Intervista Stefan Pan.
Il vicepresidente di Confindustria: esempio virtuoso di collaborazione con le istituzioni
«Le imprese investono, Mezzogiorno vitale»
«È un esempio virtuoso: quando si dialoga con un approccio costruttivo i problemi si risolvono e si può dare forza al paese». Stefan Pan, vice presidente e presidente del Consiglio delle Rappresentanze regionali e per le politiche di coesione di Confindustria, commenta la circolare inviata dal ministero dell’Interno all’Agenzia delle Entrate che sblocca il passaggio burocratico sull’acquisizione del certificato antimafia e facilita l’operatività del credito d’imposta. «C’è stato un grande impegno di Confindustria insieme ai ministeri dell’Interno, del Sud e Agenzia delle entrate. Va dato atto alle istituzioni di averci ascoltato. Un lavoro di squadra avviato con il precedente governo e che il nuovo ha portato a conclusione», continua Pan. Tenendo conto dei numeri, aggiunge, gli effetti degli investimenti delle imprese su crescita e occupazione saranno tangibili.
Le difficoltà burocratiche per mettere a punto la documentazione necessaria stavano creando un collo di bottiglia, rallentando gli investimenti?
Si stava verificando questo effetto a causa dei tempi per ottenere la documentazione antimafia dal momento che sono arrivate un gran numero di istanze contemporaneamente. Con la circolare del ministero gli ostacoli si superano e si può dare impulso ad uno strumento come il credito di imposta fortemente voluto dalle imprese e che stando ai numeri ha suscitato grande interesse.
Le imprese hanno dimostrato di voler reagire e voler investire: una disponibilità che il credito d’imposta è riuscita a cogliere e moltiplicare?
Il credito di imposta nella nuova versione più ampia, che prevede un credito fino al 45%, è andato incontro alle esigenze delle aziende di avere una misura automatica. È anche un intervento etico: premia chi investe. E solo gli investimenti creano crescita e occupazione. I dati sono molto consistenti: a gennaio erano arrivate 14mila domande, di cui 3.600 nel manifatturiero, che generano 4 miliardi di investimenti, a fronte di 1,5 miliardi di credito di imposta. Ma ad oggi in base alle stime siamo già molto oltre.
Un segnale forte che arriva dal Mezzogiorno…
Sì, emerge la volontà di reagire ed emerge la vitalità del tessuto imprenditoriale meridionale. Domani, in Confindustria, presenteremo il Check up Mezzogiorno, uno studio realizzato da Confindustria e SRM sullo stato di salute del Sud. Saranno presenti anche il presidente, Vincenzo Boccia, il ministro per il Sud, Barbara Lezzi, il presidente di Ance, Gabriele Buia.
Come si presenta il territorio?
C’è una situazione in chiaro-scuro. Aree che stanno ripartendo e altre non ancora. C’è vitalità ma c’è bisogno di creare fiducia, di dimostrare che si può fare: che nel Mezzogiorno si può investire, si può crescere.
Bisogna evitare che le incertezze internazionali, le prospettive di calo della crescita, possano influenzare negativamente?
Lo scenario internazionale è preoccupante, la prospettiva di una guerra commerciale tra Usa e Cina rischia di portare ad un calo della domanda mondiale, sentire Donald Trump che definisce l’Europa un nemico può far ipotizzare scenari allarmanti. Per questo occorre dare fiducia e continuare a reagire. Come Italia e come Europa: le risposte alle tensioni internazionali vanno date in sede europea e per farlo la Ue ha bisogno dell’Italia. Di un’Italia forte, che sappia far crescere tutti i suoi territori e che metta al centro la sua maggiore forza, l’industria, l’unica realtà che può creare occupazione e lavoro, dando una risposta ai giovani e creando una prospettiva di futuro.
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Nicoletta Picchio
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