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Autore Discussione: Giusto ricostruire il PD ma ancora più giusto capire perchè è crollato ...  (Letto 4891 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Marzo 12, 2018, 04:29:34 pm »

Giusto ricostruire il PD ma ancora più giusto capire perchè è crollato ... e ammettere che Renzi è solo in parte responsabile, dell'ultima ora. 

Ma non se ne ricava nulla se con il PD non si ricostruiscono le ragioni del moderno CentroSinistra, cioè le ragioni dell'Ulivo.

L'Ulivo è stato rinsecchito da chi volle unire sotto lo stesso tetto il diavolo e l'acquasanta (Veltroni).

Senza immaginare che il "diavolo" l'avrebbe tradito e l'acquasanta si sarebbe rintanata aspettando che la provvidenza li liberasse dal diavolo. 

Adesso si rifletta e si corregga l’errore, quindi non solo di PD si discuta, ma soprattutto di un moderno CentroSinistra, che comprenda anche il vecchio diavolo rigenerato e trasformato in Socialismo.

ggiannig

Da Fb del 12 marzo 2018 direzione PD
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« Risposta #1 inserito:: Marzo 12, 2018, 04:31:25 pm »

Dopo l'ubriacatura, di metà degli Italiani, il loro essere consapevoli dell'errore commesso ridimensionerà l'enfasi di un successo immeritato e pieno di minacce.

Giusto il tempo di fare l'operazione di recupero degli errori fatti, sia dal PD tutto, sia da parte di Renzi.

Il buon ritorno non è lontano.

ggiannig

Da Fb del 9 marzo 2018
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« Risposta #2 inserito:: Marzo 12, 2018, 04:40:40 pm »

Raggiunta una matura consapevolezza la migliore "condivisione" sarebbe quella con la propria dignità personale, aperta agli altri ma ... "non a tutti gli altri". Ci sono reputazioni che non si cancellano con un voto dalla "pancia del popolo".

Io da noto ignorante, storico nel web, sto leggendo Silvio Pellico e altri (per esempio: La Mia Vita per la Libertà - Gandhi) e mi sto rendendo conto del perchè gli esempi di certi campioni nella ricerca della verità nella libertà, siano tenuti in secondo piano alla vista del "popolo".

La Resistenza è stata una riscossa di popolo ma ci sono voluti 20 anni di patimenti per mettere "insieme" i nostri valori democratici oggi messi in discussione.

Il "krátos" (potere) se lo deve meritare ogni Cittadino onesto, prima di diventare "massa di gente".

ciaooo

Da Fb del 10 marzo 2018 (verso Carlo Angelo T. Compromesso è immorale con le reputazioni sbagliate).
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« Risposta #3 inserito:: Marzo 19, 2018, 11:16:11 am »

Giuseppe Mazzini

Dei doveri dell’uomo.



Dunque, nasce la “Questione economica”.
Se infatti troppi sono poveri, se per tre quarti di coloro che lavorano la vita “è una lotta d’ogni giorno per conquistarsi i mezzi indispensabili all’esistenza”, se essi “lavorano dieci, dodici, talvolta quattordici ore della giornata e da questo assiduo, monotono, penoso lavoro, ritraggono appena il necessario alla vita fisica”, non si può insegnare il dovere di progredire, non si può parlare di vita intellettuale e morale. Non si può parlare di diritti politici. Infatti essi “non hanno tempo né mezzi per progredire. Spossati, affranti, pressocché istupiditi da una vita spesa in un cerchio di poche operazioni meccaniche, essi v’imparano un muto, impotente, spesso ingiusto rancore contro la classe degli uomini che gli impiegano” (p.109).

Questa per Mazzini, “è tristissima condizione e bisogna mutarla”. Dunque è chiaro che “bisogna lavorar meno e guadagnare di più”.

