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Autore Discussione: Amazon è una realizzazione concreta di aziendalismo efficiente, ma anche di...  (Letto 1871 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Dicembre 17, 2017, 09:05:18 pm »

Amazon è una realizzazione concreta di aziendalismo efficiente, ma anche di buon servizio alla clientela.
Cresce e guadagna ed è un bene per l’azienda.

Non gli mancano i problemi da risolvere, per esempio:
una migliore selezione nella qualità dei prodotti in vendita (a volte deludenti). Consegnare rapidamente le merci ordinate è magnifico, ridurre al minimo le confezioni rovinate o manomesse in consegna è buona cosa, ma se il cliente rimane scontento dalla qualità di quanto acquistato, offrire molto e deludere, diventa dannoso.
Altro aspetto emerso di recente: la gestione del personale.

Generare insoddisfazione e disagio per la cattiva gestione del valore del personale è una grave mancanza aziendalista, soprattutto in un paese come l’Italia che ha vissuto l’esperienza industriale di Adriano Olivetti a cui molti dei moderni “principi del turbo-capitalismo” dovrebbero ispirarsi per imparare che legare all'azienda in positivo, il personale, è un valore aggiunto!
Pagare sopra la media una persona che lavora per l’azienda (in generale) e non riconoscergli la dignità operativa che un algoritmo ben impostato potrebbe consentire senza ridurre le economie di scala, è un controsenso aziendalista che non genera qualità.

Ottenere utili cospicui in un bilancio aziendale non orientato al benessere dell’ambiente che circonda l’azienda, diventa una speculazione di corto respiro che stimolerà azioni-contro che i nuovi “sinistrissimi” prima o poi utilizzeranno, innalzandole a principi “politici”.

Una visione limitata del diritto al lavoro dignitoso è storicamente la causa principale di rivendicazioni strumentalizzate da quella parte che all'inizio del 1900 veniva definita "sinistrissimi" che il socialismo-democratico ha sofferto per decenni e che non si è ancora riscattata dalle pretese ideologiche oggi obsolete e dispersive.
Quindi inefficaci ad ottenere risultati di sviluppo, sia nella cittadinanza operante, sia nella parte progressista della industria.

Adriano Olivetti non era un sindacalista ma i suoi ex dipendenti si considerano ancora oggi (dall'anno della sua morte nel 1960) dei privilegiati (operai compresi).
Peccato che il capitalismo deteriore e la finanza discutibile abbiano annientato l'uomo e la sua azienda.

Gli Olivettiani credono nella “speranza in fabbrica”, ma l'aziendalismo lo si deve vedere espresso in ogni “angolo” del convivere in azienda.

ggiannig

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