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« inserito:: Luglio 16, 2018, 10:14:21 am »

L’industriale

Ambrosi (Assolatte): una follia, buttati 8 anni

Con il Ceta l’export di formaggi crescerà di 900 tonnellate l’anno

«È una follia». Così Giuseppe Ambrosi, presidente di Assolatte, l’associazione lattiero-casearia che dà voce in Italia a una filiera da 14,5 miliardi di euro di fatturato e oltre 100mila lavoratori, reagisce a caldo alla notizia che il ministro Di Maio non intende ratificare il Ceta, l’accordo di libero scambio con il Canada in vigore, in via transitoria, dallo scorso settembre.

«Come tutti gli accordi è un compromesso e non è perfetto, ma nel tempo si può aggiustare e migliorare: è il fronte su cui siamo impegnati. Ma cancellare otto anni di lavoro (i negoziati sono iniziati nel 2009, ndr) che hanno portato al riconoscimento di 11 dei nostri formaggi Dop e Igp più importanti, all’abbattimento delle barriere e all’azzeramento di dazi è un nonsense. Non ci porterà alcun vantaggio, non certo nel settore lattiero-caseario», rimarca Ambrosi, dallo scorso anno alla guida di Assolatte ma dal 1994 presidente e ad dell’omonimo gruppo familiare di Brescia, leader nel segmento premium dei formaggi tradizionali italiani, anche all’estero.

E l’Italia è il primo paese europeo per esportazioni di formaggi verso il Canada (incide circa un terzo sull’export Ue complessivo) e i formaggi italiani rappresentano il 23% dell’import caseario canadese totale. Si tratta principalmente di Dop di alto valore: Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Pecorino Romano e Asiago pesano da soli più del 90% del totale esportato in Canada. Con una domanda in costante ascesa.

Le vendite di formaggi made in Italy nella terra di Trudeau sono aumentate del 5% nel 2017, a quota 5mila tonnellate (ma +13% in valore, per 51 milioni di euro di export), e stanno continuando a salire: +3,5% nel primo trimestre 2018 e Assolatte si aspetta un aumento ancor maggiore nella seconda parte dell’anno. Si stima che con il Ceta il valore dell’export di formaggi italiani possa crescere di circa 900 tonnellate l’anno con un raddoppio dei volumi nel giro di un lustro. Se ancora si avanza al ralenti è perché il progressivo aumento delle quote di importazione dei formaggi europei a dazio zero non è finora andato a beneficio degli importatori specializzati, bensì delle associazioni di produttori e distributori canadesi, che non hanno interesse ad aumentare gli acquisti di prodotti top di gamma italiani o francesi, ma privilegiano piuttosto la fascia medio-bassa dei formaggi olandesi.

«Questa è la vera e unica criticità per il nostro comparto e stiamo lavorando con gli uffici di Bruxelles e con gli importatori canadesi per risolverla. La nostra crescita è limitata dalle quote esportabili a dazio zero, oggi insufficienti a garantire l’aumento della domanda. Ma l’accordo non è inciso sulla pietra, si può modificare. Buttarlo via in blocco sarebbe un gravissimo errore», ribadisce il presidente di Assolatte. Ricordando che senza il Ceta non ci sarebbe aumento dei contingenti e quindi crescita dell’export, bloccato da dazi altissimi, nessuna tutela per nessun nostro formaggio e la possibilità per i canadesi di utilizzare liberamente le nostre denominazioni di origine.

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Ilaria Vesentini

Da - http://www.quotidiano.ilsole24ore.com/edicola24web/edicola24web.html?testata=S24&edizione=SOLE&issue=20180714&startpage=1&displaypages=2

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