Tutti devono formare una sola famiglia, anche con ineguaglianze causate dalle diverse capacità ed attitudini, ma secondo un semplice principio: “qualunque è disposto a dare pel bene di tutti, ciò ch’ei può di lavoro, deve ottenere compenso tale che lo renda capace di sviluppare, più o meno, la propria vita sotto tutti gli aspetti che la definiscono” (p 110). Un concetto che assomiglia a quello della capacitazione, portato avanti nel nostro secolo da un importante filosofo anglo-indiano come Amartya Sen.



http://tempofertile.blogspot.it/2016/01/giuseppe-mazzini-dei-doveri-delluomo.html


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« Risposta #4 inserito:: Aprile 09, 2018, 06:45:03 pm »

L'intelligenza politica non è di destra o di sinistra, o c'è o non c'è.

In una parte del PD: quella del "non fare, se non abbiamo noi il comando", è stata usata una finta stupidità politica per silurare il cosiddetto Partito della Nazione.

Chi non ha saputo portare avanti, in concreto, questa idea ha commesso un errore storico.

ciaooo
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« Risposta #5 inserito:: Aprile 11, 2018, 12:47:57 pm »

Martina a Di Maio: "Ok autocritica, ma resta ambiguità".
Il leader M5s: "Passo avanti, ci sono evoluzioni"
Da Cuperlo a Marcucci, da Richetti fino a Rosato e Franceschini, con toni diversi il Pd commenta l'intervista a Repubblica con cui Di Maio invita a un dialogo con i 5Stelle.
Il segretario reggente: "Ma la linea non cambia".
Orfini: "Appello strumentale".
Renzi: "No al dialogo".
E Salvini: "Governo 5Stelle-Pd? Mamma mia"

07 aprile 2018

È destinata a far discutere l'intervista a Repubblica di Luigi Di Maio, che chiede ai dem di "deporre l'ascia di guerra". Ed è destinata a portare in primo piano la questione dei rapporti tra M5S e democratici. Forse ad agitare le acque al Nazareno. Le prime reazioni sono sfumate. C'è chi chiude la porta e chi registra qualche passo avanti. Chi invita alla riflessione.

 "L'autocritica nei toni è apprezzabile, l'ambiguità politica rimane evidente - dice il segretario reggente, Maurizio Martina - noi continuiamo a pensare che la differenza la fanno i contenuti e sui contenuti abbiamo presentato anche al Quirinale il nostro percorso e la nostra agenda fondamentale per il Paese. Noi ripartiamo dai temi sociali, dall'occupazione, dal lavoro dalle grandi questioni europee, da temi delicati come il governo dei fenomeni migratori. Da questo punto di vista non vedo grandi novità. Quel che è certo è che centrodestra e M5s devono dire chiaramente cosa intendono fare. Il tempo dell'ambiguità è finito". Quindi, precisa Martina, la linea non cambia.

Parole che Luigi Di Maio "registra" comunque come "un passo avanti", dice a margine di Sum#02, "come sono ben consapevole - aggiunge - che Matteo Salvini sappia che, al Quirinale o ci vai con il 17% o con il 37% in ogni caso non hai il 51% e quindi la maggioranza". Ma "so - sottolinea il capo politico e candidato premier del M5s - che da una parte e dall'altra (centrodestra e Pd, ndr) ci sono delle evoluzioni, e noi le attendiamo. Sono molto fiducioso per questa soluzione del contratto di governo alla tedesca".

Ma l'intervista di Di Maio provoca reazioni anche nel fronte del centrodestra, e il primo a prendere posizione è Matteo Salvini. "Esecutivo Di Maio-Renzi, mamma mia", commenta. "Una cosa è certa: o nasce un governo serio, per ridare lavoro, sicurezza e speranza all'Italia, oppure si tornerà a votare, e noi stravinciamo". Insomma, il leader leghista evoca l'ipotesi del voto con una "minaccia" per gli avversari politici.

Nel Pd, più possibilista il ministro della cultura, Dario Franceschini: "Di fronte alla novità dell'intervista, serve riflettere e tenere unito il Pd nella risposta. L'opposto di quanto sta accadendo".

