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Autore Discussione: FRANCESCO RUSSO Il piano di Steve Bannon per l'Europa. Sovranista transnazionale  (Letto 2519 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Settembre 23, 2018, 05:23:22 pm »

Un movimento sovranista transnazionale.
Il piano di Steve Bannon per l'Europa
L'ex capo stratega di Trump, già in stretto contatto con Salvini, oggi sarà presente ad Atreju, la kermesse romana di Fratelli d'Italia.
Anche il partito di Giorgia Meloni sta per entrare in "The Movement", la rete nazionalista il cui obiettivo è conquistare l'Europarlamento alle elezioni di maggio

Di FRANCESCO RUSSO
22 settembre 2018, 07:15

"È come se Bernie Sanders fosse andato al governo con Donald Trump" fu il commento entusiasta di Steve Bannon di fronte alla nascita di un esperimento politico senza precedenti come la nascita del governo M5s-Lega. Due formazioni diverse per agenda politica e bacino di riferimento ma accomunate dalla lotta antisistema contro, per usare il lessico dell'ex chief strategist di Trump, "il partito di Davos", le odiate "élite". Nei giorni delle elezioni in Italia, Bannon era a Roma. "L'Italia è il cuore pulsante della politica moderna", dirà più tardi, "se funziona qui, può funzionare dappertutto". E proprio l'esempio dell'Italia potrebbe essere la base per la costituzione di un movimento sovranista transnazionale che, dopo le prossime europee, veda uniti tutti i cosiddetti "populisti" in unico gruppo al Parlamento di Strasburgo.

Dopo Salvini, entra Meloni
Questa rete ha già un nome: "The Movement". Il suo uomo chiave è un belga, Mischael Mordrikamen, il presidente del piccolo Parti Populaire. È Mordrikamen che, in assenza di Bannon, tiene i contatti con il premier ungherese Viktor Orban e il ministro dell'Interno l'italiano Matteo Salvini, che con Bannon ebbe un incontro riservato quattro giorni dopo le elezioni. E, dopo la Lega, anche Fratelli d'Italia è in procinto di entrare in "The Movement". Un ingresso che viene suggellato oggi dalla presenza di Bannon alla ventunesima edizione di Atreju, la kermesse annuale del partito guidato da Giorgia Meloni, che il giorno dopo proporrà all'assemblea nazionale del partito l'adesione ufficiale. Lega e FdI correranno di conseguenza alle europee con una lista unitaria? Il fatto che ieri Meloni sia stata costretta a smentirlo, potrebbe voler dire che qualcosa già bolle in pentola.

"Bannon, con il lavoro che ha svolto al fianco di Trump, ha contribuito fortemente a cambiare i paradigmi del nostro tempo e non poteva mancare ad Atreju", ha spiegato l'ex ministro della Gioventù all'Huffington Post, "ci siamo incontrati un paio di volte e c'era il reciproco interesse a conoscerci e ora posso dire che tra noi è nata un'amicizia spontanea. Credo di averne definitivamente conquistato la stima qualche giorno fa mentre rilasciavo un'intervista a un giornalista inglese. A un certo punto non ci ho visto più e gli ho risposto a modo mio. Credo ne sia rimasto molto colpito".

Un movimento sovranista transnazionale. Il piano di Steve Bannon per l'Europa
La rete di Bannon
La partita, ha spiegato Bannon, entrerà nel vivo a novembre, dopo le elezioni di medio termine negli Stati Uniti. Ma l'ex presidente di Breitbart ha già iniziato da tempo a tessere la sua rete. Lo scorso 8 settembre, alcuni giorni dopo l'incontro milanese tra Orban e Salvini, Bannon e Modrikamen, come riporta Sputnik, volarono prima a Roma e poi a Budapest per vedere entrambi i leader. Prima ancora, a marzo, due giorni dopo il colloquio con Salvini, fu sul palco del congresso del Front National di Marine Le Pen, prossimo a cambiare ragione sociale in "Rassemblement National". Anche Le Pen dovrebbe annunciare a breve l'adesione a The Movement. Magari, è la speranza dei suoi animatori, non da sola. Perché l'obiettivo di Bannon è costruire un'alleanza che vada oltre i confini dell'Europa delle Nazioni e della Libertà, il gruppo del Parlamento Europeo che raccoglie Lega, Front National, la FPÖ del vicecancelliere austriaco Heinz-Christian Strache, il Partito per la Libertà olandese di Geert Wilders e i tedeschi di Afd.

