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Autore Discussione: Inquinamento killer? - Ne uccide di più la povertà.  (Letto 1420 volte)
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« inserito:: Gennaio 19, 2020, 12:13:52 am »

Inquinamento killer? Ne uccide di più la povertà.

A mazzi   scritto da Econopoly il 15 Gennaio 2020

SISTEMA SOLARE

L’autore di questo post è Jacopo Giliberto, giornalista dal 1982. Portavoce di due ministri dell’ambiente negli anni 2012 e 2013 –
Gentile signor Econopoly, le racconto una storia. Il fatto è che ogni due o tre giorni leggo – sui social network, oppure come messaggini sul telefonino, o ancora in forma di articolo esteso – un allarme preoccupato su quante persone muoiono prematuramente per colpa dello smog e dell’aria sporca. Lo smog uccide. L’inquinamento fa strage.
L’articolo o il post individua un luogo differente (cliccare l’area preferita: Pianura Padana, India, il centro città, Europa, Mondo, Padova, Italia, Piemonte, Lombardia, Pechino, Nord Italia, Milano e così via) e ci informa indignato quanti abitanti ne vengano sterminati ogni anno dallo smog.
A dispetto dell’assertività di questi allarmi, espressi con i verbi in modo indicativo tempo presente tono ammonitore, purtroppo non sono dati certi, caro Econopoly; sono stime ancora presuntive di rischio basate sul principio di correlazione.
Sono stime basate su alcuni criteri adottati dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) per correlare la qualità dell’aria con il rischio di malattie per chi respira quell’aria.
I primi studi raccolti dall’Oms, e poi affinati con il tempo con precisione sempre più accurata, volevano individuare quali malattie colpissero chi vive in abitazioni senza fornelli elettrici o a gas, come nelle bidonville di lamiere, e individuare quali livelli di smog fossero salubri (risposta: nessuno).
 
LA BELLA VITA NATURALE
Oggi in molti parti del mondo ci si scalda e si cucina come si faceva nell’Italia dei braccianti poveri di 100-150 anni fa.
E siccome io sono un boomer (“ok”) ed esistevo anche 100-150 anni fa, ricordo benissimo che nell’Ottocento nei tuguri delle campagne calabresi, venete o abruzzesi (indicare altre aree preferite) i contadini poveri si scaldavano e cucinavano con la legna o il carbone e c’era un buco nel tetto per disperdere il fumo.
Le case in cui vivevano in 15 con gli animali (e come gli animali) avevano un paiolo annerito per la minestra e le pareti nere di fuliggine e nerofumo.
Ecco, gentile Econopoly; purtroppo in una parte vasta del mondo è così ancora oggi.
Nelle case di lamiera e compensato che formano i colossali sobborghi delle megalopoli africane o indiane, nei barrios, nelle case di cicca degli altopiani abissini eccetera – ma anche nei “bassi” di Napoli – si cucina o ci si scalda bruciando legna o carbonella in fornelletti di ghisa a quattro zampe; le camere sono fumose, i bambini si intasano i polmoni, i vecchi muoiono prima.
I DIVORZI NEL MAINE FANNO SALIRE I CONSUMI DI MARGARINA
Il principio di correlazione è uno delle fallacie logiche che più fanno male all’umanità. Dal “post hoc propter hoc” (se è dopo, ne è un effetto) derivano superstizioni, magie, colonne infami ma anche errori metodologici che hanno frenato la conoscenza.
Tyler Vigen ha raccolto alcune spassosissime correlazioni che sembrano fatte apposta per uno studio dell’Oms. C’è un’aderenza causa-effetto perfetta fra il numero degli annegati in piscina e l’andamento dei film in cui appare l’attore Nicholas Cage. Un’evidenza sorprendente fra il tasso di divorzi nel Maine e il consumo di margarina. È chiaro il fatto che l’import di petrolio dalla Norvegia causa scontri fra automobili e treni.
SORPRESA. LO SMOG FA BENE ALLA SALUTE?
Allora anche io voglio giocare con il principio di correlazione come ha fatto Tyler Vigen.
Alla ricerca di una correlazione spuria, metto la cartina dell’inquinamento a fianco con la cartina della speranza di vita, cioè lo stato di salute degli europei. Se mi baso su quanto leggo ogni settimana negli articoli e nei post, le due cartine dovranno coincidere.
Dovrei confermare che dove c’è più smog le persone vivranno meno.
 
