Articolo di Carlo Troilo (MicroMega online 20.4.18)
Sabato mattina in 120 piazze italiane saranno allestiti i “tavoli” organizzati dalla Associazione Luca Coscioni per una doppia raccolta di firme.
La prima servirà a rendere maggiormente nota la legge sul biotestamento, anche con la distribuzione di modelli da seguire per la corretta formulazione delle DAT (Disposizioni Anticipate di Trattamento). La nostra iniziativa – molto impegnativa per una associazione con scarse risorse finanziare – vuole richiamare l’attenzione sulla necessità che tanti cittadini compilino e depositino il loro biotestamento, per due ragioni: per cogliere questa straordinaria possibilità offerta dalla legge approvata definitivamente dal Parlamento il 14 dicembre scorso; per impedire che gli avversari del diritto alla autodeterminazione nelle scelte di fine vita possano affermare che in realtà questa possibilità non interessa agli italiani. Sarebbe davvero grave visto che la legge rappresenta, in materia di diritti civili, una conquista non meno importante del divorzio, dell’aborto o – per restare alla ultima Legislatura – delle unioni civili.
La seconda servirà a chiedere l’immediata calendarizzazione, come primo provvedimento della XVIII legislatura, della proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione dell’eutanasia, depositata dalla nostra Associazione il 13 settembre 2013, affinché nessun cittadino debba recarsi all’estero per morire con dignità.
L’eutanasia resta infatti un obiettivo primario per la nostra Associazione. La sua legalizzazione è in sintonia con il comune sentire dei cittadini, specie dopo che i fatti di un quindicennio hanno dimostrato che nei due paesi che per primi hanno legalizzato “la buona morte”, il Belgio e l’Olanda, non vi è stata quella “china scivolosa” tanto temuta – e minacciata – dalla Chiesa e dalle forze politiche clericali. Nell’ultimo anno censito in Olanda, le morti per eutanasia non hanno raggiunto il 5% del totale dei decessi, anche per la severità con cui le commissioni di controllo verificano che le domande rispondano agli stretti criteri previsto dalla legge per consentire il ricorso all’eutanasia.
In conclusione, sottolineo due fatti importanti e positivi.
1) La legge sul biotestamento ha già una importante apertura verso l’eutanasia, laddove prevede che “in presenza di sofferenze refrattarie ai trattamenti sanitari, il medico può ricorrere alla sedazione palliativa profonda continua in associazione con la terapia del dolore, con il consenso del paziente”. Se questa norma fosse già stata in vigore nel 2004, mio fratello Michele, malato terminale di leucemia, avrebbe potuto avvalersi di questa disposizione e morire senza sofferenze nel suo letto anziché essere indotto dalla disperazione a gettarsi dal quarto piano della sua casa a Roma.
2) Il processo a Marco Cappato si è concluso non solo con la sua assoluzione ma anche con la decisione dei giudici milanesi di porre alla Consulta un quesito di costituzionalità relativo all’articolo 580 del codice penale, che punisce con pene fino a dodici anni l’istigazione o l’aiuto al suicidio. Una questione che ho l’orgoglio di avere sollevato per primo, affermando in ogni possibile occasione che l’articolo 580 fa parte di un codice penale che si può legittimamente definire “clerico-fascista”, visto che è stato emanato nel 1930, solo un anno dopo il Concordato fra Stato e Chiesa e nel pieno degli “anni del consenso” per il fascismo.
Attendiamo con fiducia la decisione della Corte, che a mio avviso aprirà la strada, in Parlamento, per un dibattuto sereno sulla eutanasia.”"
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