Dario Franceschini
@dariofrance
 Di fronte alle novità politica dell’intervista di #DiMaio serve riflettere e tenere comunque unito il Pd nella risposta. L’opposto di quanto sta accadendo: rispondiamo affrettatamente e ci dividiamo tra noi. Fermiamoci e ricominciamo.
12:04 PM - Apr 7, 2018

Franceschini evoca risposte di diverso segno all'offerta di Di Maio. E in effetti di tono diverso sono le parole dell'ex segretario Pd, Matteo Renzi: "Nessuna svolta nei rapporti con i 5Stelle", dice. E il renzianissimo capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, rincara la dose sui social: "Gli appelli di Di Maio sono imbarazzanti per le sue patetiche giravolte".

Andrea Marcucci
@AndreaMarcucci
 Gli appelli di Di Maio sono imbarazzanti. In prima battuta per lui, per le sue patetiche giravolte. Un leader politico che vuole fare un governo indifferentemente con il Pd o con la Lega, come se fossero la... https://www.facebook.com/AndreaMarcucciPD/posts/2409886539037411
11:12 AM - Apr 7, 2018

Sulla stessa linea Matteo Orfini, che in un tweet definisce "strumentale" l'invito al dialogo di Di Maio. "Siamo alternativi al m5s per cultura politica, programmi e visione sul futuro del paese. Non sarà certo un appello strumentale a cancellare tutto questo. Parleremo con chi riceverà l'incarico e daremo il nostro contributo da forza di minoranza parlamentare" scrive il presidente del Pd. Lorenzo Guerini, invece, invita a un confronto interno faccia a faccia, evitando esternazioni sui social.  "Twitter non mi sembra il luogo ideale per una riflessione unitaria e non affrettata. Io resto all'antica: #circoli #direzione #gruppiparlamentari".

Orfini
@orfini
 Siamo alternativi al m5s per cultura politica, programmi e visione sul futuro del paese. Non sarà certo un appello strumentale a cancellare tutto questo. Parleremo con chi riceverà l'incarico e daremo il nostro contributo da forza di minoranza parlamentare.
12:15 - 7 apr 2018

Prudente Gianni Cuperlo, della minoranza Pd: "Nelle due pagine dell'intervista di Repubblica dovresti attenderti una indicazione politica strategica" che invece non c'è, evidenzia al congresso 'Sinistra Anno Zero' a Roma. "Al momento non mi sembra ci siano possibilità per un governo M5s-Pd. Non vedo grandi elementi di novità. Noi abbiamo assunto una posizione chiara, riconoscendo il successo delle forze che hanno ottenuto più voti e l'abbiamo portata alle consultazioni".

Il Pd d'altronde è in fermento, sempre stamattina a Roma è in corso un'altra iniziativa politica, quella di Matteo Richetti che lancia la corrente "Harambee". Per Richetti, quello di Di Maio è "un appello a vuoto". "Premesso - aggiunge - che il termine guerra in politica non si usa, gli eventuali accordi o non accordi si fanno sulle proposte. Quello che vuol fare Salvini l'ho capito: abolire la Fornero, legittima difesa, flat tax. Ma i 5 stelle invece cosa vogliono fare?".

Per Ettore Rosato, "il Pd non cambia linea. Siamo alternativi sia alla Lega che ai 5Stelle".
Governo, Richetti (Pd): "Da Di Maio appelli a vuoto, non ha proposte"

Chi invece si dimostra molto interessato alla proposta di Di Maio è il deputato Francesco Boccia, legato al governatore pugliese Michele Emiliano che dalla debacle elettorale del Pd spinge per un dialogo con i pentastellati. "L'apertura (di Di Maio su Repubblica) è molto interessante e non va sottovalutata, su alcuni temi come la lotta alle povertà, l'ambiente, un'industria socio sostenibile e la misurazione della qualità della vita oltre il Pil, diciamo cose simili e non sarà difficile trovare dei punti d'incontro".

