LA-U dell'OLIVO
Novembre 22, 2024, 08:14:49 pm *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: Veneziani - L’altra faccia del “Che”  (Letto 2364 volte)
Arlecchino
Global Moderator
Hero Member
*****
Scollegato Scollegato

Messaggi: 7.763


Mostra profilo
« inserito:: Ottobre 14, 2018, 05:41:09 pm »

L’altra faccia del “Che”

Vorrei dire ai ragazzi di Gioventù Nazionale che sbandierano Che Guevara come loro mito, che li capisco ma non fate l’errore di noleggiare i miti politicamente corretti perché più facili e meno ostili al Racconto Globale. Capisco, la figura del Che piaceva anche a me, il suo romanticismo rivoluzionario, il suo spirito di intrepido comandante che sfida Golia e muore sul campo, l’ammirazione che suscitò per la lotta anti-yankee e che piacque pure a Peron… Però ricordatevi di un po’ di cose. Guevara piace perché è un eroe perdente. “La cosa peggiore che possa accadere ad un rivoluzionario è vincere una rivoluzione”, scriveva il poeta sudamericano Arzubide. Guevara aveva vinto la rivoluzione, a Cuba, ma fu costretto a fuggire da quella vittoria che stava pesando quanto una disfatta. “Ci sono mille modi di suicidarsi – ha scritto Jean Cau – Balzac scelse il caffè, Verlaine l’assenzio, Rimbaud l’Etiopia, l’Occidente la democrazia e Guevara la giungla”. È bello l’eroe ragazzo che viaggia per  il sud America in motocicletta, aiuta i malati e s’indigna per i soprusi. È bello l’eroe generoso che muore in battaglia contro gli yankee. Ma tra le due icone scorre la sua vita di guerrigliero, magari esaltante e un po’ esaltata, ma meno bella. Oltre il mito, c’è la sua storia. Guevara fu un fanatico rivoluzionario, uno spietato combattente, un fallimentare ministro dell’Industria e governatore della Banca. Introdusse a Cuba i campi di concentramento per i dissidenti. Come tutti i puri, il Che sarebbe diventato un feroce dittatore se avesse avuto in mano il potere; rispetto a lui Castro era un realista moderato. La sua salvezza fu la cerca della gloria che lo condusse, come Garibaldi e gli eroi romantici, a combattere per la causa della libertà di altri popoli.

C’è di tutto al supermercato globale intorno a Che Guevara. L’immagine del Che serve a vendere sigari cubani e bustine di zucchero, bottiglie di vino rosso, musica in cd e spartiti che cantano le sue imprese, come i cantastorie di una volta. Il Che è entrato nel mondo dei fumetti e negli orologi che battono l’ora della rivoluzione. Ci sono pellegrinaggi turistico-ideologici sulle tracce del Che; le compagnie aeree trasformano El Che in uno stewart col basco per sogni esotici a prezzi rivoluzionari. Il Che è stato usato come testimonial per la compagnia telefonica cubana; vanno a ruba le banconote con la sua effigie e la sua firma. C’è persino un Guevara di cera che sembra rubato ai presepi napoletani. Troviamo il Che anche in versione araba e islamica. Tra i santini del Che ce n’è uno con la corona di spine, trasformato in Gesù Cristo. E infine il Che usato come testimonial per fumare le erbe e farsi le canne. E’ lui il Padrepio della Revoluciòn.

Oggi le sinistre italiane lo celebrano, ma da vivo il Che subì una truffa dai comunisti italiani. La cosa migliore che possa accadere ad un rivoluzionario è morire giovane, in battaglia, prima che la sua rivoluzione si realizzi, per restare caro agli uomini e agli dei. Da vinti si riesce meglio in fotografia per i posteri.  E poi, detto tra noi, ma non avevate altri Che Guevara a disposizione, magari a voi più affini? Gabriele D’Annunzio e il Comandante Borghese, Berto Ricci e ; e poi Mishima, e il Comandante Codreanu, e José Antonio? Mitizzare per mitizzare, meglio chi sognava rivoluzioni nazionali e tradizioni di civiltà, piuttosto che comunismi e dittature del proletariato…

MV, 11 ottobre 2018

Da Fb del 11/10 2108
Registrato
Arlecchino
Global Moderator
Hero Member
*****
Scollegato Scollegato

Messaggi: 7.763


Mostra profilo
« Risposta #1 inserito:: Novembre 06, 2018, 08:48:18 pm »



Ma sapete che è esistito il comunismo?

