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Autore Discussione: GIORGIO CREMASCHI - Contro il governo e contro con la Ue  (Letto 1394 volte)
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« inserito:: Novembre 18, 2018, 11:34:55 pm »

GIORGIO CREMASCHI - Contro il governo e contro con la Ue

Cremaschi Il governo ha fieramente confermato la sua manovra di bilancio mentre le opposizioni tifano UE. Sembra uno scontro epocale, ma se si diradano le opposte propagande vediamo che siamo di fronte a due modi, non tanto, diversi di intendere lo stesso liberismo.

La UE ed i suoi fanatici, compresa la penosissima sinistra dello spread, rivendicano tutto l’impianto delle politiche di austerità, che in Grecia hanno distrutto il paese ed in Italia, oltre ai danni sociali che viviamo, hanno fatto CRESCERE ENORMEMENTE il debito pubblico. Sì perché da quando si è insediato Monti il debito è aumentato di QUATTROCENTO miliardi di euro. Segno che le politiche di austerità per ridurre il debito lo fanno aumentare e la propaganda a loro favore si fonda sul nulla e sul falso.

Giusto quindi abbandonarle e seguire altre vie, ciò che la propaganda opposta del governo gialloverde rivendica. Solo che anche qui la realtà è ben diversa dagli annunci.

Il governo fieramente scrive alla UE che manterrà i provvedimenti a tutela dei poveri, che il governo stesso definisce COSIDDETTO reddito di cittadinanza, perché oramai è chiaro che è solo un ampliamento delle misure del governo Gentiloni.

Così pure il governo descrive ciò che farà sulle pensioni come allentamento delle rigidità e dei vincoli del sistema pensionistico. Resta la Fornero con tutti i suoi vincoli, ma per alcuni essi saranno meno duri. Questa la realtà.

Poi ci sono i condoni fiscali, le promesse di investimenti e altre misure in base alle quali il governo contesta alla UE le sue previsioni pessimiste e conferma invece che l’Italia crescerà e per quella via ridurrà il debito.

Così alla fine lo scontro tra governo e UE sta diventando una sorta di ridicola contesa tra ottimisti e pessimisti, su previsioni che, la storia insegna, sono quasi sempre sbagliate, tutte.

Ma il governo fa un passo in più. Di fronte alle contestazioni sui suoi numeri “ottimisti” mette delle garanzie.

La prima è la PRIVATIZZAZIONE dell’1% del patrimonio pubblico. Sembra poco, ma la proprietà pubblica teoricamente viene valutata in ben 1800 miliardi di euro. Quindi il governo prometterebbe 18 miliardi di ricavi da vendite di beni pubblici. Di Maio però ha subito dichiarato che si metteranno all’asta solo proprietà demaniali di poco valore, non i “gioielli” finanziari ed industriali. Bene, ma se davvero fosse così o saremmo di fronte ad una bufala, o alla gigantesca privatizzazione di circa un terzo di suolo pubblico, visto che la proprietà demaniale da sola vale circa 60 miliardi. Altro che gli ettari dati in concessione per il terzo figlio.

Il governo cerca di rispondere alle accuse UE con le privatizzazioni, quindi al liberismo con più liberismo, seguendo pedissequamente ciò che fece Monti.

Che viene imitato anche nell’altra mossa del governo: l’impegno a non far salire in ogni caso il deficit oltre il 2,4%. Ora anche qui o siamo di fronte ad una bufala, o ad una garanzia vera e pericolosa.

In questo secondo caso il governo dovrà alla fine definire clausole di riduzione del deficit, aumento dell’IVA, tagli di spesa pubblica, esattamente come hanno fatto Monti, Renzi e Gentiloni. Magari lasciandole quelle clausole velenose in eredità ai governi successivi come hanno fatto tutti i predecessori.

Insomma il governo alza la bandiera dell’orgoglio nazionale, ma segue sempre di più la via liberista classica della Unione Europea. Se ne è accorto il ministro delle finanze della Germania, unico ad avere espresso parole di comprensione sulla manovra italiana, affermando che in nostro paese ha diritto di aiutare i più poveri come si fa in tutta Europa. Paradossalmente se il governo Merkel fosse ancora il padrone assoluto della UE, il compromesso sarebbe vicino. Ma sono proprio i governi e i partiti fratelli della Lega di Salvini i più duri contro l’Italia. E siccome questi governi e questi partiti di destra hanno un peso sempre maggiore nella UE, ed il loro avversario Macron compete con loro sul loro stesso terreno, ecco che dare una lezione all’Italia diventa un terreno ove mostrare chi è più forte. Così come fermare i migranti, anche dire stop alle spese folli degli italiani è diventato un vanto, ove ogni governante mostra quanto sia più duro degli altri.

Per una sorta di legge del contrappasso il governo gialloverde paga nella UE l’affermarsi delle idee e dei comportamenti di cui va più fiero Salvini.

A questo punto è difficile prevedere se lo scontro governo italiano-UE continuerà, o se alla fine ci sarà un compromesso nel nome della continuità delle politiche liberiste che entrambi i contendenti praticano. In ogni caso siamo di fronte allo scontro tra due diverse destre economiche e politiche, che configgono nel nome degli stessi valori di fondo e degli stessi programmi di privatizzazioni e tagli allo stato sociale.

Per rompere la gabbia del liberismo, nel nome della giustizia e dell’eguaglianza sociale, è più che mai necessario essere contro il governo e contro la UE.

