POLITICA ECONOMICA
11 Luglio 2018
Il Sole 24 Ore
«Subito investimenti, serve l’unione politica»
Più forza alla Bce «A Francoforte pieni poteri sul cambio e come prestatore di ultima istanza. Chiederò un incontro a Draghi»
L’audizione di Savona «Prepariamoci a tutto, anche a uscire dall’euro qualora fosse qualcun altro a chiederlo. Così andava letto il piano B»
Nessun “piano B” per l’uscita dall’euro (ma potrebbero essere altri a deciderla), questione che gli costò la poltrona di ministro dell’Economia in quota Lega, nessuna concessione a spese per finanziare il reddito di cittadinanza ma soprattutto nessuna tentazione verso il «sovranismo». Semmai: rilanciare gli investimenti per far crescere il Pil, modificare lo statuto Bce con poteri pieni sui cambi e prestatore di ultima istanza, procedere speditamente verso l’unione politica. Insomma, è un Paolo Savona che confessa il suo «spirito europeo» («non europeista che è diventata un’ideologia») quello che ieri, davanti alle commissioni riunite delle Politiche Ue di Camera e Senato, elenca per la prima volta le linee d’azione del suo dicastero. E annuncia: dopo la legittimazione del Parlamento incontrerò Mario Draghi per chiedere la modifica dello statuto Bce. Qualcosa di simile a un «Giano bifronte» come lo definirà, alla fine dell’audizione, Alessia Rotta, vicepresidente vicaria dei deputati Pd.
«Mi sento cittadino europeo» esordisce Savona per poi dire di «non essere un sovranista» ma un «trattativista». Ma il punto al quale tiene di più è la governance Bce. «Occorre – afferma - attribuire alla Bce uno statuto simile a quello delle principali banche centrali dove gli obiettivi di stabilità e di crescita si integrino e gli strumenti siano i più ampi possibile». Questo vuol dire assegnare alla Bce poteri pieni sul cambio perché «ogni azione esterna all’eurozona si riflette sull’euro senza che l’Unione europea abbia gli strumenti per condurre un’azione diretta di contrasto». Alla Bce, inoltre, deve essere affidato, secondo Savona, «pieno e autonomo esercizio di prestatore di ultima istanza. È una lacuna che si riflette nello spread». E alla fine l’annuncio: «Mi recherò da Draghi appena terminato questo incontro. Prima volevo che la mia azione godesse della legittimazione democratica».
Un’altra questione essenziale per ridare forza all’economia europea, secondo Savona, passa dal rilancio degli investimenti, unico vero strumento per una crescita del Pil. Un obiettivo «tecnicamente possibile» e il «prestigio» del governo si gioca sul fatto che si riesca a rilanciare gli investimenti anche tenendo conto del fatto che esiste «un risparmio interno inutilizzato». Non sono mancate tuttavia riflessioni sull’euro. «Mi dicono – precisa - tu vuoi uscire dall’euro? Badate che potremmo trovarci in situazioni in cui sono altri a decidere. La mia posizione è di essere pronti a ogni evenienza. Una delle mie case, Banca d’Italia, mi ha insegnato a essere pronti non ad affrontare la normalità ma il cigno nero, lo choc straordinario».
Quanto alla spesa pubblica e al rispetto delle regole Ue secondo il ministro «le dichiarazioni rese ai massimi livelli che l’Italia non intende uscire dall’euro e rispettare gli impegni fiscali hanno rasserenato il mercato, ma lo spread non scende perché il nostro debito pubblico resta esposto ad attacchi speculativi». Lo spread, per Savona «resta elevato perché gli operatori attendono di conoscere come il Governo intende realizzare i provvedimenti promessi all’elettorato, soprattutto reddito di cittadinanza, flat tax e revisione della legge Fornero. La preoccupazione del mercato è che la spesa relativa causi un aumento del disavanzo di bilancio, ma giusto o sbagliato che sia, la politica del Governo ne deve tenere conto». Per evitarlo, subito gli investimenti, mentre altre parti del programma di governo che possono aumentare il debito, dovranno attendere gli effetti degli investimenti sulla crescita. E infine l’ideale per l’Europa a giudizio di Savona «è muovere verso l’unione politica».
In una nota i componenti M5S alla Camera passano sotto silenzio i caveat del ministro sulla spesa pubblica (e quindi sul reddito di cittadinanza) soffermandosi sulla visione politica che «mira a consolidare le istituzioni europee in un quadro di maggiore partecipazione economica e popolare». Le preoccupazioni di Savona per il rispetto di vincoli di bilancio sono sottolineate dal forzista Mario Siclari mentre Alessia Rotta del Pd non comprende «se Savona sia stato audito in veste di professore o di ministro e, in quest’ultimo caso, di quale governo».
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Gerardo Pelosi
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