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Autore Discussione: Roberto Morassut Il ping-pong nel Pd su opposizione o dialogo è sterile e ...  (Letto 2062 volte)
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« inserito:: Aprile 14, 2018, 06:15:37 pm »

IL BLOG
03/04/2018 12:07 CEST | Aggiornato 10 ore fa

Il ping-pong nel Pd su opposizione o dialogo è sterile e senza senso, serve un nuovo soggetto politico

Roberto Morassut Parlamentare del Partito democratico

Dopo il voto il Pd consuma il suo confronto interno in uno sterile ping pong tra i fautori di un indefinito "dialogo" e quelli "dell'opposizione e basta". Una discussione ridotta alla sola tattica parlamentare non ha però alcun senso e testimonia semmai, ancora una volta, quel che ho segnalato già almeno dalla metà del 2016 parlando "dell'esaurimento della spinta propulsiva del Lingotto" e della necessità di una "rifondazione del Pd", attraverso una "fase costituente". In quel momento usare certe espressioni era "scandaloso". Matteo Renzi era a capo del partito e del governo e ancora non si era verificata la sconfitta del referendum costituzionale. Oggi, dire queste cose dopo un colpo elettorale ma senza trarne le conseguenze è colpevole.

Senza un'iniziativa di portata storica nel paese e di rifondazione del soggetto politico democratico, il dibattito sul nostro posizionamento parlamentare assume il profilo di un balletto. Bisogna comprendere che il Movimento 5 Stelle e la Lega hanno raccolto, in forma populistica, le istanze di "nuova cittadinanza" generatesi nella società italiana, per successive stratificazioni, dal '68 in poi e caratterizzate da una sempre più netta distanza dai "partiti" come strumenti di mediazione e organizzazione delle forme di partecipazione civile.

La globalizzazione, l'avvento dei social e la crisi economica mondiale hanno dato l'ultima e decisiva spinta a tutto questo e la sinistra, che ha inventato e introdotto tra l'800 ed il '900 lo strumento del partito politico di massa come soggetto della partecipazione, ne paga il maggior prezzo. Con la nascita del Pd siamo stati i primi, grazie a Veltroni, a intuire tutto questo e a tentare di costruire un nuovo soggetto politico che abbiamo definito ancora "partito" ma che era, nei suoi presupposti, più un "movimento" aperto e orizzontale, collocato oltre la tradizione socialista e teso verso quella "nuova cittadinanza" (che oggi si esprime in modo distorto) e per questo lo abbiamo chiamato "democratico". Eravamo sulla strada giusta ma siamo stati incapaci di percorrerla e il vecchio che era in noi, sostenuto dalle regole elettorali incostituzionali introdotte in Italia nel 2006, ha afferrato il nuovo.

Non c'è da stupirsi allora che altri abbiano raccolto, in forma illusoria e distorta, la funzione storica che ci eravamo dati e che era storicamente matura e necessaria per il popolo. Tale processo di sostituzione accade spesso nella storia e nella politica. Per questo oggi dobbiamo trarne tutte le conseguenze e provare a salvare il principio che era alla fonte del Pd.

Serve un nuovo soggetto politico che raccolga i "Democratici" nella forma di un movimento federato e aperto alle realtà civiche e associative e spazzi via il finto e sterile pluralismo correntizio di potere e di conformismo che tiene in ostaggio il Pd da quasi dieci anni.

Un soggetto politico che abbia come principale asse culturale di riferimento la costruzione di un "nuovo ordine" democratico europeo basato sulla crescita, la sicurezza, la difesa e la cittadinanza comune della Ue; l'unica concreta e storica possibilità di determinare un modello di convivenza umana opposta a quella oggi dilagante nel mondo delle diverse, ma con tratti comuni, oligarchie populiste e olocratiche, come la Russia di Putin, la Cina di Xi, gli Usa di Trump, la Turchia di Erdogan, e in un certo senso, lo stesso Isis; i quali tutti lavorano, non a caso, per destabilizzare l'Europa, il cui percorso democratico, federale e statale considerano per loro mortale. "Rifondare il Pd e aprire una fase costituente", come ha deciso la Direzione, non può essere perciò la consumazione di un rito formale, la definizione di una stanca "collegialità" tra queste correnti.

Occorre una rottura che rimetta tutti sulla linea di partenza insieme ad nuova linfa, esterna alla attuale struttura del Partito, ma interna ai suoi valori più profondi, una linfa che è uscita dal partito o non vi è mai entrata in questi anni e che è di sinistra e democratica. Rinunciare alle rendite di posizione interne è il solo modo per riaprire le porte del Pd senza retorici appelli, per rendere conseguente lo "scioglimento delle correnti attuali" che tutti annunciano senza mai agire, per modellare un nuovo pluralismo di idee e persone dove le correnti si fondino sul pensiero e non esclusivamente come oggi su tessere e preferenze elettorali. Per questo ho chiesto, nel dibattito in Direzione e lo chiederò in occasione dell'Assemblea nazionale di aprile, che la "fase costituente" (se, del resto, i fatti debbono seguire alle parole) venga formalmente strutturata attraverso delle "primarie di idee" che precedano sostanzialmente la scelta del leader futuro.

