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« inserito:: Agosto 20, 2018, 09:10:24 pm »

Niente pecore all’ex bandito Matteo Boe: l’idea dei pastori sardi bloccata per le polemiche social
Le accuse su Facebook fermano l’antico rito di “sa paradura”: ogni allevatore avrebbe donato un agnello per aiutare l’ex latitante a formare un nuovo gregge e ricominciare a lavorare
Gigi Sanna (S), cantante-pastore nuorese e leader degli Istentales con Matteo Boe, l’ex bandito di Lula (Nuoro) tornato l’anno scorso in libertà dopo aver trascorso 25 anni in carcere …

Pubblicato il 19/08/2018 - Ultima modifica il 19/08/2018 alle ore 14:24

NICOLA PINNA

Quando c’è una vita da ricostruire la solidarietà vale per tutti. Per chi ha perso l’azienda dopo un’alluvione o per chi fa i conti con i danni provocati da un incendio. E anche per chi è pronto a ricominciare dopo un passato complicato e molti anni di carcere. Quando c’è qualcuno da aiutare, i pastori sardi non stanno certo a spulciare il suo curriculum. E raccogliere quella mano tesa che arriva puntualmente dalle campagne questa volta sarebbe stato un uomo che per molti anni ha dovuto interrompere il suo lavoro negli ovili. Si chiama Matteo Boe e nel suo paese è rientrato dopo anni di fuga e latitanza, alla fine di 5 lustri vissuti nelle patrie galere. Con l’aiuto dei colleghi, che per lui avevano deciso di ripetere il vecchio rito di “sa paradura”, sarebbe potuto tornare nei pascoli con un gregge tutto suo. Ma quell’antica catena di solidarietà, che in Barbagia si ripete ancora allo stesso modo, questa volta si interrompe: spezzata delle polemiche moderne, quelle che corrono veloci e spietate sui social. 

L’idea era semplice, quella di portare avanti una tradizione dei nonni e che qui è ancora un’abitudine sacra: ogni volta che un pastore si ritrovava senza i suoi animali ognuno dei colleghi dona un agnello. E così il gregge si riforma in un attimo. Ma Matteo Boe dovrà fare tutto con le sue forse, perché lo spietato popolo urlante dei social ha sommerso di critiche gli ideatori dell’iniziativa, al punto da costringerli alla resa: «Rinunciamo - dicono i pastori - per non consentire ai leoni da tastiera di denigrare un uomo che ha già pagato per i suoi errori». 

Nel romanzo criminale della Sardegna, le avventure di Matteo Boe riempiono molte pagine, tutte di primo piano. Di certo quelle sui sequestri di persona. Perché l’ex bandito di Lula ha alle spalle la condanna per uno dei rapimenti più drammatici, quello di Farouk Kassam. Un bambino che nel 1992 aveva solo 7 anni e che a casa torno dopo molti mesi vissuti in un grotta del Supramonte e con un orecchio mutilato. Per quella storia, Boe ha scontato interamente la pena e infatti dal giugno del 2017 è tornato in paese. In silenzio, senza mai raccontare nulla di quel passato da primula rossa, né dei tanti misteri che ancora avvolgono le sue avventure. Da un anno fa vita ritirata e non ha mai ceduto alla tentazione di parlare del dramma familiare che in 15 anni non ha trovato una spiegazione. Perché è vero che in paese qualcuno ha la sua idea ma la giustizia non è mai riuscita a individuare i responsabili della morte della figlia di Boe. Si chiamava Luisa e a soli 14 anni venne raggiunta da una fucilata in pieno volto mentre si affacciava al balcone di casa. 

Fatti vecchi, di certo non dimenticati, ma che c’entrano poco con l’iniziativa di solidarietà dei pastori sardi. Almeno secondo l’idea del cantante-pastore Gigi Sanna, che lo scorso anno aveva organizzato una grande mobilitazione anche per i colleghi dell’Umbria colpiti dal terremoto. «Con questa nuova iniziativa volevamo offrire una seconda possibilità a chi ha commesso errori». Ma sui social fanno vige la regola della condanna a morte. 

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Da - http://www.lastampa.it/2018/08/19/italia/niente-pecore-allex-bandito-matteo-boe-lidea-dei-pastori-sardi-bloccata-per-le-polemiche-social-erlIIz1ueSEHrvxnuJBMPI/pagina.html
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