.

Manca, a mio avviso, qualsivoglia riferimento (ed interesse) a problemi fondamentali del mondo del lavoro oggi in Italia.
Un Paese nel quale la flessibilità è divenuta sinonimo - irreversibile - di precarietà, con salari reali tra i più bassi dell’Ue, con filiere inestricabili di appalti e sub-appalti e, dulcis in fundo, con un crescente numero di “working poors4”.
Un’Italia, in definitiva, che sembrerebbe voler “ripartire” dimenticando milioni di connazionali in condizioni di grave handicap socio-economico; con il concreto rischio che le ricette proposte ne acuiscano il disagio. In particolare, dal punto di vista dei diritti e delle tutele (a partire da quelle previste sui luoghi di lavoro).
Naturalmente, a valle di una pandemia che ha sconvolto l’intera economia del mondo, sarebbe da irresponsabili contestare che, in uno stato di diritto, ci si ponga il problema di mettere in atto tutte le misure possibili per cercare di sostenere la ripresa economica delle imprese; delle medio-piccole al pari delle grandi.
Il punto è, però, che le proposte di cui alla Commissione Colao paiono essere indirizzate in un’unica direzione.
Mancano, a mio parere, concrete ipotesi per sostenere anche, se non soprattutto, le condizioni economiche e normative di milioni di lavoratori subordinati, para-subordinati, “partite Iva”, iper/flessibili (perché precari) e a “rischio povertà”; tutti soggetti che corrono il concreto rischio di essere sacrificati in nome di un fantomatico “mercato” che, quando necessario, ripropone l’idea liberista con lo Stato al servizio del privato.
Concludo rilevando che, almeno personalmente, non so se ai componenti la task force di Colao fossero state impartite delle “direttive” particolari o se lasciati liberi di operare in assoluta autonomia.
Sottolineo che, dalle prime reazioni politiche, “Italia 2020/2022” non pare avere suscitato particolare entusiasmo a Palazzo Chigi.
Contemporaneamente, al sostanziale “assordante” silenzio di Conte ha corrisposto il plauso da parte del famigerato duo Salvini/Renzi e questo, in effetti, già rappresenta un soddisfacente motivo di cauto ottimismo.
Renato Fioretti

NOTE
1) Istituito nel gennaio 1945 e presieduto da Meucci Ruini; già Ministro nel governo Parri
2) Fonte “Basta salari da fame”, di Marta e Simone Fana; Ed: Tempi nuovi
3) L’imposta prevista è tra il 10 e il 15 per cento e la quota da impegnare, per almeno 5 anni, tra il 40 e il 60 per cento di quanto “emerso”
4) “Lavoratori poveri”; cioè coloro che, pur avendo un’occupazione, si trovano a rischio di povertà e di esclusione sociale
(15 giugno 2020)
Scritto lunedì, 15 giugno, 2020 alle 12:08 nella categoria Renato Fioretti. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. Puoi lasciare un commento, o fare un trackback dal tuo sito.
3 commenti a “RENATO FIORETTI - Commissione Colao: la politica attraverso la tecnica”
•  gaetano stella scrive:
15 giugno 2020 alle 16:52
NON BISOGNA STARE AL LORO GIOCO AL LORO LINGUAGGIO AL LORO MODO DI AFFRONTARE LA CRISI...
NOI COLAO E IL “NOSTRO” FUTURO
LA RIVOLUZIONE FRANCESE ebbe un periodo di “INCUBAZIONE” con una stesura popolare e una diffusione capillare di “cahier de doleans” (letteralmente quaderni di doglianze) . Io invito tutti/e militanti, intellettuali, liberi pensatori, insegnanti, ricercatori, artisti, lavoratori schiavi di ROSARNO e degli altri luoghi infami del paese .,..insomma tutti i senza voce e i senza rappresentanza a PRENDERE LA PAROLA e, partendo dalla propria vita dal proprio vissuto riempire tutti i luoghi, nelle strade nelle piazze nelle UNIVERSITA’ nei parchi nei teatri sui treni…, del dibattito pubblico di DOGLIANZE dolore sofferenze pensieri visioni sogni immagini. Partendo dal basso e mettendo al centro la vita i bisogni la realtà la VERITA’. Perché LORSIGNORI ci stanno rubando la riflessione e il dibattito sul dramma universale che abbiamo vissuto e stiamo vivendo. Perchè è ancora in atto. In tutto il mondo. Anche nel nostro paese. Basti dire che la LOMBARDIA è ancora UN FOCOLAIO che in CINA sembra che siamo punto e da capo che l’AMERICA TUTTA brucia e bolle e seppellisce i suoi morti in fosse “comuni” non solo per LA RIVOLTA che continua contro IL RAZZISMO FASCISTA del CRIMINALE TRUMP e del CRIMINALE BOLSONARO…ma anche per la pandemia che loro I NEGAZIONISTI DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO e della PANDEMIA hanno diffuso. Tutto il dissenso e l’opposizione DEVE ORGANIZZARE LA RIBELLIONE DAL BASSO . E’ in gioco il futuro nostro dei nostri figli e dell’intera umanità.
