Dario FO. -

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Arlecchino:
I Novant’anni di Dario Fo: “Dio non lo amo troppo, questo Papa invece sì”
“Finalmente un pontefice che considera il denaro lo sterco del diavolo”.
“In questi anni il Paese è peggiorato moltissimo, si è addormentato. Destra e sinistra insieme: vedremo, faremo e nessuno più s’indigna”
L’ultimo libro di Dario Fo con Giuseppina Manin, s’intitola Dario e Dio (Guanda, pp. 175, € 15) ed è la confessione di un ateo che di religione ha sempre parlato, anche se spesso male.
Il sacro ha sempre incuriosito il premio Nobel, soprattutto se colto nelle sue contraddizioni e nelle sue versioni apocrife

16/03/2016
Alberto Mattioli

Sì, che sono ancora ateo. Come diceva Voltaire, Dio è la più grande invenzione della storia. Però ogni tanto non posso fare a meno di pensare a Lui». Con la «elle» maiuscola? «Ma sì, io l’ho scritto così». Pensare e scrivere: così l’ultimo libro di Dario Fo con Giuseppina Manin, s’intitola Dario e Dio. 

Il Nobel riceve nella sua bella casa milanese vestito da pittore, sì, proprio con la casacca tutta sporca di colori, tipo Cavaradossi. Si alza da un quadrone che sta dipingendo, si siede dietro un muro pieno di fotografie non incorniciate (i familiari, gli attori, Falcone e Borsellino, una Franca Rame - lei sì, in cornice - giovane e bellissima), si aggiusta l’apparecchio acustico e inizia ad alluvionarti di parole. Farlo parlare non è mai stato un problema. Il problema semmai, ma non per gli intervistatori, è sempre stato quello di farlo stare zitto. «Vede questo?», e ostende una copia del Sole24ore: «Anche un vescovone, Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, recensisce il mio libro con rispetto, il rispetto che si ha per una persona che ragiona. E del resto io di Dio con rispetto ho sempre parlato, anche quando ci facevo sopra uno sghignazzo».

Non starà meditando una conversione last minute? 
«No. Anzi, vede questi (stavolta tocca a una pila di libri pericolosamente in bilico sul bordo del tavolone)? Sto studiando Darwin, voglio imparare, capire che macchina abbia montato. Tanto più che sono andato a parlare con gli studenti e ho scoperto che dell’evoluzionismo non sanno niente. Il prossimo libro lo dedicherò a Darwin e magari ci farò sopra pure uno spettacolo. Io sono ateo soprattutto per logica».

Infatti nel suo libro parla spesso del problema del male. 
«Non mi piace il Dio dell’Antico Testamento, un Dio incazzoso, vendicativo, che tenta le sue creature sapendo già che cederanno. E allora, potrebbe rispondere l’uomo, non dovevi mettermi alla prova, anzi non dovevi proprio crearmi. Caccia Adamo ed Eva dal paradiso terrestre, li condanna a morire. Ma loro vivranno nell’amore, e la loro eternità saranno i figli».

Ateo, però le piacciono i due Franceschi. 
«Questo Papa, sì e molto, specie quando dice che il denaro è lo sterco del diavolo, che l’amore per i poveri è nel Vangelo prima che nel marxismo. Già, è vero, ma non lo ricordavano mai. E poi mi piace perché parla dell’altro Francesco».

Il Santo. 
«Però quello vero, non quello censurato per farne una caricatura mansueta e inoffensiva, il santino che conosciamo. Il Francesco autentico è un rivoluzionario, uno che abbatte con le corde le torri nobiliari di Assisi, uno che entra nell’esercito, che conosce la guerra e la galera, che si spoglia nudo davanti al vescovo, che fa, agisce, lotta, che è il contrario del lasciar correre, dell’”e chi se ne frega”, del “chi me lo fa fare”. E sempre dalla parte degli umili e dei mortificati. Degli ultimi. Tutto a che vedere con il Vangelo, poco con la Chiesa».

