LA-U dell'OLIVO
Aprile 20, 2024, 01:36:07 am *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: 1 [2]
  Stampa  
Autore Discussione: Vincenzo CERAMI.  (Letto 11979 volte)
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #15 inserito:: Novembre 10, 2008, 06:44:25 pm »

10/11/2008 - INTERVISTA
 
Cerami "Macché rinascita il cinema è spento"
 
Lo sceneggiatore: "Moretti ha ragione. Ma Gomorra e Il divo danno fiducia"
 
 
CLAUDIA FERRERO
TORINO

Povero cinema italiano orfano del sogno. È sparito. Dissolto. Bisognerebbe ripartire da lì. Avere il coraggio dell’ispirazione. Vincenzo Cerami, lo sceneggiatore de Il piccolo diavolo, di Pinocchio, di La vita è bella, ne è convinto. Sa cosa significhi far dire «Principessa, stanotte t’ho sognata tutta la notte, andavamo al cinema, e avevi quel tailleur rosa che ti piace tanto», perché questa frase detta dagli altoparlanti di un campo di concentramento dal protagonista alla sua amata l’ha scritta con quell’altro geniaccio di Benigni, che l’ha recitata. La vita è bella vinse tre Oscar. Cerami, con il regista Paolo Sorrentino e il produttore Jacques Laurent, dal 18 al 20 novembre sarà a Torino, alle Giornate europee del Cinema e dell’Audiovisivo, grande mercato di progetti e di tutto quanto fa cinema, tv e nuovi media, talenti compresi, e che sfocerà dritto verso il Torino Film Festival.

Moretti ha bocciato il nostro cinema, dicendo che il successo di Gomorra e del Divo non giustifica discorsi di rinascita. Erano pellicole d’autore, ma da qui a generalizzare... Sorrentino gli ha dato ragione. E lei?
«Hanno fatto bene al cinema italiano. Ma sono due casi particolari: Gomorra era già stato un successo editoriale, mentre Il divo è un film visionario, frutto di un percorso autoriale. Entrambi sono “innesti esterni”. Non sono il prodotto di un’azienda cinema che è cresciuta. Non rappresentano una rinascita profonda. Danno uno slancio di fiducia, questo sì».

Anche Pranzo di Ferragosto è stato un successo, grande e inatteso.
«È un film singolare, molto bello, ma non dà la tendenza del cinema attuale».

Bocciata pure la fiction?
«In Italia per la fiction non c’è qualità, resiste il pregiudizio che si debba essere a tutti i costi popolari. Vincono la cultura piccoloborghese, i sentimenti buoni, i finali rassicuranti. I veri maestri della fiction sono gli Usa, dove le serie hanno forza, toni di denuncia e presa spettacolare».

Qual è l’errore più grave di autori e produttori?
«Il cinema oggi si poggia su un malinteso: sceneggiatori e autori, dopo il grande schermo, sperano che il film possa avere uno sbocco televisivo. Quindi “inquinano” il linguaggio, lo addolciscono e creano finali “buoni” per essere più appetibili per la tivù. Snaturano, insomma, l’ispirazione, l’onestà intellettuale alla base di un prodotto».

Quale sarebbe un buon segnale di rinascita?
«Una buona cosa è la tax shelter, che permette al privato di investire in un film e di essere detassato. Più soldi significa essere più concorrenziali. Se il mercato si restringe, se si girano pellicole a basso costo non solo il risultato è più povero, ma si tende a fare film “due camere e cucina”».

Ovvero?
«Film intimi, minimali, dove l’esotismo viene penalizzato. L’aspetto del sogno, in una pellicola, non deve mai venire a mancare. La realtà ce la passa già tutta i tg. Bisogna trovare un’idea che dilati le immagini, che renda il tutto evocativo».

A che cosa sta lavorando?
Sto scrivendo dei filmetti di 5, 6 minuti l’uno per bimbi di 5 anni, protagonista Enzo D’Alò. Sono strisce con personaggi molto allegri, che andranno in onda sulla Rai».

Il sogno e la fiaba che ritornano. Ma a chi si è ispirato?
«A me stesso. Mi diverto come un matto: faccio succedere di tutto e faccio parlare tutti, alberi, laghi, lune».