COLAO, CHI ERA (è) COSTUI ? Si dice che è “il capo” della banda di TECNICI (tecnici di cosa?) che dovrebbe delineare il “suo” piano per LA RIPARTENZA (?). La cosa è tragicomica. La prima domanda è CHI E’ COLAO? QUALI MERITI E DOVE LI HA ACQUISITI PER AVERE RICEVUTO UN COMPITO COSI’ ONEROSO? Mi dicono che COLAO era fino all’altroieri “un manager di Vodafone”. VODAFONE, come tutti/e sanno, è una delle più grandi MULTINAZIONALI al mondo della telefonia. Quindi, un governo nato prima della PIU’ GRANDE CRISI DELLA STORIA, senza un mandato diretto, affida un compito così gravoso a un ex dipendente di UNA MULTINAZIONALE. Le multinazionali, ormai lo sanno anche i bambini, dominano il mondo …e sono le principali responsabili dell’IMMENSA CATASTROFE che stiamo vivendo. Sono le principali responsabili dei processi economici culturali e politici che hanno portato alla CRISI. Lorsignori hanno sfruttato devastato delocalizzato disuguagliato…e COLAO ha acquisito meriti(?) collaborando a questo infame processo. Quindi “ricominciare” “ripartenza” “nuova normalita’” ed altre espressioni simili che TV e media padronali ripetono come un mantra quotidiano significano riprendere e continuare come prima. Come già sta facendo la colonna sonora delle TV tutte. Che hanno rubato le parole e le esperienze della CHIUSURA (che un branco di colonizzati mentali continua ebetamente a chiamare LOCKDOWN…senza vergogna …) per ricominciare con la mercificazione totale l’usa e getta, la propaganda della PLASTICA e dell’acqua nella plastica, delle auto che INQUINANO o di IBRIDE che usate ora sono demenziali perché inquinano comunque…di JEEP ecc. ecc., …insomma stanno già praticando LA CONTINUITA’ e costruendo il “senso comune”.
PERCHE’ LA CRISI? – Sarebbe ovvio normale moralmente e intellettualmente onesto fare un’analisi della CRISI. Come ci siamo arrivati perché cosa abbiamo vissuto. Niente di tutto questo si è visto e si vede. La CRISI è il frutto e la conseguenza della globalizzazione liberista che ha imposto al mondo un modo di produrre consumare e vivere che l’ha prodotta. Compreso il nostro paese. Ed è questo che si vuole nascondere. Le conseguenze sono davanti ai nostri occhi. LA PANDEMIA è solo l’ultima risultante. Abbiamo la più grande DISUGUAGLIANZA della storia con l’1% e un pugno di miliardari che domina il mondo. E la stragrande maggioranza che vive tra salari da fame miseria povertà sfruttamento migrazioni bibliche razzismo sessismo patriarcato…la devastazione e la distruzione di foreste habitat naturali sistemi ecologici , e l’inquinamento di mari e oceani pieni di plastica, e campagne e cibo pieni di pesticidi fitofarmaci, e monoculture e allevamenti industriali pieni di ferocia disumana e antibiotici..e deiezioni che avvelenano falde acquifere fiumi e mari…mentre la CO2 aumenta ed né arrivata a 417 ppm (parti per milione) mai così da milioni di anni..ed infatti abbiamo avuto l’anno più caldo di sempre..i ghiacciai si sciolgono a velocità mai viste e ora si sta sciogliendo anche il permafrost che moltiplica il riscaldamento globale…viviamo già la SESTA ESTINZIONE…e il SALTO DI SPECIE DEGLI ANIMALI e i virus sono la conseguenza della violenza disumana che GLI UMANI (?) ESERCITANO DA SEMPRE CONTRO TUTTI GLI ALTRI VIVENTI…ma lorsignori fanno finta di non sapere anche se l’Ipcc (ONU!) dice da più di 40 anni quello che ora stiamo vivendo. E l’Ipcc dice pure che abbiamo solo 10 anni prima della CATASTROFE IRREVERSIBILE. Ma gli scienziati non sono tutti uguali. E l’Ipcc è come se parlasse al vento. NON C’E SALUTE UMANA senza salute dell’AMBIENTE della natura dei cicli eco-biologici. Da qui si parte per costruire inventare immaginare IL MONDO NUOVO. (1 continua)
Gaetano Stella –lago di Chiusi 15/6
-passaparola! –http://blog.gaetanostella.it
•  E Sem scrive:
15 giugno 2020 alle 20:03
Ad un notabile africano di inizio novecento i colonizzatori inglesi, aguzzini dei suoi compatrioti, per i suoi sporchi servizi regalarono una vettura a benzina per sostituire la tradizionale portantina. Non passo' molto tempo. Il nostro eroe automunito si armo' di coraggio e decise di affrontare il capo degli occupanti per il pessimo dono ricevuto e per tutti i problemi che gli aveva procurato. "Sono sempre stato vostro servo fedele, ho tenuto a bada la mia gente, avete potuto fare di loro tutto quello che volevate e voi, e voi mi ripagate con doni che mi mettono in ridicolo. Prima bastavano otto uomini e due piccoli tronchi d'albero per sollevare la mia portantina, ora non trovo due alberi cosi' alti per permettere ai miei 30 portatori di trasportarmi elegantemente e in modo marziale". Tutto questo pistolotto per dire che ognuno ha una sua visione delle cose, il guaio e' che i neoautomuniti a volte devono prendere delle decisioni vitali anche per noi. Come sempre, buona fortuna.


