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Autore Discussione: Lina Palmerini. Il ruolo di Conte e il nervosismo dei 5 stelle  (Letto 2077 volte)
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« inserito:: Settembre 23, 2018, 04:53:47 pm »

POLITICA 2.0 - ECONOMIA & SOCIETÀ

Il ruolo di Conte e il nervosismo dei 5 stelle

Quello che colpiva a poche ore dall’inizio del vertice sulla legge di bilancio era la grande ansia dei 5 Stelle di piantare chiari paletti contro la Lega. È stato Luigi Di Maio, per primo, a sbarrare la strada a un «condono fiscale» - che pure il progetto leghista evoca – mentre ha ingranato la marcia sulle «pensioni di cittadinanza» che invece erano state bocciate da uno degli uomini più ascoltati da Salvini, quell’Alberto Brambilla che sarebbe in corsa per sostituire Boeri all’Inps. Insomma, era evidente la necessità per il vicepremier grillino di fissare almeno due bandiere prima che il summit della serata cominciasse. E non sfugge quale sia la ragione: la pressione interna a cui è sottoposto dal suo Movimento per aver concesso troppo al leader leghista che intanto fa accordi con Silvio Berlusconi. Quella visita al Cavaliere fatta proprio alla vigilia della riunione a Palazzo Chigi ha messo altro veleno negli ambienti grillini, sempre più agitati dai risultati dei sondaggi che continuano a registrare un lento sgocciolamento dei 5 Stelle a favore di una crescita della Lega. Ecco, quel faccia a faccia a ora di cena ad Arcore di «fastidi» a Di Maio ne ha creati tanti nonostante le sue smentite.
Era quindi necessario riprendere una distanza con un Salvini che fa “patti” con il Cavaliere sulla Rai sbloccando quel veto su Foa alla presidenza che riapre la corsa alle nomine. E infatti accanto al negoziato sulla manovra ora dovrebbe partire quello sulla televisione pubblica, con tutte le caselle dei Tg e delle reti da definire. Due tavoli paralleli ma a quello sulla Finanziaria i negoziatori sono necessariamente tre, non solo due. Il premier, insomma, dovrà uscire allo scoperto e ritrovare nel negoziato sul bilancio il suo ruolo e la capacità di fare sintesi tra i due azionisti politici. Su Genova, per esempio, è uscito ammaccato: ha varato un decreto con la formula del “salvo intese” che certifica proprio i suoi limiti nel non essere riuscito a trovare un accordo con i due vice. Ora, invece, fa sapere che intende decidere la nomina del commissario per la ricostruzione del ponte e che ha la ferma volontà di riappropriarsi delle sue funzioni ma è atteso alla prova.
Così come è atteso a quella del bilancio dove diventerà un interlocutore necessario del capo dello Stato. Sarà a lui, non solo al ministro Tria, che al Colle chiederanno conto del rispetto dei limiti imposti dalla Costituzione sulle norme economiche, sul fatto che debbano avere chiare coperture e che debbano rispettare i vincoli europei scritti nell’articolo 81. Quello che trapela da Palazzo Chigi è che i contatti tra il premier e Mattarella sono costanti e che Conte abbia sentito il sollecito di tenere fede all’articolo 95 che recita «il presidente del Consiglio dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile». Come l’ex premier Gentiloni - e pure Padoan - lo scorso anno tennero a bada le spinte di Renzi a sforare sul bilancio, allo stesso test è atteso Conte. E dopo le parole di Draghi i rischi - di cui lui sarà responsabile - sono chiari.

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Lina Palmerini

Da - http://www.quotidiano.ilsole24ore.com/edicola24web/edicola24web.html?testata=S24&edizione=SOLE&issue=20180918&startpage=1&displaypages=2
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