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Autore Discussione: Enzo Costa - Chi soffia sulla xenofobia  (Letto 3280 volte)
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« inserito:: Dicembre 07, 2007, 06:39:07 pm »

Chi soffia sulla xenofobia

Enzo Costa


«Spero che l’Italia non diventi come Roma», (Silvio Berlusconi, sabato 3 novembre 2007).

Credo che questa dichiarazione abbia dato il “la” subliminale all’ondata di xenofobia amministrativa ora dilagante nel nordest. L’aveva rilasciata il capo dell’opposizione nei giorni successivi al terribile delitto di Tor di Quinto. E oggi, vista l’ariaccia che tira, vale la pena ritornare su quella sortita: dopo aver espresso il suo dolore per la morte atroce della signora Reggiani, cordoglio formulato all’uscita dal Bagaglino ove aveva raccontato barzellette ospite dello show di Pino Insegno, il Cavaliere si era recato a Verona (nordest, per l’appunto), ospite di un convegno organizzato da Carlo Giovanardi and friends. E qui, per l’appunto, aveva proferito le parole suddette, frutto - immagino - della risposta alla seguente domanda posta a se stesso: come capitalizzare al meglio una vicenda del genere? Come sfruttare al massimo uno straziante episodio di cronaca nera avvenuto nella Capitale? Con la frase uscitagli di bocca, nient’affatto casuale o dettata da un’emozione improvvisa: il sindaco di Roma, va ricordato, era (ed è) l’avversario più pericoloso del Cavaliere. Era reduce da primarie trionfali per lui, oltre che per il Partito Democratico. I sondaggi da tempo, e negli ultimi giorni ancora di più, lo davano ai vertici dell’apprezzamento, nettamente sopra a tutti, a sinistra come a destra. Eccola, allora, la capitalizzazione migliore del fattaccio romano: una frasetta perfetta.

Questa: «Spero che l’Italia non diventi come Roma». Perfetta, giacché non si limita a dipingere un paesaggio urbano contemporaneo, debitamente apocalittico («Roma è un disastro»). Ma lo proietta con astuzia nel futuro, ampliandolo geograficamente («C’è il rischio che tra qualche tempo tutto il Paese sia come la Capitale»). Con otto parole, centrati due bersagli: l’attuale primo cittadino di Roma e il futuro candidato del centrosinistra alle elezioni. Che “casualmente” sono la stessa persona. Con cinica efficacia comunicazionale, davanti alla spaventosa morte di una donna inerme (morte vissuta ed elaborata in modo straordinariamente civile dal marito della vittima, capace di dire parole profonde e toccanti per dignità e nobiltà), il leader del principale partito del centrodestra, probabile prossimo candidato alla guida del Paese, in quel di Verona, ospite graditissimo di politici sedicenti cristiani, sceglie di far passare questo concetto: occhio, se voterete Veltroni, imbelle accoglitore (se non complice) di rom assassini, tutta l’Italia gronderà degrado e sangue innocente.

Concetto in grado di penetrare le menti più semplici, o quelle (e sono molte) appositamente preparate dall’apposito martellamento mediatico in genere, e catodico in particolare, appositamente orchestrato da giornali e televisioni posseduti, controllati o sintonizzati con l’abilissimo dichiarante veronese. Il quale, per una minoritaria platea più sofisticata, sforna pure l’alibi astuto della legittima difesa: dice e dirà che fino ad allora (sottinteso, da Cavaliere di nome e di fatto quale è) aveva taciuto. Ma che di fronte alle inaudite accuse del centrosinistra, che gli addebitava responsabilità di ex governante sull’ “invasione” rumena, non si era più trattenuto. Già, aveva taciuto. In suo luogo, fino all’esternazione di Verona, ad attaccare, accusare, denigrare, esecrare, bollare Veltroni, Prodi, il governo, la maggioranza, la sinistra radicale, il buonismo pacifista e via infamando, ci avevano pensato i suoi alleati-sottoposti in coro.

Gianfranco Fini aveva marciato con telecamere al seguito su Tor di Quinto. Pierferdinando Casini aveva scoperto sgomento - dietro microfoni, taccuini e riflettori - l’orrore dei campi rom romani. I leghisti tutti avevano strepitato da leghisti. Il Cavaliere, sulle prime, aveva taciuto. Quel coro assordante bastava e avanzava. Poi, alle repliche argomentate di Rutelli, Veltroni e Prodi, che si limitavano a rimarcare il sostegno incondizionato del governo Berlusconi e del ministro degli Esteri Fini all’ingresso della Romania in Europa (Silvio all’epoca se ne vantò, plaudendo simpaticamente al probabile arrivo in Italia di legioni di ex comunisti avvelenati contro quel sistema totalitario), non aveva più potuto tacere. Scegliendo la città di Romeo e Giulietta come location della sua furbissima dichiarazione sull’Italia a rischio di veltronizzazione.

Naturalmente, ci sarebbe da parlare con dati, fatti, argomenti. Ci sarebbe - per esempio - da ricordare, come ha fatto Mario Pirani lunedì 12 novembre su Repubblica, che il Comune di Roma «ha realizzato negli ultimi tempi lo spostamento di 15000 persone da insediamenti degradati a strutture abitabili ed ha messo in piedi un campo attrezzato per migliaia di rom che grava sulle casse comunali per 12 milioni di euro, compreso il servizio di pullman per accompagnare e riportare da scuola i bambini». Ci sarebbe - anche - da rammentare che il Comune di Milano, guidato dalla Moratti e prima da Albertini, patisce identici se non peggiori disagi dovuti all’immigrazione, non solo rumena e dei rom. Ci sarebbe - di conseguenza - da rimarcare che nessuno, tantomeno un aspirante premier dell’Unione, si è mai sognato di pronunciare parole invereconde quali «Spero che l’Italia non diventi come Milano», per colpire ad un tempo l’attuale sindaco Letizia Moratti e il non improbabile futuro candidato premier Letizia Moratti, cogliendo cinicamente al volo l’occasione di una donna rom assassinata nella sua baracca abusiva, o - prima ancora - i gravi disordini scoppiati tra polizia municipale e comunità cinese.

Ma il punto focale - anche alla luce del “nuovo” Cavaliere disponibile (in quest’istante) al dialogo - è un altro: quelle tristissime parole veronesi, propedeutiche al lugubre “manifesto” di Cittadella, se non ai deliri nazistoidi di Treviso. La loro formidabile e ripugnante efficacia. L’impressionante vuoto civile e morale di cui sono specchio.

enzo@enzocosta.net

www.enzocosta.net

Pubblicato il: 07.12.07
Modificato il: 07.12.07 alle ore 9.10   
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