"Siamo molto aperti e potremmo vedere partiti davvero diversi come membri, partiti connazionali che in patria competono", ha spiegato Modrikamen a Sputnik, "perché non vedere, vicino a Marine Le Pen, il partito di Nicolas Dupont-Aignan (Debout la France) o i Repubblicani di Laurent Wauquiez"?

Ma come agirà in concreto The Movement?
Modrikamen parla di un "club e un think tank a disposizione di tutti i partiti europei che partecipano". "L'idea", continua, "è analizzare le evoluzioni della situazione, con studi e sondaggi in diversi Stati membri, sulle reali questioni che preoccupano i cittadini, non le bugie e le 'fake news' diffuse dai partiti politici tradizionali e dai loro amici nei media". E per le campagne elettorali si potrà contare sulla consulenza di Bannon. La funzione più importante però sarà assicurare finanziamenti privati ai partiti coinvolti.

Secondo Gilles Lebreton, europarlamentare del partito di Le Pen, "il problema dei partiti populisti è che i partiti tradizionali hanno giurato di strangolare i cosiddetti "euroscettici", o peggio ancora "eurofobici", tagliando loro il sostegno finanziario. L'Alleanza per la Democrazia Diretta in Europa (che raccoglie l'Ukip di Nigel Farage, il Movimento 5 stelle, i Democratici Svedesi e Debout la France) ha visto i propri finanziamenti tagliati di tre quarti per aver organizzato sondaggi in diversi Paesi europei con rispettabili società di rilevazione. Gli ultrà del Parlamento Europeo - in questo caso i Verdi - hanno considerato ciò un modo per influenzare il voto dei britannici nelle settimane precedenti il referendum sulla Brexit. È ridicolo. Ora stanno attaccando Marine Le Pen e i nostri partiti, con accuse ridicole, quindi per me la cosa più importante che può fare Bannon e assicurare finanziamenti ai partiti populisti, da donatori privati, a livello europeo".

L'obiettivo di un'intesa con i Popolari
Ma quali sono i requisiti per entrare nel club? "Siamo tutti sovranisti e i punti base comuni sui quali c'è unanimità e sui quali vogliamo costruire The Movement sono: la lotta contro l'immigrazione incontrollata; la lotta all'islamismo, per una vera sicurezza nel continente; un'Europa di nazioni sovrane, fiere della propria identità". La rete quindi guarda a destra. Per quanto Bannon guardi con ammirazione all'esperimento gialloblu, con simili requisiti è difficile immaginare un'adesione della sinistra "populista", della France Insoumise di Melenchon o degli spagnoli di Podemos. E l'organizzazione, parola di Bannon, "non intende includere alcun partito etno-nazionalista". "Alcuni di questi partiti sono troppo focalizzati sugli immigrati", ha ammesso. L'obiettivo, quantomeno di medio periodo, è quindi cercare il dialogo con un Partito Popolare Europeo che si sta progressivamente spostando a destra. Altrimenti, a meno di sorprese clamorose dalle urne, i numeri a Strasburgo potrebbero non esserci.

In prospettiva, gli interlocutori futuri di The Movement appaiono quindi i popolari spagnoli di Pablo Casado, il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, la Csu bavarese di Horst Seehofer, ovviamente Fidesz di Orban, tutti membri della famiglia del Ppe. Salvini è stato molto chiaro nella conferenza stampa congiunta con Orban: il progetto è un'alleanza "contro le sinistre". Non contro i "partiti tradizionali". Il modello, insomma, appare quello austriaco: conservatori tradizionali e destra sovranista insieme. Non sappiamo se e quando questo piano potrà concretizzarsi. Di certo, nel dubbio, Angela Merkel si sta già attrezzando, valutando come candidato alla presidenza della Commissione Europea Manfred Weber, un esponente della Csu con un profilo decisamente conservatore. Certo, in tale ipotesi Salvini dovrebbe scaricare "gli amici" di Afd ma non dovrebbe essere difficile, dato che gli stessi nazionalisti tedeschi non sembrano troppo interessati a The Movement.

@CiccioRusso_Agi
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a dir@agi.it

Da - https://www.agi.it/estero/steve_bannon_atreju_meloni_salvini-4402433/news/2018-09-22/

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« Risposta #1 inserito:: Ottobre 19, 2018, 04:40:05 pm »

Critiche e aspetti controversi

In merito agli scritti e alle idee di Blondet sono stati sollevati rilievi di antisemitismo, razzismo e omofobia.