Intanto il barometro dei rapporti interni al partito segna anche oggi tempesta. Dopo l'affondo di ieri contro Matteo Renzi ("lasci lavorare il reggete"), Andrea Orlando oggi rilancia con una dichiarazione polemica: "Non parlo del Pd, così do un weekend libero ai parlamentari del mio partito che da giorni fanno dichiarazioni contro di me sollecitati dagli uffici stampa" dice il ministro della Giustizia e leader della minoranza dem al convegno 'Sinistra Anno Zero' a Roma. Ma Orlando parla del Pd, liquidando "l'idea di andare verso En Marche". "Non è una stupidata - premette Orlando -. Oggi si parla di Macron perché questa è una via di uscita alla situazione presente, ma è secondo me sbagliata e minoritaria in questo Paese". Significativo, però, anche un altro passaggio del suo intervento: "Credo che le elezioni ci dicano che è finito il centrosinistra. L'idea degli anni 90 che si potessero mettere insieme parti di società esclusa e parti della società inclusa". Quella idea "non è più mobilitante per settori della società esclusa".

Ma oggi è anche Cuperlo a lanciare la sua accusa a Matteo Renzi: "Indebolisce il partito".

© Riproduzione riservata 07 aprile 2018

Da - http://www.repubblica.it/politica/2018/04/07/news/pd_di_maio_repubblica-193216848/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P1-S1.8-T1
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« Risposta #6 inserito:: Aprile 11, 2018, 05:00:31 pm »

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Stefano Cagelli - @turbocagio

· 14 febbraio 2017

Tutti i dubbi (e i rischi) della galassia a sinistra del Pd
Una miriade di movimenti e partiti prova ad organizzarsi. La frattura è sempre e solo una: con il Pd o contro il Pd

O con Renzi o contro Renzi. Una sinistra di governo o una Linke solo di lotta. E’ questa la linea di frattura che divide il campo largo di tutte quelle forze che si collocano alla sinistra del Pd (sia interne che esterne). Una galassia che più passa il tempo più appare nebulosa e confusa e che un’eventuale scissione della minoranza dem – paventata con sempre più insistenza in vista della decisiva Assemblea di domenica – non farebbe altro che aggravare.

La dimostrazione plastica sta nella rottura, già avvenuta, all’interno di Sinistra Italiana, ancor prima del suo Congresso fondativo, fissato per il prossimo weekend a Rimini. Da una parte Arturo Scotto, che guarda a “tutti gli interlocutori naturali per costruire il nuovo centrosinistra”, da D’Alema a Pisapia, dall’area vicina alla Cgil fino alla sinistra Pd. Dall’altra parte quello che è rimasto il candidato unico alla guida del partito appena nato (che, come fa notare lo stesso Scotto, ha meno della metà degli iscritti che aveva Sel) Nicola Fratoianni, insieme a Stefano Fassina, contrario a qualsiasi apertura.

Proprio attorno alla nuova proposta politica di Giuliano Pisapia e Laura Boldrini (‘Campo progressista’, oggi a battesimo a Milano) ruotano gran parte delle manovre a sinistra. L’ex sindaco di Milano – sostenitore del Sì al referendum costituzionale – non ha mai nascosto che il suo obiettivo è quello di riunire il centrosinistra attorno ad un’alleanza strutturale con il Partito Democratico, considerata l’unica che possa dare una qualche possibilità di vedere la sinistra al governo del Paese.

Molto di quel che vedremo nelle prossime settimane dipenderà da due variabili fondamentali. In primo luogo occorrerà capire (e succederà presto) se la scissione del Pd avverrà o meno. E poi sarà decisiva la legge elettorale con la quale si andrà a votare. Al momento, il premio di lista – e non di coalizione – alletta quelle forze che vedono nell’impalcatura proporzionale del sistema la possibilità di una reunion tra il Pd e le forze alla sua sinistra. L’obiettivo, in questo caso, sarà quello di creare una lista in grado non solo di superare la soglia di sbarramento del 3% e garantirsi qualche seggio in Parlamento, ma anche di pesare in termini di alleanze post-voto.

