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Autore Discussione: Una nuova edizione critica dei “Sonetti” di Giuseppe Gioacchino Belli, ...  (Letto 1423 volte)
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« inserito:: Settembre 26, 2018, 12:22:06 pm »

Una nuova edizione critica dei “Sonetti” di Giuseppe Gioacchino Belli, pubblicata nella collana “I Millenni” di Einaudi, offre l'occasione di ripensare l'opera di uno dei massimi poeti dell'Ottocento. L'unico, spiega ai lettori della “Domenica” Salvatore Silvano Nigro, che poteva dialogare con Porta (di cui rifece in romanesco quattro sonetti) stando accanto a Manzoni e Leopardi. Originale è il taglio con cui Nigro narra il personaggio Belli. Lo fa attraverso gli occhi di Nikolaj Gogol, che aveva conosciuto il poeta a Roma nel 1938. L'aveva incontrato nel salotto romano della principessa russa Volkònskaja, dove accadeva spesso che un poeta andasse a leggere i propri versi. Gogol' ne scrisse immediatamente alla signora Balàbina, sua ex alunna: « … probabilmente non v'è capitato di leggere i sonetti del poeta romano Belli che, d'altronde, vanno ascoltati dalla sua viva voce. In essi, nei sonetti, c'è tanto sale e tanta arguzia, davvero inaspettata, e si riflette così fedelmente la vita degli attuali abitanti di Trastevere, che ne riderete … Sono scritti in Lingua romanesca, non sono stampati ma ve li manderò».
Ripercorrere i Sonetti attraverso la nuova, sontuosa edizione critica permette un'interpretazione più sofisticata della clandestinità cui il Belli volle condannare il suo capolavoro, negato alla stampa e destinato ai posteri. La recita pubblica dei sonetti, e la disponibilità dell'autore a far circolare fra gli spettatori dell'azione mimica le copie manoscritte dei testi, senza accettare di sottoporsi all'approvazione dell'autorità, danno ai versi un sapore di proibito e un profumo di zolfo. Al centro di tutto c'è la denuncia, l'additamento della terribilità dolorosa di una città che si offriva come «stalla» e «chiavica der Monno».

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