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Autore Discussione: Asse Calenda-Zingaretti per il Fronte democratico  (Letto 2689 volte)
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« inserito:: Gennaio 20, 2019, 09:26:51 pm »

Asse Calenda-Zingaretti per il Fronte democratico

In un giorno quasi 40 mila adesioni, obiettivo prima lista con oltre il 30%

Pubblicato il 20/01/2019 - Ultima modifica il 19/01/2019 alle ore 21:31

CARLO BERTINI, ANDREA CARUGATI
ROMA

L’ambizione è alta, quella di essere «la prima lista» delle Europee, quella con più voti, quindi necessariamente l’asticella si fissa oltre il 30%. Il nome non è stato deciso, verrà «testato», perché come insegna la prima regola di marketing, «non bisogna mai farsi condizionare dalle proprie intuizioni ma bisogna verificarle», dice Carlo Calenda. Quindi siccome il brand ancora non è stato lanciato, ancora non si può pesare il suo appeal in termini di consensi.

«Sono d’accordo con Letta, non sono a favore dei fronti “contro”, ed è per questo che partiamo da un manifesto con un’analisi e con sei proposte», è la risposta di Calenda all’obiezione di Enrico Letta. Intanto in 24 ore di vita online, il Manifesto ha raccolto 36 mila adesioni. Ma il nome e il simbolo arriveranno dopo il congresso Pd del 3 marzo.

Nei due mesi di riunioni preparatorie di questa sfida elettorale di nomi per questa lista se ne sono ipotizzati diversi: quello preferito da Calenda, Fronte repubblicano, non piace granché, il più gettonato sembra essere Fronte democratico. Andrà deciso pure se nel logo possano comparire i marchi dei partiti aderenti: il dibattito è aperto, Calenda non lo esclude, altri sì, insomma si vedrà se sia meglio nascondere il simbolo Pd oppure no.

Tra i cento firmatari del Manifesto annunciato ieri, un gruppo più ristretto si è raccolto più volte in conclave insieme all’ideatore per definire i contorni dell’iniziativa: e a proposito di conclave non c’è solo la presenza di personaggi di spicco del mondo cattolico come Mario Giro di S.Egidio, ex sottosegretario e capofila della sigla Democrazia solidale, che si rifà alla tradizione del cattolicesimo sociale; sotto traccia pare esserci interesse anche da parte delle gerarchie e dei responsabili di varie associazioni cattoliche, europeisti a prescindere.

Calenda ha anticipato il suo lancio ai candidati alle primarie, inviando il Manifesto a Martina e Zingaretti che infatti hanno subito applaudito. Renzi è più freddo perché teme la trappola: ovvero che attraverso questa iniziativa vengano riciclati personaggi della sinistra fuoriusciti dal Pd. Ma così non sarà, nel documento è chiarito che il perimetro è chiuso a chi non esclude alleanze con i Cinque Stelle e con Salvini, quindi a LeU e Forza Italia; anche se nel giro di Zingaretti è stato apprezzato che dopo il placet della Boldrini, nessuno se ne sia uscito per chiuderle la porta. Il governatore - che si muove in tandem con Gentiloni - è stato il primo a lanciare una lista aperta; e i dati dei congressi di circolo dicono che è probabile sia lui il vincitore: anche i renziani seguono molto preoccupati il trend di una sua affermazione anche in Toscana contro la classe dirigente espressa dall’ex leader, in primis Lotti che ne tiene le fila. E se vincerà il congresso, Zingaretti ha intenzione di allargare e coinvolgere tutti: Calenda sarà capolista alle Europee di una lista aperta, baricentro il Pd.

Ma per ora l’interlocuzione su questa lista unitaria è con +Europa, che deve valutare, col Pd, con «Italia in Comune» di Pizzarotti che deve decidere cosa fare. E dunque sorge naturale l’interrogativo su quale possa essere la ricaduta elettorale. «Visti i numeri a cui è sceso il M5S, circa il 23%, una sfida per il secondo posto è possibile. Direi che un sorpasso da parte del Pd e dei suoi alleati è persino probabile», dice Antonio Noto. «Ma i problemi del centrosinistra non si risolvono cambiando logo al Pd o con una lista unitaria. Il nodo è l’identità, il progetto. Ad oggi fuori dal Pd non c’è molto, la lista potrebbe dunque ambire a un 22-23% mettendo insieme quello che c’è. Ma l’obiettivo del 30% e di una sfida alla Lega resta molto distante».

 Licenza Creative Commons

Da - https://www.lastampa.it/2019/01/20/italia/asse-calendazingaretti-per-il-fronte-democratico-4qDFi7EDt4pmy9iZuG0QtN/pagina.html
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« Risposta #1 inserito:: Gennaio 20, 2019, 09:30:00 pm »

La lista unitaria lanciata da Calenda ha compattato il Pd

Il nome scelto è "Siamo Europei!" e in queste due parole c'è già un accenno di manifesto.

Una lista che metta insieme le forze europeiste presenti nella società in chiave anti sovranista ed anti populista.

