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Autore Discussione: Il monito di Patuelli. Scelta strategica per l’Europa o rischio America Latina  (Letto 1358 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Luglio 12, 2018, 07:25:36 pm »

«Scelta strategica per l’Europa o rischio America Latina»

Il monito di Patuelli. Si riaffaccia il rischio che la autorità internazionali rendano obbligatori accantonamenti sui titoli di Stato delle banche. «Evitare di inasprire i conflitti nell’Occidente»
Riaffiora il rischio di una stretta sulla regolamentazione internazionale dei titoli di Stato posseduti dagli istituti di credito. La cosiddetta ponderazione dei titoli di debito sovrano, oggi considerati risk free ma che in prospettiva potrebbero comportare onerosi accantonamenti patrimoniali. Tali da spingere le banche che li possiedono a cederli. L’ipotesi della ponderazione era stata valutata nel dicembre scorso dal comitato di Basilea e poi accantonata, perché non è stato trovato l’accordo tra i banchieri centrali. Ora però tornano a parlarne il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, e il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, evocandola a proposito delle tensioni sullo spread legate anche ai timori di un’uscita dell’Italia dall’euro.

«Il realismo e il metodo della ragione debbono evitare di inasprire i conflitti nell’Europa e nell’Occidente che crescerebbero se venisse imposto un assorbimento patrimoniale sulle banche per il possesso di titoli pubblici che sono riserve di liquidità bancarie», ha detto ieri Patuelli nella relazione all’assemblea Abi, che lo ha eletto per la terza volta presidente. «I conflitti tra gli Stati su questi campi, prima delle banche, metterebbero in difficoltà gli Stati che hanno più debiti», ha messo in guardia. Il senso del monito è chiaro: attenzione a come si fa la voce grossa in Europa, le autorità internazionali possono attivare rapidamente strumenti molto affilati per colpire i paesi indebitati dove fa più male. «Apprezziamo – ha detto Patuelli rievocando il documento per ora solo accantonato – che il comitato di Basilea non sia intervenuto sui titoli pubblici».

Il governatore Visco ha un approccio più alato, ma non caso il punto di caduta è il medesimo. Visco ha descritto l’andamento dello spread tra titoli di Stato italiani e bund tedeschi, notando come fino a metà giugno «i rendimenti dei titoli di Stato siano aumentati su tutte le scadenze». Ora il differenziale è sceso, «resta tuttavia di oltre 100 punti al di sopra dei livelli prevalenti nella prima metà di maggio».

Mantenere «condizioni ordinate sul mercato dei titoli di Stato è indispensabile per difendere la stabilità del sistema finanziario e tutelare efficacemente il risparmio degli italiani», ha avvisato spiegando che «la riduzione del valore dei titoli di Stato detenuti dagli intermediari incide direttamente sul loro patrimonio; riduce inoltre l’ammontare delle garanzie che le banche possono utilizzare nelle operazioni di rifinanziamento presso l’Eurosistema». Poi il passaggio con l’allusione neanche troppo velata al periglio: «Sarebbe illusorio pensare che il legame tra il rischio sovrano e i rischi bancari si possa rescindere con interventi che spingano gli intermediari a ridurre drasticamente la loro esposizione diretta». Interventi, appunto, come le ponderazione dei titoli di Stato nei bilanci delle banche.

Per Patuelli non c’è alcuna ombra di dubbio sul percorso da intraprendere per dare le carte a Bruxelles. «La scelta strategica deve essere di partecipare maggiormente all’Unione europea – ha detto – impegnando di più l’Italia nelle responsabilità comuni, anche con un portafoglio economico nella prossima Commissione europea». Cosa può accadere altrimenti? «L’economia potrebbe finire nei gorghi di un nazionalismo mediterraneo molto simile a quelli sudamericani. In questa primavera in Argentina il tasso di sconto ha perfino raggiunto il 40 per cento. Con la lira italiana negli anni Ottanta il tasso di sconto fu anche del 19%».

Il presidente Abi ha sollecitato un applicazione delle regole di Basilea in modo uniforme in tutto l’Occidente, riferendosi alle possibili asimmetrie per via della politiche liberiste americane. E ancora: in materia di prevenzione di crisi bancarie in Europa, ha sottolineato che «alcune pratiche prudenziali come gli stress test non debbono favorire le crisi». Ha sollecitato l’emanazione dei crediti per completare la riforma del diritto fallimentare e, parlando dell’utilità delle Gacs e del patto marciano, ha ricordato l’intesa con la Confindustria «dell’amico presidente Boccia» per darne attuazione. Ieri l’assemblea di Abi ha nominato vicepresidenti Gian Maria Gros-Pietro (vicario), Fabrizio Saccomanni, Stefania Bariatti, Miro Fiordi, Flavio Valeri.

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Laura Serafini

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