Blondet, tra gli altri argomenti, ha formulato la tesi di una presunta ascendenza ebraica di papa Wojtyła, che Blondet ha commentato ricavando la notizia da uno studioso di genealogie ebraiche di Manchester[10] e che aveva già anticipato nel libro Cronache dell'anticristo alcuni anni prima.

Nel 1993 l'Anti-Defamation League includeva il suo nome in una lista di giornalisti antisemiti, a causa di un articolo pubblicato da Blondet sul settimanale Il Sabato[11]; in altre occasioni, è stato accusato di antisemitismo per aver «evidenziato nei suoi libri l'ebraicità di alcuni cospiratori... e l'apporto dell'ebraismo internazionale». Blondet si difende da queste accuse dichiarando di non essere antisemita[13] ma solo contrario alla politica di Israele[14].

Ha inoltre affermato, durante le elezioni presidenziali francesi, che Emmanuel Macron, candidato premier, sia un omosessuale pedofilo.

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Piaccia o no, questa è la nostra Rivoluzione Culturale. (Si chiama democrazia)

Maurizio Blondet
3 ottobre 2018

Quella che fa incattivire gli europeisti e contro cui mobilitano tutte le loro armi lecite e illecite – è la nostra Rivoluzione Culturale.  Il punto è che molte persone (ancora non abbastanza) hanno fatto la Scoperta del Secolo:

I tecnocrati sono incompetenti
E’ essenziale, perché la legittimità delle tecnocrazie è basata sul mito della loro competenza scientifica. Gli affari pubblici sono troppo complicati per  i comuni cittadini; i  politici che loro eleggono sono ignoranti, incompetenti, corrotti, incapaci. Sprecano capitale… E’ meglio devolvere la sovranità a gente scientificamente preparata, non passionale, che adotta misure oggettive.

Ciampi laureato in Lettere, mai una  sola  pubblicazione in scienze economiche, ha prodotto il “divorzio” fra Tesoro e Bankitalia a cui dobbiamo l’immane debito pubblico che ci schiaccia. Mario Monti, presidente della Bocconi? Anche di lui, provate a cercare se ha mai pubblicato uno studio economico su riviste serie. Monti, abbiamo visto, è un solenne cretino: ha distrutto l’economia italiana, dall’immobiliare giù giù fino alla  nautica di diporto, facendo impennare la disoccupazione  e  lasciandoci un debito pubblico maggiore di quello con cui era entrato a governarci: ossia ottenendo lo scopo  contrario a quello proclamato.  Di Giancarlo Padoan, abbiamo visto come si è posto davanti alla UE: “Schauble, cosa devo fare perché tu mi sia meno ostile?”….Troppo lungo sarebbe spiegare l’incompetenza e gli errori pacchiani di Mario Draghi o del suo predecessore Trichet . Ci basti ricordare i due “esperti” mandati dal Fondo Monetario a  curare che la Grecia pagasse i suoi debiti alle banche francesi e tedesche con gli adeguati tagli ed austerità –  Olivier Blanchard e Carlo Cottarelli –  hanno sbagliato platealmente i “moltiplicatori”: s’erano immaginati che ogni taglio della  spesa pubblica in Grecia avrebbe prodotto un calo del Pil di 1 punto, e invece il calo è stato di 2 anzi  3 punti.  Insomma hanno ammazzato il cavallo da tiro  affidato alle loro “cure”. E il bello è che Blanchard almeno l’ha riconosciuto in un dotto “paper”, Cottarelli invece  è il tecnocrate che Mattarella ci voleva appioppare come governante: tecnico, oggettivo, scientifico.

Dunque: i tecnocrati  sono incompetenti, ignoranti della materia economica di cui si dichiarano luminari. Quelli americani un po’ meno: Greenspan, Bernanke, Yellen dopotutto hanno cattedre e pubblicazioni – ma quelli europei sono dei veri cretini, come Mario Monti o Cottarelli. Come mai, allora i poteri “forti” insistono a metterli sopra i governi e a guidare i popoli? Cosa è che li rende preziosi agli occhi del Grandi Usurai?

Perché anche se incompetenti in Economia, una competenza molto pregiata ce l’hanno:
In cosa i tecnocrati sono competenti? In crudeltà.