Alle Giornate europee del cinema come tratterà i giovani aspiranti autori?
«In quel caso sarò “scientifico”. Non basta avere una bella storia, bisogna anche saperla porgere in modo accattivante».

A quando di nuovo con Benigni?
«Non ora. Ma ci reincontreremo».
 
da lastampa.it
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #16 inserito:: Marzo 04, 2009, 11:50:43 pm »

Cerami - Lo scrittore e l'esclusione dall'incarico

«Io, unico ministro ombra a mandare in crisi il vero»

«Peccato, avevo fatto un gran bel lavoro. Ho passato tutto il mio materiale alla Melandri»
 


Vincenzo Cerami, lei non è più ministro ombra della Cultura. Al suo posto hanno messo la Melandri. Arrabbiato?
«Ma no. Certo, avevo fatto un gran bel lavoro. Ero stato l'unico ministro ombra a mandare in crisi il ministro vero...».

Bondi?
«Sì. Con me è sempre stato molto gentile. Però l'avevo messo nei guai. Infatti si è detto disponibile a lasciare per fare il coordinatore del Pdl».

Come ha fatto?
«Conosco tutti. E' stato un piacere ritrovarli, appena un po' invecchiati. Scrittori, registi, attori, scenografi, doppiatori, musicisti: mi consideravano uno di loro. Uno che non era un professionista della politica. Avevo studiato, sa: tax credit, tax shelter... cose noiosissime. Alla fine però mi ero appassionato. E poi, la difesa di Settis».

Tutto era pronto per gli Stati generali della cultura.
«Non Stati generali: Emergenza cultura. L'appuntamento era per il 23 febbraio. Migliaia di persone all'Etoile di Roma. Tutti i grandi nomi: gli autori di cinema, gli attori da Benigni in giù, le firme del fumetto come Ivo Milazzo, i musicisti, Accardo, Morricone».

Tutto saltato.
«Chi poteva sapere che la situazione sarebbe precipitata? Veltroni mi ha chiamato per dirmi che gli spiaceva tanto».

Poi l'ha chiamata Franceschini.
«Sì. Mi ha detto che il governo ombra non esisteva più e a guidare i dipartimenti sarebbero andati solo i parlamentari».

E lei?
«Nessuna obiezione. Giusto così. Certo, proprio adesso che stavo per cogliere il frutto del lavoro di quasi un anno... Spero proprio che non vada in fumo. Ho fatto una bella passeggiata in politica. Ora torno a scrivere».

Com'era il governo ombra?
«Be', è stato oggetto di qualche ironia, dopo quell'altra infelice esperienza... ».

Il governo ombra di Occhetto.
«Però noi non eravamo andati male, vero?».

Ha riparlato con Veltroni?
«No, non l'ho cercato. Mi è parso volesse staccare la spina. E poi non è che ci sentissimo molto neanche prima. La cultura viene sempre dopo il resto. Non è mai il momento per occuparsi di cultura».

Benigni le ha espresso solidarietà?
«Mica sono un epurato. Comunque, ci siamo sentiti ieri. Entrambi in partenza per la Francia. Lui per la lectura Dantis. Io per scrivere il prossimo romanzo».

Un romanzo sulla Francia?
«No. Un romanzo sulla Mongolia ».

La Mongolia?
«Sì. Ma non sulla Mongolia del presente: sulla Mongolia del futuro. Meglio: il passato è l'oggetto, ma in mezzo è come se fosse venuta la fine del mondo...».

Ora è chiaro. Però anche per il Pd sembra venuta la fine del mondo.
«La politica è spietata. Accadono cose di cui, anche stando dentro, non ti accorgi. O, meglio, non vuoi accorgertene».

Con la Melandri vi siete visti?
«Sì. Ho iniziato a passarle il materiale. Progetti, indirizzario. Credo che l'osservatorio della cultura cui avevo lavorato andrà in porto».

Sa qual è la battuta che già circola nel malevolo ambiente del Pd?
«No, no...D ica, dica...».

