LA-U dell'OLIVO
Marzo 29, 2024, 02:54:00 am *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: Non voglio essere un eroe.  (Letto 2136 volte)
Arlecchino
Global Moderator
Hero Member
*****
Scollegato Scollegato

Messaggi: 7.754


Mostra profilo
« inserito:: Febbraio 20, 2020, 06:52:23 pm »

Non voglio essere un eroe.

Ho ancora i miei genitori, i miei figli,
la mia moglie incinta che sta per partorire
e ci sono ancora molti miei pazienti nel reparto.
Sebbene la mia integrità non possa essere scambiata con la bontà verso gli altri,
nonostante la mia perdita e confusione,
devo ancora continuare,
Chi mi ha lasciato scegliere questo paese e questa famiglia?
Quanti lamentele ho?
Quando questa battaglia sarà finita,
io guarderò il cielo,
con lacrime che sgorgheranno come pioggia.
Non voglio essere un eroe,
ma solo un medico,
non riesco a guardare questo virus sconosciuto
che fa del male ai miei pari
e a così tante persone innocenti.
Anche se stanno morendo,
mi guardano sempre negli occhi, con la loro speranza di vita.
Chi avrebbe mai capito che stavo per morire?
La mia anima è in paradiso,
guardando quel letto bianco di ospedale,
su cui giace il mio stesso corpo,
con la stessa faccia familiare.
Dove sono mio padre e mia madre?
E la mia cara moglie,
quella ragazza per cui stavo lottando fino all’ultimo respiro.
C’è una luce nel cielo!
Alla fine di quella luce c’è il paradiso di cui spesso la gente parla.
Preferirei non andare,
preferirei tornare nella mia città natale a Wuhan.
Ho la mia nuova casa lì appena acquistata,
per la quale devo ancora pagare il prestito ogni mese.
Come posso rinunciare?
Come posso cedere?
Per i miei genitori perdere il figlio quanto deve essere triste?
La mia dolce moglie, senza suo marito, come potrà affrontare le future vicissitudini?
Me ne sono già andato
Li vedo prendere il mio corpo,
metterlo in una borsa,
dentro la quale giacciono molti connazionali.
Andati come me,
spinti nel cuore del fuoco,
all’alba.
Arrivederci, miei cari.
Addio, Wuhan, la mia città natale.
Spero che, dopo il disastro,
ti ricorderai che qualcuno ha provato a farti sapere la verità il prima possibile.
Spero che, dopo il disastro,
imparerai cosa significa essere giusti.
Mai più brave persone
dovrebbero soffrire di paura senza fine
e tristezza profonda e disperata.
Ho combattuto la buona battaglia,
ho terminato la corsa,
ho conservato la fede.
Ora c’è in serbo per me la corona della giustizia” (Li Wen Liang).

Da: Cry Simo Negri Fiori
Fb del 16 febbraio 2020.

Registrato
Arlecchino
Global Moderator
Hero Member
*****
Scollegato Scollegato

Messaggi: 7.754


Mostra profilo
« Risposta #1 inserito:: Aprile 14, 2020, 04:57:01 pm »

Copio e incollo questo intervento di Sara Gandini, epidemiologa e biostatistica.

Anche nell'emergenza la ragione e la competenza dovrebbero fare da guida.

Provo ad azzardare una proposta di scambio, perché ho finito le cose più urgenti che dovevo preparare e ho un po' di tempo per il 'cazzeggio', ma per favore cerchiamo di essere propositivi e non polemici/che.

Molti dicono: 'ok ok, voi criticate tanto ma di fatto cosa state proponendo?' Già nel mio articolo su Effimera scrivevo che si sa chi sono le persone che hanno maggiori probabilità di sviluppare forme gravi di malattia e sono loro a mio parere quelle da tutelare. ''Le stesse direttive dell’OMS suggeriscono di isolare il maggior numero possibile di casi e mettere in quarantena i loro contatti più stretti, non altro". Vorrei chiarire però che tutelare non vuol dire rinchiudere. Se un anziano/a mi dice che lui/lei non vuole passare gli ultimi anni della sua vita chiuso/a in casa, che è soddisfatto/a della sua vita e che piuttosto preferisce rischiare di morire con il covid, per me ha tutto il diritto di decidere come morire. A quel punto sceglierà la sua morte in casa, possibilmente con i suoi, come pare facciano gli Svedesi, piuttosto che morire in ospedale da solo, come fanno gli Italiani. Cos'altro potremmo fare di concreto? Io userei le varie app che sono state proposte per tracciare le infezioni, almeno negli ospedali (in un nostro studio le proponiamo). A tutte le persone contagiate deve essere permesso di poter stare a casa con un servizio gratuito di fornitura di medicine e viveri e assistenza domiciliare medica. Tutte le persone a rischio (dai 65 anni in su e sotto i 65 quelli con due patologie concomitanti) devono essere invitate caldamente a stare a casa. Poi si investe nella educazione e invece di bombardare con il numero di morti ogni sera, ogni giorno su ogni canale televisivo si spiegano alla popolazione le buone norme e un po' di buona educazione scientifica per spiegare come non farsi imbrogliare dalle bufale che girano. Si spiega come mantenere le distanze e limitare i rischi, fornendo gratis a tutti i dispositivi necessari. Con uno slogan: più educazione meno repressione. I cittadini non vanno trattati come bambini scemi. Eviterei assolutamente di terrorizzare la popolazione e ricorrere allo strumento della paura, perché non aiuta nessuno. Negli ospedali hanno rubato mascherine e gel per le mani fin dal primo fine settimana, la gente è scappata al sud, le persone spaventate vanno negli ospedali anche quando non ce n'è bisogno... Quando la gente ha paura fa cazzate, e si è ben visto. In questo modo non abbiamo bisogno chiudere interi settori produttivi, negozi... per condannare il paese ad una crisi economica senza precedenti e farci maledire dai nostri figli. Basterebbe che i lavoratori stessi riorganizzassero le loro condizioni di lavoro per mantenere le distanze e pretendere i dispositivi di protezione. Ovviamente tutti i soldi che ci sono andrebbero investiti sull'ampliare le terapie intensive e al limite chiedere aiuto in altre regioni o altri paesi se non si riesce a parare il colpo. Come si è detto bisognerebbe centralizzare il meno possibile negli ospedali e cercare di curare a casa il più possibile chi ha problemi non gravi, e che quindi non ha davvero bisogno di terapia intensiva. Infine investirei molto di più nei tamponi, ricordandosi che non risolvono il problema perché all'inizio il soggetto è infettivo ma il tampone non lo rileva. Quindi investirei molto di più nella ricerca scientifica per trovare test affidabili anche per valutare l'immunità, cosa che ora non abbiamo, e capire quali sono le caratteristiche che rendono la malattia aggressiva in qualcuno ma non in tutti... Gli studi che stiamo disegnando vanno tutti in questa direzione, oltre che sui nuovi trattamenti. Voi cosa aggiungereste? Ovviamente questo non toglie la considerazione sugli errori che sono stati fatti principalmente in alcuni ospedali. Ma bisogna rendersi conto che chiudere in casa una intera nazione, dal trentino alla sicilia, per gli errori in alcuni ospedali, in alcuni comuni, in alcune settimane, non è accettabile.
Non è accettabile che l'intero paese paghi le colpe di queste persone.

Da Fb Magherini
Registrato
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!