Pellicani: "Alla Lega dico, le strade sicure a Venezia sono quelle piene di gente"
Le proposte per le città del candidato all'uninominale per il Pd, dalle maxi-navi via da San Marco alla regolamentazione dei flussi.
E al suo partito dice: "Troppo rinunciatario"
Di ENRICO FERRO
24 febbraio 2018
Nicola Pellicani, 57 anni, giornalista, candidato con il Pd nel collegio uninominale della Camera di Venezia. Cosa sta dicendo alle decine di persone che ogni giorno incontra tra piazze e mercati?
“Dico loro che sono il candidato della città di Venezia, come se fosse l’elezione del sindaco. Io mi sono candidato per andare a rappresentare i veneziani in Parlamento”.
Faccia una proposta, quella che ritiene più importante.
“Fondamentale è riformare la Legge speciale per Venezia in chiave federalista. Dare più potere al sindaco e sperimentare forme di autonomia impositiva per trattenere in città parte delle decine di miliardi che transitano. Insomma, un federalismo riformista fatto da una sinistra riformista”.
A che ora chiude Venezia? Chiede il turista medio. Anche questo è un problema da risolvere. Come?
“Bisogna attuare politiche di regolamentazione dei flussi in città. Il problema non si risolve certo alzando e abbassando una sbarra. Bisogna governare il fenomeno. Il 65% delle persone che vengono a Venezia per la prima volta non tornano più. Vuol dire che noi non sviluppiamo un turismo di qualità”.
Magari non tornano per via delle salassate nei ristoranti.
“Quelle sono degenerazioni, bisogna trovare un equilibrio. Ci vuole controllo”.
Il tema delle grandi navi è ancora forte. Cosa ne pensa?
“Le grandi navi si devono stare lontane dal bacino di San Marco. C’è il progetto di trasferire a Marghera quelle di stazza maggiore. Vediamo se è fattibile. Il porto deve continuare a vivere ma con dei limiti. Vanno fissati”.
In Veneto la Lega è molto forte perché tocca temi sentiti: la sicurezza, l’immigrazione. Il Pd cosa propone su questo piano?
“Un conto è la sicurezza, un conto l’immigrazione. Non mescolerei le due cose. Le città sicure sono quelle con le piazze piene di gente. Per quel che riguarda l’immigrazione il centrodestra dice che manderà via i clandestini ma quando era al governo Berlusconi i 600 mila di allora li ha sistemati con una grande sanatoria. Mi spaventa la gara a chi la spara più grossa”.
Come vede questo Pd nel Veneto?
“Lo vedo troppo rinunciatario. Questo è un centrosinistra che va ricostruito su nuove basi, più in sintonia con le trasformazioni della società. Abbiamo una grande occasione. Vincere questo collegio significherà dare fiato alla politica riformista. Serve una nuova stagione su basi diverse”.
E sul Mose?
"Siamo all’80 per cento dei lavori. Sono stati spesi quasi sei miliardi. Io ho sempre avuto grosse perplessità. L'inchiesta rappresenta ancora una ferita per tutta la città. La mia candidatura ha il significato di ripartire con una nuova classe dirigente. Bisogna tornare a una politica povera".
© Riproduzione riservata 24 febbraio 2018
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