Giorgio Cremaschi

(14 novembre 2018)

Scritto mercoledì, 14 novembre, 2018 alle 15:04   nella categoria Giorgio Cremaschi. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. Puoi lasciare un commento, o fare un trackback dal tuo sito.

8 commenti a “GIORGIO CREMASCHI - Contro il governo e contro con la Ue”
Cacadubbi scrive:
14 novembre 2018 alle 15:46
A volte è pericoloso anche solo aprire una gabbia,
Lei la vuole addirittura "rompere"
Ma per quel poco che ne capisco le chiedo: se è vero che il liberismo tanto esecrato agisce ormai su scala mondiale quand'anche la piccola Italia si ergesse a baluardo della "giustizia ed eguaglianza sociale" quali risultati concreti potrebbe ottenere?
È proprio sicuro che sia la strada giusta per ridurre il famigerato debito pubblico o non piuttosto la strada maestra per un sicuro default?
Io ovviamente non ho risposte, lei si?

Maria Cristina scrive:
14 novembre 2018 alle 18:02
E poi?

tremendo scrive:
15 novembre 2018 alle 08:38
"essere contro". E' l'unica cosa che la sinistra e gli intellettuali sanno dire. Mi sembra pochino. A questo è ridotto il marxismo?

giacomo scrive:
15 novembre 2018 alle 11:07
https://gianfrancopasquino.com/
Uno scontro frontale “calcolato”

Ingmar scrive:
15 novembre 2018 alle 12:28
Beh di certo quale che sia la questione bisogna agire contro la disuguaglianza sociale. Si parla di distorsione, da parte dei liberisti, dei prezzi per via di tasse e redistribuzione. Ma la concentrazione di ricchezza crea altre distorsioni rendendo artificialmente oltre il 90% delle persone più povere di quanto non siano. Mi spiego, siccome i soldi non possono essere creati in modo trasparente a rappresentare la produzione e la ricchezza, siamo noi che sanciamo le differenze sociali, rispettando il valore del denaro e ammettendo esso come unico mezzo di scambio. Il risultato è che dobbiamo "estrarlo" dalla società, ma è più raro di quando dovrebbe essere e il resto affluisce in alto. Perchè i super benestanti non spendono due volte nelle spese correnti rispetto ai meno abbienti o poveri, spendono in lusso. Anche se l'indotto del settore lusso va considerato e approfondito.

Sono contrario ai dazi alla Trump e proporrei dazi selettivi per aziende, estere o italiane, che svalutano i compensi. Tasse sul plusvalore (utili a parte, lo sappiamo che servono gli utili (quelli veri) e vanno distinti dagli stipendi dei soci dell'impresa e dai guadagni) e sgravi sull'equità. Nessun dazio, su aziende, anche estere che invece rispettano gli standard.
E' un luogo comune dei media, che lasciando che si svalutino gli stipendi tutti si spende meno, perchè risparmiare su di essi non è lo stesso che risparmiare sui processi di produzione, in quanto il lavoratore, come cittadino è, in breve, il fine, non può essere il mezzo, sennò è evidente che questo vantaggio si annulla. Semplificando perchè risparmia sugli stipendi più di quanto fa risparmiare in prezzo finale. Nel tempo inoltre elimina i concorrenti più piccoli, e più questo accade, meno lavoratori indipendenti ci sono, meno concorrenti piccoli ci sono, questo perchè gli stipendi bassi rendono tendenzialmente accessibili solo prodotti con prezzi relativamente bassi, che a loro volta lo sono per via del risparmio sugli stipendi.
Fortunatamente non sono ancora regole assolute, ci sono molte eccezioni, ma è purtroppo una tendenza e comunque una distorsione del mercato.
Il capitalismo liberista soffre anche della "fallacia della finestra rotta", vuol dire che rompere le finestre dà effettivamente lavoro a chi le ripara anche se consuma più risorse naturali, porta anche a obsolescenza programmata.
Soffre della tendenza a mono e oligopoli.
La possibilità del dumping dei prezzi contro la concorrenza.

Ingmar scrive:
15 novembre 2018 alle 12:35
Olanda unita con i nostri compari e " amici sovranisti" dell’Austria per la procedura di infrazione contro l’Italia.
Quanto a contraddizioni stanno superando i liberal e i “sinistrati”, la sinistra rosè “traditrice”.

francesco montera scrive:
15 novembre 2018 alle 14:07
Se posso permettermi signor cacadubbi, a me sembra che la strada su cui siamo ci stia già mandando al default (400Miliardi di debito in più in 7 anni non portano stabilità, imho), quindi cosa abbiamo da perdere? Mal che vada andremo al default lo stesso...

Cacadubbi scrive:
15 novembre 2018 alle 15:56
Gentile francesco montera,
La sento molto pessimista e sopratutto rassegnato al peggio
Forse avrà ragione ma io intendevo sollecitare una riflessione sul fatto che pare inutile affermare la "sovranità" di una piccolissima nazione a fronte di Nazioni di qualche miliardo di persone
È sacrosanto affermare "principi" ma poi bisognerebbe avere l'umiltà di "contarsi"
Credo, sicuramente sbagliando, che 60 milioni di persone, per quanto intraprendenti e geniali, difficilmente potrebbero far trionfare le proprie idee
È dura da accettare ma la lezione è questa: è la somma che fa il totale (Totò)

Da - http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/?p=26182
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