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Autore Discussione: Cambia l’Euribor, debutta Ester: comincia l’anno della rivoluzione  (Letto 2115 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Gennaio 09, 2019, 12:01:09 am »

L’INCHIESTA
06 Gennaio 2019Il Sole 24 Ore domenica

Cambia l’Euribor, debutta Ester: comincia l’anno della rivoluzione

Ester, il sostituto di Eonia non oltre ottobre e il nuovo Euribor «ibrido» entro fine anno. Se tutto procede come stabilito dal ruolino di marcia, e come al momento gli eventi lasciano presagire, il 2019 sarà l’anno in cui la grande riforma dei tassi del mercato interbancario vedrà l’atteso traguardo. Non si tratta di una questione puramente tecnica, perché come è noto ai diversi parametri Euribor sono legati i mutui a tasso variabile, che rappresentano pur sempre la maggioranza dei finanziamenti casa in circolazione nel nostro Paese. Fare chiarezza su quanto accadrà nei mesi a venire e sulle possibili conseguenze per il pubblico è quindi più che mai opportuno, anche se non è immediato perché la materia è complessa anche per gli addetti ai lavori.
L’Euribor «ibrido»
Parlando dell’Euribor, sulla cui riforma sta lavorando a spron battuto l’European money market institute (Emmi) insieme alle 20 banche che attualmente compongono il panel di rilevazione, si sa che il tasso rilevato con una nuova metodologia dovrebbe appunto vedere la luce prima del 2020. Questo perché la European Benchmark regulation (Bmr) ha dato due anni di tempo a partire dal primo gennaio 2018 per adeguare ai principi internazionali gli indici di mercato e la metodologia con cui vengono calcolati, nel tentativo di metterli al riparo dagli scandali finanziari che nel recente passato hanno coinvolto molti dei tassi «ibor». Il condizionale in questo caso resta tuttavia d’obbligo, perché non è un mistero che molti istituti di credito, pur continuando a impegnarsi per rispettare le scadenze e garantire il passaggio di consegne, vedrebbero di buon occhio una dilazione dei tempi di applicazione della direttiva.
È anche ormai noto che l’Euribor riformato sarà ibrido, verrà cioè determinato quando possibile sulla base degli effettivi scambi di mercato sulle diverse scadenze e, in assenza di transazioni, sulle stime del costo della raccolta effettuata dalle banche del panel. Cambia dunque la metodologia attraverso la quale i valori vengono determinati, ma non la natura del tasso stesso: cosa che dovrebbe (anche qui il beneficio del dubbio resta al momento necessario) semplificare la questione sotto gli aspetti legali, senza cioè obbligare le banche a rivedere e aggiornare tutti i contratti attualmente in vigore.
Il doppio ruolo di Ester
Qualcosa però potrebbe cambiare per i nuovi mutui, anzi in parte avrebbe dovuto già cambiare lo scorso anno, perché in base alla direttiva le banche dovrebbero già indicare negli stessi contratti anche il «sostituto» dell’Euribor in caso di mancata rilevazione di questo. Ed è qui che la questione si intreccia a doppio filo con Ester, l’Euro short-term rate, altro tasso protagonista della rivoluzione del 2019 che la Bce pubblicherà non oltre ottobre e che non solo dovrà prendere il posto di Eonia (Euro overnight index average, il tasso utilizzato in particolare per operazioni in derivati sui mercati all’ingrosso che non rispetta più i dettami della Bmr), ma che è stato designato per diventare il risk-free rate dell’Eurozona e per funzionare come paracadute nel caso appunto il calcolo di Euribor non dovesse essere rilevato.
Per rendere Ester funzionale a questo ulteriore scopo e per garantire un passaggio di consegne più agevole possibile con il predecessore Eonia, il gruppo di lavoro sul risk-free rate, coordinato da rappresentanti dell’industria bancaria e all’interno del quale la Bce riveste il ruolo di segretariato, è pienamente all’opera e il 20 dicembre ha lanciato due consultazioni pubbliche fra operatori di mercato, associazioni di categoria e istituzioni, che dovranno inviare le proprie osservazioni entro il primo febbraio. Le questioni in ballo sono principalmente tecniche, visto che è necessario costruire una struttura a termine (una settimana, uno, tre, sei e 12 mesi) per un tasso che di base è overnight e occorre definire in parallelo le modalità più opportune per la gestione della transizione da Eonia ad Ester. Ma rischia di essere anche di sostanza perché, come è apparso evidente dalle simulazioni effettuate fino a oggi, i valori di Ester risultano inferiori (in media circa 8 punti base, cioè centesimi) rispetto a quelli di Eonia e la fase di transizione si presenta tutt’altro che banale, se non opportunamente gestita.
Una manciata di centesimi
A una questione di centesimi, ma in questo caso per fortuna appena una manciata, si riduce anche la differenza fra il «vecchio» Euribor e il nuovo tasso che sta mettendo a punto Emmi. Oltre alle principali indicazioni sulla metodologia da adottare, un documento messo in consultazione il 17 ottobre 2018 (e sul quale le banche e gli altri attori sul mercato si sono pronunciati inviando i propri contributi entro la fine di novembre) conteneva infatti anche gli esiti di una fase di simulazione che ha portato a circoscrivere fra -1 e -5 punti base a seconda delle scadenze lo scarto rispetto ai valori rilevati con la metodologia attuale. Non abbastanza quindi per mettere in allarme i mutuatari che controllano ogni mese l’Euribor, considerato poi che i valori sarebbero leggermente inferiori, anche se occorrerà vedere cosa succederà all’atto pratico, magari in un periodo di maggior tensione sui tassi rispetto a quello attuale.
Un pizzico di chiarezza in più su come il nuovo Euribor sarà recepito anche dagli addetti ai lavori potremmo averla già nelle prossime settimane, quando verranno pubblicate le reazioni alla consultazione. Forte degli esiti delle simulazioni, Emmi sta attivamente lavorando per chiedere nei prossimi mesi il riconoscimento del proprio ruolo di amministratore del benchmark riformato alla Fsma (l’autorità di controllo belga, dalla quale è regolato) sulla base dei principi Bmr-Iosco, necessaria perché il parametro possa essere operativo anche per nuovi contratti non oltre il 1° gennaio 2020. In ballo, secondo le stime Bce, restano prestiti per un valore di 2.900 miliardi di euro e strumenti di debito per ulteriori 360 miliardi suddivisi fra titoli di Stato, obbligazioni bancarie e aziendali. Non proprio spiccioli.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Maximilian Cellino