 
Sorpresa. La correlazione spuria mi dice l’esatto contrario. Le zone più inquinate dell’Europa occidentale sono quelle con l’aspettativa di vita più lunga. In base al principio di correlazione che io adoro, dovrei dedurre che nella Pianura Padana, in Olanda, nella zona di Londra, l’inquinamento allunga la vita.
Il principio di correlazione spurio ci dice:
“si vive di più dove l’aria è più sporca perché ci sono più polveri fini e smog”.
Lo stesso risultato viene confermato anche se si allarga la scala d’analisi: nell’inquinata New York si vive più a lungo che nel sano Midwest, nell’inquinatissima Calcutta si vive più a lungo che nelle naturali campagne dell’Orissa, nell’impestata Pechino la vita è più salubre nell’incontaminata steppa della Mongolia.
Com’è possibile?
Cerco una conferma o una smentita e leggo gli indici della salute del Sole 24 Ore.
E ottengo una nuova conferma alla correlazione spuria. Le province in cui si vive più a lungo in Italia sono anche quelle in cui ci sono gli allarmi dello smog assassino.
Le 10 province con la vita più lunga e sana sono nell’ordine (coff coff) Pordenone, Trento, Rimini (eccì), Firenze, Monza (cough cough), Treviso, Bolzano, Milano (etciù), Ravenna e Brescia (coff coff). Le province delle ciminiere, dei diesel in coda, delle fabbriche chimiche e delle centraline antismog in superlavoro.
Prima correlazione ipotizzata:
“Dove c’è più inquinamento si vive più a lungo”.
Lo smog fa bene alla salute?
Il buonsenso mi dice che la correlazione spuria in stile Tyler Vigen non è corretta; non mi convince.
C’è anche un dato a smentire questa correlazione spuria smog=salute.
Le due mappe su smog e durata della vita dicono che nei Paesi dell’Europa Occidentale smog=salute ma nei Paesi dell’Europa Orientale dicono il contrario, smog=malattia perché ci sono emissioni alte (Polonia, Slovacchia e così via) ma invece di trovare una qualità migliore della vita noto che la vita è più breve.
Probabilmente, caro Econopoly, se non è corretta la correlazione in stile Tyler Vigen tra inquinamento e malattia, non è corretta nemmeno questa correlazione evidente fra inquinamento e al contrario lunghezza della vita. Allora cerco una mappa che possa aderire meglio con quella della speranza di vita.
ALTRE DUE CARTINE A CONFRONTO
Ora riprendo la cartina della speranza di vita in Europa e la accosto alla mappa del reddito:
 