Dice ancora Scotto: “Pensiamo a un proporzionale che consenta poi di costruire delle alleanze senza premio di coalizione”. L’idea, caldeggiata dentro il Pd da Gianni Cuperlo e fuori dal Pd da Massimiliano Smeriglio, Ciccio Ferrara e Marco Furfaro, è quella di riunire sotto la stessa bandiera – o, più sobriamente, nella stessa lista – una quantità di forze sufficiente per puntare ad un buon risultato significativo alle urne.

Ma l’impresa non sarà facile. Data per certa la disponibilità di Pisapia (e l’indisponibilità di Vendola e dell’ala indipendentista di quel che resta di Sinistra Italiana), resta ancora da capire cosa faranno gli eventuali “scissionisti” del Pd, a cominciare da Massimo D’Alema e il suo ‘ConSenso’ e Pier Luigi Bersani. Certo, l’idea che i due – con relative truppe – lascino il Pd in polemica con Renzi per poi allearcisi dopo le elezioni non sembra verosimile. Stesso discorso vale per Pippo Civati e ‘Possibile’. “Se Pisapia e chi aderisce al suo movimento – ha detto il deputato brianzolo – vogliono fare la stampella di sinistra del Pd renziano, noi non ci siamo. Se invece intendono proporre una lista senza il Pd, allora possono contare sul nostro appoggio”.

Un ragionamento che non fa una piega ma che non esaurisce il tema di fondo: posto che questa lista difficilmente raggiungerà il 40% dei voti per ottenere il premio di governabilità fissato dall’Italicum modificato, chi potrebbero essere gli interlocutori per non “morire” di irrilevanza e per costruire un’alleanza di governo? Le risposte a questa domanda, quando e se arriveranno, ci diranno molto di quale sia la strada che si profila davanti all’eterogenea sinistra italiana.

Da - http://www.unita.tv/focus/tutti-i-dubbi-e-i-rischi-della-galassia-a-sinistra-del-pd/
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« Risposta #7 inserito:: Aprile 12, 2018, 06:37:25 pm »

Renzi aveva il potere è l'ha gestito male, vittima del suo essere!
Nel senso che, nella situazione in cui si è voluto mettere (con una buona scelta), procurandosi un gran numero di nemici", doveva realizzarsi (realizzare se stesso) e realizzare con molta più energia il suo “fare politica”, in una giungla di avversità esistenti in Italia.

Avere rinunciato all’idea del Partito della Nazione è stato un errore che altri hanno sfruttato.
Confliggere con i piani alti della politica (anche quella di "casa" PD) e “chiacchierare” con la gente usando un linguaggio che non appariva e non era, nazional-popolare lo ha danneggiato, in quanto l’ha reso meno credibile anche su questioni positive, già di fatto realizzate. 

Da Sindaco a Statista c’è molta strada da percorrere, in salita, oggi l’errore definitivo che Renzi può commettere è rinunziare ad un’azione di forza, ritirando le dimissioni e presentandosi alla direzione con un progetto di pochi punti targato CentroSinistra.

Far nascere adesso (in ritardo, ma in tempo) il Polo Democratico di CentroSinistra legato ad un Progetto di Scopo da realizzare nell’immediato futuro, è la leva vincente per prepararsi alle prossime elezioni, stabilendo, con chi stare, fissando i limiti dei valori di Centro progressista e della Sinistra social-democratica con cui realizzare, insieme, un Riformismo reale e non mistificato da Ideologie di tipo diverso

ciaooo
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« Risposta #8 inserito:: Aprile 13, 2018, 04:46:20 pm »

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Stefano Cagelli - @turbocagio

14 febbraio 2017

Tutti i dubbi (e i rischi) della galassia a sinistra del Pd
Una miriade di movimenti e partiti prova ad organizzarsi.
La frattura è sempre e solo una: con il Pd o contro il Pd
O con Renzi o contro Renzi. Una sinistra di governo o una Linke solo di lotta.