Domani è l’anniversario della Rivoluzione russa. Cosa resta del comunismo a un secolo dalla sua nascita? Il nulla. Settantacinque anni di storia mondiale, un’espansione intercontinentale senza precedenti che ha superato per quantità di adepti, vittime e sudditi, tutte le religioni del pianeta in una ramificazione ideologica, intellettuale, politica senza precedenti. E un perdurante comunismo strisciante o geneticamente modificato in molti Paesi, dalla Cina a Cuba, all'Occidente. Cent’anni fa il comunismo andò al potere con la rivoluzione bolscevica. Il comunismo è stato per durata, ampiezza e vastità di popoli e continenti coinvolti, la più grande e più tragica esperienza del Novecento. È stata anche la più grande speranza terrena, storica, che si è poi rivelata illusoria e catastrofica. Grandi paesi come la Russia e la Cina, buona parte del sud-est asiatico, mezza Europa orientale, alcuni paesi dell’Africa e dell’America latina sono stati investiti dal comunismo. Eppure a pochi anni dalla fine dell’impero sovietico e dei paesi satelliti, nonché dalla fine dei partiti comunisti occidentali, la memoria del comunismo è sfuocata, come se appartenesse a secoli remoti, diventa vintage, utopia e archeologia.

Si parla infinitamente più di nazismo e di fascismo, benché la storia di quei regimi risalga alla prima metà del secolo, si chiuda quasi mezzo secolo prima del comunismo e riempia solo un ventennio o poco più della storia di singoli paesi. Quando si parla del comunismo prevale l’uso di riferimenti parziali o derivati diversamente nominati; ad esempio quando si parla di totalitarismi, il riferimento d’obbligo e sostitutivo è allo stalinismo, più raramente al maoismo. Raramente si usa parlare di comunismo – soprattutto a proposito di terrore e totalitarismo, deportazione e repressione – come se si volesse salvare l’immacolata purezza dell’idea dagli orrori della storia. Una sintesi esplicita di questa distinzione la esprime uno dei più lucidi teorici dell’italo-comunismo, Mario Tronti: “I cosiddetti regimi comunisti non erano regimi comunisti, ma qualche cosa che dobbiamo ancora definire”. Dove c’è il male non può esservi comunismo ma deviazione… C’è una vasta letteratura politica e ideologica che ripete questa distinzione tra gli errori storici del comunismo e l’essenza ideale del comunismo ancora da inverare. I vari comunismi sparsi nel mondo e nel tempo sarebbero dunque tutti surrogati, forme abusive, esperimenti traviati, illusioni ottiche, imposture o sostituzioni di regimi, disguidi e tradimenti. Il comunismo resta così una magnifica promessa che splende nell’alto dei cieli, non ancora incarnata nella storia; non va sporcata col sangue delle vittime né col fango delle sue storiche realizzazioni.

Solzenicyn avvertiva: “Hanno inventato il termine stalinismo. Ma non c’è mai stato nessuno stalinismo. Fu un’invenzione di Krusciov per attribuire a Stalin quelli che sono invece i caratteri fondamentali del comunismo, le sue colpe congenite. In realtà aveva già detto tutto Lenin”. Lo stalinismo è qualcosa di più del capro espiatorio, ha sul piano storico la funzione della bad company nel sistema aziendale neocapitalistico: assorbe le negatività di un’ideologia, scarica i suoi debiti e le sue sofferenze in una bara fiscale, e così salva l’impresa.

MV, Tramonti, Giubilei Regnani, 2017

da - http://www.marcelloveneziani.com/articoli/ma-sapete-che-e-esisitito-il-comunismo/?fbclid=IwAR2NaT7LvCx5JdY5Roi86MJO_L4VKAD6TzS35p6bkeZiTO6KnJ6fbYc6xe8
Registrato
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!