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Autore Discussione: A piedi nudi nel parco sull'Arno  (Letto 1302 volte)
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« inserito:: Novembre 21, 2019, 11:10:37 am »

A piedi nudi nel parco sull'Arno

Nuovo appuntamento settimanale con la Domenica, il supplemento culturale del Sole 24 Ore. Questa volta, con la complicità di Carlo Ossola, ci avventuriamo in una piacevole passeggiata a ritroso nel tempo, alla scoperta dei giardini di Firenze, della loro storia, del loro stare al centro di un incontro virtuoso tra botanica, urbanistica, storia del costume, letteratura.

Tutto nasce dall’imponente lavoro di divulgazione di Angiolo Pucci (Firenze 1851-1934). Pucci proveniva da una famiglia di giardinieri granducali stabilitasi a Firenze nella seconda metà del Settecento. Ereditò la passione per l’orticoltura dal padre Attilio, capo giardiniere di Boboli, collaboratore con Poggi nelle realizzazioni del piano di ingrandimento di Firenze Capitale e primo soprintendente del servizio comunale dei Pubblici passeggi e dei giardini.

Dopo essere succeduto per pochi anni al padre nella soprintendenza, Angiolo si dedicò all’attività di studioso e di divulgatore della scienza orticola e dell’arte del giardinaggio. Fu autore di numerosi e squisiti manuali.

L’ultimo volume che raccoglie gli scritti di Pucci, il quinto della serie, pubblicato dalla fiorentina Olschki, presenta una “topografia della memoria” di straordinario e capillare fascino: di famiglie, di vie, di passaggi di proprietà, di gelose dimore e di esposizioni universali: si entra nella storia dalle svolte delle proprie passeggiate nei colli fiorentini, ripercorrendo a memoria i versi delle Grazie del Foscolo: «Date il rustico giglio, e se men alte / ha le forme fraterne, il manto veste / degli amaranti invïolato: unite / aurei giacinti e azzurri alle giunchiglie / di Bellosguardo che all’amante suo / coglie Pomona…».

“Inoltrarsi”: tale è il vero senso di ogni paesaggio, che assorbe spaesando: una sorta di Arrière-pays - suggerirebbe Bonnefoy  - nel quale si comprende che  l’arte della natura fa del “qui” il “sempre”: «Consiste nel non dimenticare il qui nell’altrove: il tempo, l’umile tempo del vissuto quaggiù, tra le illusioni di laggiù, ombra dell’intemporale».

Nel menu della Domenica molti altri argomenti.
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