La reggenza attuale del Pd deve nominare una Commissione aperta e composta da personalità autorevolissime interne ed esterne al Pd e non solo politiche che abbia il compito di predisporre un documento per un "programma fondamentale dei Democratici in Italia e in Europa". Tale documento dovrà essere discusso in tutto il paese, nelle città, nei quartieri, nei luoghi di studio e di lavoro, sulla rete, per essere integrato e emendato con ulteriori apporti e i partecipanti singoli o organizzati alle varie assemblee dovranno registrarsi in un nuovo albo dei Democratici che sarà la nuova base associativa aperta del nuovo soggetto politico costruito su comitati promotori in ogni città, quartiere, luogo di lavoro e di studio.

La vigilanza sulla regolarità delle procedure basate su un codice etico rigoroso e su una carta dei valori sarà affidata a una seconda Commissione aperta. Serve un confronto popolare sulla politica, sui contenuti, sui valori e sulle forme organizzate del soggetto politico, della democrazia e dello stato; sui "fondamentali" della sinistra. Solo dopo questo vasto processo popolare potremo discutere dei leader e delle persone e avrà dunque un senso scegliere un capo piuttosto che un altro.

Considero questa strada l'unica possibile, benché impervia e con rischi, per affrontare quattro temi attualissimi:

1. Sfruttare la curva negativa che i populismi possono incontrare nella verifica di governo che, per un certo tempo, dovranno affrontare. Questo nodo è per loro invalicabile e rischioso, come testimoniano i fatti in tutta Italia. Del resto il populismo oclocratico è una bestia dal volto mutevole e chi si abbevera alla fonte della demagogia, viene presto sostituito, in virtù delle promesse facili tradite, da altri soggetti che assumono gli stessi contenuti con diversi simboli. Lo abbiamo visto attraverso la progressiva sostituzione del populismo berlusconiano con quello a Cinque stelle e con quella in corso, come a Roma, tra Cinque stelle e Lega. È qui la principale ragione di conflitto mortale tra costoro e il paese civile può approfittare di questo o esserne totalmente fagocitato. Dipende dai Democratici e dalla loro capacità di mostrare un "alternativa democratica".

2. Creare da subito, in vista di una probabile correzione della legge elettorale in senso maggioritario, il nuovo soggetto politico maggioritario dei Democratici, che in tutta evidenza, per ragioni di usura non può essere "questo" Pd.

3. Dare sostanza, con una iniziativa strategica nel paese reale a quella "opposizione responsabile" che abbiamo detto di voler fare in Direzione e nei gruppi. Un'opposizione responsabile e tatticamente accorta è un'opposizione sui contenuti e sui valori che dialoga e combatte su questi senza pregiudizi, né settarismi, né opportunismi e che porta le sue ragioni nel paese e fuori dal parlamento. Diversamente il nostro attuale confronto tra "dialogo e opposizione" è inutile, infantile, astratto e dannoso.

4. Evitare ogni tentazione, da parte di chiunque, di fare uno "switch" politico e imitare un gioco di borsa, spostando le sue "quote" in un soggetto politico personale lontano dal ceppo fondamentale della sinistra democratica, liberale e riformista. Creare un nuovo soggetto politico democratico che superi e sviluppi l'esperienza del Pd è, a questo punto, un'esigenza storica posta all'ordine del giorno dagli eventi. Può riuscire se assume il profilo di una grande impresa popolare e collettiva. Un tentativo personale sarebbe illusorio e tragico e ricadrebbe nei caratteri di una variante delle modalità populiste che dobbiamo invece contrastare.

Infine, per concretizzare i termini di un' opposizione responsabile e che "guardi ai fatti senza rinunciare agli artigli" (cit. Berlinguer all'inizio del governo Craxi) e che viaggi nel paese oltre che in parlamento, proporrò di sostenere le due proposte di legge che ho presentato con altri colleghi già dal 2013, sulla riforma del Codice Civile in materia di nomine pubbliche (per introdurre procedure di evidenza pubblica) e per riformare la Costituzione in materia di regionalismo, riducendo il numero delle regioni italiane e istituendo la regione di Roma capitale.

Due iniziative per sfidare il civismo parolaio dei Cinque stelle e contrastare l'incipiente costruzione di un sistema di potere attraverso le grandi nomine concordate con i poteri lobbistici e finanziari, via Casaleggio. E per sfidare il "federalismo della felpa" di Salvini che coltiva un localismo primordiale e rozzo, senza alcun rapporto con la nazione e con l'Europa come invece racconta la tradizione democratica da Cattaneo, a Mazzini, a Salvemini, a Spinelli.

Da - https://www.huffingtonpost.it/roberto-morassut/il-ping-pong-nel-pd-su-opposizione-o-dialogo-e-sterile-e-senza-senso-serve-un-nuovo-soggetto-politico_a_23401465/?utm_hp_ref=it-homepage
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