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Autore Discussione: Mike Pompeo: “Ho guardato il dittatore negli occhi, ho capito che possiamo ...  (Letto 1837 volte)
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« inserito:: Maggio 02, 2018, 06:44:33 pm »


Mike Pompeo: “Ho guardato il dittatore negli occhi, ho capito che possiamo fare la Storia”
Il capo della diplomazia Usa e l’incontro con Kim: «Non accetteremo parole e terremo alte le pressioni»
A Pasqua il nuovo segretario di Stato Usa Mike Pompeo (in quei giorni ancora direttore della Cia) ha incontrato il dittatore Kim Jong-un, per preparare l’incontro che il nordcoreano avrà con Trump

Pubblicato il 30/04/2018 - Ultima modifica il 30/04/2018 alle ore 07:58

Jonathan Karl

Segretario Pompeo, partiamo da queste immagini incredibili di Kim Jong-un che entra in Corea del Sud. Quanto è significativo questo momento? 
«Penso che sia enorme, importantissimo. Ogni passo è importante. L’obiettivo resta una denuclearizzazione completa, verificabile e irreversibile. Il presidente Trump ha usato contro i nordcoreani pressioni economiche, e sembra che ciò abbia offerto la possibilità reale di ottenere qualcosa che, se ci riusciamo, trasformerà il mondo». 

A cosa stava pensando incontrando Kim Jong-un? 
«Ero in missione. Dovevo porre le basi per l’incontro del presidente Trump con Kim. Volevamo accertarci che i nordcoreani volessero discutere gli argomenti più importanti, per darci una base da cui partire, ero concentrato su questo obiettivo». 

Il presidente ha detto che l’incontro con Kim non era previsto. Come ci si è arrivati? 
«Ero in missione, per raggiungere gli obiettivi posti dal presidente. Divenne chiaro che avrei avuto l’opportunità di incontrare Kim Jong-un, per discutere alcuni dettagli, ma soprattutto per capire se esisteva l’opportunità per i nostri Paesi di riuscire a fare qualcosa. È stata una discussione produttiva. Resta tanto da fare, ma se non altro ora abbiamo l’opportunità di compiere qualcosa di incredibilmente importante». 

Cosa ha scoperto su Kim? 
«Quando ci si incontra faccia a faccia si riesce sempre a capire meglio cosa si pensa, quanto si è davvero pronti a compiere qualcosa di storico, e di diverso. Abbiamo una lunga storia di negoziati con la Corea del Nord, che più volte fece dei passi che noi scoprimmo poi essere falsi, o insufficienti. Il mio obiettivo era cercare di capire se questa era un’opportunità reale». 

Il presidente ha detto che ora lei ha un buon rapporto con Kim Jong-un. É così? 
«Abbiamo fatto una buona chiacchierata, parlato di argomenti seri. Era molto ben preparato, spero di essere stato all’altezza. Abbiamo discusso a lungo degli argomenti più difficili. Kim Jong-un ha compreso la mia missione esattamente nei termini in cui lo sto descrivendo, ed era pronto a parlarne, e a tracciare una mappa per raggiungere l’obiettivo». 

Quale sarebbe il miglior esito possibile del vertice tra Trump e Kim? 

«Speriamo di poter ottenere una serie di cose. Ho parlato del rilascio dei prigionieri americani, abbiamo parlato molto di come potrebbe essere questo meccanismo completo, verificabile e irreversibile. Quando i due leader – gli unici che possono prendere queste decisioni – si troveranno nella stessa stanza, potranno scegliere la direzione e decidere il risultato, e quindi dare ai loro team le indicazioni per raggiungerlo». 

Spera veramente che venga fuori qualcosa dall’incontro con Kim Jong-un? 
«Questa amministrazione ha gli occhi bene aperti. Conosciamo la storia, e i pericoli. Dobbiamo negoziare in maniera diversa dai nostri predecessori. Usiamo la parola “irreversibile” del tutto intenzionalmente. Non accetteremo promesse né parole, solo azioni e fatti. Fino ad allora continueremo le pressioni». 

Il presidente dice che avete creato un buon rapporto, ma aveva anche chiamato Kim pazzo. Come ha fatto a costruire un rapporto con qualcuno che è considerato pazzo? 
«Non mi limito a guardare negli occhi, io cerco fatti, ed è quello che chiede il presidente Trump. Il presidente, e la campagna di pressione, sono i due motivi per cui Kim Jong-un vuole questo incontro». 

Pensa davvero che abbia cambiato idea e sia pronto a rinunciare? 
«Dovrà prendere una decisione. Vuole che le pressioni continuino? Oppure vuole qualcosa di più grande, importante, e diverso, che non è ancora mai accaduto? Non so quale direzione prenderà. Ma abbiamo la missione di aprire un negoziato diplomatico per cercare e trovare una soluzione pacifica, in modo che gli americani non siano più minacciati da Kim Jong-un e dal suo arsenale nucleare. Solo il tempo dirà se ci riusciremo». 

Ha messo in chiaro che l’obiettivo è lo smantellamento completo e irreversibile del programma nucleare? 
«Sissignore». 

Cosa avrà Kim in cambio prima di farlo? 
«L’amministrazione è stata molto chiara. Vedremo come procede il negoziato, ma vogliamo svolgerlo in un modo fondamentalmente differente dai precedenti tentativi. Abbiamo gli occhi ben aperti». 

Se la diplomazia fallirà, esiste un’opzione militare? 
«Il presidente è stato molto chiaro. Non permetteremo a Kim Jong-un di continuare a minacciare l’America». 

 
© ABC News «This Week with George Stephanopoulos» 

Traduzione di Anna Zafesova 
Licenza Creative Commons
Alcuni diritti riservati.45
      
Da - http://www.lastampa.it/2018/04/30/esteri/ho-guardato-il-dittatore-negli-occhi-ho-capito-che-possiamo-fare-la-storia-Op93mQiJtYJrlRGKESgE6L/pagina.html
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