Un nuovo modo di accostarsi al capolavoro di Alessandro Manzoni, i Promessi Sposi. Ce lo propone Salvatore Silvano Nigro, uno dei massimi studiosi dello scrittore milanese. Nigro è autore di un nuovo libro, “La funesta docilità”, nel quale tra letteratura e giallo, alla Leonardo Sciascia, si diverte a indagare i sottofondi più oscuri, storici, sociali, economici, letterari, del capolavoro manzoniano. Che diventa quasi un libro proibito, da leggere «di nascosto». La “funesta docilità”, in effetti, è una colpa di condiscendenza: il rischio è quello di seguire acriticamente la corrente di pensiero, e di azione, di una massa fanatica. Si tratta, insomma, dell'acquiescenza di Renzo nel partecipare ai tumulti di popolo, anche se il promesso sposo sa fermarsi prima di sconfinare in atti di violenza. Ma può essere letta, la funesta docilità, con un'ottica contemporanea, come un'acquiescenza verso una certa isteria di massa che caratterizza i nostri tempi.
“Il bellissimo racconto critico di Nigro - scrive il regista Roberto Andò per i lettori della Domenica - mescola le carte tra documento, ricostruzione e romanzo, trascinando il lettore nel gorgo del non-detto del grande scrittore milanese”. Ma il libro tesse e interroga anche la relazione tra visivo e scritto, quella relazione che, come Nigro racconta in apertura, lasciava inorridito Mallarmé. Facendo riemergere il visivo sepolto nel romanzo di Manzoni, dando accento all'importanza che lo scrittore attribuì alle illustrazioni con cui volle ripubblicarlo nell'edizione del 1840-42.
Nel menu della Domenica, tanti altri argomenti. Ecco una scelta per i lettori del Sole 24 Ore
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