La lista unitaria lanciata da Calenda ha compattato il Pd
Il nome scelto è "Siamo Europei!" e in queste due parole c'è già un accenno di manifesto.
Una lista che metta insieme le forze europeiste presenti nella società in chiave anti sovranista ed anti populista.
I primi firmatari, le reazioni
Di PAOLO MOLINARI
19 gennaio 2019, 07:37
L'aveva promessa, era andato a sbattere contro le liti e i sospetti interni al Pd, ma ora la lista unitaria alla quale ha lavorato Carlo Calenda sembra essere realtà: non si chiama Fronte repubblicano, perché l'ambizione sembra essere più grande rispetto a una rassemblement di liste.
Il nome scelto è "Siamo Europei!" e in queste due parole c'è già un accenno di manifesto. Una lista che metta insieme le forze europeiste presenti nella società in chiave anti sovranista ed anti populista. "L'obiettivo non è conservare l'Europa che c'è, ma rifondarla per riaffermare i valori dell'umanesimo democratico in un mondo profondamente diverso rispetto a quello che abbiamo vissuto negli ultimi trent'anni", si legge nel manifesto: "Per questo è necessario costruire alle prossime elezioni europee una lista unitaria delle forze civiche e politiche europeiste.
I primi firmatari della lista di Calenda
La sfida sarà vinta solo se riusciremo a coinvolgere i cittadini, le associazioni, le liste civiche, il mondo del lavoro, della produzione, delle professioni, del volontariato, della cultura e della scienza, aprendo le liste elettorali a loro qualificati rappresentanti". Tra i primi firmatari ci sono i sindaci Beppe Sala, Giorgio Gori e l'ex direttore dell'Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi.
Il loro apporto, sottolinea lo stesso Calenda su Twitter, è stato fondamentale: "Per essere chiari, lo abbiamo lanciato! Non è il mio manifesto. Senza Beppe Sala, Giorgio Gori, Walter Ricciardi e tutti gli altri firmatari non avrei combinato nulla. Abbiamo lavorato insieme. Gioco di squadra", scrive l'ex ministro dello Sviluppo Economico. Il primo effetto del passo avanti di Calenda è comunque un certo ricompattamento del Partito Democratico, messo a dura prova dal congresso in corso, con le accuse, i sospetti e la guerra di cifre che ne conseguono.
"Ci sono!", scrive Maurizio Martina su Twitter. E Nicola Zingaretti: "Bene il manifesto Siamo europei. Un utilissimo contributo alla ricostruzione di un campo largo di forze diverse che si impegnano per rifondare e difendere l'Europa. Proviamoci". Quella che sembra farsi avanti è una sorta di tregua congressuale per preparare la sfida di maggio ai sovranisti. Anche perché nel Partito Democratico comincia a materializzarsi lo spettro di una tornata elettorale europea scandita dagli scambi di colpi tra candidati al Nazareno anziché da proposte in grado di rilanciare il progetto europeo.
Prima che Calenda rompesse gli indugi, i due più accreditati competitor per la vittoria alle primarie, avevano lanciano l'idea di un momento assembleare del Pd da tenere prima dell'inizio della campagna elettorale. Ne accenna Nicola Zingaretti, durante un incontro pubblico a Roma. "Sarebbe bello se i 3 candidati che usciranno dalla consultazione dei circoli proponessero una piattaforma uniti per le prossime europee da sottoporre al confronto, anche da consegnare ai gazebo come idee del Pd", suggerisce il governatore del Lazio.
Intanto nel Pd è tregua 'armata'
Maurizio Martina propone poi "di fare della Convenzione nazionale Pd prevista per sabato 2 febbraio con i tre candidati che andranno alle primarie del 3 marzo il primo evento di campagna elettorale di tutto il Pd verso le europee". Tregua sì, ma armata: perché il clima congressuale rimane infuocato e caratterizzato da accuse e sospetti. Andrea Marcucci, presidente dei senatori Pd, si rivolge a Zingaretti chiedendogli di fare chiarezza sullo schema delle alleanze che ha in mente: "Restano alcune incognite che riguardano il candidato Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio", spiega Marcucci: "Zingaretti pensa di coinvolgere, durante le primarie e dopo le primarie, anche chi ha fatto la guerra al Pd? Per intenderci D'Alema e Laura Boldrini? Quali rapporti stabilirebbe con il M5S? Maurizio Martina (che io sostengo) e Roberto Giachetti hanno ampiamente risposto.
Spero che lo faccia presto anche Zingaretti. I dubbi sulle sue intenzioni sono ancora tanti. Senza polemiche, ma anche senza ipocrisie". Ed è proprio Boldrini ad abbracciare la causa europeista così come declinata da Calenda in una nota: "L'appello per una lista unitaria dei progressisti alle prossime elezioni europee va nella direzione giusta che io stessa ho auspicato da tempo: superare le divisioni e dare voce alle tante realtà sociali che non si sono sentite rappresentate dalle forze politiche", scrive l'ex presidente della Camera e deputata Leu: "Serve una lista che si proponga di rilanciare il progetto europeista attraverso una svolta nelle politiche economiche seguite in questi anni e rendendo le istituzioni europee più democratiche e più vicine ai bisogni delle persone. Cambiare l'Europa per salvare l'Europa".
Da -
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