La loro vera competenza è la disumanità.   Sta nel fatto che applicano con spietata inumanità ricette che sanno sbagliate, senza deflettere davanti ai  costi umani –  come la mortalità infantile aumentata in Grecia del 47%,  i suicidi cresciuti del 36% la disoccupazione al 21% – “Sono riusciti a  farci sentire  in colpa per avere il sole”, come ha detto un greco. Hanno spento un popolo fratello nostro.

In Italia, Monti ha applicato senza batter ciglio le misure  austeritarie e deflazioniste  sotto dettatura tedesca,  assistendo inconcusso al crollo del Pil (che doveva aumentare)  e della domanda interna, alla salita della disoccupazione giovanile alle stelle, ai suicidi degli imprenditori…senza modificare in nulla la sua politica,  benché i risultati disastrosi fossero già  evidenti solo un anno dopo il suo regno, come segnalava non un foglio ostile e populista, ma Il Sussidiario:

http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-libera/2012/11/16/UN-ANNO-DI-MONTI-Il-fallimento-dei-tecnici-ecco-le-prove/3/338720/

Riuscendo ovviamente nell’impresa di aumentare  il debito sul Pil, che con le sue misure credeva di  ridurre.
Nell’insieme, gli errori del tecnocrate Monti hanno prodotto nell’economia un buco di 400 miliardi, e non secondo un “populista”, ma per valutazione del tecnocrate  successivo che il FMI ci ha appioppato, Gian Carlo Padoan.

E ‘difficile credere che un governo di incompetenti  avrebbe fatto danni peggiori. Eppure adesso, che gli italiani (finalmente!) hanno preso atto che i tecnocrati li hanno rovinati e dunque hanno provato ad eleggere gente nuova, venuta da loro, dal  popolo, ecco tutti i media e  l’opposizione dal PD a Berlusconi, strillare che   sono venuti al potere “gente che non ha mai lavorato un giorno”;  gente “incompetente”, senza titolo di studio, inesperta, che non capisce nulla delle complicatissime relazioni internazionali, europee, economiche globali.

Io stesso sono sorpreso di come Di Maio,  il 5Stelle  “che non ha mai lavorato”, abbia risolta il problema dell’ILVA di Taranto, conducendo la trattativa con gli indiani della Mittal e con soddisfazione dei lavoratori, come gli hanno riconosciuto i sindacati. E non solo, bisogna dire di più: ha salvato la produzione di acciaio nazionale nonostante  i furenti ideologici della decrescita che dominano nel movimento grillino, volessero semplicemente chiudere l’ILVA e far vivere i pugliesi della raccolta dei mitili.  Insomma ha dato prova di realismo e anche di polso.

Sorprendente anche la determinazione del primo ministro Conte. Gentile e non-antagonizzante, ma sempre fermo sul “contratto”.

Il “polso” vale più della “scienza”
Incompetente, certo, Di Maio.  Per questo ha studiato il dossier ILVA, s’è perfino lamentato di doverlo fare in poco tempo – ed è una cosa bellissima. Per mia esperienza, i tecnocrati, di fronte a un’azienda, non hanno mai “studiato il dossier”, il caso particolare; hanno applicato la teoria generale – elaborata dal FMI o dalla BCE. Ho già raccontato come Ciampi fece chiudere la fabbrica del fosforo di Crotone, invece di sostenerla, cedendo al dumping cinese, applicando il dogma  globalizzatore  – e   con fredda crudeltà  devastando  socialmente un territorio in cui la fabbrica era la punta di eccellenza e il traguardo di un lavoro qualificato.

E Toninelli? Io ringrazio che a quel ministero sia salito un “inesperto”, il quale ha dovuto subito affrontare, senza alcuna esperienza, una tragedia come il crollo del Ponte Morandi.  Da inesperto, s’è come tutti noi scandalizzato del contratto di concessione truffaldino e segreto che i precedenti politici “esperti”  avevano  regalato ai Benetton, e l’ha gridato ai quattro venti, mentre i media nemmeno osavano scrivere il nome “Benetton”; come noi s’è indignato del furto fatto a tutto il popolo italiano  con questa cessione a credito di un monopolio naturale, di un equipaggiamento del territorio  costruito dalle precedenti generazioni,  dando a privati una rendita favolosa senza impegno a spendere il necessario in manutenzione.

Vi posso assicurare che se al posto di ministro alle infrastrutture ci fosse stato Delrio, voi ed io non sapremmo niente del patto segreto e truffaldino; che tutte le colpe e le spese sarebbero state accollate allo Stato, ossia ai contribuenti, come hanno fatto per Montepaschi e Banca Etruria – in applicazione della norma del capitalismo ultimo: privatizzazione dei profitti, socializzazione delle perdite. In piena omertà nella comune spoliazione  dei pubblici   patrimoni.

