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Autore Discussione: Accordo di libero scambio Ue-Tokyo La risposta al protezionismo di Trump  (Letto 1352 volte)
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« inserito:: Luglio 20, 2018, 09:59:55 am »

Accordo di libero scambio Ue-Tokyo La risposta al protezionismo di Trump

La firma.

È la più importante intesa commerciale mai conclusa dall’Europa, con scambi per 130 miliardi
I benefici. Eliminati dazi per un valore complessivo di un miliardo.

Trattato in vigore nel 1° trimestre 2019

I due patti firmati ieri a Tokyo avvicineranno il Giappone all’Europa e viceversa. Il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk ha persino detto che si cementa «forever», per sempre, l’amicizia giapponese-europea e che il maggior accordo di libero scambio della storia è «una luce nella crescente oscurità della politica internazionale»: «È un grande giorno non solo per tutti giapponesi ed europei, ma per tutte le persone ragionevoli di questo mondo che credono nel mutuo rispetto e nella cooperazione». Già l’Economic Partnership Agreement (EPA) è più di un mero accordo commerciale che eliminerà quasi tutti i dazi - per un controvalore di 1 miliardo - in quanto si estende al settore dei servizi e degli appalti pubblici, oltre ad avere la finalità di armonizzare standard e procedure di vario tipo che potrebbero estendere la loro portata internazionale.
L’accordo-gemello di tipo politico, lo Strategic Partnership Agreement, stabilisce poi la cornice legale per una cooperazione a tutto campo nella promozione di strategie basate su valori comuni, anche nei fora internazionali. Inoltre ieri è stata annunciata la conclusione positiva dei negoziati sul libero flusso di dati nei due sensi, per cui la Ue ha concesso al Giappone il riconoscimento della cosiddetta “adequacy” nella protezione delle informazioni personali. Sulla questione dei meccanismi di risoluzione delle controversie sugli investimenti, invece, si continua a trattare. Le parti sperano che l’Epa possa entrare in vigore prima della Brexit (entro la fine del primo trimestre 2019) o quantomeno prima della scadenza del mandato dell’attuale Commissione. L’interscambio di beni tra Europa e Giappone nel 2017 è stato pari a 129,4 miliardi di euro
Il messaggio fondamentale è chiaro. In tempi di guerre commerciali e di ritorno ai sacri egoismi nazionali, Ue e Giappone sottolineano di non voler fare alcuna retromarcia su un ordine internazionale che oggi appare in crisi, anzitutto sul piano economico (no alle tentazioni protezionistiche, difesa del ruolo del Wto) ma anche su temi che riguardano l’intera comunità internazionale, dal rispetto dell’impero del diritto alla lotta ai cambiamenti climatici. È chiaro che Bruxelles ha bisogno di un successo in politica estera e commerciale: tra Brexit e rinascita di populismi in vari stati membri, la Ue rilancia dall’Asia un suo ruolo di promotore di valori liberali su scala globale, mentre sul piano specificamente economico evidenzia che ci sono chiari vantaggi nell’essere suoi Paesi membri ora che ha negoziato con successo il maggior accordo di libero scambio della sua storia (chi sta fuori, quantomeno, dovrà continuare a pagare molti più dazi sull’export verso il Giappone e avrà meno facilitazioni su altri fronti). Quanto a Tokyo, va notato che inizialmente era stato soprattutto l’Fta tra Ue e Corea del Sud a spingerla a un negoziato con Bruxelles per cercare di eliminare gli svantaggi tariffari su auto ed elettronica rispetto ai concorrenti coreani; in seguito si era concentrata sulla Trans-Pacific Partnership (TPP), perdendo interesse a fare ampie concessioni all’Europa, specie per l’opposizione della lobby agricola; ma dopo che Donald Trump ha affossato la TPP a 12 partecipanti non solo il Giappone ne ha promosso il salvataggio a 11, ma ha individuato nell’intesa di liberalizzazione con la Ue un elemento fondamentale di salvaguardia e riaffermazione di un sistema internazionale aperto, essenziale per un Paese ancora dipendente dall’export (e dall’import). Inoltre – ma probabilmente è un’illusione - Tokyo conta di potersi presentare con una posizione rafforzata all’ormai prossimo avvio di difficili negoziati commerciali bilaterali con gli Usa.
Il Giappone ha ottenuto dalla Ue quanto più desiderava, ossia l’eliminazione dei dazi europei sul settore auto, ma in un processo graduale di 8 anni, in cambio di concessioni soprattutto nel settore agricolo (anche se non totali) e di una accondiscendenza alle richieste europee di rimozione o attenuazione di varie barriere non-tariffarie.
Mentre l'Atlantico sembra farsi più largo, l’Eurasia sta diventando sempre meno una espressione geografica, nell'intensificarsi delle relazioni economiche e nell’upgrading delle infrastrutture.

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Stefano Carrer

Da - http://www.quotidiano.ilsole24ore.com/edicola24web/edicola24web.html?testata=S24&edizione=SOLE&issue=20180718&startpage=1&displaypages=2
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