E’ questa la linea di frattura che divide il campo largo di tutte quelle forze che si collocano alla sinistra del Pd (sia interne che esterne). Una galassia che più passa il tempo più appare nebulosa e confusa e che un’eventuale scissione della minoranza dem – paventata con sempre più insistenza in vista della decisiva Assemblea di domenica – non farebbe altro che aggravare.
La dimostrazione plastica sta nella rottura, già avvenuta, all’interno di Sinistra Italiana, ancor prima del suo Congresso fondativo, fissato per il prossimo weekend a Rimini. Da una parte Arturo Scotto, che guarda a “tutti gli interlocutori naturali per costruire il nuovo centrosinistra”, da D’Alema a Pisapia, dall’area vicina alla Cgil fino alla sinistra Pd. Dall’altra parte quello che è rimasto il candidato unico alla guida del partito appena nato (che, come fa notare lo stesso Scotto, ha meno della metà degli iscritti che aveva Sel) Nicola Fratoianni, insieme a Stefano Fassina, contrario a qualsiasi apertura.
Proprio attorno alla nuova proposta politica di Giuliano Pisapia e Laura Boldrini (‘Campo progressista’, oggi a battesimo a Milano) ruotano gran parte delle manovre a sinistra. L’ex sindaco di Milano – sostenitore del Sì al referendum costituzionale – non ha mai nascosto che il suo obiettivo è quello di riunire il centrosinistra attorno ad un’alleanza strutturale con il Partito Democratico, considerata l’unica che possa dare una qualche possibilità di vedere la sinistra al governo del Paese.

Molto di quel che vedremo nelle prossime settimane dipenderà da due variabili fondamentali. In primo luogo occorrerà capire (e succederà presto) se la scissione del Pd avverrà o meno. E poi sarà decisiva la legge elettorale con la quale si andrà a votare. Al momento, il premio di lista – e non di coalizione – alletta quelle forze che vedono nell’impalcatura proporzionale del sistema la possibilità di una reunion tra il Pd e le forze alla sua sinistra. L’obiettivo, in questo caso, sarà quello di creare una lista in grado non solo di superare la soglia di sbarramento del 3% e garantirsi qualche seggio in Parlamento, ma anche di pesare in termini di alleanze post-voto.

Dice ancora Scotto: “Pensiamo a un proporzionale che consenta poi di costruire delle alleanze senza premio di coalizione”. L’idea, caldeggiata dentro il Pd da Gianni Cuperlo e fuori dal Pd da Massimiliano Smeriglio, Ciccio Ferrara e Marco Furfaro, è quella di riunire sotto la stessa bandiera – o, più sobriamente, nella stessa lista – una quantità di forze sufficiente per puntare ad un buon risultato significativo alle urne.

Ma l’impresa non sarà facile. Data per certa la disponibilità di Pisapia (e l’indisponibilità di Vendola e dell’ala indipendentista di quel che resta di Sinistra Italiana), resta ancora da capire cosa faranno gli eventuali “scissionisti” del Pd, a cominciare da Massimo D’Alema e il suo ‘ConSenso’ e Pier Luigi Bersani. Certo, l’idea che i due – con relative truppe – lascino il Pd in polemica con Renzi per poi allearcisi dopo le elezioni non sembra verosimile.

Stesso discorso vale per Pippo Civati e ‘Possibile’. “Se Pisapia e chi aderisce al suo movimento – ha detto il deputato brianzolo – vogliono fare la stampella di sinistra del Pd renziano, noi non ci siamo. Se invece intendono proporre una lista senza il Pd, allora possono contare sul nostro appoggio”.

Un ragionamento che non fa una piega ma che non esaurisce il tema di fondo: posto che questa lista difficilmente raggiungerà il 40% dei voti per ottenere il premio di governabilità fissato dall’Italicum modificato, chi potrebbero essere gli interlocutori per non “morire” di irrilevanza e per costruire un’alleanza di governo? Le risposte a questa domanda, quando e se arriveranno, ci diranno molto di quale sia la strada che si profila davanti all’eterogenea sinistra italiana.

Da - http://www.unita.tv/…/tutti-i-dubbi-e-i-rischi-della-galas…/

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