Proprio perché “incompetente”,  Toninelli ha posto il problema politico più alto, e più taciuto nell’ultimo cinquantennio: le  criminali  “privatizzazioni” – svendite – del ricco patrimonio pubblico operate dai vari Ciampi,  Amato, Prodi eccetera, e la necessità di ri-nazionalizzazioni.

Un tema così politicamente centrale e importante,   le nazionalizzazioni,   che per esempio quelli della Lega (più “esperti”  e con interessi  territoriali nella torta) hanno costretto  a metterci la sordina,  non  più all’ordine del giorno.   Ma dovrà tornarci, ed in ogni caso grazie a Toninelli per averlo sollevato.

Quanto a Salvini,  il necessario lo ha detto Crosetto: nel suo modo sgangherato e vociante,  spesso eccessivamente  e inutilmente provocatorio, ha comunque azzerato il criminale business dei migranti e  obbligato la UE a sbatterci il naso rivelando la propria nullità,  e di Macron l’egoismo e la stupidità.

Ovviamente i nuovi hanno difetti,  vuoti culturali,  inefficienze, ingenuità. Parlano troppo ed hanno esitazioni, come dimostrano sul ponte di Genova di ricostruire, su chi sarà il commissario, sul reddito di cittadinanza, nel ritardo  con cui varano il DEF.  Verso l’eurocrazia, sono andati all’attacco più a  parole e meno nei fatti, per di più senza essersi assicurati il saldo controllo  di  nessun media  di massa,  senza avere  la presa sulle  tecnocrazie ministeriali, “competentissime” a remare contro, rallentare  e sabotare,  quando non palesemente in intesa col nemico europeo e piddino. Con un capo dello stato pesantemente ostile,  che trama,  che non considera  questo governo legittimo e lo dimostra  ad ogni occasione. Insomma vanno alla guerra deboli, anche se determinati, e contro le tecnocrazie più competenti in crudeltà.

Armati solo di un favore popolare, il vostro voto, che  può cambiare e rovesciarsi al primo intoppo, al primo ritardo: per esempio sul ponte di Genova, che altri sabotatori  hanno il potere di ostacolare. I trabocchetti sono mille e loro non  sono esenti da inadeguatezze e da errori. Lo so, c’è da tremare.

La sola cosa che posso dire è che le loro inefficienze, insufficienze, inesperienze,   sono lì da vedere,    le espongono sotto gli occhi di voi elettori.  Anche  troppo. Per essersi fatto un selfie in due giorni al mare  con la compagna, Toninelli è stato seppellito di insulti sulla Rete: doveva occuparsi del ponte Morandi, altro che vacanza!

Sbagliano. Sotto gli occhi nostri.
Voglio  dirvi che già questo è una gran cosa. I “difetti” di Ciampi,   l’incompetenza di Monti, gli errori di Cottarelli  a spese dei greci,  mica li abbiamo  visti – se non dopo  che hanno prodotto i danni. Il potere della tecnocrazia  è infatti per lo più occulto, occultato, si svolge dietro quinte, in processi di cooptazione  che avvengono “sopra” lo sguardo della pubblica opinione. Siccome le loro poltrone non dipendono da voi, i tecnocrati non hanno bisogno di  farsi conoscere. Di molti non vedete mai nemmeno le facce. I giornalisti, da loro, ricevono  solo comunicati stampa elogiativi da pubblicare.

Ve lo dico in base alla mia esperienza giornalistica. Di Mario Monti avevo capito che era un solenne cretino – solenne, certo – perché già mi occupavo di economia,  il che non impediva che tutti i media anche internazionali gli dedicassero copertine del tipo “Ecco l’uomo che salverà l’Italia”, e ai grandi giornali di trattarlo come un Venerato Maestro, invece che come il Solito Stronzo.

Ma di Ciampi, che da governatore di Bankitalia colluse con l’allora  ministro Andreatta per “il divorzio” che espose le finanze italiane ai “mercati esteri” senza alcuna necessità  – un gigantesco crimine fatale per l’intera società, e del tutto illegittimo  – non seppi nulla,  allora. Eppure era il 1981, avevo già quasi 40  anni, facevo il giornalista da 10.  Ma non mi occupavo di economia. E i giornalisti che se ne occupavano nascosero benissimo il significato dell’evento.   Non mi vergogno a dire che capii il “divorzio” solo molti anni dopo, da Nino Galloni.