Nel libro, lei si schiera anche per l’eutanasia... 
«Trovo indegno far soffrire oltremodo una persona quando non c’è più speranza. Me l’ha insegnato Franca, che si è sempre preoccupata e fatta coinvolgere dai disperati. Seguì per anni una ragazzina drogata che si spense per l’Aids, mangiata dal male perché quello è un male che ti mangia, ti svuota, ti riduce a uno scheletro. Le morì fra le braccia, ridotta a qualche chilo. Perché questo calvario, a chi giova? Ma ormai parliamo di decenni fa, e ancora l’eutanasia non è legale».

Di Franca Rame, nel suo libro, c’è un ricordo inaspettato. 
«Mi succede, quando sono nei guai, di sorprendermi a sussurrare: Franca, aiutami! E dopo un po’, ecco la soluzione. Capita, davvero».

Ha qualche rimpianto? 
«Nessuno. Ho sempre avuto una fortuna enorme: tutto quello che mi è andato male mi ha fatto bene».

E’ un paradosso? 
«E’ la verità. Ho studiato otto anni a Brera, e quando ho iniziato a fare il pittore ho scoperto che i meccanismi di quella carriera non mi piacevano. Ho studiato al Politecnico, e mi sono accorto di quanto era sporco l’ambiente delle commesse. Quelle delusioni sono state la mia fortuna. Ero depresso, mangiavo e vomitavo. Mi salvò un amico: sei bravissimo a recitare, perché non provi a farlo di mestiere? Ed è andata a meraviglia. Oggi nel mondo ci sono 400 compagnie che mettono in scena i testi miei e di Franca, 400. E poi mi hanno dato anche il Nobel, il che ha fatto arrabbiare parecchia gente».

Perché? 
«Perché non accettavano, e non accettano, che un attore, un guitto salga in cattedra e rubi loro i premi».

L’Italia era migliore quando lei ha iniziato a recitare o adesso? 
«Allora, senza dubbio. L’abbiamo peggiorata moltissimo. Intanto allora poteva capitare quel che è capitato a me, che oggi sarebbe impossibile. E poi c’era un pubblico che voleva la satira, che non si accontentava delle verità ufficiali, che dettava i temi. Era lui che ci chiedeva di parlare della morte di Pinelli o delle stragi di Stato. Con Morte accidentale di un anarchico portavamo nei palazzetti dello sport diecimila persone. L’Italia adesso è addormentata».

Da chi? 
«Dalle chiacchiere, dalle balle, dall’ipocrisia, da questo tormentone per cui tutto va bene, tutto è meraviglioso, starete sempre meglio e perfino i ricchi pagheranno le tasse. Va avanti così dai tempi della Dc, destra e sinistra insieme».

Anche con Renzi? 
«Ma certo, il sistema è sempre quello, i metodi per fregare la gente anche. Guardi le banche: le banche si salvano, chi è stato ingannato dalle banche muore. E’ tutto un vedremo, faremo, diremo. E la gente ha perso la voglia di indignarsi, di chiedere dei conti. È sgionfa».

Prego? 
«Sgionfo, in milanese, vuol dire gonfio, inerte, senza slancio. L’Italia è sgionfa». 

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Da - http://www.lastampa.it/2016/03/16/cultura/i-novantanni-di-dario-fo-dio-non-lo-amo-troppo-questo-papa-invece-s-9BkRIIjDtt6AusIhYOVQKI/pagina.html

Arlecchino:
13 ottobre 2016
Dario Fo, la commozione di Carlo Petrini: ''L'ultima lezione a un passo dalla morte"

