Migranti, resta in salita l’accordo al vertice Ue di oggi a Bruxelles
Dal nostro corrispondente Beda Romano
24 giugno 2018
Doveva essere un incontro tra otto paesi; dovrebbero invece essere 16, tra cui l’Italia, riuniti dalla Commissione europea oggi a Bruxelles per discutere del dossier migranti, a ridosso del vertice europeo del 28-29 giugno. Berlino ha tentato di raffreddare le aspettative (nella speranza che in realtà dall’incontro possano emergere nuove soluzioni radicali). E mentre la Francia si dice favorevole a sanzioni per i Paesi che non accolgono rifugiati, continua a circolare l’idea di una Ellis Island europea.
Secondo le informazioni raccolte a Bruxelles, le discussioni tra i leader riguarderanno la dimensione esterna, la dimensione interna e il controllo delle frontiere. Sul fronte esterno, i leader discuteranno della necessità di condividere maggiori risorse, rafforzare la cooperazione con le Nazioni Unite e i Paesi del Nord Africa. Sul tavolo ci sarà anche la necessità di versare tre miliardi di euro alla Turchia, come previsto dall’intesa con Ankara, senza penalizzare il Fondo fiduciario per l’Africa.
Il nodo «movimenti secondari»
Gli incontri tra diplomatici per preparare il vertice di oggi hanno mostrato che il fronte interno è quello più controverso. Riassume un diplomatico: per la Germania, «la priorità è l’adozione di misure per fermare i movimenti secondari», vale a dire il passaggio da uno Stato membro all’altro di persone in attesa di asilo nel Paese di primo arrivo. Per l’Italia, invece, «prioritario è affrontare i movimenti primari», ossia l’arrivo sulle coste italiane dei migranti.
Il terzo capitolo riguarda il controllo delle frontiere. Alcuni Paesi vorrebbero ampliare il mandato dell’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (Easo) e di Frontex, ma non è così semplice, perché bisogna fare i conti con la sovranità nazionale degli Stati, molto gelosi quando si tratta del controllo del territorio. Da alcuni giorni, circola l’idea di creare una specie di Ellis Island, il punto di sbarco a New York di milioni di immigrati tra il 1892 e il 1954.
L’isola nel Mediterraneo
La Ellis Island europea avrebbe il compito di accogliere le navi di migranti, suddividendo gli arrivi tra richiedenti asilo, migranti economici ed eventuali rimpatri. Che sia questa la soluzione - fuori dagli schemi quanto l’accordo con la Turchia del 2016 - che possa creare consenso tra i Ventotto e meglio gestire l’immigrazione? I dubbi politici, giuridici e morali non mancano, ma l’opzione continua a essere discussa e potrebbe concretizzarsi se non domani nelle prossime settimane.
Affrontando la questione ieri a Parigi con il premier spagnolo Pedro Sanchez, il presidente francese Emmanuel Macron ha sfiorato a modo suo l’idea: «Una volta sbarcati sul suolo europeo, siamo favorevoli a creare centri chiusi, in regola con le norme delle Nazioni Unite, ma con mezzi europei che permettano una solidarietà finanziaria immediata, una istruzione rapida dei dossiers, una solidarietà europea perché ciascun Paese prenda in modo organizzato le persone con diritto all’asilo».
Per gli altri migranti, è necessario immaginare «una solidarietà europea e un meccanismo efficace per riaccompagnare» queste persone «verso il loro Paese di origine». La proposta sarebbe complementare ai centri di sbarco già in discussione a livello europeo. Nel contempo, il presidente si è detto favorevole a sanzionare i Governi che non accolgono rifugiati: «Non è possibile avere Paesi che approfittano della solidarietà europea, ma poi esprimono egoismo nazionale sul fronte dei migranti».
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