Da - https://www.quotidiano.ilsole24ore.com/edicola24web/edicola24web.html?testata=S24&issue=20190106&edizione=SOLE&startpage=1&displaypages=2
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« Risposta #1 inserito:: Gennaio 09, 2019, 12:02:27 am »

L’INCHIESTA
06 Gennaio 2019 - Il Sole 24 Ore domenica

Flessibilità fisso-variabile
Rispunta il tasso fai da te

Se il 2019 appena iniziato potrebbe rivelarsi un nuovo anno di tregua sul fronte tassi per i mutui, è indubbio che nel futuro un rialzo del costo del denaro da parte della Bce e un conseguente rincaro dei tassi di mercato è da mettere in conto. E anche per questo il dubbio sulla tipologia di prodotto da scegliere - il variabile storicamente preferito dagli italiani e quel fisso che invece non ha avuto rivali di recente - mantiene tutta l’attualità, pur in un contesto che rimane favorevole a entrambe le scelte.
Per gli indecisi cronici il nuovo anno potrebbe però portare una novità gradita. FinecoBank ha infatti appena lanciato «Mutuo Remix», un prodotto che permette ai clienti di miscelare il tasso, scegliendo la miglior combinazione percentuale fra fisso e variabile e di poter modificare la composizione aumentando di volta in volta la componente fissa del 10% fino al 100 per cento. Non si tratta di una primizia assoluta per l’Italia, perché negli anni del boom di mercato i prodotti a tasso misto facevano parte dell’offerta di nicchia di un pugno di banche quali Woolwich, Iw Bank o Abbey National (che però prevedevano di scegliere una volta per tutte le quote al momento della richiesta e della sottoscrizione del prestito). Poi però il loro limitato successo li ha fatti quasi scomparire da una scena sulla quale si riaffaccia adesso appunto FinecoBank, per la quale la sfida sarà soprattutto di convincere le famiglie italiane (il cui grado di educazione finanziaria resta purtroppo limitato rispetto alla media europea) a scegliere uno strumento dal funzionamento non immediato.
Al di fuori del «cocktail» dei tassi e dei cosiddetti «mutui verdi», ovvero prodotti specifici per finanziare in modo ancora più conveniente gli interventi di riqualificazione energetica degli immobili sui quali sta lavorando a livello europeo un gruppo pilota che comprende anche 9 banche italiane, gli elementi di innovazione su cui puntano gli istituti mirano soprattutto ad attirare nuove categorie di clienti tipicamente più di nicchia. La prima direzione seguita sotto questo aspetto riguarda i mutui di importo elevato rispetto al valore dell’immobile. Già nel corso del 2018 si sono per la verità rivisti come un tempo livelli di loan-to-value fino al 100%, ma in futuro ci si potrebbe spingere addirittura oltre: «In casi di immobile di elevata qualità e rivendibilità e di mutuatario con flussi di reddito ampi e solidi - osserva Stefano Rossini, a.d. di MutuiSupermarket.it - può avere senso che la banca offra un importo superiore al valore dell’abitazione, specie in una situazione di mercato come la presente dove dopo ben 7 anni di andamento negativo i prezzi iniziano a muoversi progressivamente al rialzo». Un prodotto che implicherebbe per la banca l’assunzione di un rischio calcolato, nel tentativo di attirare però una clientela di potenziale elevata qualità.
Non sarebbe questa l’unica via di sbocco cercata dagli istituti di credito italiani, che potrebbero puntare anche a target senior e agli stranieri. «Un’offerta dedicata agli ultra sessantenni che arrivi sino a 20-25 anni di durata del mutuo può rappresentare un segmento di mercato innovativo», sottolinea a proposito del primo esempio Rossini. L’idea è che un prodotto simile sia accompagnato da polizze ad hoc a salvaguardia del rimborso del mutuo o dall’inclusione di famigliari di età inferiore ai 60 anni (magari destinati all’eredità) come fideiussori o co-intestatari.
Il mutuo rivolto a cittadini non italiani residenti nel Paese è già una realtà, visto che circa il 7% delle domande complessive ha origine «estera» (con prevalenza rumena, albanese, svizzera, tedesca e moldava). «Alcune banche potrebbero efficacemente sviluppare dei prodotti di mutuo focalizzati per nazionalità, con documentazione in lingua madre e pricing differenziato in funzione del rischio atteso di credito e in base ai dati disponibili di default registrati per gruppo di nazionalità», aggiunge Rossini. Allargare la platea controllando il rischio, piuttosto che cercare nuove alchimie sui tassi, sembra dunque la strada che le banche percorreranno nel 2019.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Maximilian Cellino

Da - https://www.quotidiano.ilsole24ore.com/edicola24web/edicola24web.html?testata=S24&issue=20190106&edizione=SOLE&startpage=1&displaypages=2
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