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Autore Discussione: La difficile arte di vivere con gli altri  (Letto 6162 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Ottobre 27, 2019, 05:50:32 pm »

La difficile arte di vivere con gli altri
Nuovo appuntamento con la Domenica, il settimanale culturale del Sole 24 Ore. Questa volta è Vittorio Lingiardi, uno dei più noti psichiatri e psicoanalisti italiani, a guidarci alla scoperta di uno dei territori più misteriosi e affascinanti: il comportamento umano nella sua relazione con il prossimo.
Lingiardi ci parla di come è approdato alla scrittura del suo ultimo libro, Io, tu, noi (Utet). Il tema dell’opera è la convivenza. Quella con noi stessi, con l’altro e con gli altri. In primo piano c’è la riflessione sulla nostra molteplicità psichica, e quindi sulla necessità di imparare a convivere con se stessi e con i nostri molti sé.
Poi l’indagine di Lingiardi si sposta sulla relazione a due, soprattutto quella amorosa. Per concludere infine con la convivenza sociale, mediatica e multiculturale.Nel suo viaggio alla scoperta della convivenza, Lingiardi ama anche “rubare” i pareri di altri studiosi. “Ci vogliono parecchi luoghi dentro di sé per avere qualche speranza di essere se stessi” amava dire per esempio il filosofo e psicoanalista francese Jean-Bertrand Pontalis. Si parte da questo assunto per non dimenticare che siamo il frutto di molti contributi diversi.
È’ necessario quindi iniziare dall’idea che un buon funzionamento psichico è il risultato dell’incontro, morbido o acceso, mai opportunistico, di molteplici stati del sé. Ci vogliono parecchi luoghi, tanti percorsi, molte motivazioni. Ogni monoteismo contiene un politeismo: “Gli dei”, diceva Nietzsche, “non morirono forse dal gran ridere quando udirono che un Dio voleva essere il solo?”. Creature di confine, la nostra autenticità si giova dell’esperienza di essere spinti in più direzioni nello stesso momento.
Aspiriamo alla totalità, quantomeno alla sintesi, ma combattiamo, o più serenamente ci abbandoniamo, all’inevitabile parzialità. Cerchiamo l’Uno, ma siamo in mille. La maiuscola (Sé) ci rassicura, ma le minuscole (sé) sono sempre al lavoro. La bontà della rotta risulterà da quel vento che, soffiando in una direzione, ci lascia ascoltare le molteplici brezze.

Nel menu della Domenica molti altri argomenti.
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« Risposta #1 inserito:: Dicembre 19, 2021, 11:30:27 am »

Te ne fotti da sola? Può essere un buon rilassante, se poi non vai a confessarti da un prete antico.

Tu scrivi! OTTIMO!

Io sono uno che NON SA, ma non occorre il talento per arrivare da noi carenti di cultura accademica (che invece per scrivere è indispensabile). Per esempio, a me sei arrivata con un BPIP.

A chi non sa, ma non agli accademici, si arriva con l’esempio (non ho messo buon) comunicando con semplicità emozioni, che possono arrivare ad essere comuni se alla prosa personale si allega una poesia.
Una tra le più belle, “le più semplici”, ricercando una tacita condivisione umana.

Nel tuo post qui sopra c’è tanta umanità, per chi sa leggere negli altri, peccato mancasse una tua poesia.

ciaooo
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