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Autore Discussione: Mario Lavia Caro Cuperlo, sul M5s sbagli giudizio  (Letto 1520 volte)
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« inserito:: Settembre 27, 2018, 12:41:04 pm »

Mario Lavia 
@mariolavia  · 26 settembre 2018

Caro Cuperlo, sul M5s sbagli giudizio
Focus

Il Pd deve parlare agli elettori grillini ma anche a quelli della Lega.
Il populismo del Movimento è di matrice peronista
 
Gianni Cuperlo, in un lungo articolo sul Foglio, sostiene con dovizia di argomenti che il Pd debba allearsi, se non con tutto il M5s, almeno con una sua parte (risparmiandoci per fortuna gli arzigogoli sulla idee di “sinistra” di Roberto Fico, che allo stato paiono più che altro dettate da esigenze di posizionamento tattico).

Bisogna distinguere – e Cuperlo lo fa – fra gli aspetti relativi alla manovra politica da quelli più profondi inerenti alla natura del Movimento. Sul primo aspetto c’è da dire che al momento si tratta di una discussione del tutto astratta, stante la connessione stretta che si è venuta stabilendo fra il M5s e la Lega che non pare di breve momento: e seppure è sempre giusto porsi il problema di “far scoppiare le contraddizioni”, dopo tre mesi di governo l’operazione appare ardua, dato che più o meno su tutto i due partiti di governo marciano in sintonia (ivi compreso il giudizio su Orban: non tragga in inganno il voto dato a Strasburgo, un voto non in nome dell’antifascismo e della ripulsa dei tratti illiberali del governo di Budapest ma in quello di presunti interessi italiani: tanto è vero che – è notizia di queste ore – al Parlamento italiano M5s e Lega hanno presentato una mozione comune). Una rottura fra i partner di governo non è alle viste. E, se ci sarà, bisognerà vedere se passerà per una disfatta dell’attuale gruppo dirigente, il che cambierebbe molte cose. Ma siamo al periodo ipotetico.

Tuttavia è sull’aspetto “ideologico” che il ragionamento di Cuperlo ci appare discutibile. I Cinque stelle infatti sono non sono solo un movimento post-ideologico ma un partito a-democratico, nel senso che non è attrezzato né intende attrezzarsi a quel libero confronto teso a cogliere la verità interna della posizione dell’avversario nel nome di un superiore interesse nazionale. Che è poi il sale della democrazia dei partiti.

Al contrario. E’ un partito che non esita a sopraffare l’avversario politico, ad additarlo al pubblico disprezzo, a storpiarne le posizione, ad infangarne i dirigenti. E infatti Cuperlo nota: “Loro somigliano più a un movimento di impronta ‘rivoluzionaria’ e leggerlo non strappi un sorriso. Sono rivoluzionari nel senso di recuperare sotto il timbro della rete (in questo Casaleggio senior è stato davvero ideologo) la distinzione classica tra legalità e legittimità. Come tutti i movimenti rivoluzionari tendono alla contrapposizione dei due principi e nel segno del primato della volontà generale – mica per scherzo la piattaforma domestica l’hanno battezzata Rousseau – teorizzano il primato del potere costituente (la legittimazione) su quello costituito (la legalità)”. Ecco, diremmo in due parole che in democrazia la distinzione fra “legalità” e “legittimità” è pericolosa. In democrazia esiste solo la legalità (che ovviamente non è immutabile ma per costruire la quale esiste appunto la lotta politica democratica), essendo la “legittimità”, come la descrive Cuperlo, solo una presunzione arbitraria di ciò che è giusto e ciò che non lo è. E infatti il Movimento si arroga il diritto di decidere sulla base del blog, dei clic e di altre espressioni fuori dal circuito democratico: con modalità da loggia segreta.

Che poi il M5s sia oggi largamente popolare e molto votato non cambia il discorso di fondo. Ci sono state tante esperienze di movimenti reazionari di massa, o di populismi popolarissimi – si passi il bisticcio: e probabilmente, come ha notato su queste colonne Massimiliano Panarari, il peronismo è il suo riferimento più calzante, anche grazie a quel tratto “sociale” tipico del populismo sudamericano. E quindi bisogna alzare i ponti levatoi? Mai, in politica. Certo che il Pd deve saper parlare – e riconquistare – tanti elettori che hanno creduto nelle fandonie di Di Maio illudendosi che egli potesse fare qualcosa “per il popolo” (magari sotto forma di massicce dosi di assistenza pubblica: lo sappiamo tutti perché il M5s sia andato così bene al Sud e perché oggi Di Maio sia terrorizzato dall’idea che il reddito di cittadinanza finisca nel cestino). Ma se è per questo il Pd dovrebbe parlare ai tanti operai e artigiani che hanno votato per Salvini: è popolo anche quello, e forse più sensibile alla pratica democratica.

Alla fine delle parole di speranza sul fatto che il M5s “si ancori al molo delle regole e degli istituti della sola democrazia esistente, quella liberale e partecipata, Cuperlo si chiede: “Ma noi come possiamo tornare a vincere?”. Ecco, non con le alchimie partitiche. Parlando al popolo, tutto il popolo, per rinnovare la democrazia italiana e non per accompagnarla al cimitero, scommettendo sul fallimento del peronismo italiano sia nella versione dimaiana che in quella salviniana. Non sarà facile ma altre strade paiono davvero precluse.

Da - https://www.democratica.com/focus/cuperlo-lega-pd-m5s/
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