I grillini limano le diversità per un accordo a tutti i costi
Della Cananea individua 53 punti in comune con Carroccio e dem.
Coincidono le priorità, come se il voto fosse stato inutile
Pubblicato il 25/04/2018 - Ultima modifica il 25/04/2018 alle ore 09:28
CARLO COTTARELLI
La lettura dei documenti commissionati dal Movimento 5 stelle a un gruppo di docenti universitari guidati dal professor Della Cananea per individuare elementi di convergenza e divergenza tra i programmi dei pentastellati, del Pd e della Lega (non del centrodestra, ma della sola Lega) suscita due reazioni.
Faro sulle convergenze
La prima è che questi documenti (tra cui la «nota riguardante le convergenze e le divergenze tra i programmi delle forze politiche considerate») sembrano volti a sottolineare più le prime che le seconde. Certo, il documento nota che esistono anche divergenze: sulle pensioni e sulla riforma dell’Unione economica e monetaria (e in parte su vaccini e pene per reati gravi), aree peraltro per le quali il documento non cita neppure i partiti per nome attribuendo le diverse posizioni a «una forza politica», «un’altra» forza politica e una «terza forza», come se si volesse evitare di proposito una personalizzazione dei contrasti. Ma è chiaro che l’enfasi è sulle convergenze. Il documento elenca 53 «priorità» che coincidono per i tre partiti. Sì, avete capito bene: ci sono 53 priorità che accomunano i programmi di tutti e tre i partiti. Il che suggerirebbe che, a parte diverse formulazioni lessicali, il programma dei 5 stelle coincide tanto con quello della Lega quanto con quello del Pd e, ancora più paradossale, che quello del Pd coincide con quello della Lega. C’è da chiedersi perché siamo andati a votare se le priorità erano uguali per tutti.
Questa apparente convergenza tra programmi è in parte il risultato della vaghezza dei programmi dei partiti. Per esempio tutti sono a favore della «green economy», della tutela dei prodotti bio e del made in Italy. In parte all’effettiva coincidenza di alcune proposte, soprattutto quando non vengono chiarite le fonti di copertura (assunzioni nelle forze dell’ordine, sostegni «al costo dei figli»). In parte però l’analisi sembra volutamente ignorare alcune differenze sostanziali.
Tre esempi.
Primo, si presentano le politiche di tassazione dei tre partiti come del tutto equivalenti. Insomma, sparisce la flat tax della Lega. In realtà, in quest’area i programmi del M5S e del Pd sono molto più vicini: entrambi prevedono una detassazione del ceto medio-basso con un aumento della progressività della tassazione, mentre la flat tax della Lega comporta una riduzione della progressività con un calo più marcato per i redditi più elevati.
Secondo esempio: sparisce il reddito di cittadinanza. I tre partiti intenderebbero introdurre «politiche attive di sostegno al reddito e riforma centri impiego», come se non ci fossero differenze, qualitative e quantitative, tra le proposte delle tre forze politiche in quest’area.
Terzo, non vengono citate alcune chiare aree di divergenza, tra cui la spesa militare: nel programma pentastellato se ne propone la riduzione, in quello della Lega un aumento non proprio irrilevante (una ventina di miliardi per portarla alla media della Nato). Insomma l’impressione è che il documento sia stato ispirato dalla volontà di far apparire come ugualmente ragionevole, sulla base dei programmi, un accordo dei 5 stelle sia con il Pd che con la Lega. Purché si formi un governo...
I conti pubblici
La seconda reazione ai documenti presentati dal gruppo di lavoro guidato da Della Cananea riguarda la finanza pubblica, o meglio l’assenza di ogni analisi delle intenzioni dei partiti in campo di conti pubblici. Questa assenza riguarda sia la sopra citata parte dei documenti che confronta i programmi dei partiti, sia, cosa ancor più sorprendente, la parte che descrive un possibile accordo programmatico («Un accordo per il governo dell’Italia tra Movimento 5 Stelle e…»).
Quest’ultimo elenca numerose aree che comportano maggiori spese (per esempio per infrastrutture, sostegno alle famiglie, povertà, sicurezza), ma nessuna fonte di copertura, tranne un generico riferimento alla lotta a evasione e elusione fiscale e alla riduzione degli sprechi e alla corruzione ma «evitando in ogni caso la riduzione delle prestazioni destinate ai cittadini».
Quel che è però peggio è l’assenza di obiettivi definiti per saldi di bilancio e per il debito pubblico. Come è possibile avere un «accordo per il governo» senza indicare quali dovrebbero essere gli obiettivi di deficit e il sentiero di riduzione del debito? Anche qui si ha l’impressione di aver voluto scrivere una bozza di programma che evitasse ogni possibile area di contrasto, soprattutto, in questo caso, tra Movimento 5 Stelle (che ultimamente sembrerebbe orientato almeno a non aumentare il deficit pubblico) e Lega, su posizioni più favorevoli al suo aumento, anche eccedendo il vincolo europeo del 3 per cento (per non parlare degli altri vincoli europei quali quelli relativi alla riduzione del debito pubblico).
Ovviamente, trovare aree di accordo su possibili «priorità» senza tener conto del vincolo di bilancio (cioè senza dire cha accadrà al deficit pubblico) è molto più semplice. Forse il documento mira, anche in questo caso, a presentare un accordo dei 5 Stelle con Lega e Pd come più facile di quanto sia nella realtà. A meno che non si intenda, effettivamente, trovare un accordo di governo in cui le preferenze dei vari partiti per questa o quella spesa e per questa o quella detassazione siano risolte ignorando i vincoli di bilancio e aumentando quindi il deficit pubblico. Non vi ricorda la prima repubblica?
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