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Autore Discussione: La scelta verde che «libera» il Portogallo dal peso del greggio  (Letto 1710 volte)
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« inserito:: Agosto 21, 2018, 11:22:23 pm »

MONDO
05 Agosto 2018

Il Sole 24 Ore domenica

Lisbona ha ridotto del 10% la dipendenza dall’import di greggio in dieci anni, nel primo semestre le fonti rinnovabili hanno prodotto il 61% dell’elettricità consumata nel Paese, in marzo superato il fabbisogno

La scelta verde che «libera» il Portogallo dal peso del greggio

Dieci punti percentuali di autonomia energetica guadagnati in dieci anni. E tutto aumentando la produzione da fonti rinnovabili: il vento e l’acqua soprattutto ma anche le biomasse e (guardando ai prossimi anni) il sole.
Il Portogallo è diventato verde per necessità: non ha giacimenti di petrolio o gas, non può contare su miniere di carbone, ha rinunciato al nucleare dopo qualche timida sperimentazione. Ma ha un territorio tra i più favorevoli per sviluppare le nuove tecnologie alla produzione di energia elettrica, l’unica che non deve importare e che può permettergli di conquistare maggiore indipendenza dal fossile e dall’estero. Dieci anni fa il Portogallo importava quasi il 90% del suo fabbisogno di energia, oggi il suo tasso di dipendenza è sceso sotto l’80 per cento. E in modo del tutto speculare, nello stesso arco temporale, le fonti rinnovabili sono passate dal coprire il 20% del fabbisogno nazionale a soddisfare il 30% dei consumi portoghesi. Nel 2017 l’energia verde ha permesso a Lisbona di risparmiare 770 milioni di euro di importazioni di combustibili fossili (per altro provenienti da numerosi fornitori), ha ridotto i permessi CO2 per 49 milioni di euro, tagliando le emissioni di anidride carbonica di 8,5 milioni di tonnellate.
Spinte da politiche favorevoli e dagli investimenti privati (e dopo avere superato una crisi economica che ha travolto le imprese e le famiglie in tutto il Paese) le fonti rinnovabili continuano a conquistare spazio. Gli impianti di generazione sfruttano tecnologie in continua evoluzione che fanno da riferimento per l’intera industria. A Montalegre, nell’Alto Rabagão, quasi al confine settentrionale con la Galizia spagnola, nella centrale elettrica di Edp, Energia de Portugal, gli operai camminano con cautela vicino ai pannelli fotovoltaici galleggianti sul bacino idroelettrico che aggiungono la forza del sole a quella dell’acqua, e sfruttano la rete di trasporto già esistente: non ci sono altri impianti così in Europa ed è così che l’Alto Rabagão diventa il segno evidente del cambiamento.
Nei primi sei mesi di quest’anno le fonti rinnovabili hanno garantito il 61% dell’energia elettrica generata in Portogallo, consolidando le conquiste raggiunte e confermando il percorso intrapreso dal Paese: l’idroelettrica è la fonte più importante e ha sfiorato il 30% della produzione totale, subito dopo viene l’eolica con circa il 25%, poi le biomasse e infine il sole. «Nel mese di marzo la produzione di energia da fonti rinnovabili è stata addirittura superiore all’elettricità consumata da famiglie e imprese di tutto il Paese», spiega Pedro Neves Ferreira, membro del board di Edp, uno dei più grandi gruppi industriali portoghesi. «In marzo sono stati generati 4.812 gigawattora di elettricità, quasi il 104% rispetto ai 4.647 gigawattora consumati nel Portogallo continentale: un record - aggiunge Neves Ferreira - che, sebbene dovuto alla coincidenza di una stagione particolarmente piovosa e ventosa, fotografa la rivoluzione energetica che stiamo vivendo. L’energia elettrica rappresenta il 25% del totale dell’energia consumata (che comprende anche, ad esempio, i trasporti, il riscaldamento domestico, i motori industriali non elettrici) ma è lì che possiamo intervenire».
La trasformazione in corso nella produzione energetica del Portogallo trova paragone solo nei Paesi dell’Europa del Nord, dove la sensibilità per la conservazione del pianeta e la ricerca di alternative agli idrocarburi ha però ormai una storia quasi secolare. Il governo di sinistra di Antonio Costa non ha modificato, nella sostanza, il quadro normativo dei precedenti esecutivi (accantonando però il sistema delle tariffe a favore di progetti capaci di stare sul mercato) e insiste assegnando alle nuove tecnologie del settore un ruolo decisivo per lo sviluppo industriale portoghese. «Le energie rinnovabili - afferma il ministro dell’Economia, Manuel Caldeira Cabral - mostrano come il Portogallo è in grado di mettere assieme la capacità delle imprese e le nuove tecnologia con grande flessibilità».
Antonio Sà da Costa, presidente del board di Apren, l’Associazione delle energie rinnovabili, sottolinea come «gli investimenti nel settore hanno contribuito in modo significativo alla creazione di posti di lavoro specializzati (diretti e indiretti) e alla coesione territoriale, dal momento che molti progetti sono stati sviluppati in aree meno avanzate dal punto di vista sociale ed economico». Secondo i dati dell’Apren, «le imprese legate alle rinnovabili danno lavoro in Portogallo a più di 55mila persone e valgono almeno l’1,8% del Pil nazionale, circa 3,5 miliardi di euro».
«I governi hanno accompagnato negli ultimi due decenni il potenziamento della produzione di elettricità da fonti rinnovabili», spiega Monica Carneiro Pacheco, avvocato specializzata nella legislazione su ambiente ed energia, partner di Cms RuiPena&Arnaut. «Più che nel fornire finanziamenti alle imprese o nel sostenere la domanda, l’azione delle istituzioni - dice - è servita a incanalare le risorse europee e ancora di più a creare e mantenere un contesto normativo chiaro e prevedibile soprattutto sulla tassazione e sulle tariffe del settore. Non ci sono stati ripensamenti o drastici cambi di direzione come accaduto in altri Paesi, per esempio sugli incentivi».
Ci sono grandi margini di miglioramento per il Portogallo nel trasporto e nella distribuzione elettrica. Nella rete che potrà collegare l’Africa e l’Europa. E nella produzione ci si attende molto dagli impianti fotovoltaici di ultima generazione. «Negli ultimi dieci anni - dice ancora Neves Ferreira di Edp - gli investimenti si sono concentrati sugli impianti idroelettrici e su quelli eolici, raddoppiando la capacità installata con investimenti per oltre dieci miliardi di euro, non solo da parte dei grandi gruppi come Edp ma anche con progetti di imprese private più piccole. Nei prossimi anni gli impianti eolici guadagneranno efficienza e attrarranno più risorse».
Senza guardare troppo avanti ma fermandoci agli obiettivi per il 2020, il Portogallo punta a coprire con le fonti rinnovabili almeno il 55-60% del fabbisogno della sola energia elettrica e il 31% di tutta l’energia consumata nel Paese. «Ce la possiamo fare, non siamo lontani da questi numeri - dice Neves Ferreira - ma dobbiamo consolidare e stabilizzare tutto quello che abbiamo fatto fino a oggi». E non è poco quello che Lisbona ha già realizzato, soprattutto se si guarda ai target che si è data l’Unione europea che prevede di soddisfare con le rinnovabili il 20% dei consumi energetici entro il 2020 e di raggiungere il 32% solo nel 2030. Dieci anni dopo il Portogallo.

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Luca Veronese

Da - http://www.quotidiano.ilsole24ore.com/edicola24web/edicola24web.html?testata=S24&edizione=SOLE&issue=20180805&startpage=1&displaypages=2
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