Che Cerami ha scritto più libri di quelli che la Melandri abbia letto.
«Oh poverina... Per la battuta, eh, non per questa storia dei libri. Io sono tranquillo. Non mi faccia fare la parte di quello geloso della Melandri... ».


Aldo Cazzullo
04 marzo 2009

da corriere.it
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #17 inserito:: Dicembre 24, 2009, 09:54:38 am »

Sesso


Si dice che il sesso è un’ossessione.

Per fortuna talvolta è anche reale.

Sono pochi i centimetri che separano l’uomo dalla donna, eppure in quella piccola distanza da colmare sta in piedi il mondo. Non saremmo esseri viventi se nostra madre non fosse stata catturata dal desiderio e nostro padre, in quel preciso momento, non fosse stato in grado di soddisfarlo. L’orgasmo, meta ultima della sessualità e presupposto necessario alla riproduzione degli esseri animali, viene comunemente chiamato “piccola morte”, che a differenza della morte vera non si consuma da soli. Perché “piccola morte”? Semplicemente perché un momento dopo risorgiamo nel medesimo luogo in cui abbiamo perso i sensi.

C’è quindi un attimo di buio, un mancamento, al culmine del piacere sessuale, che ci fa capitombolare nell’assorta solitudine di noi stessi di fronte alle implacabili leggi della natura. L’energia vitale dell’universo ci convoca per nutrirsi di noi. Siamo noi la garanzia della sua continuità nel tempo. Ci chiama alla riproduzione allo stesso modo con cui scatena i sensi di tutti gli esseri viventi, animali e vegetali. Il mondo dei vivi sopravvive nei millenni grazie al sommo piacere del sesso.

Se ci fermiamo a riflettere, intensamente e in solitudine, sulla natura dell’irresistibile desiderio di abbandono totale dei sensi, non possiamo fare a meno di restare attoniti e sbalorditi: non esiste nulla su tutto l’universo che possa darci piacere maggiore di un corpo umano, un piacere che ci conduce al confine estremo della vita, fin quasi alla morte, alla sua pantomima.

Il sesso non è un’ossessione ma un gioco, tanto fantasioso quanto austero. La vita e la morte sono separati da pochi centimetri.

20 dicembre 2009
da unita.it
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #18 inserito:: Luglio 05, 2010, 05:28:35 pm »

Bavaglio

Vincenzo Cerami

I deputati pecoroni della maggioranza, messi in lista elettorale per la loro indole di servi, per la loro ottusità e per il loro naturale, fisiologico cinismo, sicuri di restare incolumi comunque sia, seguono passo passo, con il fedele voto parlamentare, il percorso dettagliatamente descritto dal piduista Gelli in tempi non sospetti, quelli, per intenderci, di Mammì e di San Bettino Craxi martire.

Votano i provvedimenti del governo copiati di sana pianta dai dettami del Grande Maestro toscano. Dopo gli attacchi e le sputacchiate all'autonomia della Magistratura, ecco le picconate alla libertà di stampa. Sta per arrivare la cosiddetta "Legge bavaglio". Bossi se ne frega; Casini sta al mare e balla l'obsoleta lambada; in casa Alfano, presente Dell'Utri, si festeggia con i cannoli siciliani la prescrizione in arrivo. Intanto, indifferente allo scandalo generale, nazionale e internazionale, anche la gente perbene che bazzica dalle parti del popolo della libertà piduista fa finta di niente, si barrica dietro il principio sacrosanto della privacy: perché rivelare che Vespa indossa slip di seta o mutandoni a palline blu o perizoma frou frou profumato di mela è un'ingerenza insopportabile nella vita privata di una persona (anche se dire persona, in questo caso, è dire troppo). I giornali che pubblicano una conversazione telefonica tra il miliardario corruttore e il miliardante corrotto devono essere messi al muro. E allora in prigione ci andranno i giornalisti che ci raccontano le malefatte o i veri farabutti? C'è da chiedersi se i parlamentari che votano la legge bavaglio non vogliano tenere gli occhi chiusi, altrimenti non si capisce.

04 luglio 2010
http://www.unita.it/news/vincenzo_cerami/100780/bavaglio
Registrato
Pagine: 1 [2]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!