 
Risultati immagini per aspettativa di vita il Sole 24Ore
La sovrapposizione fra queste due mappe è perfetta. Il principio di correlazione questa volta funziona perfettamente.Allora vado a leggere le statistiche della Qualità della Vita del Sole24Ore, l’edizione 2019 (ma le trenta edizioni precedenti giocano le posizioni di testa fra le stesse città) e vedo che le prime 20 città più sane, sono anche le città più ricche (e più inquinate).
I dati lo dicono chiaramente:
Si vive più a lungo e più sani dove si è più ricchi.
Si vive meno e più malati dove si è più poveri.
Lo stesso vale se si allarga la mappatura sul resto del mondo. Si vive di più, più sani, più a lungo e meglio dove c’è più benessere.
Ma lo dice anche la stessa Oms, smentendo – anzi – integrando i dati sul rapporto fra salute e inquinamento con i dati fra salute e ricchezza.
Signor Econopoly, queste mappe, questi dati e queste conclusioni non sono stime probabilistiche, non sono calcoli e modelli di rischio, non ombreggiano la zona delle ipotesi: sono dati misurati effettivamente sul campo della realtà. Quanto a lungo vivono davvero le persone, quanto guadagnano sono dati di misura.
L’OMS DICE: SI VIVE MENO DOVE SI È PIÙ POVERI
In quella ricerca che relaziona i dati reali di durata della vita, stato di salute e benessere economico l’Oms dice che in Europa i ricchi vivono 7 anni di più dei poveri, 7 anni di più.
L’Oms misura che chi ha studiato vive di più di chi non ha studiato non solamente perché è più consapevole ma anche perché ha più possibilità per trovare un lavoro di maggiore soddisfazione e pagato meglio.
Chi ha studiato (laurea o diploma superiore) vive 85 anni, chi non ha conseguito una formazione vive 78 anni.
L’Oms misura che far parte di ceti sociali disagiati fa male anche alla salute mentale, e che i poveri hanno il doppio delle probabilità di soffrire di depressione e altri disturbi psichici. Dice che la prima causa di diseguaglianza nella disponibilità di salute è l’insicurezza sul reddito e la protezione sociale.
Non riuscire a far quadrare i conti è nel 35% dei casi all’origine delle diseguaglianze in sanità. Un dato aggiuntivo del rapporto dell’Oms: l’accesso e la qualità dell’assistenza sanitaria incidono appena per il 10%.
In sostanza le correlazioni salute=smog e malattia=smog sono spurie, mentre la correlazione giusta è salute=ricchezza e malattia=povertà.
CHE COSA SIGNIFICA QUESTO PARADOSSO
Non fraintenda il paradosso, carissimo signor Econopoly.
Di sicuro l’inquinamento dell’aria fa male.
Di sicuro troppe persone soffrono e vivono meno perché l’aria è contaminata. Un ambiente inquinato rappresenta un grave costo soprattutto umano ma anche economico.
Però il paradosso le dice, gentile Econopoly, una cosa diversa e più importante.
I poveri – quei poveri che nelle baracche respirano l’aria contaminata dalla carbonella nel braciere di lamiera – hanno una salute peggiore anche per il fumo rilevato dal principio di correlazione dell’Oms; ma i poveri vivono peggio, sono più malati e muoiono prima soprattutto perché nelle loro casupole spesso non hanno acqua corrente pulita né fognature per allontanare la contaminazione dei liquami.
Non hanno frigoriferi né imballaggi sterili per conservare gli alimenti in modo sano, igienico e sicuro.
Non hanno lavori soddisfacenti né cultura adeguata.
Si spostano usando veicoli poco sicuri.
La disponibilità di medicine e cure è modesta.
I lavori nei campi, negli opifici o sulle impalcature di legno sono spesso poco sicuri.
Si vive più a lungo, con una qualità della vita migliore, e ci si ammala meno dove si è più ricchi, dove c’è più varietà di cibo, dove il cibo è ben conservato e ben protetto da sporcizia e contaminazioni, dove l’acqua è abbondante e potabile, dove ci sono metropolitane funzionanti e automobili sicure, dove ci sono possibilità di studio e di conoscenza come università e musei e sale di teatro, dove i lavori non sono pericolosi per la vita, dove le case sono confortevoli, dove ci sono medici, ospedali, farmacie e ambulanze.
Si vive meno, con una qualità della vita peggiore, e ci si ammala di più dove si è più poveri, dove c’è meno varietà di cibo, dove non ci sono conoscenze, dove l’acqua è sporca, i lavori sono spaccaschiena e pericolosi, le case sono malsane, i servizi sono scadenti, le cure mediocri.
Certamente l’inquinamento fa male a molte persone, e in diversi casi è fatale.
Ma il nemico da combattere è la povertà.
È lì, l’inquinamento vero che uccide le persone a mazzi, a milioni.
È l’inquinamento della povertà, dove la vita è brutta, sporca, ignorante, faticosa, piena di scabbia e di malattie; e breve.
Twitter @jacopogiliberto
PER SAPERNE DI PIÙ:
L’articolo di Francesco Ramella sull’efficacia modesta delle politiche antismog
I grafici di Infodata del Sole24Ore sulla speranza di vita in Europa
I grafici di Infodata del Sole24Ore sull’aspettativa di vita nel mondo
I grafici di Infodata del Sole24Ore sugli indici della salute in Italia
L’ebook del Sole24Ore sulla Qualità della Vita
Il Rapporto dell’Oms 2019 sulla relazione fra benessere economico e salute in Europa
La fallacia logica del principio di correlazione secondo i paradossi di Tyler Vigen
 
Da https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2020/01/15/inquinamento-poverta/?uuid=96_Vilzgzor
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