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Autore Discussione: Il gioco delle tre tavolette. CGIL Genova.  (Letto 2100 volte)
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« inserito:: Ottobre 06, 2018, 12:33:42 pm »


Il gioco delle tre tavolette.

“Allora Ur-Nammu, il possente guerriero, Re di Ur, re di Sumer e di Akkad, in accordo con il volere degli dei, stabilì la giustizia nel regno. Pose fine alla maledicenza, alla violenza ed al conflitto. L’orfano non fu più alla mercé del ricco, né la vedova alla mercé del potente, né colui che possiede solo un soldo alla mercé di chi ne possiede molti…”
Questo parole sono scritte nel codice di Ur-nammu, che risale al 2000 avanti Cristo.

Il Governo dovrebbe andare a lezione da quell’antichissimo legislatore, perché le sue azioni vanno esattamente in senso opposto. Il caso delle pensioni di reversibilità è solo l’ultimo in ordine di tempo. Ci dicono, forse per rassicurarci, che il trasferimento delle pensioni di reversibilità dalla previdenza all’assistenza riguarda “solo” le pensioni future e non quelle in essere e che quindi non ci dobbiamo preoccupare. Per altro, da chi ci accusa quasi ogni giorno di pensare solo ai garantiti e mai ai giovani, questa affermazione è “lievemente” contraddittoria, ma lasciamo perdere.

Invece, facciamo un po’ di conti. Le pensioni di reversibilità riguardano in larga misura le donne e quindi solo di donne parleremo. Infatti, su 3.791.027 pensioni di reversibilità vigenti, 3.342.600, pari all’88,17% sono percepite da donne. Incidentalmente è il caso di ricordare che l’importo medio delle pensioni di reversibilità è di 598 euro.

E per il futuro, cosa ci possiamo attendere?
In poche parole, un vero disastro.
Infatti il tasso di disoccupazione femminile in Italia è pari al 13,8%, che sale al 33,2% per le giovani donne di età compresa tra i 16 e i 29 anni. Ma non è questo il dato più grave. Infatti, su 100 donne in età di lavoro, solo 64 hanno un lavoro o lo stanno cercando. Le altre non lo cercano nemmeno.

Questo vuol dire che, nel futuro, anche nell’ipotesi improbabile che tutte le disoccupate trovino prima o poi un lavoro, ci saranno 36 donne su 100 che non avranno una pensione. Non bisogna poi dimenticare che, su 100 donne occupate, il 32% lavora a part time, quindi con retribuzioni basse che si trasformeranno in una pensione ancora più bassa e che la discontinuità lavorativa, che colpisce in modo particolare le donne, è un altro elemento che produce un reddito da pensione insufficiente a una vita dignitosa.

Quindi, riassumendo, le donne italiane stentano a trovare un lavoro e, se lo trovano, è spesso mal pagato e discontinuo e le condannerà, nel futuro a una pensione misera. Trasformare le pensioni di reversibilità in sussidio assistenziale e collegarle al reddito Isee familiare vuol dire quindi decidere –oggi, non domani! - che sia le lavoratrici, sia coloro che si dedicano al lavoro di cura, hanno di fronte un futuro di povertà.

E tutto questo non solo per far cassa, ma anche, ne siamo convinti, per poter scorporare le pensioni di reversibilità dalla spesa pensionistica generale e poter dunque risolvere una delle critiche che l’unione Europea fa all'Italia e cioè di spendere troppo per le pensioni e troppo poco per il sostegno alla famiglia.

Insomma, un indegno gioco delle tre tavolette, sulla pelle delle lavoratrici e delle donne in generale
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Martedì 28 Agosto 2018    

Comunicato stampa

Da - http://www.liguria.cgil.it/index.php?option=com_content&view=article&id=12672%3Ail-gioco-delle-tre-tavolette&catid=3%3Anotizie-spi-cgil&Itemid=1
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