I primi firmatari, le reazioni

Di PAOLO MOLINARI
19 gennaio 2019, 07:37

L'aveva promessa, era andato a sbattere contro le liti e i sospetti interni al Pd, ma ora la lista unitaria alla quale ha lavorato Carlo Calenda sembra essere realtà: non si chiama Fronte repubblicano, perché l'ambizione sembra essere più grande rispetto a una rassemblement di liste.
Il nome scelto è "Siamo Europei!" e in queste due parole c'è già un accenno di manifesto. Una lista che metta insieme le forze europeiste presenti nella società in chiave anti sovranista ed anti populista. "L'obiettivo non è conservare l'Europa che c'è, ma rifondarla per riaffermare i valori dell'umanesimo democratico in un mondo profondamente diverso rispetto a quello che abbiamo vissuto negli ultimi trent'anni", si legge nel manifesto: "Per questo è necessario costruire alle prossime elezioni europee una lista unitaria delle forze civiche e politiche europeiste.

I primi firmatari della lista di Calenda
La sfida sarà vinta solo se riusciremo a coinvolgere i cittadini, le associazioni, le liste civiche, il mondo del lavoro, della produzione, delle professioni, del volontariato, della cultura e della scienza, aprendo le liste elettorali a loro qualificati rappresentanti". Tra i primi firmatari ci sono i sindaci Beppe Sala, Giorgio Gori e l'ex direttore dell'Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi.

Il loro apporto, sottolinea lo stesso Calenda su Twitter, è stato fondamentale: "Per essere chiari, lo abbiamo lanciato! Non è il mio manifesto. Senza Beppe Sala, Giorgio Gori, Walter Ricciardi e tutti gli altri firmatari non avrei combinato nulla. Abbiamo lavorato insieme. Gioco di squadra", scrive l'ex ministro dello Sviluppo Economico. Il primo effetto del passo avanti di Calenda è comunque un certo ricompattamento del Partito Democratico, messo a dura prova dal congresso in corso, con le accuse, i sospetti e la guerra di cifre che ne conseguono.

"Ci sono!", scrive Maurizio Martina su Twitter. E Nicola Zingaretti: "Bene il manifesto Siamo europei. Un utilissimo contributo alla ricostruzione di un campo largo di forze diverse che si impegnano per rifondare e difendere l'Europa. Proviamoci". Quella che sembra farsi avanti è una sorta di tregua congressuale per preparare la sfida di maggio ai sovranisti. Anche perché nel Partito Democratico comincia a materializzarsi lo spettro di una tornata elettorale europea scandita dagli scambi di colpi tra candidati al Nazareno anziché da proposte in grado di rilanciare il progetto europeo.

Prima che Calenda rompesse gli indugi, i due più accreditati competitor per la vittoria alle primarie, avevano lanciano l'idea di un momento assembleare del Pd da tenere prima dell'inizio della campagna elettorale. Ne accenna Nicola Zingaretti, durante un incontro pubblico a Roma. "Sarebbe bello se i 3 candidati che usciranno dalla consultazione dei circoli proponessero una piattaforma uniti per le prossime europee da sottoporre al confronto, anche da consegnare ai gazebo come idee del Pd", suggerisce il governatore del Lazio.

Intanto nel Pd è tregua 'armata'
Maurizio Martina propone poi "di fare della Convenzione nazionale Pd prevista per sabato 2 febbraio con i tre candidati che andranno alle primarie del 3 marzo il primo evento di campagna elettorale di tutto il Pd verso le europee". Tregua sì, ma armata: perché il clima congressuale rimane infuocato e caratterizzato da accuse e sospetti. Andrea Marcucci, presidente dei senatori Pd, si rivolge a Zingaretti chiedendogli di fare chiarezza sullo schema delle alleanze che ha in mente: "Restano alcune incognite che riguardano il candidato Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio", spiega Marcucci: "Zingaretti pensa di coinvolgere, durante le primarie e dopo le primarie, anche chi ha fatto la guerra al Pd? Per intenderci D'Alema e Laura Boldrini? Quali rapporti stabilirebbe con il M5S? Maurizio Martina (che io sostengo) e Roberto Giachetti hanno ampiamente risposto.

Spero che lo faccia presto anche Zingaretti. I dubbi sulle sue intenzioni sono ancora tanti. Senza polemiche, ma anche senza ipocrisie". Ed è proprio Boldrini ad abbracciare la causa europeista così come declinata da Calenda in una nota: "L'appello per una lista unitaria dei progressisti alle prossime elezioni europee va nella direzione giusta che io stessa ho auspicato da tempo: superare le divisioni e dare voce alle tante realtà sociali che non si sono sentite rappresentate dalle forze politiche", scrive l'ex presidente della Camera e deputata Leu: "Serve una lista che si proponga di rilanciare il progetto europeista attraverso una svolta nelle politiche economiche seguite in questi anni e rendendo le istituzioni europee più democratiche e più vicine ai bisogni delle persone. Cambiare l'Europa per salvare l'Europa".

Da - https://www.agi.it/politica/lista_europee_calenda_pd-4866232/news/2019-01-19/
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