•  Marco M. scrive:
16 giugno 2020 alle 17:26
Per quanto scritto, l'illustre blogger meriterebbe un monumento. Dico ciò per esprimere il mio sincero plauso per la sua pacata ma serrata disamina del cosiddetto "piano Colao". Nella storia recente (e meno recente) del ns. beneamato paese abbondano i "piani", i "documenti", i "libri bianchi" (o azzurri, o gialli...), i "progetti", le "revisioni" su questo o quel problema, in questo o quel settore. Belle o brutte, utili o inutili, come ad esempio la ben nota "spending review" di recente memoria, il destino di queste iniziative (per fortuna!!) è nella generalità dei casi quella di "fare ammuina" (ovvero DARE L'IMPRESSIONE al volgo che si sta lavorando seriamente e alacremente attorno ad un problema) e più prosaicamente quella di assegnare per un po' di tempo una carica e un lauto stipendio a qualche "amico degli amici", pezzo grosso della politica, dell'imprenditoria o della finanza. Meno male che essendo, di solito, la destinazione ultima di questo tipo di lavori qualche polveroso archivio, c'è relativamente poco pericolo che il piano in questione possa alla fine produrre dei danni concreti alla cittadinanza lavoratrice ed al paese tutto. Anche se purtroppo non c'è garanzia assoluta in questo senso: sussiste sempre il pericolo di una nefasta levata d'ingegno da parte di qualche politico che possa portare all'adozione di porzioni più o meno estese del suddetto documento. Ma speriamo bene, e auguriamoci che, una volta tanto, l'inefficienza e l'inerzia della ns. classe politica faccia da salvaguardia alla comunità. Quanto al piano stesso, ben poco c'è da aggiungere all'analisi dello stimato blogger. Da parte mia, vorrei solo modestamente osservare come anche stavolta la montagna ha partorito l'inevitabile topolino! Un documento che avrebbe dovuto porre le basi per il rilancio dell'Italia, farle riprendere lena e speranza dopo anni e anni di crisi nera e dopo la durissima batosta dell'emergenza virus, di fatto non esce di un millimetro dalle solite muffite e INGIUSTE ricette neoliberiste. Compressione dei salari, aumento della precarietà, "mano libera" delle aziende anche sulle misure di sicurezza anticontagio (!), limitazione ulteriore dei diritti e delle salvaguardie, aumento - di fatto - dello sfruttamento. E dulcis in fundo, puntuale come la morte, la scontata proposta dell'ennesimo condono. Ma quel che è più grave, il documento contiene anche la proposta - purtroppo oggi sostenuta ubiquitariamente da più parti e da più forze politiche - di favorire la ripresa assicurando spazi più o meno estesi di impunità legale, sia alle imprese sia ai pubblici amministratori. Come se il rispetto della legalità fosse per forza in contrasto con il corretto operare e con la produzione attiva ed efficiente di beni e servizi. Come dire: l'attività economica e industriale hanno bisogno "per forza" di un elevato tasso di disonestà e illegalità per funzionare; pretendere di fare le cose per bene significa portare alla paralisi questi settori. A me sembra una grandissima cavolata! In altri paesi, più seri del nostro e dove i cittadini vivono mediamente meglio, la legalità viene rispettata, non scoppiano scandali tutti i santi giorni, eppure l'economia è florida ben più che da noi! Quindi, PER FAVORE che non si venga a sostenere che per far funzionare le cose occorre lasciar campo libero a ladri, truffatori, intrallazzoni, faccendieri e maneggioni. Anche questo elemento, tutt'altro che secondario, denota un pensiero arcaico, che individua nella "deregulation" in tutti i sensi un presupposto per il buon funzionamento dell'economia. Un'ultima considerazione: l'Italia ad esempio è nella classifica più bassa per l'uso delle tecnologie informatiche, l'utilizzo della rete, l'E-commerce, etc. etc. Ne viene fatta parola, nel documento in questione? Voglio dire: si chiede un documento per il rilancio dell'economia e si trascurano elementi così importanti e fondamentali per il mondo moderno? E per converso si batte ancora il tasto dell'aumento di "competitività" attraverso l'ulteriore sfruttamento delle classi lavoratrici? Ma dico: quando si commissiona uno studio di tale portata (almeno potenziale) a qualcuno, si valuta a qualche livello se tale persona (o tale gruppo di lavoro) ha le competenze e l'apertura mentale/culturale per proporre qualcosa di veramente utile e innovativo? Qualcosa che faccia vivere un po' meglio la gente, la popolazione, i cittadini, i lavoratori e non favorisca invece solo ed esclusivamente gli interessi delle grandi industrie, delle banche e dei trust finanziari.

Da - http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/?p=29726
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