Carlo Petrini e Dario Fo erano amici da 50 anni. Il fondatore di Slow Food era andato a trovarlo in ospedale due giorni fa. "Pensavo di trovare un malato, invece era lucido come sempre e mi ha dato una lezione incredibile di un'ora e mezza", dice, commuovendosi. "Mi ha descritto tutti gli effetti che gli facevano i farmaci antidolorifici, con le visioni che non riusciva a dominare. E poi sentiva le voci: le paragonava ai pazzi delle grandi tragedie, che parlano e sono una parte di te, ma nello stesso tempo non sono te. E' morto lo Zanni. Speriamo che a breve ne esca un altro. Uno che sta dalla parte della gente senza riverenze. Un uomo libero"

Da - http://video.repubblica.it/dossier/addio-dario-fo/dario-fo-la-commozione-di-carlo-petrini--l-ultima-lezione-a-un-passo-dalla-morte/255208/255439?ref=tbl

Arlecchino:
Aveva 90 anni
Addio a Dario Fo, ultimo premio Nobel per la letteratura italiano

    13 ottobre 2016

Nel giorno in cui si assegna il Nobel della Letteratura muore l’ultimo italiano che ha vinto questo premio nel 1997. Scompare infatti a 90 anni l’attore, comico e artista Dario Fo, ultimo premio Nobel italiano nella Letteratura assegnato quasi venti anni fa. Era ricoverato da una quindicina di giorni all'ospedale Sacco di Milano; le sue condizioni di salute erano peggiorate nelle ultime ore. Ha lavorato e dipinto fino all' ultimo. Pochi giorni fa aveva fatto nella sua casa milanese una conferenza stampa per il suo nuovo libro “Darwin”.

Drammaturgo, attore, regista, scrittore, autore, illustratore, pittore, scenografo, premio Nobel per la Letteratura nel 1997 e molto altro: difficile trovare una definizione che racchiuda tutto l'eclettismo di Dario Fo.

Fo era nato a Sangiano, in provincia di Varese. Nel 1954 sposò Franca Rame, con cui ebbe un figlio nel 1955. Insieme per quasi sessant'anni, lavorando e condividendo l'impegno civile e quello lavorativo, nel 1958 fondarono la “Compagnia Dario Fo-Franca Rame”: lui era il regista e il drammaturgo del gruppo, lei la prima attrice e l'amministratrice. Nel 1968 decisero di fondare la cooperativa “Nuova Scena” dal quale si separarono per divergenze politico-ideologiche. Questo portò alla nascita di un altro gruppo di lavoro: “La Comune”, celebre per gli spettacoli di satira e critica politica che mise in scena, come “Morte accidentale di un anarchico”.

Nel 1969 il drammaturgo portò per la prima volta in scena il “Mistero buffo”, che divenne la sua opera più famosa: Fo era l'unico attore sul palco e recitava testi antichi in un linguaggio teatrale mescolando lingue e dialetti. Con la moglie Franca Rame fu tra gli esponenti del Soccorso Rosso Militante.
Vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1997 (già candidato nel 1975), i suoi lavori teatrali fanno uso degli stilemi comici propri della Commedia dell'arte italiana e sono rappresentati con successo in tutto il mondo. In quanto attore, regista, scrittore, scenografo, costumista e impresario della sua stessa compagnia, Fo è stato un uomo di teatro a tutto tondo.

Il premier Matteo Renzi, appena appresa la notizia, ha così commentato: «Con Dario Fo l'Italia perde uno dei grandi protagonisti del teatro, della cultura, della vita civile del nostro Paese. La sua satira, la ricerca, il lavoro sulla scena, la sua poliedrica attività artistica restano l'eredità di un grande italiano nel mondo. Ai suoi familiari il cordoglio mio personale e del governo italiano». Un ricordo è arrivato anche da Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali, che su Twitter ha scritto: «Ci ha lasciato il Grande Dario Fo. Negli occhi ho ancora la sua gioia mentre descriveva ogni suo oggetto all'apertura del Museo Fo di Verona».

© Riproduzione riservata

Da - http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2016-10-13/scomparso-dario-fo-ultimo-premio-nobel-italiano-090454.shtml?uuid=ADDOIZbB

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