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Autore Discussione: Giuseppe Agliastro - Le sfide di Putin  (Letto 1425 volte)
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« inserito:: Marzo 23, 2018, 05:51:02 pm »

Le sfide di Putin
Un plebiscito ha consegnato il Paese nelle mani del presidente che ora è più forte che mai.
Ma l’Osce boccia le elezioni per la mancanza di “competizione reale”: è uno Stato autoritario

Pubblicato il 20/03/2018 - Ultima modifica il 20/03/2018 alle ore 10:52

Giuseppe Agliastro
Mosca

Il trionfo elettorale rafforza ulteriormente la posizione di Putin in patria e dà al presidente russo un ancor più ampio margine di manovra sullo scacchiere internazionale. Nella notte, un paio d’ore dopo che gli exit poll avevano confermato la sua rielezione per un quarto mandato, Vladimir Putin si è presentato davanti ai suoi sostenitori per ringraziarli. Ma anche per metterli in guardia. «Ci aspettano sfide enormi», ha detto. Le presidenziali sono state bocciate dall’Osce per la mancanza di una «competizione reale» che conferma la Russia come uno Stato autoritario. Sono stati anche registrati dei brogli, ma molti meno rispetto alle scandalose elezioni del 2012, e il fatto che tre russi su quattro abbiano votato per Putin - un record storico - legittima al massimo il potere dello «zar».

Ma quali obiettivi si pone il leader del Cremlino per i prossimi sei anni da capo dello Stato? E come intende affrontare le «sfide» di cui parla?

POLITICA ESTERA 
Forte e circondata da nemici. Mosca compatta il consenso contrastando l’Occidente 
La politica estera è una delle principali fonti di consenso per Putin. La propaganda di Stato diffonde l’immagine di una Russia sempre più potente e circondata da «nemici». E sfrutta questo messaggio per compattare i russi attorno al loro «comandante in capo». Mentre si consolida l’asse Mosca-Pechino, i rapporti tra Cremlino e Occidente sono invece a valori da nuova Guerra fredda. Si sono deteriorati con l’annessione della Crimea e il sostegno russo ai separatisti del Donbass, e sembra abbiano toccato il fondo con l’avvelenamento in Gran Bretagna dell’ex spia russa doppiogiochista Skripal. Il primo marzo Putin ha mostrato al mondo una serie di nuove armi nucleari secondo lui capaci di penetrare lo «scudo» degli Usa, e adesso si teme una nuova corsa agli armamenti e il mancato rinnovo del New Start per ridurre le armi di distruzione di massa. In Siria, Putin appoggia il regime di Damasco ed è improbabile che gli faccia mancare il suo sostegno militare, soprattutto a elezioni archiviate.

I RAPPORTI CON L’EUROPA 
Spie, sanzioni e Ucraina. Con l’Unione i conti sono ancora aperti 
Le congratulazioni arrivano a denti stretti, con il contagocce e parecchie subordinate. Vladimir Putin in Europa è considerato ancora un «nemico», o quantomeno un avversario. E la compattezza con cui i 27 ieri si sono stretti attorno al Regno Unito (nonostante abbia un piede fuori dall’Ue) per chiedere chiarezza sull’avvelenamento di Skripal è un messaggio inequivocabile. «Se qualcuno ha provato a dividerci, non ci è riuscito» ha sottolineato Federica Mogherini, Alto Rappresentante per la politica estera Ue. 

Giovedì toccherà ai leader esprimersi sui rapporti con la Russia e nell’ultima bozza di conclusioni del Consiglio europeo ci sono tre paragrafi dedicati all’attacco di Salisbury. Viene definito «altamente probabile» il fatto che ci sia una responsabilità di Mosca e i 28 annunciano che «coordineranno le conseguenze da trarre alla luce delle risposte fornite». Ma l’ipotesi di nuove sanzioni ad hoc non sembra trovare consenso. Continueranno invece quelle per la crisi in Ucraina.
 
ECONOMIA 
Troppo dipendenti dal petrolio. L’uscita dalla recessione resta lenta 
Molti russi vedono Putin come colui che risollevò le sorti dell’economia russa nei primi anni Duemila. Ma a guidare il boom allora era prima di tutto la crescita del prezzo del petrolio. Il crollo del barile e le sanzioni di Ue e Usa per la crisi ucraina hanno provocato un’inflazione da record e trascinato la Russia in una grave recessione da cui sta però adesso uscendo lentamente.

Alla vigilia delle elezioni, Vladimir Putin ha promesso mari e monti: far crescere i redditi reali, dimezzare la povertà, portare la speranza di vita ai livelli di Giappone e Germania, far «entrare stabilmente la Russia nella top 5 dell’economia mondiale». A non essere chiaro è come e con quali risorse voglia raggiungere questi obiettivi. L’economia russa resta debole e troppo dipendente dal petrolio. La retribuzione media mensile in Russia è di 39.000 rubli (557 euro) e le pensioni sono misere, tanto che molti continuano a lavorare pur ricevendo una pensione. Per i problemi economici il Cremlino usa però come parafulmine il governo, incaricato di mettere in pratica le riforme volute da Putin.

TECNOLOGIA 
Il futuro bellico nelle mani dell’intelligenza artificiale 
Chi sarà in grado di «domare l’intelligenza artificiale» diventerà «signore del mondo». Putin lo aveva detto a settembre a una platea di studenti, invitando i giovani russi a non perdere il treno con il futuro. Le nuove tecnologie sono sfruttabili in moltissimi campi, dalla medicina, al business. Ma Mosca rivolge particolare attenzione al settore militare e intende proseguire su questa strada per tenere testa a Usa e Cina. Il Cremlino vuole «robotizzare» il 30% degli equipaggiamenti bellici entro il 2025. E il ministero della Difesa per il 2020 punta a 2100 posti di lavoro nello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Tre anni fa Putin assistette alla presentazione di un super robot-soldato, Avatar: un androide in grado di sparare con precisione e muoversi anche su terreni difficili a bordo del quadriciclo che ha in dotazione. In autunno ha addirittura evocato scenari futuristici di guerre combattute da droni. «Quando i droni di una delle fazioni verranno distrutti - ha detto - non si avrà altra scelta che arrendersi». 

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Da - http://www.lastampa.it/2018/03/20/esteri/le-sfide-di-putin-btkfC8GhgGzT7dKa4ss7dO/pagina.html
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