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Autore Discussione: La biografia del Morone – spiega Massimo Firpo - offre un caso esemplare...  (Letto 4898 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Giugno 03, 2019, 06:28:31 pm »

Massimo Firpo anticipa per Domenica le linee della ricerca scritta con Germano Maifreda sul cardinale Giovanni Morone (1509-80): è una vasta opera edita da Einaudi, in libreria il 28 maggio.

Due volte legato del papa al Concilio di Trento – che chiuse nel 1563 salvandolo dal fallimento, cui pareva destinato – Morone fu accusato di eresia e subì due processi inquisitoriali, voluti da Paolo IV (lo rinchiuse per oltre due anni in Castel Sant'Angelo) e Pio V. Solo la stima e l'appoggio dei sovrani asburgici (il re di Spagna Filippo II e l'imperatore Ferdinando I) gli permisero di sfuggire alla condanna e di tornare a tenere le redini degli avvenimenti.

Dalle prime nunziature agli ultimi viaggi, dal testamento alla sepoltura, il saggio restituisce una figura fascinosa del Cinquecento, in cui si rispecchia un'epoca.

La biografia del Morone – spiega Massimo Firpo - offre un caso esemplare della svolta vissuta da un'intera generazione di uomini di governo, di fede, di cultura che la crisi dell'Italia rinascimentale costrinse a rifugiarsi sotto le ali dell'istituzione ecclesiastica, di lì a poco a sua volta investita da una crisi non meno drammatica a causa della sfida protestante. Il padre di Giovanni, Girolamo Morone, il gran cancelliere di Milano, può essere considerato la vera e propria incarnazione storica del machiavellico conflitto tra virtù e fortuna che lo travolse nelle guerre per il possesso del ducato lombardo, il frutto proibito della Francia.

Anch'egli votato alla politica, il figlio cadetto dovette prendere gli ordini sacri, per diventare vescovo e poi cardinale, poco più che trentenne, mettendo il suo talento al servizio del papato.
Personaggio di non comune statura intellettuale e morale, egli non tardò a capire che la politica non bastava ad affrontare la sfida protestante e che occorreva cercare qualche risposta anche alle sue istanze religiose e teologiche, fino a viverle in prima persona e a pagarne un prezzo altissimo con le accuse di eresia, la carcerazione, i processi trascinatisi per un ventennio, l'esclusione dalla tiara, che forse avrebbe saputo portare in capo con una sagacia politica e una lungimiranza religiosa superiori a quelle di tutti i papi succedutisi sul trono di Pietro nell'arco del secolo. A nulla valse il sostegno di Carlo V alla sua candidatura nei due conclavi del '55, quando pressoché unanime era il giudizio su di lui come persona «di essemplarissima vita, amata, stimata et giudicata attissima a questa grande administratione per litteratura, prudentia et esperientia delle cose pubbliche».

Ma è forse lecito chiedersi se a pagarne il prezzo più alto non sia stata proprio la Chiesa, sulla quale la convulsa storia di quei decenni lasciò segni profondi, a cominciare dalla lunga egemonia inquisitoriale che per decenni e per secoli ne segnò gli indirizzi, le scelte, le strategie politiche e pastorali, l'identità storica.

Nel menu della Domenica molti altri argomenti. Ecco una selezione per i lettori del Sole 24 Ore

Da – ilsole24ore.com
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