Il danno era fatto e incancrenito a tal punto, che rimediarlo richiederebbe lacrime e sangue. Eppure chiedete in giro, l’immensa maggioranza di voi ritiene ancora Ciampi un Venerato Maestro e un paterno nonno-banchiere.

Ecco la scoperta ulteriore:
 questa imperfezione che vediamo nei nostri  politici che abbiamo votato, si chiama Democrazia Politica
L’imperfezione è insita nella democrazia politica

E’ l’imperfezione della democrazia stessa. Il popolo che vota  non conferisce ai votati nessuna mitica infallibilità, per il semplice fatto che il popolo stesso non è – e non deve credersi – miticamente infallibile.  I politici che elegge non daranno alcuna garanzia di fare la cosa giusta,  per il fatto di essere eletti. Possono commettere errori. Ma abbiamo visto che i tecnocrati “competenti” ci hanno portato alla rovina, e dunque abbiamo appreso che Il popolo ha diritto a scegliersi da chi farsi governare, perché è lui che paga il prezzo delle scelte politiche, e ne subisce i danni.

La sola legittimazione della democrazia sta in questo.

Naturalmente ciò richiede un popolo meno corrotto di quello che siamo, un popolo   col buonsenso maturo di “pater familias”, che siamo ben lungi dall’essere: votano anche i discotecari e i drogati, che io espellerei dalla scelta politica come nemici del popolo per egoismo.  Ovviamente occorre anche una stampa seria   nei suoi doversi verso il popolo, che gli ricordi di continuo le responsabilità che si assume col voto  –   essendo un modesto ausiliario della democrazia: “informare per decidere”, e non lo è.

Vedete quante imperfezioni e insufficienze minano la democrazia politica. Sono, letteralmente, i rischi della vita: da cui nessun sistema esenta, credetemi.

Questa imperfezione è la stessa democrazia politica, e dimostra una cosa:
la politica non è scienza

E’ uno sgangherato bricolage –  certo, sempre meno sgangherato quanto più si è provvisti di cultura,  di amore dei  poveri nella società  ed assistiti da tecnici leali   – per prendere decisioni “politiche”. Che significa “discutibili”, come sono sempre le scelte nella vita.  Nessuna scelta è “la migliore”, o senza effetti collaterali, perché allora sarebbe facile governare; anche la miglior scelta danneggerà qualche interesse, per esempio. Per questo dico che ogni politica è “discutibile”: il che significa che è legittimo e doveroso discuterla – e poi scegliere. Questa capacità di scelta, di polso e volontà, è ciò che “fa” di un tizio che non ha mai lavorato un leader politico.

Domani quelli che ho elogiato commetteranno di sicuro errori madornali, e allora li criticheremo e discuteremo. Sempre però con la coscienza che sono, nella loro incompetenza, meglio del regime dei tecnocrati che ci ha rovinato.

La “legittimità” della tecnocrazia, notoriamente, viene da una pretesa di scientificità: sostengono di applicare la scienza economica, sostengono che la scelta in politica non è che una sola, oggettiva, “razionale”, che “non c’è alternativa” al mercato, che l’euro è “irreversibile” eccetera.

Ora, che l’unica “scienza esatta” è solo la matematica. Già la fisica è molto meno esatta, e lo dimostra il fatto che vi si discutono teorie, dunque “discutibili”.    La medicina, una scienza?  E’ nulla senza l’intuizione diagnostica, dell’” occhio clinico”, una qualità artistica che un medico ha e un altro no, e inutilmente sostituirà moltiplicando le TAC e gli esami del sangue per giungere alla diagnosi.  Figuratevi se è scientifica l’Economia.  Se avete dei dubbi, pensate a Monti e Cottarelli.

Tecnocrazia è totalitarismo.
Questa pretesa di scientificità non è altro che una maschera del solito, vecchio totalitarismo.   Serve a stroncare ogni dibattito, a impedire “altre soluzioni” che non fanno comodo ai banchieri ed usurai, e a non far sapere al popolo   le scelte di cui pagherà il prezzo.

Promemoria per i giornalisti: l’Italia non ha mai fatto bancarotta sovrana. La Germania e l’Austria 7 volte, Francia e Olanda 1 volta.

Da - https://www.maurizioblondet.it/piaccia-o-no-questa-e-la-nos
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